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PARCHI REGIONALI

Sono istituiti dalle Regioni. Principio fondamentale della legge è la partecipazione delle Province, Comunità Montane e Comuni a tutti i momenti istituzionali fondamentali: il procedimento di istituzione, la perimetrazione, la gestione dell'area, l'adozione dei regolamenti. È vietata la caccia. Possono essere organizzate in Enti o in Consorzi. La composizione degli organi del Parco è differenziata per ciascuna area. Il Piano del parco deve essere approvato dalla regione e sostituisce i piani paesistici, territoriali e urbanistici.

Rapporti con i Siti Natura 2000:

Spesso i siti Natura 2000 (SIC e ZPS) si sovrappongono parzialmente o integralmente con i parchi e le riserve naturali. In questo caso, le aree protette deve ottemperare gli obiettivi delle Direttive europee (Habitat e Uccelli). Pertanto i piani dei parchi dovranno essere integrati con i piani di gestione dei siti della Rete Natura 2000.

Efficacia delle aree protette italiane per

la conservazione in situ dellabiodiversità: Per valutare l'efficacia delle aree protette, uno strumento molto utile è rappresentato dalla Gap analysis (analisi delle lacune) tramite la quale è possibile ottenere una panoramica sullo stato di conservazione di diversi elementi della biodiversità. È stata fatta per vedere se le aree protette italiane coprono tutto il territorio o tutti gli habitat ecosistemi importanti o ci sono aree che non sono protette e che dovrebbero essere protette. Applicata al sistema delle Aree protette italiane emerge che: - le aree protette sono distribuite prevalentemente nelle aree montuose; - mancano aree protette nelle zone costiere e sucostiere planiziali dove vi sono habitat importantissimi e vulnerabili (dune; ambienti umidi ecc.); - non ci sono collegamenti tra aree protette: invece dovrebbero essere collegate; - manca qualsiasi possibilità di conservazione al di fuori delle aree protette.

Le aree protette non sono da sole in grado di conservare la biodiversità del contesto italiano. Non sono in grado di supportare popolazioni vitali per la stragrande maggioranza delle specie. Occorrerebbe gestire la matrice ambientale che circonda le aree protette in modo da facilitare la conservazione al loro interno.

Le aree protette e la Rete Natura 2000 non devono rappresentare il punto di arrivo della strategia di conservazione della biodiversità italiana ma, al contrario, il punto di partenza. La conservazione in situ al di fuori delle aree protette:

Il mantenimento della variabilità genetica viene realizzato con le pratiche tradizionali di coltivazione in:

  • conservazione in azienda (on farm): La conservazione on farm è un tipo particolare di conservazione in situ che consiste nel mantenere in coltivazione le varietà locali. Le varietà locali sono popolazioni di specie coltivate, derivate dalla selezione operata per secoli dall'ambiente.
dagli agricoltori di un territorio, il cui seme è stato sempre riprodotto in azienda e non è reperibile sul mercato. Nella conservazione on farm l'agricoltore è il vero "custode della diversità", il responsabile della sopravvivenza di varietà e specie a rischio di estinzione. Il contributo di questi agricoltori alla conservazione e all'uso sostenibile delle risorse genetiche vegetali rappresenta la base per la sostenibilità in agricoltura e la sicurezza alimentare. Promuovere una strategia di conservazione on farm significa incentivare la coltivazione di varietà locali presso le aziende che le hanno mantenute, permettendo agli agricoltori che hanno contribuito a costituire quella varietà nel corso del tempo di continuare ad operare. Non ci sono solo motivi biologici che sollecitano ad attuare strategie di conservazione on farm, ma anche culturali, antropologici ed economici.

Svantaggi:

  • Basso potenziale
riproduttivo;Necessità di supporti economici agli agricoltori.
• orti domestici: conservazione di specie officinali o di ortive o di aromatiche legate al consumo familiare.
Le specie mantenute in situ non richiedono l'essiccamento o il raffreddamento e sono soggette a pressione di selezione continua: infatti i loro processi evolutivi vanno di pari passo sia con i cambiamenti fisici o biologici dell'ambiente che con quelli delle tecniche colturali.
LA CONSERVAZIONE EX SITU
Convenzione sulla Diversità Biologica (Rio de Janeiro, 1992). Articolo 9.
"Conservazione ex situ" indica una serie di misure da adottare per il recupero, la ricostituzione e la reintroduzione di specie minacciate a completamento delle strategie di conservazione in situ. Inoltre, il quarto report dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (2007) indica la conservazione ex situ tra le principali azioni di adattamento degli ecosistemi ai cambiamenti climatici in corso.Conservazione ex situ consiste nella conservazione dei componenti della diversità biologica al di fuori del loro habitat naturale. Dove si può fare la conservazione ex situ?
  • Giardini zoologici;
  • Giardini botanici;
  • Acquari;
  • Banche del germoplasma banche del seme banca del polline banca del DNA;
  • Conservazione in vitro;
  • Crioconservazione;
  • banca del gene in campo.
È evidente che preservare le specie rare o minacciate all'interno del loro ambiente di vita naturale sia la metodologia da preferire. Non sempre però è possibile perseguirla: ad esempio perché, a seguito di ingenti modificazioni ambientali, sono venuti meno gli equilibri biologici che sono il presupposto della sopravvivenza della popolazione. In questi casi è allora necessario conservare le popolazioni a rischio di estinzione in aree diverse dal loro ambiente di vita naturale, praticando cioè la conservazione "ex situ". Taletipo di strategia viene messa in atto tramite la costituzione di aree faunistiche o di collezioni di piante vive allevate in apposite strutture, più o meno prossime agli ambienti naturali di provenienza. Per quanto riguarda le piante, la coltivazione ex situ delle specie, seguita dalla reintroduzione negli ecosistemi naturali originali, rappresenta una delle possibili misure per evitarne l'estinzione o la forte riduzione delle popolazioni. Pertanto la conservazione in situ ed ex situ possono considerarsi strategie complementari ma non alternative. Attraverso un sopralluogo in campo possiamo vedere le specie minacciate, capire perché sono minacciate e fare uno studio di popolazione per individuare la categoria in cui la specie rientra (minacciata, ecc...). A questo punto si parte con la strategia di conservazione che può essere in situ o ex situ. In situ attraverso la protezione, la gestione ed il monitoraggio all'interno degli habitat naturali, ma questo nonsignifica che non possa essere fatta contemporaneamente la conservazione ex situ in acquari, giardini botanici, depositi di seme: effettuare un allevamento di queste specie che poi potranno essere utilizzate per l'inserimento nelle popolazioni naturali ed al contrario, anche le popolazioni naturali sono la materia prima da cui attingere per fare la conservazione ex situ: devo andare in natura per trovare piante o animali che siano per far crescere in cattività e poi riportare nell'habitat naturale quando le condizioni sono favorevoli. I vantaggi della conservazione ex situ sono di migliorare le conoscenze sulla biologia, la fisiologia e la genetica difficile da effettuare in natura, le conoscenze acquisite possono suggerire nuove strategie di conservazione in situ. Ridurre il numero di individui da prelevare in natura per la ricerca scientifica o per fini ricreativi/educativi. I limiti della conservazione ex situ sono i costi elevati e la protezione delle singole specie e non.

di tutte le comunità di specie che vivono nello stesso ecosistema e dei servizi ecosistemici che quelle specie offrono in natura.

I programmi di conservazione ex situ devono rispondere ai seguenti quesiti etici:

  • Quali benefici porta alla popolazione in natura la costituzione di una popolazione ex situ?
  • È meglio lasciare vivere in natura gli ultimi individui di una specie (rischiando l'estinzione) oppure cercare di formare una popolazione in cattività che potrebbe non adattarsi più alle condizioni naturali?
  • Una popolazione di una specie rara salvata in cattività ma incapace di sopravvivere nel suo ambiente naturale è realmente un successo per la conservazione di una specie?
  • Gli individui di specie rare tenuti in cattività vi si trovano solo a loro vantaggio o a vantaggio dell'intera specie? Per il guadagno economico dello zoo/orto botanico o per il piacere dei visitatori?
  • Gli animali in cattività
situ. Gli zoo svolgono un ruolo fondamentale nella conservazione delle specie animali. In collaborazione con università, enti governativi e organizzazioni di conservazione, gli zoo ospitano oltre 500.000 individui di vertebrati terrestri appartenenti a più di 8.000 specie e sottospecie di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi. Gli obiettivi principali degli zoo sono: - Mantenere in cattività popolazioni vitali e stabili di specie rare e minacciate. - Educare l'opinione pubblica sulla conservazione delle specie. - Raccogliere fondi da destinare alla conservazione in natura. - Migliorare le conoscenze sulla cura degli animali, la medicina veterinaria, l'etologia, la riproduzione e la genetica delle specie, utili per la costituzione di popolazioni in cattività e in natura. Gli zoo si impegnano quindi a garantire che gli animali ricevano le cure necessarie per rispondere alle loro esigenze biologiche. Inoltre, si stanno facendo sforzi sufficienti per educare il pubblico circa le problematiche della conservazione.

natura;

  • Conservazione di razze rare di animali domestici;
  • Programmi di reintroduzione delle specie in natura.

Limiti:

  • Conservati prevalentemente mammiferi e uccelli (no insetti, anfibi, molluschi, aracnidi e rettili ecc.);
  • Alterazione dei comportamenti delle specie in cattività (difficile sopravvivenza in natura);
  • Cambiamenti genetici, fisiologici e morfologici che li rendono meno adatti agli ambienti naturali;
  • Diffusione di malattie: un animale che si ammala può contagiare altri animali sani;
  • Domesticazione: si abituano alla presenza dell'uomo.

Il ruolo degli acquari:

Attualmente negli acquari del mondo sono mantenuti circa 600.000 pesci. La maggior parte di questi è stata catturata in natura, ma ora molte specie di acqua dolce e alcune marine vengono allevate in cattività riducendo la necessità di prelievo dall'ambiente naturale.

Funzioni:

  • Conservazione di alcune specie;
Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
120 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher met94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Gestione e tutela della biodiversità e del Paesaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Casavecchia Simona.