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N>K
per la popolazione decresce. Ma in realtà le popolazioni non permangono
mai a K stabile, bensì subiscono oscillazioni positive e negative intorno a K a
causa di fattori stocastici demografici (eventi discreti di nascite e morti) e
ambientali (fluttuazioni spazio-temporale imprevedibili).
Le popolazioni piccole sono maggiormente soggette alle variazioni stocastiche che possono portare all’estinzione
della popolazione: se la varianza di r è maggiore del doppio della sua media, l'estinzione è quasi certa!!!
Per questa ragione, a seconda della dimensione della popolazione è opportuno
mettere in atto diversi metodi di gestione: la gestione include conservazione di
specie a rischio, ma anche eradicazione e controllo di specie invasive!
I modelli demografici possono anche essere usati per determinare quanti
organismi (es: pesci) di una popolazione possono essere catturati o sfruttati in
maniera sostenibile, ovvero massimizzando la produttività senza rischiare di
danneggiare o esaurire la popolazione stessa (es: sfruttamento a K/2).
- Caso studio: l’uccello Notiomystis cincta è un passeriforme della Nuova
Zelanda a rischio critico di estinzione a causa dell’introduzione di predatori e
perdita di habitat; trattandosi di una specie nettarivora, il trasporto di individui
in diversi siti avrebbe dovuto aumentare l’accessibilità alle risorse per ciascuno e
quindi aumentare la dimensione della popolazione; ma in alcuni siti non c'erano
più alberi a causa della deforestazione, quindi gli uccelli non trovavano nettare e
la capacità portante (bassa) veniva raggiunta in breve tempo; per aumentare il
livello di capacità portante in questi siti, gli uccelli sono stati quindi alimentati
artificialmente (crescita esponenziale). Finora abbiamo considerato i tassi di
natalità e mortalità costanti per ciascuna fascia d’età degli individui, ma in realtà
ogni fascia d’età ha una diversa probabilità di sopravvivere/morire e di originare
nuovi individui (fecondità) e ciò andrebbe tenuto in considerazione nel valutare la crescita delle popolazioni,
soprattutto per organismi con cicli vitali complessi. Le classi di età possono essere annuali, mensili o settimanali a
seconda della specie e possono coprire solo alcuni intervalli del ciclo vitale in cui mortalità e fecondità variano; per
esempio, per gli anfibi si considerano classi annuali fino al quinto anno di età, intervallo che include la metamorfosi e
lo sviluppo in adulto. Utilizzando una matrice per classi
di età possiamo analizzare come la popolazione cambia
nel tempo in termini di dimensioni e struttura,
considerando il contributo delle varie classi di età alla crescita o al declino della popolazione.
La fecondità indica il numero medio di nuovi individui generati da ciascuna classe di età in un
determinato intervallo di tempo e viene inserita nella prima riga della matrice, poiché i nuovi
nati entrano sempre nella prima classe di età. Il tasso di sopravvivenza rappresenta la probabilità
che gli individui di una classe di età sopravvivano e passino alla classe successiva nell'intervallo di tempo considerato;
i valori sono posizionati lungo la diagonale sub-superiore della matrice. Analizzando i valori della matrice è possibile
calcolare il tasso di crescita discreto (λ) della popolazione, la distribuzione stabile per età (proporzione di individui
che ci saranno in ciascuna classe di età dopo un certo periodo, indipendentemente dalla distribuzione iniziale) e il
valore riproduttivo di ciascuna classe di età (misura della capacità di contribuire alla crescita futura della
popolazione, sia tramite la riproduzione diretta sia attraverso la sopravvivenza e la riproduzione nelle classi
successive); il tasso di crescita è l’autovalore dominante (massimo) della matrice, la distribuzione stabile per età è
,
l’autovettore dominante di mentre il valore riproduttivo è l’autovettore dominante della matrice trasposta. Es: il
ratto comincia a riprodursi a 3 mesi e vive solo 2 anni quindi per questa specie ha più senso creare un modello
trimestrale (ogni 3 mesi si cambia classe di età); data la matrice calcoliamo il tasso di crescita, la DSPE e il VR di
ciascuna classe di età: il tasso di crescita discreto è λ = 1.005, il che significa che ogni 3 mesi la popolazione cresce di
rd = 1.005 - 1 = 0.005 (0,5%); la distribuzione stabile per età indica che la sopravvivenza decresce con l’età, infatti più
della metà della popolazione ha meno di 6 mesi; il valore riproduttivo aumenta fino a raggiungere il massimo nel
secondo trimestre di età, poi cala. Per capire quali parametri (fecondità o sopravvivenza) influiscono maggiormente
sulla crescita della popolazione in ciascuna classe di età è possibile effettuare un’analisi di sensibilità (effetto
assoluto) combinata ad un’analisi di elasticità (effetto relativo); nel caso del ratto la
sensibilità ed elasticità massime si ottengono per le prime due classi di età, quindi
durante un progetto di controllo/eradicazione ci si dovrà focalizzare su queste classi!
Distribuzione stabile per età
Valore riproduttivo
A differenza del ratto, le tartarughe possono vivere a lungo (oltre 50 anni)
quindi è più sensato scegliere una matrice con classi di età annuali fino al
sesto anno, poi usare i range sub-adulto (7-11 anni) e adulto (>12); in
questo caso la fecondità delle classi di età può essere calcolata con una
formula che considera dimensione e sopravvivenza delle madri,
probabilità di seconda covata, dimensione del nido, ecc…
=1,
In questo caso il tasso di crescita è il che significa che la popolaz. è
stabile; la distribuzione stabile per età mostra che gli adulti e i neonati
rappresentano le classi di età con una maggior proporzione di individui,
mentre il valore riproduttivo aumenta costantemente dal primo anno di età fino a raggiungere il massimo in fase
adulta; gli adulti sono la classe di età con massima sensibilità ed elasticità, dunque quelli maggiormente rilevanti in
un piano di ripopolamento o eradicazione! Generalizzando, possiamo definire due strategie di ciclo vitale:
- Strategia R: specie a vita breve, elevata fecondità e bassa sopravvivenza (tanti piccoli poco accuditi); demografia in
gran parte determinata dalla riproduzione e dalle classi di età giovani, possibili forti fluttuazioni (es: ratto).
- Strategia K: specie longeve, bassa fecondità e alta sopravvivenza (pochi piccoli tanto accuditi); la sopravvivenza è
più alta negli adulti, ma comunque abbastanza stabile, quindi la riproduzione è comunque un fattore importante.
Nel 1994 Caughley affermo che “la biologia della conservazione ha due filoni: il paradigma della piccola popolazione,
che si occupa dell'effetto della piccolezza di una popolazione sulla sua persistenza, e il paradigma della popolazione
in declino, che studia le cause della piccolezza e i rimedi per evitarla.” Le grandi popolazioni sono meno vulnerabili
alle minacce stocastiche rispetto a piccole popolazioni, ma possono comunque essere minacciate dalle azioni umane
deterministiche, quali sovrasfruttamento, perdita di habitat, specie invasive, cambiamenti climatici e inquinamento;
le piccole popolazioni, invece, anche in assenza di interferenza antropica, possono essere minacciate da vari fattori:
1) Stocasticità demografica: la sopravvivenza e la riproduzione sono fattori discreti e probabilistici e se le popolazioni
sono piccole c’è una maggiore probabilità che gli effetti di una piccola variazione di sopravvivenza o riproduzione
siano estremi (es: bassa fecondità o sopravvivenza in un periodo porta ad estinzione della popolazione).
2) Stocasticità ambientale: disponibilità di risorse, clima e altri fattori ambientali imprevedibili possono avere effetti
più estremi sulle piccole popolazioni; es: anno di siccità => no risorse vegetali => estinzione popolazione scoiattolo; in
alcune specie (rettili, pesci, anfibi) la temperatura determina il sesso degli individui (plasticità fenotipica), quindi le
variazioni di T° possono condizionare le proporzioni di M e F e di conseguenza il tasso riproduttivo della popolazione.
3) Deriva genetica casuale: piccole popolazioni hanno maggiore probabilità di perdere casualmente (no per selezione
naturale) degli alleli rari e vantaggiosi di un determinato gene, perdendo una possibilità di adattamento a condizioni
avverse (es: resistenza alla siccità) e quindi rischiando maggiormente l’estinzione.
4) Depressione da incrocio: individui di piccole popolazioni hanno basse opportunità di
scegliere partner diversi geneticamente (non consanguinei), quindi l’eterozigosi è difficilmente ottenibile e la
popolazione è esposta alla persistenza di alleli letali o sub-letali di determinati geni; es: uno studio sul crollo di una
popolazione di gorilla di montagna ha dimostrato che la causa del crollo è da attribuire all’alto tasso di inbreeding.
5) Effetto Allee: come abbiamo visto, se le risorse (cibo, partner) sono
limitate, le popolazioni tendono a crescere con un tasso di crescita via via
minore, fino a raggiungere una capacità portante (curva logistica densità-
dipendente negativa o normale); ma in alcune specie si osserva anche una
riduzione del tasso di crescita associata alla riduzione della dimensione
sotto una certa soglia, poiché in tal situazione vengono meno dei
comportamenti sociali o di gruppo che determinano un aumento della
sopravvivenza (es: difesa dai predatori, foraggiamento di gruppo, cura
della prole o del branco, possibilità di trovare un partner riproduttivo).
- Il vortice dell’estinzione include tutti i processi descritti: fattori antropici
deterministici => riduzione dimensione popolazione => aumento
probabilità di consanguineità => riduzione eterozigosi nella prole => esposizione ad alleli recessivi semi-letali =>
riduzione della fecondità e aumento della mortalità => ulteriore riduzione della popolazione o estinzione.
Ma è sempre facile capire se una popolazione è piccola? Non esiste una regola universale per definire se una
popolazione è piccola, ma sono state fatte delle stime che cercano di definire delle soglie di sicurezza.
Nel 1980 Soulé propose la regola 50-500: una popolazione di almeno 50
individui dovrebbe essere al sicuro da problemi legati ad accoppiamenti tra
consanguinei, mentre una popolazione di almeno 500 individui dovrebbe
essere al sicuro anche dalla deriva genetica a lungo termine. Ma questa
regola è stata