Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
STRUTTURA ORGANIZZATIVA BANCHE ITALIANE
Vengono riportati gli esiti di un’indagine di Banca d’Italia condotta in due riprese: una prima della crisi subprime, 2004-2006, è una seconda indagine condotta durante la crisi sub prime, 2007-2009. Questo è uncampione di banche ampie: 333 banche. Il tema della struttura organizzativa riguarda principalmente il tema del credito, perché per il settore bancarioitaliano il credito rimane l’attività principale. Banca d’Italia individua una serie di indicatori per descrivere la struttura macroeconomica, il tutto precedutoda un’analisi relativa al tipo di struttura organizzativa che viene adottato dalle banche, quindi capire se usanola struttura funzionale o divisionale. Struttura organizzativa: Banca d’Italia nella prima indagine distingue le banche italiane in 4 gruppi:• Gruppo delle banche grandi, essenzialmente le cosiddette banche “significant” italiane• Gruppodelle banche medio-piccole appartenenti a gruppi
• Gruppo delle banche piccole non appartenenti a gruppi
• BCC (banca di credito cooperativo)
Il 70% delle banche grandi adotta la struttura divisionale
Il 33% delle banche medio-piccole appartenenti a gruppi a tutta la struttura divisionale, questo vuol dire che il 67% adotta la funzionale
Il 24% delle banche piccole non appartenenti a gruppi adotta la divisionale, il che vuol dire che il 76% adotta la funzionale
Il 10% delle BCC adotta la divisionale, il che vuol dire che il 90% tutta la funzionale.
In termini di numero di banche sono più numerose le banche che adottano una struttura funzionale, ma se si guarda gli attivi intermediati allora la struttura divisionale diventa prevalente. Le strutture funzionali sono meno costose e più adatte a banche piccole. Quindi il tipo di struttura discende dalla strategia, che è condizionata dall'ambiente. L'ambiente è la configurazione del sistema bancario.
Se confrontiamo il 2004 e il 2006:
- Le banche grandi che in quegli anni passano dalla funzionale alla divisionale sono state il 10%
- Le banche piccole che in quegli anni passano dalla funzionale divisionale sono state il 50%
Quindi, c'è un trend di passaggio dalla struttura funzionale a quella divisionale, cioè sempre più banche italiane vanno adottando la struttura divisionale in particolare questo passaggio è più diffuso per le banche piccole rispetto a quelle grandi, perché queste ultime, già in larga parte, utilizzano già la struttura divisionale.
Il modello divisionale è prevalente per le grandi banche perché la struttura funzionale è più costosa, quindi può essere
utilizzata da BCC più grandi. Il modello più diffuso in Italia è il modello funzionale e solo per le grandi banche vediamo la prevalenza della struttura divisionale e comunque osserviamo un trend di passaggio verso la divisionale anche se negli ultimi anni si è rallentato in quanto costa di più. Banca d'Italia individua una serie di indicatori per descrivere la struttura macroeconomica: Numero di livelli gerarchici: bisogna contare quanti sono i livelli gerarchici tra il direttore di filiale e il direttore generale. Quanti più livelli gerarchici ci sono tanto più elevati sono i costi che derivano dalla maggiore onerosità nel trasferire l'informazione dal direttore di filiale al direttore generale e si hanno rischi di una minore qualità di informazione trasferita, perché se si deve trasferire un'informazione di bilancio, si trasferisce agilmente indipendentemente dal numero di livelli gerarchici, ma sebisogna trasferire un'informazione soft del cliente quanti più livelli gerarchici si hanno tanto più è complicato trasferirla, e c'è il rischio di non essere in grado di trasferire quelle informazioni o di trasferirla in maniera meno ricca di quello che si potrebbe fare con un minor numero di livelli gerarchici. Il numero dei livelli gerarchici aumenta all'aumentare delle dimensioni della banca e se aumenta, aumenta il costo per la trasmissione delle informazioni. Se in una grande banca si volesse ridurre il numero di livelli con empowerment che si può realizzare con certe strutture divisionali, bisogna poi aumentare il costo di controllo, perché poi il rischio è che questi livelli periferici a cui ho dato più autonomia possano determinare danni per la banca. Banca d'Italia riporta il numero di livelli gerarchici per le quattro categorie di banche: - Per le banche grandi il numero di livelli gerarchici prima dellacrisi è pari a 5- Per le banche medio-piccole appartenenti a gruppi e pari a 4- Per le banche piccole non appartenenti a gruppi è pari a 3,6- Per le BCC è pari a 2,8
Questi valori medi nascondono una grandissima dispersione, prendendo per esempio BCC, notiamo che oltre il 40% ha 2 livello gerarchici, il 40% ne ha circa 3, il 15% 4, 3% 5 e altre con 6,7,8,9,10 livelli gerarchici, vuol dire che c'è una struttura organizzativa da riprogettare perché con troppi livelli diventa troppo onerosa.
Così come per le grandi banche Dove il valore medio di tre e lo sforzo di ridurre sempre di più, perché quanti me non ne ho di livelli gerarchici tanto più o velocità con la relazione del cliente, oltre un certo livello non posso andare perché se no aumentano i costi di controllo ma c'è uno sforzo costante a diminuire il numero di livelli gerarchici.
Grado di decentramento decisionale: tipicamente c'è
questo riporto verso il vertice per decidere in merito alfido, ma talvolta le banche identificano un ammontare massimo di fido che può essere deliberato in autonomia dal direttore di filiale. Comprendere quant'è questo ammontare massimo di fido, consente di descrivere il grado di decentramento decisionale, quando la periferia può decidere in autonomia. Per misurarlo Banca d'Italia utilizza come indicatore il rapporto tra deleghe al direttore filiale e le deleghe al direttore generale, cioè si fa il rapporto tra l'ammontare massimo di fido concedibile dal consiglio di amministrazione e l'ammontare massimo di fido concedibile dal direttore di filiale. L'ammontare massimo di fido su cui il direttore di filiale può decidere in autonomia:
- Per le grandi banche è circa €550.000 prima della crisi e scende a €500.000 durante la crisi
- Per le banche piccole che appartengono a gruppi è circa €200.000 prima
Trovare un punto di equilibrio.
Vantaggi: un direttore di filiale che è lì da 10 anni avrà un'ottima conoscenza della sua clientela in termini di informazioni qualitative/soft information. Diventa più facile raccogliere informazioni soft perché c'è una relazione con la clientela consolidata, il direttore conosce bene i suoi clienti. Mi consente di avere più informazioni, maggiore fidelizzazione, in caso di difficoltà di liquidità se si hanno clienti fidelizzati è più facile gestire situazioni di difficoltà.
Svantaggi: le relazioni che si consolidano con i clienti potrebbero sfociare in relazioni collusive, di azzardo morale, una situazione in cui il direttore di filiale va a favorire alcuni prenditori piuttosto che altri, non sempre sulla base di decisioni basate sul merito di credito. È necessario introdurre una forma di rotazione del personale per prevenire situazioni di azzardo morale.
La permanenza media del responsabile di filiale arriva a 4 anni, con una moda in senso statistico di 3 anni per effetto della presenza di routine aziendale.
Se confrontiamo grandi e piccole banche, le grandi hanno una rotazione più alta perché quanto più sono in grado di controllare questa periferia, tanto meno avrò necessità di fare rotazione, viceversa quando aumentano i livelli gerarchici, la contromisura che posso usare per bilanciare questo aumento di distanza e fare rotazione. Per questo in una banca di grandi dimensioni, la rotazione dei direttori di filiali diventa un sistema di controllo che i vertici della banca usano nei confronti della periferia.
Incentivi al responsabile di filiale: questo non è un vero e proprio elemento né di macrostruttura né di microstruttura, è un tema legato alla gestione del personale, legato ai meccanismi di remunerazione dei dipendenti della banca. Questi piani di incentivi sono lo strumento
più efficace con cui il vertice della banca allinea i comportamenti della rete agli obiettivi della banca stessa. È uno strumento molto efficace per indirizzare il comportamento degli agenti da parte del principale.