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Nelle organizzazioni sufficientemente grandi la crescita professionale delle
persone progredisce da mansioni operative, specializzate orizontalmente e
verticalmente, verso un allargamento delle mansioni (job enlargement) che
porta a mansioni più varie con compiti diversificati. Tale processo porta
dapprima a mansioni operative allargate, successivamente a mansioni
manageriali di medio-basso livello (gestione e coordinamento di attività
complessa ma assenza di potere decisionale vero e proprio, bensi applicazione
di schemi e procedure preordinati). Altra direzione della crescita professionale è
un arricchimento della mansione (job enrichment) con un aumento sensibile di
delega decisionale (ruoli manageriali di livello elevato: autonomia e
responsabilità elevate).
Le mansioni professionali
Caratterizzate da alta specializzazione orizzontale e bassa verticale (mansioni
ristrette ma ampia autonomia decisionale). Sono mansioni che richiedono
competenze avanzate, maturate attraverso percorsi formativi di alto livello.
In termini di coordinamento tali mansioni vengono gestite attraverso: mutuo
adattamento, standardizzazione dei risultati e delle competenze.
Ruoli manageriali e mansioni professionali incontrano netta
separazione per il ruolo nei processi decionali: per i professionisti il
potere decisionale riguarda l’ambito locale, per il top management
l’ambito decisionale riguarda fino alle decisione strategiche
dell’impresa
Formalizzazione del comportamento
L’organizzazione riduce la discrezionalità dei suoi membri, ricorrendo
alla standardizzazione dei processi come meccanismo di
coordinamento. Modalità di formalizzazione del comportamento:
• Descrizione minuziosa delle mansioni, definizione del
mansionario:
• Norme e procedure che prescrivono il comportamento in
determinate circostanze.
Formalizzare il comportamento consente di ridurne la variabilità
favorendo previsione e controllo.
Le mansioni manageriali, soprattutto di alto livello, sono poco
formalizzabili: si parla di ruolo manageriale inteso come aspettativa di
comportamento.
Mentre la mansione si svolge, la posizione si ricopre, il
ruolo si interpreta.
I sistemi organici e meccanici
Un’organizzazione di tipo meccanico guarda ai suoi membri come ad
ingranaggi sostituibili e inessenziali. L’integrazione fra le parti è
predeterminata. Standardizzazione dei processi e supervisione diretta
sono i meccanismi di coordinamento principali. Un sistema di tipo
meccanico è adatto ad ambienti stabili e prevedibili.
Diversamente, quando l’ambiente si fa mutevole e imprevedibile si
opta per un’organizzazione di tipo organico, basata sul mutuo
adattamento e sulla standardizzazione di risultati e competenze. E’
un’organizzazione capace di modificarsi agevolmente al mutare del
contesto.
Trattasi di tipologie ideali, i sistemi reali sono più o meno sbilancia in
una direzione o l’altra.
La struttura
dell’organizzazione
La struttura organizzativa è
descritta dall’organigramma:
rappresentazione grafica
(schema a blocchi) delle
diverse U.O. E’ lo strumento
d’eccellenza per la
formalizzazione della
macro-struttura.
Gerarchia e ampiezza del controllo
Unitò organizzativa: sottoinsieme di posizioni e ruoli a cui è
assegnato un insieme di compiti attribuibili in modo relativamente
stabile, interrelati tra loro, sufficientemente autonomi e misurabili.
Questioni chiave: dimensione U.O. legata allo span of control e la
stabilità nell’attribuzione dei compiti. Si tende a raggruppare
ruoli/posizioni fortemente interdipendenti e il più possibile autonomi
rispetto a ruoli/posizioni al di fuori della U.O.
L’ampiezza del controllo configura la dimensione orizzontale
dell’organizzazione.
L’ampiezza manageriale fa riferimento al nimero di attività o funzioni
di cui il supervisore risponde attraverso la direzione e il
coordinamento delle persone.
La dimensione verticale dell’organizzazione ne delinea il numero
di livelli gerchici presenti.
L’unicità del comando è un principio chiave del pensiero
organizzativo, collegata alla nozione di catena gerchica.
Span of control e catena gerarchica sono dimensioni collegate
tra loro: strutture organizzative orizzontali con ampio span of
control e breve lunghezza gerarchica e viceversa strutture
verticali con basso span of control e lunga catena gerarchica.
Eccedere in una dimensione o l’altra comporta ingovernabilità
oppure elevati costi di struttura.
Le nuove tendenze di lean organization, attraverso processi di
job enrichment e job enlargement, portano al delayering e a far
prevalere la dimensione orizzontale su quella verticale.
Le unità organizzative:
line e staff
Le U.O. si caratterizzano per il contenuto del lavoro e quindi dalle
mansioni in esse raggruppate. Distinguiamo quindi organi di line e
organi di staff:
• Organi di line: direttamnte coinvolti nelle attività core del
business (dalla direzione alla produzione);
• Organi di staff: coinvolti in attività di supporto ai diversi livelli
della catena gerarchica.
Ulteriore distinzione, basata sul contenuto e sul livello di autonomia
decisionale, è tra: U.O. direttive e operative. Le prime esplicano la
governance dell’impresa mentre le secondo sono coinvolte nei
processi di trasformazione principali dell’azienda e costituite da una
prevalenza di mansioni operative coordinate da livelli elevati di
standardizzazione.
Le sterring committees sono organi direttivi temporanei, con scopi di
guida e indirizzo rispetto a specifici obiettivi in orizzonti di tempo
determinati.
Ultima distinzione è fra U.O. temporanee o permanenti.
Criteri di raggruppamento
Il problema associato al criterio di raggruppamento è, in prima istanza,
quello di minimizzare i costi di transazione connessi col trasferimento di
beni/servizi attraverso interfacce separate: le U.O.
I 3 criteri principali sono:
• Numerico: legato allo span of control, utilizzato nelle organizzazioni
meccaniche di grandi dimensioni con elevata standardizzazione dei
processi ed elevato numero di posizioni omogenee.
• Orientato agli input: accorpare attività in base ai mezzi utilizzati per
svolgerle. Due sotto-criteri:
• Raggruppamento in base a conoscenze e capacità utilizzate per
svolgere le mansioni;
• Raggruppamento in base alla funzione svolta o alla tecnica o
processo di lavoro utilizzati;
• Orientato agli output: fanno riferimento a prodotti o servizi o agli
obiettivi e fini delle attività; sono di 3 tipi:
• Raggruppamento in base al prodotto;
• Raggruppamento in base al cliente;
• Raggruppamento in base all’area geografica.
La ricerca di economie di scala porta all’adozione di criteri di
raggruppamento orientati agli input (efficienza). Viceversa laddove
l’obiettivo è l’efficacia nel produrre l’output, si raggruppa per output.
Il coordinamento tra unità organizzative
Anche tra U.O. Vengono utilizzati i meccanismi di coordinamento impiegati nella microstrura.
I ruoli di collegamento sono usati per il coordinamento orizzontale tra U.O.: figure preposte al
coordinamento e integrazioni tra le diverse unità. Laddove il ruolo di collegamento è ricoperto da un
membro di un’unità di staff si parla di «meccanismo del distacco» di una risorsa di staff presso l’unità di
line coinvolta.
3 tipologie di posizioni organizzative con un ruolo più ampio di integrazione di
diverse U.O. e con responsabilità sul raggiungimento di obiettivi specifici.
• Product manager: tipici delle aziende di largo consumo, hanno responsabilità sul
coordinamento della progettazione, produzione e vendita di prodotti specifici;
• Project manager: responsabili di progetti di sviluppo di prodotti o servizi o progetti
di innovazione;
• Account manager: interfaccia unica dell’azienda con il cliente e devono quindi
coordinare le diverse U.O. Coinvolte nei processi di erogazione del prodotto/servizio.
Team interfunzionali: organi temporanei o permanenti dedicati alla soluzione di
problemi speicifici, sono gruppi costituiti ad hoc da rappresentanti delle diverse U.O. che
richiedono coordinamento.
I sistemi informativi aziendali si occupano dell’utilizzo delle ICT al fine
dell’integrazione tra U.O. Supportano tutti e 5 i meccanismi di coordinamento. Rendono
disponibile l’informazione trasversalmente rispetto alla struttura organizzativa
consentendo una migliore integrazioen orizzontale (i.e. ERP)
Le tipologie di
strutture
organizzative
La struttura semplice
Poche U.O. Essenziali, coordinate attraverso la
gerarchia; le decisioni sono accentrate nel
vertice, il livello di formalizzazione è basso. Bassa
specializzazione dei compiti e notevole
intercambiabilità dei ruoli del personale
esecutivo, coordinato dall’imprenditore
Decisioni rapide e flessibilità operativa.
La struttura funzionale (efficienza)
Le U.O. al primo livello gerarchico sono progettate
raggruppando le attività in base allo svolgimento
di una funzione comune. Quindi è il criterio
orientato agli input al primo livello
gerarchico.
Si massimizza l’efficienza con le economie di scala
e si abbassano i costi dovuti al duplicarsi delle
risorse. Strutture adatte a contesti mono-prodotto
e mono-mercato in cui i benefici della
specializzazione e delle economie di scala
eccedono i costi di coordinamento e i rischi di
rigidità.
Aspetti negativi sono la mancanza di focus su
specifici prodotti, clienti o mercati. Col crescere
della dimensione si può incorrere in elevata
burocrazia per il proliferarsi di livelli gerarchici.
La struttura divisionale(efficacia)
Le U.O. al primo livello gerarchico vengono costruite con criterio di
raggruppamento orientati agli output. Le U.O. si chiamano
Business Unit (B.U.).
Nascono come risposta a strategie di diversificazione di business.
Ciascuna B.U. è molto autonoma rispetto alle decisioni che
riguardano l’output da lei prodotto. Perciò il meccanismo di
coordinamento prevalente al primo livello gerarchico è la
standardizzazione degli output (obiettivi).
Sono strutture caratterizzate da vantaggi in termini di capacità di
adattamento e rapidità di risposta dovute a snellezza; viene meno
la possibilità di realizzare economie di scala.
• Strutture per prodotto: favorisce coerenza e integrazione
tra le attività e dunque maggiore efficacia nell’ottenimento
dell’output;
• S