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Il viaggio di Gaspard
La madre di Gaspard aveva cercato di far fare al figlio un viaggio, un giro del mondo, per cercare di guarirlo in qualche modo, infatti i medici le hanno spiegato che Gaspard non ha nessuna lesione materiale, ma una sorta di trauma psicologico che ha portato a questa condizione. Otto spiega a Gaspard-disertore come ha avuto questo nome: l'organizzazione non aveva i documenti a disposizione, dunque Caecilia, madre di Gaspard, che faceva parte dell'organizzazione, diede quello del figlio, poiché non ci sarebbero stati problemi per lei a dare un nuovo passaporto al bambino, essendo ricca e famosa. Rimangono delle lettere di questo viaggio, che Caecilia e altri membri dell'equipaggio avevano scritto e che Otto ha letto e da queste lettere si traggono le informazioni che vengono riferite a Gaspard-disertore. Otto infatti racconta di questo viaggio per nave intorno al mondo, organizzato per il bambino, appare sempre più nettamente inutile, nel senso che il bambino.non scampato). La storia si conclude con un senso di mistero e incertezza, lasciando aperta la possibilità che il bambino sia stato salvato in qualche modo e che il luogo del miracolo esista davvero. Il testo formattato con i tag HTML è il seguente:Non recupera niente, ma non c'è ragione per interromperlo. La nave vaga da una costa all'altra, ma il viaggio diventa qualcosa di più grande, c'è qualcosa di metafisico, esistenziale; non si tratta più solo di far ritrovare la voce e l'udito al bambino, ma si tratta di cercare il momento e il luogo in cui tutto sarà chiaro, dove il miracolo si produrrà. Ognuno sembra persuaso che tale luogo esista, che da qualche parte ci sia un luogo dove improvvisamente tutto "si squarcerà", tutto si chiarirà. Non viene spiegato di cosa si tratta, ma ci rendiamo conto che è molto di più di un semplice viaggio. La nave affonda e come scopriremo, Cecilia e tutti i membri dell'equipaggio muoiono, ma non si trova più il corpo del bambino, che è dato come disperso (c'è un evidente riferimento al rastrellamento e alla deportazione dai quali si è miracolosamente scampato). La storia si conclude con un senso di mistero e incertezza, lasciando aperta la possibilità che il bambino sia stato salvato in qualche modo e che il luogo del miracolo esista davvero.
salvatoGeorges Perec. I suoi nonni sono morti, la madre è morta, gli zii sono morti nei campi di sterminio, mentre lui si è salvato poiché messo dalla mamma in questo convoglio della Croce Rossa). A Gaspard-disertore è affidata la missione di ritrovare Gaspard-bambino. Se l'impresa di Gaspard non è un'impresa autobiografica, infatti egli dice di non essere il protagonista della sua storia, si prende a carico la missione di ritrovare il bambino di cui porta il nome. Per Perec è la stessa cosa, deve trovare l'infanzia del bambino che porta il suo nome, che gli sembra altro rispetto a lui stesso. Non è affatto detto che l'operazione di Perec sia più semplice, perché anche per lui è un viaggio pericoloso, rischioso, poiché c'è dietro un'analisi psicanalitica importante, un trauma.Pag.41 > capitolo ottavo
Come abbiamo detto, Perec si deve affidare a elementi esterni, per
Compensare l'assenza di ricordi soggettivi diretti: da un lato ricorre a documenti certi o supposti tali come documenti amministrativi, atti di nascita, date, certificazioni, oppure alle fotografie che dovrebbero dare un'immagine oggettiva del passato; queste foto però non garantiscono la verità della realtà, soprattutto il modo che abbiamo noi di guardarle è soggettivo. Altre testimonianze oggettive sono gli elementi della storia, quindi ad esempio i giornali dell'epoca, le relazioni storiche. Ci sono poi testimonianze più soggettive come le testimonianze delle zie, fino all'immaginazione più pura, al polo estremo della soggettività, come nella storia di "W". Altro elemento di immaginazione è quando si dedica alla figurazione, immaginare ciò che potrebbe essere successo, ciò che potrebbero aver pensato, la stessa cosa che faceva Camus quando immaginava ciò che poteva aver pensato.Il padre di Jacques Cormery. Perec racconta di possedere una foto di suo padre e cinque di sua madre. Rimangono poi due ricordi, la chiave o moneta consegnatagli dal padre dopo un giorno di lavoro, e il ricordo della madre che lo lascia nel convoglio della Croce Rossa. Egli ricorda di aver avuto il braccio al collo, nonostante non avesse nulla di rotto, e il fatto che la madre gli comprò un Charlot, ossia un giornalino per bambini che riprende i personaggi di Charlie Chaplin. Il solo ricordo della madre quindi si lega alla sua separazione da essa, quindi il momento esatto in cui si taglia il filo che lo lega alla sua infanzia, è il momento preciso della frattura > non è caso che si fa riferimento alle sospensioni del paracadute di Charlot, come qualcosa di sospeso. Questi due ricordi, come spiegherà dopo, in realtà sono inesatti: come anche la critica rileva più tardi, è impossibile che nel 1943, in piena occupazione nazista, i giornali
Come Charlot circolassero, perché Charlie Chaplin era un militante contro Hitler, il potere nazista, questo anche prima della Grande Guerra, ciò faceva di lui un oggetto di censura. Questo ricordo non è dunque esatto perché impossibile di fatto. Il secondo ricordo che è falso, che la critica definisce "di compensazione", è il dettaglio del braccio. Lo psicanalista Jean-Bertrand Lefèvre-Pontalis ha lungamente parlato di souvenir-écran di Perec ("ricordo di schermo" letteralmente, un ricordo di compensazione). Si tratta di un ricordo che sta al posto di un altro, ossia nel momento in cui abbiamo subito un trauma, il nostro inconscio tende a mettere in avanti un altro ricordo che ha la funzione di nascondere il vero ricordo, che ci ferisce. C'è una forma di censura (meccanismo ordinario del super-io, ossia tutto ciò che è represso sta nell'Es perché è stato censurato).
non emerge a livello dell'io), di occultamento. In Perec, ci sono più casi di questo tipo di ricordo, dove il bambino presenta una frattura o una ferita corporeale, materiale, quando non ha nessuna ferita reale. Questa frattura è invece a livello della psiche. In questo caso lui lo dice chiaramente, non è ferito, ma la frattura qui è quella tra lui e la madre, del filo che lo teneva attaccato alla sua famiglia biologica, alla sua infanzia. Il braccio al collo mima una ferita che non è quella che ci aspettiamo. Altrove Perec riporta il ricordo di un incidente avuto mentre faceva sci, mentre dirà successivamente che era impossibile che avesse fatto sci. Sempre in W ou le souverin d'enfance, Perec parla di una frattura che ha avuto alla scapola, mentre con la cura psicanalitica con Pontalis (da cui è in cura 1971 al 1975) emerge che non c'è stata alcuna frattura, ma è stato un suo amico a rompersi un osso. Perec hamodo anche la sua infanzia, non la racconta direttamente ma attraverso la storia di un altro. Questo meccanismo obliquo permette a Perec di esprimersi senza dover affrontare direttamente il dolore e le ferite interne che gli provocava.In maniera indiretta, Georges Perec esprime i suoi sentimenti e le sue reazioni. La sua scrittura autobiografica segue una linea obliqua, che si interseca tra finzione e realtà. La verità della sua vita non si trova solo nei documenti ufficiali o nelle relazioni storiche, ma anche nella sua immaginazione. Secondo Perec, è proprio l'intersezione tra questi due elementi che dà senso alla sua vita. Il suo progetto di scrivere di sé stesso nasce insieme al progetto di scrivere in generale. Anche se i suoi primi scritti sono di natura oulipiana, non si sarebbe mai detto che stesse scrivendo la sua storia. Ma quando scrive "La Disparition" e oggettivizza delle vite nelle cose, tutto cambia.
come nel romanzo Les choses, nel momento in cui narra di questo palazzo con cento appartamenti tutti abitati come La vie mode d'emploi (dedicato alla memoria di Queneau, in cui descrive metodicamente la vita degli abitanti di una casa parigina seguendo uno schema circolare), mai avremmo immaginato che parlasse di sé. Lui qui ci dice questo fattore importante, infatti, anche alla luce di W ou le souverin d'enfance, anche alla luce degli scritti successivi la critica ha potuto affermare che la scrittura di sé è in realtà largamente presente in tutta la prosa di Perec e non solo negli scritti apertamente autobiografici. Tanta parte della scrittura di sé nella Disparition, la critica è venuta a scoprirla dopo W ou le souverin d'enfance. Perec ce ne dà una prova, scrivendo che ci lascia, senza cambiare in nulla, due scritti di 15 anni fa. Questi due testi sono scritti in grassetto: la passione degli oulipiani anche per il segno tipografico.L'aspetto più formale, emerge ancora una volta. In questo testo: tondo=autobiografia, corsivo=romanzo, tondo grassetto=testi scritti precedentemente e riportati tali e quali come documenti. Si tratta di testi che in teoria dovrebbero descrivere qualcosa di altamente oggettivo, ossia le fotografie; ma come vedremo, non è una cosa così oggettiva.
Testo 1: si parla di una foto, descrive l'atteggiamento del padre, è un soldato semplice in congedo a Parigi. Se lo immagina sempre soldato, anche se è stato soldato per poco tempo, ci spiega che ha più ricordi su di lui che sulla madre, nonostante non siano comunque numerosi, e ci racconta anche come si immaginava da bambino la morte del padre. Ovviamente la morte che può immaginare un bambino è gloriosa, ma la verità è che il padre muore all'indomani dell'armistizio di una morte lenta e stupida, egli infatti passa sopra una mina perduta, l'ospedale era pieno.
Perec racconta di essere andato una volta su quella che era la tomba di suo padre. La morte dei genitori rappresenta per lui un'evidenza, un'ovvietà, un dato di fatto che è entrato nell'ordine delle cose. Anche qui ci sono delle note, le correzioni e le rettificazioni sono ben superiori al testo originale, a riprova del fatto che non siamo di fronte