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NATURALISMO
Chi scriveva alla fine dell’800 deve confrontarsi con un maestro francese, con
uno studio pubblicato nel 1879, questo maestro francese è Zola. Quando si
parla di naturalismo europeo bisogna pensare a Zola. Nel 1879 dedica uno
studio sul romanzo sperimentale e soprattutto scrive in questo periodo, è il
rappresentante massimo del naturalismo a livello europeo; tutti quelli che
scrivono in questo periodo a livello europeo si devono confrontare con lui.
Alcuni anni dopo Zola arriva al naturalismo tedesco; il naturalismo tedesco
raggiunge il suo apice con la creazione a Berlino nel 1889 della “Freie Bühne”,
un’associazione teatrale creata da vari intellettuali che si rifaceva in questo
caso a un modello francese parigino del Theatr Livrè. Successivamente è stata
creata in Germania una rivista con lo stesso nome (Freie Buhne). Uno dei primi
autori lanciati da questa associazione fu, un allora ancora sconosciuto,
Hauptmann, l’autore per eccellenza del naturalismo tedesco. La sua opera “Vor
der Sonnenaufgang” (prima dell’alba) suscitò grande scalpore, grande scandalo
nella società berlinese; perché ha rappresentato realisticamente (non legato al
realismo come movimento e scandalosamente la vita di una famiglia di
contadini della Slesia (la madre della protagonista che ha una relazione con il
fidanzato della figlia). L’opera successiva di Hauptmann è “die Weber” (i
tessitori), altro scandalo; sancisce il definitivo successo di Hauptmann e anche
del naturalismo. Per essere ancora più vicini alla realtà Hauptmann inizialmente
scrisse quest’opera in dialetto slesiano, perché parla dei tessitori della Slesia.
Quasi contemporaneamente a questi drammi di Hauptmann vennero
rappresentate altre opere significative per il naturalismo tedesco. Nel 1889
Arnold Holz pubblica insieme a Johannes Schlaf una breve raccolta di racconti
intitolata “Papa Hamlet”, qui abbiamo il metodo naturalistico esemplare; è
pieno di descrizioni, rappresentazioni, fotografa proprio la realtà. Vengono
considerati da alcuni i massimi esponenti del naturalismo tedesco. Holz del
resto viene indicato così come iniziatore del naturalismo tedesco perché crea la
formula “opera d’arte = natura - X”, spiega così l’arte. Questo vuol dire che
l’arte per Holz non era superiore alla natura, al contrario doveva ridiventare
natura. “X” è tutto quello che di artificioso si mette nella vita, bisogna eliminare
tutto ciò che è artificioso. Per il naturalismo si parla anche di “Sekunden Stil”
(stile per secondi) e cerca di riprodurre con la massima esattezza possibile
quanto è nella realtà, abbiamo descrizioni precise che cercano di essere
riproduzioni fotografiche della realtà; anche una preponderanza nel dialogo,
l’uso del dialetto. C’è qualcosa di paradossale legato al naturalismo in
Germania. Contemporaneamente all’affermarsi in Germania del naturalismo c’è
anche il superamento: i movimenti si sovrappongono e si susseguono
velocemente. Inizia e già si cerca di superarlo. Questo perché il naturalismo è
la prima fase di un processo più generale, più ampio, quello della modernità.
Del resto la realtà esterna si era profondamente trasformata e l’arte,
inizialmente con il naturalismo, stava ricercando i mezzi per riprodurre questo
rinnovamento esterno. Proprio le trasformazioni avvenute aveva
inevitabilmente provocato un rinnovamento interiore per l’uomo. Per questo il
naturalismo che si pone come obiettivo la descrizione della realtà, è stata
definita anche oggettiva, adesso c’è questo rinnovamento nell’uomo. Quindi il
naturalismo deve lasciare il posto a un’arte, a una letteratura che riuscisse a
indagare in modo adeguato la nuova interiorità degli individui. Il naturalismo
affronta più che altro la realtà esterna. Adesso c’era il bisogno di riprodurre
l’interiorità. Nella descrizione del Woyzeck c’è molto del naturalismo, ma anche
una sorta di capire l’interiorità del personaggio.
WOYZECK
Questo dramma è pubblicato postumo nel 1879. È rimasto frammenti di scene
apparentemente non collegate tra loro. Sono state rimesse insieme dagli
studiosi. Ognuno dà la sua sequenza più logica. L’opera trova la sua genesi in
un caso giudiziario dal quale Buchner prende l’interprete. Questo suo eroe è un
uomo che non si piega al destino per debolezza, ma per la consapevolezza
dell’inutilità del suo agire. Del resto Buchner aveva capito che la rivoluzione è
inutile portarla avanti. Johann Christian Woyzeck di professione barbiere fu
decapitato a Lipsia il 27 agosto 1824; una conclusione alla quale il tribunale
giunse dopo un lungo processo in cui l’imputato, colpevole di aver ucciso per
gelosia la vedova di un medico, sembrava poter godere dei benefici di legge
per una presunta infermità mentale. La presenza dell’infermità mentale è
avvallata dall’opinione pubblica, dai cittadini della zona. Quindi essendo pazzo,
ha ucciso la donna perché malato di mente. Qualcun altro diceva per dramma
della gelosia. Sorprendentemente i giudici decisero che non era malato di
mente e andava quindi processato e decapitato. Questo interrogativo vede
Woyzeck schiacciato dalla molla della giustizia del tempo e crea nella mente di
Buchner il soldato Friedrich Johann Woyzeck. Fuciliere del secondo reggimento,
secondo battaglione, seconda compagnia. Già il ripetersi di questo numero
anche suona oppressiva. Ci richiama alla tecnica delle ripetizioni brevi, a volte
sconnesse a volte ossessive che ritroviamo nei monologhi di Woyzeck, come
nei suoi dialoghi tortuosi. Quest’opera va letta su due livelli: al primo livello si
anticipa una giovane vicenda naturalistica di gelosia; al secondo livello c’è la
contrapposizione del mondo dei miseri a quello dei potenti, i miseri che sono
sottoposti a lavorare per le classi dirigenti della quale la borghesia si fa
mediatrice. Woyzeck è un uomo modestissimo per origine e di fatto. È
attaccato a quello che realizza, a quello che compie, ai lavori di tutti i giorni
perché sono gli unici mezzi di sostentamento. Buchner ha creato questa
creatura sofferente, ha creato l’immagine di uomo rassegnato. In quest’opera si
trova il profondo successo di un uomo; viene rappresentata la traformazione di
uomo e la distruzione di un’anima. Woyzeck fa da barbiere al suo capitano; fa
da cavia al dottore del paese. La sua disgrazia è l’essere troppo semplice;
troppo semplice di indole, troppo semplice nelle prospettive di vita (non ne ha),
troppo semplice nello stesso realizzarsi come uomo. Le cause di questa sua
semplicità saranno determinate essenzialmente dai condizionamenti che il suo
stesso Umwelt gli impone. La prima problematica che lo rende umile, e poi non
c’è la possibilità di uscire fuori da questa condizione, è il ceto a cui appartiene.
Proprio su questo rapporto umili vs. potenti, per l’impossibilità per gli umili di
emergere, che Buchner intesse tutto il suo dramma. Sembra che come
prodotto del ceto popolare non può non possedere le caratteristiche della
vittima dei potenti. Buchner aveva l’intenzione chiara di fissare il rapporto
storia-società e di mostrare le sue manifestazioni di quel tempo. È un atto di
denuncia storica-sociale. Nel suo dramma Buchner vede i “potenti” in tutti
coloro i quali ci ricordano Woyzeck e che hanno poi su di lui una forma di
potere, la possono attuare proprio perché Woyzeck è un uomo semplice. Nella
sua quasi assurda felicità, tuttavia Woyzeck trova un motivo per andare avanti
nella vita; questo motivo è l’amore per la donna dalla quale ha avuto un figlio.
L’amore per questa donna e per il figlio è il motore per la vita di Woyzeck, è
quello che lo spinge ad essere un individuo al servizio degli altri. Marie e il figlio
sono tutto ciò che possiede Woyzeck. Per loro è disposto a fare qualsiasi cosa.
Buchner forma così anche la miseria ideologica di Woyzeck contro i suoi
sfruttatori. Woyzeck è dotato di un’intelligenza istintiva, nessuna formazione,
ma ha l’istinto. È una personaggio che si muove a causa degli altri. Quello
rappresentato è il mondo piccolo borghese della Germania di fine ‘800. Questo
muoversi di Woyzeck in una realtà che lo condiziona in modo totale ci ricorda il
motivo della marionetta; è una marionetta e la società muove i fili di queste
marionette. Già ne “la morte di Danton” si legge in particolare che tutti siamo
marionette tenute al filo da forza sconosciute, non siamo niente; siamo le
spade con le quali gli spiriti combattono. La marionetta come metafora
tragicamente sentita come alienazione umana.
I PERSONAGGI
Il capitano viene presentato da Buchner in maniera molto efficace. Come un
essere follemente amante di pace, ma pace intesa come quieto vivere piuttosto
che come prospettiva umana. Si compiace dal punto di vista borghese della
posizione che occupa, soprattutto quando questo compiacersi viene attuato su
un essere come Woyzeck. Su Woyzeck il capitano esercita un moralismo al
limite del ridicolo come vediamo nella scena della stanza dove Woyzeck lo rade
(p.67 scena il capitano Woyzeck); accetta la rassegnazione del suo destino
Woyzeck.). Il capitano rappresenta lo stereotipo del piccolo borghese
insoddisfatto della sua esistenza sterile, il suo filosofeggiare contagia Woyzeck
e in questo modo ha la possibilità di scoprirsi. In questo scoprirsi ci appare
evidente la volontà di Büchner di far muovere il suo interprete in un’azione
aperta e contemporaneamente gli consente di esprimere al massimo la sua
condizione. Il suo lavoro si svolge nell’ambiente della povera gente. In
quest’opera Büchner non può migliorare la povertà (perché sarebbe un intento
realistico) ma può limitarsi a mostrarla (intento che anticipa il naturalismo).
Nella scena ‘Straße’ assistiamo ad un colloquio tra il capitano e il dottor
Zagelager(?) e viene completato il quadro negativo dei due personaggi. La
scena ha un’importanza strutturale perché dal punto di vista tecnico teatrale, si
evidenzia la nuova tecnica delle scene più brevi staccate una dall’altra. Alcune
scene sono addirittura composte da una sola battuta il che ci fa pensare, a
proposito della disputa sulla successione, che Büchner non aveva alcuna
intenzione di dividere il suo dramma. Suo modello più di ogni alt