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N CONSISTENZA
SPT
< 2 privo di consistenza
TERRENI 2 - 4 poco consistente (molle)
COESIVI 4 - 8 moderatamente consistente
8 - 15 consistente
15 - 30 molto consistente
> 30 estremamente consistente (duro)
Tabella 3. Stato di addensamento nelle sabbie e consistenza nei terreni coesivi (AGI, 1977).
Misure delle pressioni neutre
All’interno di un terreno, normalmente, l’acqua è in movimento, poiché si verificano
moti di filtrazione da punti a maggiore energia potenziale a punti a minore energia
potenziale. Si definisce “falda idrica” una massa porosa che consente il movimento di
una massa idrica. Analogamente, la falda idrica (o semplicemente falda) rappresenta
l’acqua che circola nella zona di saturazione, che corrisponde alla parte inferiore
dell’acquifero dove tutti i meati sono saturi (mentre la zona di aerazione corrisponde
alla parte superiore, dove circolano aria e acqua nello stesso tempo). La superficie che
separa la zona di saturazione e la zona di aerazione è detta “superficie piezometrica” e il
livello relativo è chiamato “livello piezometrico”.
In un terreno ci sono, quindi, forze che agiscono attraverso il fluido che riempie i vuoti.
Esse sono chiamate pressioni dell’acqua dei pori o “pressioni neutre”. Su un elemento
di terreno in cui sia presente una falda freatica, la pressione neutra alla profondità z si
w
ricava dal prodotto del peso specifico dell’acqua per l’affondamento sotto la falda:
γ
u = z .
w w
La misura in situ delle pressioni neutre si effettua mediante i piezometri. In generale, un
piezometro è un elemento poroso cavo, pieno d’acqua, in cui la pressione dell’acqua è
uguale a quella del terreno circostante. La presenza del piezometro non altera il regime
della pressione dell’acqua. I piezometri vengono installati all’interno di un foro di
sondaggio o delle prove penetrometriche. 32
Figura 10. Schema del piezometro a tubo aperto.
Esistono diverse tipologie di piezometri e la scelta dipende dalla permeabilità del
terreno. Il tipo più semplice, detto a “tubo aperto”, è costituito da un tubo di metallo o di
plastica avente un tratto finestrato del diametro di circa 50mm
mm all’interno del
de quale
viene calata una sondina (freatimetro) che emette un segnale elettrico quando viene a
contatto con l’acqua e consente la misurazione della
del la profondità della superficie libera
all’interno del tubo (fig. 10).
10)
. Tale tipo di piezometro è adatto per terreni
terre molto
permeabili. Il piezometro va posto entro un foro rivestito con una tubazione provvisoria,
di diametro utile pari almeno al doppio del diametro dei tubi di misura adottati. Una
volta eseguita la pulizia del foro, si inserisce la colonna fino a fondo
fond foro; quindi si
procede all’immissione, nell’intercapedine colonna - tubazione, di materiale granulare
(sabbia, sabbia - ghiaietto) in modo da realizzare un filtro poroso attorno al tratto di
colonna fenestrato. Tale operazione va eseguita ritirando la tubazione
t ubazione provvisoria mano
a mano che si procede con l’immissione dall’alto del materiale filtrante. Per garantire
l’isolamento idraulico della sezione di misura dagli altri strati attraversati dalla
perforazione, al di sotto ed al di sopra di tale sezione vengono piazzati due tamponi di
bentonite. In superficie, si esegue un idoneo pozzetto per il contenimento e la protezione
del piezometro. La pressione dell’acqua all’interno del piezometro può risultare diversa
da quella esistente nel terreno circostante a causa del disturbo provocato
dall’installazione del piezometro, o a causa di eventuali perturbazioni. È pertanto
necessario che un certo volume di acqua fluisca verso o dal piezometro perché si
raggiunga
a una condizione di equilibrio; in questa fase la pressione
pr
essione dell’acqua nel
piezometro è diversa da quella nel terreno circostante e ogni misura non è
33
rappresentativa del reale regime delle pressioni interstiziali. La misurazione viene
effettuata dopo il raggiungimento della condizione di equilibrio.
In caso di terreni meno permeabili, si può utilizzare il piezometro “Casagrande”. Esso è
costituito da un cilindro di pietra porosa la cui estremità superiore è collegata alla
superficie tramite due tubicini di PVC.
Per terreni poco permeabili si usano le celle piezometriche e i piezometri idraulici.
Misure inclinometriche
L’inclinometro è uno strumento utilizzato per effettuare misure di precisione degli
spostamenti orizzontali del terreno lungo un allineamento verticale. In particolare, nella
applicazione al monitoraggio dei movimenti di versante, le misure inclinometriche
consentono di individuare: la cinematica del movimento, la presenza o meno di
superfici di scorrimento, lo spostamento orizzontale di alcuni punti del pendio e la sua
variazione nel tempo.
Un inclinometro è costituito da:
1. un tubo di alluminio anodizzato o materiale plastico, detto tubo inclinometrico, dotato
di quattro scanalature longitudinali disposte lungo il perimetro a 90° l’una dall’altra.
Tale tubo viene installato all’interno del foro di sondaggio e vincolato con miscele di
boiacca di cemento, iniettata tra il tubo e la parete del foro, in modo che esso possa
deformarsi seguendo i movimenti del terreno.
2. una sonda inclinometrica, costituita da un corpo cilindrico dotato di due coppie di
rotelline che scorrono all’interno delle guide. All’interno della sonda inclinometrica è
installato un trasduttore che consente di registrare in ogni istante l’inclinazione dell’asse
dello strumento rispetto alla verticale.
Per l’esecuzione delle misure, la sonda viene calata nel tubo lungo una coppia di guide,
fino a raggiungere il fondo del tubo, quindi si procede al recupero della sonda,
arrestandone la risalita ad intervalli regolari L di 0,5m – 1,0m per rilevare l’inclinazione
della sonda, coincidente con quella del tubo inclinometrico nel punto di misura. Una
volta estratta la sonda, le misure vengono ripetute sulla stessa coppia di guide ruotando
la sonda di 180°. Esattamente le stesse procedure sono quindi ripetute per le guide
ortogonali. 34
Indagini geofisiche
Tra le indagini in situ,
, oltre a quelle viste, rientrano anche prove indirette non distruttive
che impiegano alcuni metodi geofisici classici,
classici e prevalentemente quelli sismici.
La sismica a rifrazione
ifrazione è una tecnica d'indagine sismica basata sull'analisi della
velocità di propagazione delle onde sismiche nel sottosuolo tramite una
sollecitazione artificiale. Le differenze elastiche, dovute alle frequenti variazioni
litologiche, determinano variazioni
vari azioni di velocità delle onde sismiche con gradienti
spesso molto elevati, sia in senso verticale che laterale. La determinazione delle
velocità viene ricavata misurando i “tempi
“ di primo arrivo” delle onde sismiche
generate in diversi punti sulla superficie
superfic topografica. Mediante questo tipo di
indagine si può risalire alla probabile composizione litologica di massima dei
terreni, al loro grado di fratturazione, alla geometria delle prime unità sottostanti la
coltre superficiale, alla profondità in cui si trova il bedrock e talora, in terreni
alluvionali, alla profondità della falda freatica. Il metodo sismico a rifrazione
permette la costruzione di dromocrone (diagrammi Tempo - Distanze) dalle quali è
possibile calcolare la velocità e la profondità delle interfacce
in terfacce profonde.
profonde I “tempi
rifratti” si riferiscono ad onde sismiche longitudinali o di compressione (Vp)
( che
incidono con “angolo critico” la superficie di separazione dei due mezzi,
mezzi a velocità
diverse
se e crescenti verso il basso (ad
( esempio V e V , con V >V ), poiché
1 2 2 1
procedendo in profondità si incontreranno, generalmente, rocce più dense e con
grado di compattazione maggiore (fig. 11).
Figura 11. Esempio di prospezione sismica e rifrazione.
35
Queste onde possono propagarsi lungo l’interfaccia e tornare in superficie fornendo
informazioni sugli spessori, variazioni degli stessi, sulle velocità dei due mezzi e
sulla pendenza dell’interfaccia. E’ possibile, così, desumere informazioni sui
caratteri elasto-meccanici dei mezzi attraversati dalle onde longitudinali, essendo il
valore velocità delle onde sismiche dipendente dalla densità del litotipo investigato.
In campagna si esegue una disposizione lungo una retta di geofoni, lungo la sezione
che si desidera investigare. La spaziatura tra i geofoni varia da 2m a 5m a seconda
delle finalità e del tipo di informazioni che si vogliono ottenere: per avere un
maggiore dettaglio in superficie piuttosto che in profondità si effettua una spaziatura
minore di 5m, che implica, tuttavia, una minore profondità di investigazione;
viceversa, aumentando la distanza tra i geofoni, aumenta la profondità di
investigazione. Il geofono è un sensore atto a rilevare le onde sismiche, collocato in
un contenitore robusto, tipicamente a forma di cilindro appuntito, adatto ad essere
conficcato nel suolo. Per generare le onde sismiche si utilizza una mazza battente
verticalmente su una piastra in acciaio posta direttamente sul piano campagna. Le
vibrazioni così generate nel terreno sono percepite dai geofoni e trasmesse al
sismografo (unità di acquisizione dei dati) sotto forma di impulsi elettrici che li
memorizza e converte in un carattere alfanumerico; il sismografo è collegato al
computer, dotato del programma di elaborazione dei dati. L’elaborazione dei dati
rilevati consiste nell’individuazione sul sismogramma dei primi tempi d’arrivo degli
impulsi sismici longitudinali (onde di compressione) ai vari geofoni dello
stendimento. Il metodo d’interpretazione utilizzato in questo lavoro è del tipo
tomografico, che consente di evidenziare, in maniera migliore, eventuali variazioni
laterali di velocità.
Il metodo MASW (Multichannel Analysis of Surface Waves) è una tecnica di
indagine non invasiva che permette di individuare il profilo di velocità delle onde di
taglio Vs, in base alla misura delle onde superficiali eseguita in geofoni posti sulla
superficie del suolo. La componente principale delle onde superficiali è data dalle
onde di Rayleigh (R), che viaggiano con una velocità correlata alla rigidezza della
porzione di terreno interessata. In un mezzo stratificato le onde di Rayleigh sono
<