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TETTONICA DELLE PLACCHE
Secondo la teoria della tettonica a placche:
1. La terra è costituita da un involucro libero, la litosfera, suddiviso in una zona
di placche o zolle di notevoli dimensioni e di spessore variabile. 7 sono
maggiori, 6 le intermedie e 20 le minori.
2. Le zolle litosferiche galleggiano e si muovono passivamente su uno strato
plastico, l’astenosfera
3. Il principale motore delle zolle sono i moti convettivi del mantello
4. I movimenti di deriva generano instabilità lungo i margini, che possono essere
divergenti, convergenti, trascorrenti, a seconda di come le due zolle adiacenti
interagiscono tra di loro.
Inizialmente la Terra era costituita da un unico continente, la Pangea, spezzatosi poi
180 milioni di anni fa, a causa proprio del processo della tettonica delle placche,
dando luogo ad altri due supercontinenti:
• La Laurasia (supercontiente del nord)
• La Gondwana (supercontinente del sud)
e dalla loro ulteriore frammentazione deriverebbero gli attuali continenti.
La velocità di espansione delle placche può essere calcolata in base a quanto
distando dalla cresta delle dorsali le varie anomalie magnetiche. I dati mostrano che
tali velocità sono comprese tra 1 – 2 e 6 – 8 cm all’anno, e che esse variano in zone
di uno stesso oceano.
Lo studio delle complesse relazioni tra i movimenti che avvengono tra le differenti
placche sulla superficie terrestre è la geodinamica. Il risultato di questi movimenti è
la deformazione causata dalla continua trasformazione della litosfera.
A seconda di come le due zolle adiacenti interagiscono tra di loro, i margini possono
essere divergenti, convergenti, trasformi:
• Divergenti, in corrispondenza delle dorsali oceaniche in cui le placche si
allontanano le une dalle altre e viene creata nuova litosfera attraverso un
processo conosciuto come espansione dei fondali
• Convergenti, nelle aree di subduzione dove le placche si muovono l'una
contro l'altra e viene continuamente riciclata litosfera nel mantello
• Trasformi, che si sviluppano in corrispondenza di faglie trasformi dove le
placche scorrono trasversalmente l'una rispetto all'altra.
Le zone in cui i 3 tipi di margine si incontrano sono dette giunzioni triple.
Le zolle litosferiche comunque, possono essere formate da crosta in parte oceanica,
in parte continentale o solamente formata da un tipo di crosta.
Il movimento delle placche solide attorno ad una superficie complessivamente
sferica come la terra è considerato come una rotazione attorno ad un asse che
intercorre la superficie terrestre e se tale movimento viene considerato velocità
angolare, quest’ultimo risulta massimo all’equatore e minimo ai poli.
Le forza che muovono le zolle viene chiamato Trazione di lembi di zolla che è il
complesso di forza generato dalla discesa delle placche ormai più fredde e più dense
nel mantello.
Si ritiene che la sub-duzione delle zolle verso occidente sia più difficoltosa e richiede
più forza rispetto a quella orientata verso est, a causa della rotazione terrestre da
ovest ad est.
Comunque le forze che muovono le zolle sono causate da moti convettivi che
interessano l’interno della terra a causa dello spostamento di materiale solido.
Vi sono due modelli radicalmente opposti riguardanti i modi convettivi:
• Il primo, per cui le placche sono trasportate passivamente sul loro corso da
correnti superficiali
• Il secondo, per cui i moti sono causati proprio dalla discesa di lembi litosferici
nel mantello in zone di sub-duzione, a causa di un aumento di densità durante
la discesa con conseguente appesantimento della placca.
CICLO DI WILSON
Le placche possono divergere, collidere, sovrapporsi o muoversi orizzontalmente
l’una affianco all’altra. Pare che tali movimenti nella storia della Terra si siano
sempre ripetuti ciclicamente, prendendo il nome di ciclo di Wilson.
Lo studioso partì dall’origine di un unico supercontinente, la Pangea, che, a causa di
fratturazioni della crosta dovute a moti convettivi nel mantello, si divise in due
supercontinenti, Eurasia (Nord) e Gondwana (Sud), che, in seguito ad altre
fratturazioni, abbia portato all’attuale divisione in continenti.
Inoltre, la fratturazione della crosta terrestre a causa di risalita del magma metallico
porterebbe alla allontanamento delle due parti di continente con formazione di una
depressione intermedia in cui si formerà nuova crosta oceanica intercorsa da una
lunga dorsale.
I fusi metallici si accumulano in camere magmatiche formando prevalentemente
Gabbri, o raggiungendo il fondo marino formando basalti.
Gli oceani che vengono a formarsi possono avere un estensione limitata oppure
stendersi su larghe aree. Un esempio di oceano in espansione è il Mar Rosso in cui la
separazione e l'allontanamento dell'Africa e della Arabia sembrano coincidere con la
risalita di magma mantellico.
Comunque la trasformazione di margini divergenti in convergenti di uno dei due
margini di placca comporta la scomparsa degli oceani stessi. In pratica parte della
litosfera oceanica viene inglobata nel mantello in zone di subduzione.
Pare dunque che tale eventi si ripetano ciclicamente nel corso della terra da cui il
nome di ciclo di Wilson che fa riferimento anche alla variazione subite dal livello del
mare che avrebbero che avrebbe avuto massima depressione nel periodo
SCOPERTA DEGLI HOTSPOT
L’ Hot-Spot è un punto caldo della superficie terrestre interessato da un'anomala
risalita del mantello verso la superficie terrestre e che presenta attività vulcanica da
un lunghissimo periodo di tempo.
Una caratteristica di queste aree vulcaniche, è quella di essere collocate entro le
placche tettoniche, anziché ai confini di esse come avviene con le aree vulcaniche
che si sviluppano lungo i margini divergenti o convergenti della teoria generale della
tettonica a placche.
L’ipotesi di questi punti caldi venne avanzata per spiegare il fenomeno del
vulcanismo non contenuto nella dinamica della tettonica a zolle, in quanto l’attività
vulcanica ha riscontrato origine non lungo i margini di placca, bensì al loro interno.
Venne così avanzata l’ipotesi di questi punti fissi all’interno del mantello detto
“hotspot”, caratterizzati da un flusso più elevato di calore e risalita magmatica più
lenta. Pare che abbiano origine nella zona in cui il mantello viene a contatto con il
nucleo (strato D).
Da qui si originerebbero delle colonne magmatiche sottili e isolate dette
“Pennacchi”. Sono stati riconosciuti sulla terra 42 punti caldi
Essendo questi dei punti fissi del mantello il risultato del movimento delle placche
sovrastanti, dovrebbero essere un allineamento di prodotti vulcanici (vulcani)
formati da rocce sempre più antiche man mano che ci si allontana dal punto di
origine.
Tali allineamenti sono stati trovati soprattutto nelle dorsali asismiche degli oceani.
La più famosa è la “dorsale dell'imperatore hawaiano”.
Comunque i punti caldi sono stati sfruttati anche per ricostruire i movimenti delle
zolle tettoniche nel tempo, dato che esse sono sempre i mobili.
DERIVA DEI CONTINENTI SECONDO WEGHENER
La deriva dei continenti è una teoria geologica secondo la quale i continenti si
muoverebbero l'uno rispetto all'altro. Fu introdotta da Weghener.
Egli pensava che la deriva dei continenti fosse stata causata dalle forza di repulsione
dei poli, tendenti a spingere i continenti verso l’equatore, e che le altre forza, come
quella luni-solare, fossero causa della deriva verso ovest.
Ma tali considerazioni risultarono insufficienti in quanto se la causa della deriva
fossero state delle forza, esse sarebbero dovute risultare all’interno della terra.
Una possibile causa della deriva venne individuata nel 900 dai moti convettivi del
mantello e una conferma si ebbe con il paleomagnetismo secondo cui il magnetismo
è presente nelle rocce. Vennero di fatti analizzate le anomalie magnetiche del
campo terrestre lungo le dorsali oceaniche e si ebbe conferma dell’espansione dei
continenti.
Tali anomalie magnetiche vennero associate ad un’inversione del campo terrestre
passato. E fu cosi possibile una prima ricostruzione dei blocchi (terranes) di cui sono
formati i continenti
Riepilogo delle tape fondamentali nello sviluppo delle conoscenze relative
all'elaborazione e a perfezionamento del modello di evoluzione della crosta
terrestre
Negli anni 60 una rete mondiale sismica ha portato all'elaborazione della carta
mondiale della distribuzione di terremoti degli ipocentri che riconosce i limiti della
struttura dei contatti tra le placche.
La teoria delle tettoniche a zolle è la causa di gran parte delle manifestazioni
vulcaniche. I punti caldi possono aver giocato un ruolo fondamentale per la
fratturazione continentale con la quale ha inizio il ciclo di Wilson che permettono di
valutare i movimenti delle placche rispetto al mantello.
Con la tomografia sismica sembra risultare che i lembi delle placche freddi
discendenti nel mantello conservino una loro individualità fino a considerevoli
profondità.
La deriva dei continenti e la formazione dei rilievi oceanici sono la causa dei cicli di
variazione del livello marino.
Teorie alternative si sono state create come lo spostamento verticale di settori di
crosta terrestre, ma sono in pochi a credere ’in questa teoria in quanto il raggio
terrestre non aumenterebbe continuamente.
Geologia strutturale
Lo studio della deformazione delle rocce provocate dalle forze esistenti all’interno
della crosta terrestre è chiamato Geologia strutturale.
Gli effetti di tali forze, o movimenti tettonici, sono conservati nelle rocce sottoforma
di fratture, pieghe e fagli
La deformazione permanete è di due tipi:
• fragile, in cui si ha la formazione di faglie
• duttile, in cui si ha la formazione di pieghe.
FAGLIE
La faglia è una frattura avvenuta entro un volume di roccia della crosta terrestre che
mostra evidenze di movimento relativo tra le due masse rocciose da essa divise. La
superficie lungo cui si è verificata la frattura si chiama superficie di faglia oppure
piano di faglia.
Le rocce in prossimità di una faglia risultano spesso intensamente frantumate e si
parla in questo caso di rocce di faglia quali le cataclasiti o le miloniti. L'energia
rilasciata dopo il movimento lungo il piano di faglia è la causa della maggior parte
dei terremoti. Il piano di faglia può essere determinato mediante la misura
dell'immersione dell'inclinazione.
Movimento analoghi lungo i piani di faglia sono detti rigetto. Esistono varie
componenti del rigetto misurate lungo direzioni par