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Capitolo Ottavol'arco Latino Mediterraneo nel contesto europeo
Cristiana Cabodi
Il concetto di "arco", inteso come asse di sviluppo, venne formulato per la prima volta nel 1973, con la nascita della Conferenza delle regioni periferiche marittime, la quale riuniva 65 regioni europee con l'obiettivo comune di elaborare strategie per controbilanciare le grandi concentrazioni umane ed economiche del "cuore europeo". A questa dichiarazione di intenti solo nel 1989 è seguita la nascita delle associazioni costitutive dell'Arco atlantico e dell'Arco mediterraneo. La problematica dell'arco nasce dunque per rispondere all'esigenza di controbilanciare la dorsale renana definendo nuovi spazi di potenzialità, ma non si può dire che essa sia frutto solo di un disegno strategico di riequilibrio europeo. Alcuni studi lasciavano intravedere per l'arco mediterraneo un ruolo di primo piano in Europa, prevedendo la sua trasformazione da
Potenzialeasse di sviluppo alternativo a dorsale di riequilibrio, capace di diventare il motore di uno sviluppo originale dell'Europa latina. Non esiste ancora una definizione univoca dei limiti geografici di questa macroregione che viene quindi generalmente descritta come uno spazio a geometria variabile. La Commissione europea, nel rapporto Europa 2000+, circoscrive "quell'arco di regioni europee che si estende dall'Andalusia al Lazio e che comprende: le regioni spagnole dell'Andalusia, della Murcia, della Comunità Valenciana, della Catalogna e delle isole Baleari; le regioni francesi del Languedoc-Roussillon, della Provenza-Alpi-Costa Azzurra e Corsica; quelle italiane della Liguria, Toscana, Lazio e Sardegna". Invece, la dorsale mediterranea individuata dalla Datar raggruppa solo le regioni centrali dell'arco ossia si estende dalla regione valenciana alla Toscana. La delimitazione della Commissione europea appare quella più convincente.
nonostante sia discutibile l'inclusione delle regioni insulari (Corsica, Sardegna e Baleari) e quella delle regioni meridionali della Spagna (Murcia e Andalusia) nonché dell'Umbria, dal momento che queste rappresentano attualmente problemi e dinamiche di sviluppo molto diverse da quelle delle regioni collocate nella parte centrale della dorsale. Ciò che rende interessante questa delimitazione è il fatto che vengano prese in considerazione, per analizzare le dinamiche dell'arco mediterraneo e per ipotizzare scenari di sviluppo futuro, anche regioni quali il Rhône-Alpes, il Piemonte e la Lombardia che, pur non essendo propriamente "mediterranee", rivestono un ruolo fondamentale come "punti di ancoraggio" dell'arco con l'Europa continentale esplicando una funzione di collegamento dinamico con il resto della Ue. L'arco latino mediterraneo si presenta come uno spazio di notevole complessità: se da un lato infatti sirilevano fenomeni di vivace crescita di alcuni sistemi regionali (Barcellona e la Catalogna sono il caso più evidente), dall'altro si osservano il ristagno delle aree di più antica industrializzazione, la crisi dei sistemi portuali tradizionali e le difficoltà dei territori situati alle estremità della dorsale nel trovare una propria strada autonoma verso lo sviluppo. Qualunque sia il punto di vista da cui si osserva la dorsale mediterranea ci si scontra quindi con la sua eterogeneità, frammentazione e complessità, e per questo non è possibile descriverla come un contesto economico, sociale e territoriale omogeneo, ma piuttosto come una successione di ambienti, paesaggi e contesti politico-economici e insediativi assai vari, che riflettono le diverse storie degli stati e delle regioni di appartenenza. Le regioni spagnole costituiscono un insieme molto eterogeneo e diversificato, caratterizzato da una forte crescita del turismo di massa, dasquilibri sia interregionali sia intraregionali assai accentuati e da alcuni problemi comuni quali il degrado ambientale, la frammentazione territoriale e la scarsa dotazione di infrastrutture e servizi. La regione più dinamica è sicuramente la Catalogna con la sua capitale Barcellona, che ha ormai raggiunto lo status di metropoli di livello continentale e che, per consolidare questa posizione e per favorire l'integrazione delle economie regionali del Sud della Spagna con quelle del Centro-Nord Europa, sta adoperandosi per diventare il fulcro di questa dorsale, il nodo di articolazione dello spazio mediterraneo. Anche la regione valenciana sta emergendo, grazie a uno sviluppo fondato sulla piccola industria diffusa, a un settore primario molto competitivo e a un settore terziario, basato sul turismo, in costante crescita. A fianco di queste due realtà dinamiche e in crescita si collocano la Murcia e l'Andalusia, che invece scontano ancora problemi diarretratezza (dal momento che il loro sviluppo si basa essenzialmente sui settori tradizionali) e di dipendenza dalle politiche di livello nazionale.
La parte francese dell'arco appare meno frammentata ed eterogenea di quella spagnola, non tanto perché lo sviluppo delle diverse regioni abbia seguito traiettorie simili, quanto piuttosto perché, nel passato, le scelte strategiche di sviluppo sono state fortemente guidate dal governo centrale che, per perseguire l'obiettivo del riequilibrio territoriale, ha "inventato" per il Midi una specializzazione a cavallo tra la tecnologia e il loisir. In queste regioni sta ora nascendo un circuito tecnologico locale, autonomo rispetto alle opzioni del governo centrale, esito di un riorientamento locale delle politiche e delle istanze di autonomia dal centro maturate negli ultimi dieci anni. Le politiche locali puntano oggi sui settori in cui è già in atto una specializzazione (turismo, industrie high-tech,
ricerca esviluppo) per migliorare la competitività del Midi a livello europeo. La città di Marsiglia è quella più interessata alla realizzazione di questo disegno strategico, poiché intravede l'opportunità di ridefinire il suo ruolo nel sistema urbano europeo, ruolo che ha perso con la crisi del suo modello di sviluppo tradizionale industriale-portuale. In questa strategia di riorientamento locale e mediterraneo delle politiche di sviluppo è necessario sottolineare anche l'importanza delle interazioni che le regioni costiere sapranno sviluppare con la regione Rhône-Alpes, la quale rappresenta il tramite privilegiato attraverso cui esse possono interagire sia con la pianura padana e l'Est europeo, sia con l'Europa centro-settentrionale, "bypassando" Parigi. Per quanto riguarda le regioni italiane, si osserva una situazione particolare. Si possono riconoscere almeno tre sub-sistemi principali: il primo è
quello industriale-portuale ligure e toscano, caratterizzato da una perdurante crisi e difficoltà di riconversione; il secondo è quello toscano della piccola e media impresa altamente competitiva; infine, vi è quello laziale - romano che sta cercando una propria dimensione competitiva, ma che è ancora troppo dipendente dal ruolo di capitale di Roma. La Liguria, la Toscana e il Lazio, nonostante siano caratterizzate da dinamiche socio-economiche piuttosto diverse, condividono le medesime difficoltà nel trovare il proprio ruolo all'interno della dorsale mediterranea e, di conseguenza, in Europa. A differenza delle regioni spagnole e francesi, nessuna regione italiana pare essere particolarmente interessata alla costruzione dell'arco, e questo perché ritengono che esso non sia necessario per entrare in Europa, visto che la Lombardia e la pianura padana già svolgono, a tutti gli effetti, il ruolo di tramite e di ponte sia verso ilCentro-Nord sia verso l'Est europeo. Le ragioni del mancato decollo dell'arco latino mediterraneo come spazio di relazioni privilegiate e come dorsale di riequilibrio sono molteplici. In primo luogo, si deve sottolineare ancora una volta la difficoltà che hanno regioni tanto diverse, in termini di modelli di sviluppo, a trovare un terreno d'interesse comune sul quale cooperare o interagire anche solo al fine di richiamare l'attenzione e gli aiuti finanziari della Ue. Le regioni dell'arco latino mediterraneo tendono a sviluppare relazioni di competizione più che di cooperazione, e non sono quindi in grado né di proporsi come promotrici di progetti condivisi né di elaborare una strategia orientata verso il Mediterraneo. Oltre all'incapacità di elaborare politiche che travalichino l'orizzonte locale si rileva una scarsa propensione ad assumere un ruolo attivo e prepositivo all'interno di programmi comunitari e internazionali.
Se da un lato sono evidenti le contraddizioni interne alle diverse regioni della dorsale nel costruire strategie di sviluppo e identificazione comuni, dall'altro non si può tacere che l'Europa del Centro-Nord appare molto più interessata ad aprirsi verso est che non verso sud. Le stesse regioni che dovrebbero fungere da "cerniera" tra arco mediterraneo e dorsale renana sembrano più propense a far diventare il Sud una loro area di influenza mantenendolo in una condizione di dipendenza, piuttosto che proporsi come organizzatrici di uno spazio di sviluppo alternativo. Attualmente l'arco latino mediterraneo è in una fase critica: esso continua a rappresentare l'occasione per un riequilibrio dell'Europa e per lo sviluppo del Mediterraneo nel suo complesso, ma allo stesso tempo è minacciato dall'apertura verso l'Est europeo che, rafforzando la centralità della dorsale renana, lascia intravedere possibili rischi di.marginalizzazione dei territori sud-occidentali. Per evitare o ridurre questi rischi e per favorire l'integrazione di questa macroregione, la Commissione europea sottolinea la necessità di affrontare, con politiche e interventi adeguati a livello sia nazionale sia comunitario, alcune questioni irrisolte, come quelle relative al potenziamento delle infrastrutture di trasporto e di comunicazione, alla riduzione delle disparità dei livelli di sviluppo, alla tutela dell'ambiente e all'incentivazione di alleanze interregionali. La soluzione di questi problemi è da collocare in una prospettiva a medio - lungo termine, anche se è necessario sottolineare che forse i tempi saranno brevi se le città e le regioni sapranno sfruttare le opportunità offerte dai programmi di cooperazione (comunitari e internazionali) e dalle reti già esistenti per iniziare a sviluppare rapporti di collaborazione e sinergie.
CAPITOLO TREDICESIMO
L'EUROPA
DELLE RETI
Roger Brunet
L'idea di rete è antica, ma le reti sono attualmente un tema di moda in geografia. Spesso il concetto di rete viene contrapposto a quello di area o di territorio,