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GLI STRUMENTI DELLE POLITICHE AMBIENTALI cap.7
Principali ambiti di applicazione:
- trasporti
- energia
- agricoltura
- industria
- infrastrutture
Obiettivi:
- controllo diverse forme di inquinamento
- tutela di particolari aree ed ecosistemi
- prevenzione e risposta a danni ambientali
Definizione e nascita delle politiche ambientali nascita si fa risalire agli anni ’60, crescita
esponenziale normativa ambientale, soprattutto focus su processi di produzione, emissioni e rischi derivanti
da essi.
Il dilemma delle politiche ambientali
- Di breve periodo (tattiche, di I generazione cioè orientate alla depurazione a valle
) volte al recupero e al ripristino
dei processi e caratterizzate da approcci settoriali
- Di medio – lungo periodo (strategiche, II-III generazione orientate al recupero,
ripristino e prevenzione, sforzo di realizzare una forte integrazione delle diverse politiche settoriali
) mantenimento, miglioramento, prevenzione
per l’ambiente
Politiche di risanamento dell’ambiente – strategie di intervento
3 strategie di intervento (perseguibili con diversi strumenti):
1. Processo riproduttivo e di consumo: trattare scarti indesiderati così da renderli più facilmente
assorbibili
2. Recupero o riciclo a valle dei processi di consumo degli scarti: minimizzare emissioni nocive e
spreco di risorse. Recupero materiali di scarto, recupero e riciclo sostanze utilizzate nel corso delle
lavorazioni
3. Modifica dei processi produttivi e/o dei prodotti: politica di carattere preventivo
Le diverse strategie di intervento possono essere perseguite mediante il ricorso a strumenti differenti.
3 famiglie di strumenti:
1. Strumenti regolativi
2. Strumenti economici
3. Strumenti volontari
Regolativi ed economici cercano di rispondere al principio polluters pays principle cioè l’inquinatore deve
sostenere le spese relative all’adozione delle misure che l’autorità pubblica ritiene necessarie.
1.STRUMENTI REGOLATIVI
command and control:
Sono anche chiamati
- Command: norme, regole, standard
- Control: accertamento, monitoraggio
Rappresentano la forma più tradizionale di strumento per la salvaguardia
dell’ambiente. Base delle politiche ambientali nelle economie industriali di tipo misto.
4 tipologie di strumenti regolativi:
- Norme di emissione stabiliscono indici di qualità da rispettare
- Norme di qualità regolamentare qualità ambientale di un determinato corpo ricettore a
(es. concentrazione
seguito di un’emissione; sovente accoppiato a standard di emissione
massima inquinanti nei corsi d’acqua)
- Standard di processo si richiede che il processo produttivo sia svolto rispettando
determinati requisiti; strumento importante per incentivare utilizzo di tecnologie pulite o per stabilire
rispetto di norme di sicurezza
- Norme di prodotto disciplinano caratteristiche di determinati prodotti o beni x favorire
(es. marmitta
produzione di prodotti più puliti, di maggior durata o a minor consumo energetico
catalitica)
Svantaggi:
- Difficoltà di gestire il controllo
- Poca flessibilità e adattabilità delle politiche (standardizzazione
dell’intervento) a contesti e scale differenti
Vantaggi: certezza e semplicità dell’intervento
2.STRUMENTI ECONOMICI
Sono volti alla modifica dei prezzi di mercato delle risorse dei beni e dei servizi per mezzo di azioni
governative che riguardano i costi di produzione e/o di consumo (es. Italia tassa su sacchetti di plastica).
Tipologie di strumenti economici:
- Incentivi
- Tasse
- Creazione di mercati artificiali
Incentivi: accordare finanziamenti o de-tassazioni alle imprese che utilizzano o
introducono tecnologie “pulite”. L’inquinatore riceve sovvenzioni per ridurre le
proprie emissioni al di sotto di certi livelli. Strumento fortemente criticato,
utilizzato solo nelle prime fasi di applicazione di una nuova norma ambientale.
Tasse: basate sul principio “chi inquina paga”. L’inquinatore deve pagare le
esternalità negative che provoca. Oltre a ridurre l’inquinamento, c’è anche
un effetto redistributivo che può finanziare altri progetti per la salvaguardia
dell’ambiente.
4 tipi:
- Tasse sulle emissioni si pagano in base alla quantità e alla qualità delle emissioni o
scarichi
- Tasse sui prodotti applicate per disincentivare prodotti che generano inquinamento nella
(es. sacchetti di plastica)
fase di produzione o di consumo
- Tasse o canoni per servizio reso tariffe percepite per il ritiro e il trattamento di scarichi
(es. tassa sui rifiuti)
e rifiuti in strutture collettive, pubbliche o private
- Tasse con deposito a rendere obbligatorie per legge, restituite solo in parte al
(es.
compratore. Imposte su imballaggi o prodotti che si desidera far restituire dopo l’uso
bottiglie, pile)
Mercati artificiali su cui poter scambiare diritti di emissione o di un mercato per materia di scarto e
rifiuti.
L’utilizzo di strumenti di mercato è un’idea che risale a fine anni ’70.
Creazione mercati artificiali fa leva sul meccanismo di scambio che determina prezzi di equilibrio in grado di
soddisfare tutti gli operatori.
3 principali tipi di mercati artificiali:
1. diritti di emissione negoziabili la risorsa per la quale viene creato un mercato è la
capacità di smaltimento che l’ambiente in cui vengono rigettati i rifiuti possiede in un determinato
periodo di tempo senza subire danni gravi
2. borse per le materie prime secondarie rifiuti beni economici a utilità negativa.
Occorre cioè pagare colui che ritira il bene
3. assicurazioni di responsabilità per prevenire danni derivanti da episodi di
inquinamento accidentale (es. Libro Bianco e Dir. 2004/25/CE)
Vantaggi:
- Strumenti flessibili e adattabili
- Producono un reddito
Svantaggi:
- Difficoltà di gestione
- Eticamente discutibili principio “chi inquina paga” non è etico.
3.STRUMENTI VOLONTARI
Volti alla prevenzione del danno ambientale, trovano fondamentale riferimento nel V programma di azione
ambientale UE. Strumenti proattivi volti cioè alla promozione di una nuova modalità di approccio
imprenditoriale all’ambiente, teso ad anticipare le norme per guadagnare vantaggio competitivo nei confronti
delle imprese che dovranno adeguarsi in seguito.
Bilanci ecologici introdotti anni ‘60
a) sistemi di gestione ambientale
b) certificazione di qualità ambientale di prodotto ecolabel
c) acquisti pubblici ecologici
d) accordi volontari
Principi ispiratori:
- Equilibrio tra attività umane, sviluppo e ambiente richiedono
ripartizione delle responsabilità chiaramente definita
- Da un approccio del non si deve si è passati ad uno del tipo agiamo
insieme
- Ciò presuppone un rafforzamento del dialogo con i settori produttivi
I pilastri dell’azione comunitaria
- Migliorare la gestione delle risorse per consentire
contemporaneamente il loro uso razione e miglioramento della
competitività
- Maggior ricorso all’informazione del consumatore, per favorirne scelte
più oculate
- Predisposizione di norme comunitarie per i processi di produzione e i
prodotti
a)I sistemi di gestione ambientale SGA
Sistema di gestione strutturato integrato con le attività di gestione complessive
che definisce la struttura e le responsabilità, le attività di pianificazione, le
procedure e le risorse per elaborare, implementare, conseguire, analizzare e
mantenere in maniera attiva la politica ambientale.
Hanno lo scopo di aiutare le organizzazioni a conseguire obiettivi ambientali ed
economici.
1.EMAS
EMAS: Environmental Management ad Audit Scheme
Obiettivi:
promuovere maggior efficienza ambientale nel settore industriale come segue:
- Soggetti attuatori devono stabilire ed implementare politiche,
obiettivi e programmi ambientali e sistemi di gestione ambientali efficaci
- Soggetti attuatori devono elaborare e distribuire informazioni
periodiche al pubblico sulle proprie performance ambientali
Caratteristiche generali:
Ricerca del miglioramento continuo delle “performance” ambientali;
La dichiarazione ambientale al pubblico è obbligatoria;
Il sistema deve rispettare la normativa ambientale;
Aperto inizialmente alle aziende industriali, ora esteso alle organizzazioni
in generale (quindi anche enti locali);
Utilizzo esterno del logo
Sistema di controllo gestito da autorità pubbliche (ISPRA);
2.Lo Standard ISO 14001
Sistema di Gestione Ambientale
Approvato agosto 1996 sullo schema delle ISO 9000 (standard per qualità
totale), è applicabile a tutti i tipi di “organizzazione”.
Certificazione da parte di enti indipendenti e neutrali, accreditati (ma privati).
Principali differenze EMAS vs ISO 14000
b)Le etichette ambientali
L’analisi del ciclo di vita è lo strumento che consente di avere info sulle performance ambientali di un
prodotto. L’obiettivo di qualsiasi tipo di etichetta ecologica è quello di incoraggiare la domanda per la
fornitura di prodotti che causano minori impatti ambientali. Tipo I: fattori premianti
eccellenza prestazioni
ambientali, funzionalità
prodotto e indipendenza del
sistema di controllo. (es.
ecolabel europeo)
Tipo II: autodichiarazioni dei
produttori su una specifica
caratteristiche del prodotto
(es. evidenziare percentuale
materiale riciclato presente)
Ecolabel
Marchio che premia i prodotti/servizi migliori dal pto di vista ambientale. È un
attestato di eccellenza. L’adesione è volontaria. cradle to grave
Criteri definiti secondo il principio “dalla culla alla tomba” =
26 tipi di prodotti hanno già i criteri per ottenere il marchio che garantirebbe
anche idoneità d’uso.
Finalità dei criteri
- Limitare consumo energia
- Limitare consumo acqua
- Limitare consumo sostanze chimiche
- Limitare produzione rifiuti
- Favorire uso energie rinnovabili e prodotti meno dannosi per l’ambiente
- Promuovere educazione ambientale
green public procurement
c)Gli acquisti pubblici ecologici o
green public procurement
Con si indica l’orientamento del settore pubblico
verso l’acquisto di prodotti caratterizzati da una minore pericolosità per la
salute umana e l’ambiente rispetto a prodotti o servizi concorrenti che
adempiono ai medesimi usi.
A cosa serve il GPP? Favorisce creazione di una massa critica per la creazione di
una domanda di prodotti ecologici. Aiuta in questo modo l