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Riassunto esame Geografia, prof. Ugolini, libro consigliato Geografia sociale, Errani Pag. 1
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1_ L’ABITAZIONE RISPECCHIA L’AMBIENTE E IL GENERE DI VITA

Cultura materiale e genere di vita

a) La cultura materiale è caratterizzata da costumanze e tecniche in gran parte

rispondenti alle condizioni ambientali. In sede geografica i fatti più espressivi sono

l’occupazione prevalente per procurarsi i mezzi di sussistenza ed il modo di

soddisfare gli altri bisogni essenziali, come il vestiario e l’abitazione. Nelle società

più semplici, la cultura materiale delinea uno specifico “genere di vita”: quello dei

pastori nomadi, ad esempio, è definito dal ritmo degli spostamenti in cerca di

pascoli, da abitazioni trasportabili quali le tende, dall’alimentazione a base di latte

fornito dalle mandrie. Il genere di vita si può definire come l’insieme delle pratiche

adottate da un gruppo umano per assicurare la propria sussistenza: e dunque

esprimere l’adattamento alla natura, secondo l’evoluzione delle tecniche e le scelte

economiche e sociali. Un genere di vita può estendere la sua area mediante la

dilatazione del gruppo che lo pratica o con la conquista di altri gruppi. Talvolta sono

singole conoscenze a passare dall’uno all’altro gruppo: si pensi alle piante giunte in

Europa dall’America; il cammello che a noi appare inseparabile al Sahara ma che in

realtà vi è stato importato tra il I e III secolo. Un genere di vita non è mai fisso,

definito una volta per tutte; rapidamente o lentamente si evolve attraverso

l’acquisizione di nuove tecniche, le modificazioni demografiche ecc.

Il concetto di genere di vita fu uno dei pilastri della geografia tradizionale.

Dopo le forme di attività per procurarsi il cibo, un elemento distintivo della cultura

materiale è la foggia del vestiario. L’abbigliamento prende inizio col coprire le parti

più delicate del corpo per protezione: il sentimento del pudore compare in una fase

successiva. Il rivestimento del corpo con erbe e fibre vegetali è sempre molto

parziale, si allarga con le pelli e diventa completo con i vari tipi di tessuto. La scelta

di questa o di quella fibra è legata da una parte alle possibilità offerte dall’ambiente

e dall’altra al tipo di cultura.

Il più importante elemento espressivo della cultura materiale, è senz’altro

l’abitazione, la quale rispecchia sia l’ambiente che il genere di vita.

Ripari e abitazioni precarie dei popoli raccoglitori e cacciatori

b) La forma di dimora più elementare è la grotta o caverna naturale in cui i trogloditi

cercavano riparo. Oggi non vi sono più abitatori stabili di caverne naturali ma

esistono ancora abitatori di caverne artificiali o camere ipogee, specie nei paesi

aridi laddove affiorano rocce abbastanza impermeabili e facili da scavare in forme

regolari.

Abitazioni in grotta si trovano tutt’ora nella Penisola Iberica.

Invece, le dimore seminterrate sono diffuse sia negli ambienti molto caldi e aridi, sia

in quelli freddi, specie nella fascia artica dalla Carelia alla Siberia ed alla

Groenlandia.

L’abitazione seminterrata ha la base scavata nel suolo: le pareti sono sopraelevate

sull’orlo dello scavo e sostengono il tetto. Essa realizza un buon isolamento

dall’ambiente, è difendibile e solida come l’abitazione sotterranea senza presentare

le limitazioni e le difficoltà costruttive di questa. Il materiale varia da zona a zona

secondo le disponibilità. La parte emergente dal suolo è spesso ricoperta da uno

strato di terra e si presenta come un’abitazione a tumulo. Queste costruzioni sono

economiche e proteggono bene dalle escursioni termiche.

Le dimore artificiali ottenute come semplici ripari sono le più precarie, essendo

costruite solo con frasche, rami e scorze d’albero. Questi ripari sono in uso ancora

oggi da alcuni gruppi umani che si ritengono depositari delle culture più arcaiche.

Sono gruppi erranti che praticano un’“economia di rapina”, nel senso che

consumano i beni che trovano senza curarne il rinnovamento.

Gli eschimesi abitano invece negli iglù. Sulla parte inferiore, più o meno interrata, i

blocchi di neve ghiacciata e compressa vengono sovrapposti in cerchi sempre più

stretti fino a formare una cupola emisferica.

I popoli raccoglitori e cacciatori devono percorrere in cerca di cibo uno spazio molto

vasto: vivono perciò in nuclei assai distanziati e, quando le risorse di una zona sono

esaurite, si spostano altrove. Questi gruppi umani, che pure presentano una

straordinaria capacità di adattamento all’ambiente, si vanno assottigliando sempre

più.

Le tende dei pastori nomadi

c) L’economia pastorale come base di vita è una caratteristica del Mondo Antico.

All’origine la pastorizia si è probabilmente sviluppata in modo autonomo ai margini

delle aree agricole.

In linea generale si possono distinguere tre principali tipi di tenda in stretto rapporto

con l’ambiente e le tradizioni culturali di tre grandi regioni di nomadismo: la tenda

turco-mongola dei pastori cavalieri dell’Asia Centrale, che allevano ovini (ha la base

circolare); la tenda araba dei pastori seminomadi dell’Asia di sud-ovest e del

Nordafrica, che in un clima caldo e arido allevano ovini, caprini, cammelli (ha la

base quadrangolare col tetto a due o più spioventi: la copertura è tessuta con lana

di pecora e pelo di cammello. Queste tende si possono dividere in due o tre vani);

infine la tenda conica dei seminomadi boreali, allevatori di renne (tenda conica con

copertura di pelli).

Le capanne degli agricoltori sedentari

d) Il salto dalla raccolta di frutti spontanei all’attività agricola è una tappa

fondamentale. Non solo la coltivazione delle piante alimentari ha significato la

conquista della vita sedentaria, ma ha reso anche possibile l’accumulo di

eccedenze per mantenere uomini non impegnati nella produzione di alimenti:

artigiani, commercianti, sacerdoti.

Circa 10.000 anni fa è comparsa la coltivazione delle piante e successivamente

l’addomesticamento degli animali ad opera di popolazioni diverse in tre zone tra

loro lontane e quindi in modo indipendente l’una dall’altra. Le prime piante

“addomesticate” furono alcune varietà molto primitive di farro e di orzo, poi diversi

tipi di legumi, infine il grano. In campo agricolo il primo strumento fu la zappa, che

nella forma originaria consisteva in una selce tagliente legata all’estremità di un

manico di legno. Un decisivo progresso venne poi dall’aratro. È ancora in

discussione la forma originaria della prima dimora costruita dall’uomo, in particolare

se fosse una capanna a pianta circolare o ad angoli. Non v’è dubbio che le capanne

circolari in molti casi sono costruite con materiali più leggeri ed esigono minor

manodopera per la costruzione. Ed è anche vero che dalle capanne a base

quadrangolare si arriva alle vere “case” di pietra, legno, laterizi.

Esistono numerosi tipi di capanne in rapporto alla diversità dell’ambiente in cui sono

inserite ed alla “cultura” dei gruppi che le costruiscono; una distinzione ulteriore

riguarda le funzioni cui sono destinate. Il tipo più semplice è la capanna conica,

costituita da un’armatura di rami e paletti confitti a cerchio nel suolo e convergenti

alla cima: lo scheletro è rivestito di ramaglie o di cortecce.

Relativamente più comoda è la capanna ad alveare, base rotonda nella quale i

paletti delle pareti vengono incurvati alla sommità fino ad incrociarsi gli uni con gli

altri formando una cupola emisferica. La copertura garantisce una buona

impermeabilità. Simile a questa capanna è quella a cupola, che però ha i rami che

formano ciascuno un arco completo avendo le due estremità infisse nel terreno. Più

complessa dei tipi a volta e ad alveare è la capanna cilindro-conica che ha il tetto

conico distinto dalla parete perimetrale cilindrica.

La capanna a pianta quadrangolare è ancora più complessa delle capanne

cilindrico-coniche ed offre il vantaggio di una facile suddivisione in vani: dalle

varietà in cui si presenta derivano la casa di tronchi d’albero, quella di pietra o in

muratura con tetto a terrazza o a spioventi.

Il tipo più semplice è la capanna rettangolare a botte: i pali e i rami delle due pareti

lunghe vengono piegati all’interno fino a formare una volta a botte; poi anche i lati

brevi vengono coperti con frasche, cortecce ecc.

2_ LA CASA, ABITAZIONE DUREVOLE

Materiali da costruzione

a) In origine la casa fu monocellulare e soltanto in seguito si prestò a suddivisioni

interne specialmente nella forma a base quadrangolare, mentre quella a base

circolare è sempre difficile da suddividere.

Il materiale di costruzione per le dimore stabili è generalmente quello disponibile sul

posto e rispecchia pertanto il condizionamento o suggerimento esercitato

dall’ambiente naturale; anche la forma dell’edificio esprime talvolta l’adattamento al

clima, suolo ecc.

Ma la struttura della casa risponde soprattutto alle funzioni cui è destinata ed ai

caratteri culturali degli uomini che l’abitano. Nelle aree ricche di boschi le case sono

generalmente di legno, e tendono a distanziarsi l’una dalle altre per il pericolo di

incendio.

Il connubio di legno e argilla appare diffuso soprattutto dove la disponibilità di

legname è limitata. L’argilla è facile da lavorare: la si può impastare con paglia e

pietrisco e squadrare in mattoni da seccare all’aria o da cuocere in fornace.

La pietra è un’altra materia fondamentale per le costruzioni. L’arenaria offre grandi

possibilità poiché è facilmente lavorabile, ma col tempo si va sgretolando: molto più

esteso è l’impiego del granito, dell’ardesia e degli scisti. L’uso della pietra locale fa

sì che le case quasi si confondano con il terreno, specialmente quando anche il

tetto è di lastre. La pietra è il materiale più adatto per le costruzioni monumentali.

Gli aspetti formali della casa

b) La forma della casa è da mettere in rapporto più con le funzioni da svolgere che

con le condizioni ambientali.

La casa riflette l’influenza degli elementi fisici: protezione contro il grande caldo o il

grande freddo con materiali e artefici idonei, adattamento del profilo in guisa da

“tagliare” i venti dominanti, difesa dalle eccessive precipitazioni con spioventi del

tetto molto inclinati, adeguamento della struttura alla morfologia del terreno con un

piano seminterrato nel pendio.

Il tetto, elemento distintiv

Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
79 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Elisa.Remedia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia sociale e culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Ugolini Monica.