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STATI UNITI

L'economia degli Stati Uniti d'America, già molto sviluppata sul finire dell'Ottocento, ha

cominciato a decollare davvero solo dopo la seconda guerra mondiale. Cresciuta a grandi passi

negli anni cinquanta e sessanta, a partire dal decennio successivo è andata incontro ad un certo

rallentamento anche a causa di un deficit commerciale con l'allora emergente Cina.

L'industria è uno dei settori in cui gli USA sono estremamente competitivi. La "manufacturing

belt" (la cintura manifatturiera), si estende in tutto il nord est, ma si sta espandendo anche verso

sud ed ovest. Le produzioni più importanti riguardano le automobili, i mezzi aerospaziali, i

prodotti chimici, farmaceutici e soprattutto derivati del petrolio, gli elettrodomestici,

l'elettronica, i prodotti alimentari, dell'alta moda e dell'abbigliamento sportivo, l'industria del

tabacco, i laterizi e le armi.

EUROPA

L'Europa è una delle zone più ricche del globo. Essa può essere geograficamente divisa in due

grandi zone: quella Occidentale, caratterizzata da economie fortissime e valori di sviluppo alti, e

quell'Orientale, in cui la ricchezza decresce verso Est, pur essendovi economie caratterizzate da

un forte tasso di crescita. Grazie alla sua varietà di luoghi e di storia, l'Europa ha tutti i settori

economici molto sviluppati: l'agricoltura, con il Bassopiano Sarmatico, il Bassopiano Francese,

la Pianura Padana, il Bassopiano Germanico e le pianure spagnole, l'industria, con le aree

di Parigi, Berlino, Milano, della Renania-Westfalia, Londra, Mosca, Istanbul (in parte in

territorio Asiatico), Barcellona e molte altre, e il settore terziario, in cui, oltre alle attività

finanziare, assicurative e bancarie, spicca il turismo.

ASIA

L’Asia orientale sta rapidamente diventando la più produttiva regione industriale del mondo. Il

Giappone è emerso quale seconda nazione manifatturiera in assoluto. Le tigri asiatiche è il nome

che è stato attribuito,verso la fine degli anni novanta, alla Corea del Sud, a Taiwan, a Singapore e a

Pur in assenza di quei requisiti

Hong Kong per via del loro ininterrotto sviluppo degli ultimi decenni.

fondamentali per il decollo industriale prive di capitali, le «tigri» fondarono la loro

espansione sulla crescita delle esportazioni, realizzata grazie ai bassi livelli salariali, alla

flessibilità di impiego della manodopera, a un apparato tecnologico e industriale relativamente

avanzato e alle politiche fiscali messe in atto dai rispettivi governi, attente tanto

ad attrarre gli investimenti delle multinazionali estere (soprattutto giapponesi) quanto a

favorire le esportazioni delle imprese locali.

Di recente si sono aggiunte altre “tigri industriali” quali la Malesia e la Thailandia e non si

esclude che in futuro il gruppo possa includere anche le Filippine, l’Indonesia e il Vietnam.

CAPITOLO 9

Anche uno sguardo superficiale al mondo contemporaneo mostra enormi contrasti riguardanti i

livelli di sviluppo economico. Tali variazioni sono la conseguenza degli strumenti e delle fonti

energetiche di cui ciascuna società dispone per le proprie attività economiche. Nel contempo

esse rispecchiano l’organizzazione sociale e i modelli di comportamento vigenti all’interno della

società stessa. Lo sviluppo, come concetto e processo, implica dei cambiamenti positivi nelle

condizioni di vita e di benessere per la società che ne è investita. In base al livello di sviluppo di

un Paese vengono usati i seguenti termini: sviluppato, in via di sviluppo, sottosviluppato, meno

sviluppato, Terzo Mondo, Quarto Mondo ecc. Qualunque siano i termini impiegati, il disegno

complessivo dello sviluppo mondiale appare chiaro: i Paesi avanzati e relativamente ricchi del

centro economico sono quelli europei e nordamericani, nonché Giappone, Australia e Nuova

Zelanda, oltre ad un piccolo numero di nazioni di recente industrializzazione, quali Taiwan, la

Corea del Sud, Singapore ecc. il resto è considerato in via di sviluppo. Per aiutarci a identificare

la posizione relativa di una singola nazione è disponibile una varietà di dati comparativi

la parità di potere d’acquisto

economici e non:il prodotto interno lordo (PIL) e (PPA).

Il prodotto interno lordo è il valore totale dei beni e servizi prodotti in un Paese nel corso di un

anno.

parità di potere d’acquisto

La è un indice monetario che tiene conto di che cosa il denaro

riesca effettivamente ad acquistare in ogni Stato e si basa sull’idea che un identico paniere di

beni commerciali dovrebbe avere lo stesso costo in tutti i Paesi.

Il consumo pro capite di forniture commerciali di energia rivela l’immenso gap tecnologico tra

gli Stati più o meno sviluppati.

Il termine gap indica il divario nello sviluppo tecnologico di aree geografiche o politiche

diverse (in genere Europa e Stati Uniti d’America).

I Paese economicamente più avanzati hanno sviluppato la propria la propria potenza economica

attraverso l’impiego di energia a buon mercato. La produzione su larga scala permette, infatti, di

ottenere un costo per unità molto contenuto. I Paesi economicamente meno avanzati, che non

hanno la possibilità di effettuare gli investimenti necessari o che sono privi di risorse

energetiche interne, soddisfano il proprio fabbisogno attraverso l’utilizzo dell’energia animata o

di combustibili sempre meno disponibili.

Il prezzo del sottosviluppo è la malnutrizione. Sebbene la correlazione non sia esatta i Paesi che

registrano un apporto medio calorico inferiore al fabbisogno giornaliero (Fao 2350cl) sono

anche i Paesi che risultano poveri secondo tutti gli indicatori economici di sviluppo. Nel Terzo

Mondo il 30% dei bambini sotto i cinque anni è sottopeso, nell’Asia meridionale questo dato

sale al 49%. Ancora oggi molti Paesi scarseggiano nei livelli d’istruzione, nei servizi pubblici e

nella sanità. Nel 2000 secondo le Nazioni Unite il 44% nella popolazione mondiale non aveva

accesso alle misure igieniche basilari. I Paesi a basso reddito sono, inoltre, colpiti

dall’espandersi della malaria, della tubercolosi e dell’AIDS.

CAPITOLO 10

Nel 2004 19 metropoli hanno registrato una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti,

guadagnandosi il titolo di megacittà. Nel 1900 non esistevano centri di dimensioni analoghe. Ne

consegue che il notevole aumento della popolazione mondiale nel corso dei secoli ha implicato

un forte incremento anche della componente urbana: quest’ultima, infatti, è passata dal 2% nel

1800 a oltre il 48% nel 2004. La percentuale di popolazione urbana è cresciuta ovunque in

misura rilevante, poiché il fenomeno dell’urbanizzazione si è diffuso a tutte le aree del globo.

L’entità della crescita urbana varia da continente a continente e da regione a regione, ma quasi

tutti i Paesi evidenziano due elementi comuni: la percentuale di persone che abitano in città è in

aumento e le dimensioni della città tendono a crescere. Secondo le Nazioni Unite entro il 2030

si raggiungerà la quota del 60% della popolazione mondiale nelle maggiori città. La crescita

urbana avverrà in prevalenza nei Paesi a basso e medio reddito; ma anche in quelli a reddito

– –

elevato dove i tassi di crescita della popolazione sono bassi o negativi si registrerà

un’espansione legata all’afflusso di emigranti internazionali alla ricerca di opportunità per

migliorare le proprie condizioni.

Con il termine megacittà ci si riferisce ad aggregazioni urbane che superano i 10 milioni di

abitanti. Il termine fu coniato negli anni Settanta del secolo scorso dalle Nazioni Unite. Quando

importanti complessi metropolitani separati, qualunque sia la loro dimensione, si espandono

lungo le strutture di trasporto da cui sono collegati, è possibile che alla fine si incontrino e si

uniscano in corrispondenza dei rispettivi margini esterni, creando le ampie regioni

metropolitane o conurbazioni. Il termine megalopoli designa la principale conurbazione

presente in Nordamerica, una fascia urbana quasi continua che si estende da nord di Boston

(Maine meridionale) fino a sud di Washington D.C. (Virginia meridionale). Al di fuori del

Nordamerica gli esempio di conurbazioni sono numerosi e in aumento, presenti ancora in

prevalenza nelle aree più industrializzate dell’Europa, come Parigi e Londra, e dell’Asia

orientale, come Tokyo, ma in via di diffusione anche in altre regioni del mondo, dove aggregati

urbani e megacittà sono comparsi in Paesi in via di sviluppo ancora principalmente rurali dal

punto di vista residenziale.

Le radici delle principali città moderne risalgono ad aggregazioni di case che hanno

rappresentato ovunque la regola nella costituzione di un insediamento urbano. L’uomo, infatti,

ha un istinto che lo induce a socializzare e cooperare. Le culture primitive avevano carattere

comunitario al fine di garantire la protezione, la collaborazione nell’affrontare gli sforzi, la

condivisione dei compiti in base all’età e al sesso, e per svariate altre ragioni psicologiche e

sociali. Abitare in comune divenne la regola quasi universale con l’avvento dell’agricoltura

stanziale, ovunque quest’ultima si sviluppasse, e il villaggio diventò la struttura tipica in cui era

L’intensità di uso del terreno agricolo, la densità di popolazione, il

organizzata la società umana.

grado di complessità e specializzazione della vita e dei sistemi di sopravvivenza, così come la

comparsa di nuove funzioni diverse da quella puramente residenziale, avevano ripercussioni su

dimensioni, distribuzione, forma esterna e struttura interna degli insediamenti.

Gli insediamenti rurali nei Paesi in via di sviluppo sono spesso considerati espressione di

sistemi economici di sussistenza, in cui le culture basate sull’agricoltura e sulla pesca portano a

produrre solo quanto le singole famiglie che vi appartengono sono in grado di consumare.

Le città sono uno dei più antichi segni della civiltà. Risalenti a 6000 anni fa o più, ebbero

origine (o si diffusero) a partire da focolai culturali da cui si svilupparono le prime forme di

agricoltura stanziale. In primo luogo, ogni città svolge determinate funzioni, ha una base

economica, da cui ricava il reddito necessario per sostentare se stessa e i suoi abitanti. In

secondo luogo, nessuna città esiste nel vuoto, bensì appartiene a una società e a un sistema

economico più ampi, con i quali ha legami reciproci essenziali. In terzo luogo, ogni unità urbana

presenta una disposizione interna per quanto concerne usi del territorio, gruppi sociali e funzioni

– –

economiche. Infi

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Publisher
A.A. 2013-2014
33 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Antonella* di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof De Spuches Giulia.