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La deforestazione e le sue cause
Oggi le foreste ricoprono circa il 25% della terra emersa (la metà di 8000 anni fa) e le maggiori perdite si hanno nella fascia intertropicale. Il commercio del legname non è l'unica causa, infatti il prelievo di legname per usi domestici e il disboscamento per scopi agricoli e di allevamento (che in realtà determinano scarsi risultati) è un'altra causa. Un'importante causa va cercata nella crescente domanda di prodotti derivati dal legno nei paesi industrializzati come compensato, pasta di legno, carta. Altre cause sono i piani di colonizzazione governativi: i governi usano le foreste per evitare il sovraffollamento nelle aree urbane, finanziando così programmi di insediamento in aree forestali (determina scarsità di terreno: gli agricoltori si spostano nelle foreste e praticano il "taglia e brucia"). La distruzione delle foreste tropicali inizia con la costruzione di strade, un esempio è quella trans amazzonica. Dopo
averacquistato vaste superfici di foresta vergine a pochi dollari perettaro, gli speculatori tagliano gli alberi e cospargono di defoliante ilresto della foresta, che così è facile preda degli incendi. (Bolivia: icoltivatori di caucciù; Chico Mendez). Conseguenze: ne conseguel’alterazione del ciclo dell'acqua e del clima (le foreste assorbonopiù calore del terreno nudo, immagazzinano l'anidride carbonica);perdita di biodiversità (estinzione di migliaia di specie e varietà dipiante e animali); scomparsa delle popolazioni tribali; Rimedi: - Un modo di iniziare potrebbe essere la cancellazione dei debiti deipaesi tropicali; - Incoraggiare in tutto il mondo programmi dirimboschimento; - Certificazione ecologica del legno; - Promuovere ilcommercio di prodotti non forestali come il caucciù, il rattan; - Pagare gli stati del Terzo Mondo per esplorare le loro risorse ai fini disfruttamento). Desertificazione ed erosione del suolo Le ricercheLe prove climatologiche dimostrano che c'è un incremento dei periodi di aridità e di siccità. L'influenza umana svolge un ruolo di primo piano nella desertificazione a causa dello sfruttamento intensivo dei terreni e delle risorse idriche, dell'abbattimento delle foreste, la messa a coltura delle terre semiaride. La crescita demografica, l'aumento delle greggi e l'iperpascolamento che ne deriva esercitano un'azione catastrofica sulla vegetazione erbacea e legnosa. Le erbe spinose trascurate dagli animali invadono a poco a poco i pascoli, riducendone la produttività. Il degrado della vegetazione riduce la capacità del suolo di assorbire acqua e quindi favorisce il ruscellamento che causa l'erosione. La situazione è particolarmente drammatica in Africa, ma ci sono vaste zone inaridite in Asia, in America meridionale e settentrionale e nel Mediterraneo. Un'altra causa è la povertà che spinge le
popolazione strappare alla terra tutto il possibile per nutrire e riscaldare le proprie famiglie. Gli agricoltori del Niger affermano che "la terra è stanca", e ciò dimostra la condizione "sofferente" della terra. Nelle regioni aride sottoposte ad irrigazione è frequente il fenomeno della salinizzazione a causa di un eccesso di irrigazione. L'umidità evapora e si lascia alle spalle uno strato di sale sul suolo. Circa metà delle aree è situata in India e nel Pakistan. Provvedimenti: La Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione si prefigge di affrontare i problemi della desertificazione particolarmente in Africa non limitandosi agli aspetti ambientali e agro-forestali, ma dando grande enfasi alla crescita della capacità di pianificazione e di intervento sia a livello nazionale che a livello locale.
Energia per un futuro sostenibile: I residui organici di centinaia di milioni di anni fa
produssero iCombustibili fossili (petrolio, carbone, gas naturale). Essi forniscono il 75% dell'energia oggi necessaria all'umanità. Le odierne fonti primarie comprendono, altre ai combustibili fossili, anche l'energia nucleare, ma sono tutte fonti non rinnovabili. Sono fonti rinnovabili le biomasse, l'energia eolica, quella solare, idroelettrica, geotermica, fornita dalle maree. La domanda e il consumo di energia è cresciuto e continuerà a crescere ad un tasso annuo del 2% ma la distribuzione è assai ineguale nel mondo (nei paesi sviluppati il consumo è 10 volte di più delle regioni in via di sviluppo). I Combustibili fossili sono destinati ad esaurirsi (petrolio: abbiamo consumato metà delle riserve; declino dopo il 2010; gas e metano: ci basterà fino alla fine del secolo) ma dobbiamo abbandonare il consumo dei combustibili fossili per vari motivi: contengono carbonio e nell'impiego e nell'uso liberano altri
gas responsabili dell'effetto serra per cui ne deriva il riscaldamento della terra. Inoltre la combustione di carbone e petrolio produce monossido di carbonio e polveri che causano tumori e malattie polmonari. Gli ossidi di azoto e di zolfo producono smog urbano e piogge acide. Gli sversamenti di petrolio, l'estrazione del carbone liberano materiali tossici che inquinano le acque (distruzione di ecosistemi). L'energia nucleare ha trovato largo impiego perché è stata propagandata come energia pulita, infinita e quasi gratuita presenta grossi problemi legati alla sicurezza e alla localizzazione degli impianti, allo smaltimento delle scorie, ai traffici illegali per usi terroristici (plutonio). I 434 reattori forniscono il 16% del fabbisogno mondiale. Ma dopo eventi catastrofici come quello del 1986 a Chernobyl, alcuni paesi hanno deciso di uscire dal nucleare o hanno limitato gli impianti. Rimedi: Il passaggio verso un'economia a minore intensità energetica.
E basata sui servizi ha abbassato i consumi energetici delle nazioni industrializzate. Alternative: le fonti energetiche rinnovabili corrispondono attualmente al 2% dell'energia mondiale prodotta. Lo sviluppo più spettacolare è stato quello dell'energia eolica grazie anche all'appoggio dei governi. Gli impianti più recenti sono stati costruiti in Europa e India e sono dotati di pale in fibra di vetro lunghe fino a 40 metri. Anche le celle solari fotovoltaiche, che trasformano la luce solare in elettricità, hanno registrato una notevole crescita di mercato. Sono utilizzate dove non c'è la possibilità di impiantare reti di distribuzione elettriche. Si sperimenta il passaggio da dispositivi autonomi ad applicazioni collegate alla rete elettrica. Energia idroelettrica: ci sono grandi potenzialità nel Terzo Mondo ma c'è il problema delle dighe che potrebbero erodere il suolo. Tutti i paesi intorno alla faglia del Pacifico.
dell'Africa orientale e del Mediterraneo sono in grado di affidarsi all'energia geotermica che utilizza il calore presente sotto la superficie terrestre, viene prelevata acqua calda. Le biomasse comprendono una vasta gamma di prodotti (legno, residui agricoli). Esse sono molto usate nei paesi in via di sviluppo ma c'è il rischio di disboscamento. I biocombustibili sono combustibili ricavati dalle biomasse e possono sostituire i combustibili fossili per riscaldare, generare energia elettrica, essere mescolati alle benzine. Sfruttamento delle maree. Bisogna sfruttare le ricerche nel campo dell'elettronica, della chimica, della scienza dei materiali. La tecnologia che potrebbe determinare le maggiori trasformazioni del sistema energetico è quella delle celle a combustibile: combinano idrogeno ed ossigeno per produrre acqua ed elettricità ed emettono vapore acqueo! Sono alimentate a gas naturale ma potrebbero essere alimentate un giorno a solo idrogeno (el'hydrogen sarà il nuovo petrolio). Si stanno già usando in autobus, ospedali, basi militari. Per accelerare la transizione verso e oltre i combustibili fossili a basso contenuto di carbonio bisogna abolire i sussidi e imporre le carbon tax. Il governo mondiale dell'ambiente Oltre alla dichiarazione di Rio e all'Agenda 21 (piano d'azione che prevedeva la salvaguardia dell'agricoltura, la salvaguardia ambientale, la lotta contro la povertà, la riduzione degli sprechi, sono seguiti molti accordi internazionali ma non specificavano gli obiettivi e le scadenze precise. Mancano gli organi esecutivi con poteri sanzionatori. Ciò nonostante alcune convenzioni hanno conseguito positivi risultati come il Protocollo di Montreal (diminuzione di CFC) e la Convenzione CITES contro il commercio di specie selvatiche a rischio di estinzione (avorio). Nell'ambito della convenzione sul cambiamento climatico degno di nota è il protocollo di Kyoto chestabilisce limiti vincolanti per l'emissione di carbonio. Nell'ambito della convenzione sulla biodiversità il risultato più concreto è stato raggiunto dal protocollo di Cartagena che intende disciplinare il commercio internazionale dei prodotti geneticamente modificati attraverso un sistema chiamato consenso informato, cioè i paesi importatori devono essere informati ed esprimere il proprio consenso. Questo ed altri trattati sono in contrasto con le norme del WTO, volte a rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione dei beni. Il WTO richiede agli stati un sistema di tutela dei diritti di brevetto, mentre la convenzione di Cartagena afferma che qualunque beneficio derivante dalla manipolazione e commercializzazione di specie vegetali o prodotti farmaceutici legati alla conoscenza locale debba essere condiviso con gli agricoltori e con le comunità indigene (disapplicazione del principio di precauzione). Nel 1982 nasce la Convenzione UNCLOS (legge
sulmare): le risorse collocate entro 200 miglia nautiche ricadono sotto la giurisdizione dello stato costiero che ha diritto di sfruttamento esclusivo dietro obbligo di proteggere l'ambiente ma i problemi sono irrisolti a causa dell'eccesso di pesca e della perdita di specie (squali). I danni dell'acquacoltura: gli allevamenti stanno causando la sparizione degli ecosistemi a mangrovie. Nel 1972 venne stipulata la Convenzione di Londra che proibisce lo scarico in mare di rifiuti tossici e radioattivi. Nel 1973 venne stipulata la Convenzione MARPOL che limita lo scarico in mare di petrolio, rifiuti, prodotti tossici ma tuttora si verificano molti incidenti seri in cui grandi quantità di petrolio finiscono in mare. E' da notare anche il comportamento irresponsabile delle navi da crociera. Nel 1989 diversi paesi hanno adottato la Convenzione di Basilea per limitare lo scarico di rifiuti pericolosi nel Terzo