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CLASSIFICAZIONE DELLE FRANE

I sistemi di classificazione delle frane sono diversi a seconda dei fattori considerati. Se si prendono in esame i tipi di movimento e le caratteristiche delle rocce che vanno a formare la massa litoide in movimento, si possono distinguere quattro tipi principali di frane:

  1. Frane di crollo: questa tipologia di frana interessa pareti verticali dove abbiano preventivamente agito il "crioclastismo" (cioè la frammentazione delle rocce a causa del gelo-disgelo) o altri processi elementari di alterazione. Il movimento della massa litoide avviene prevalentemente in caduta libera, impattando infine ai piedi della parete e provocando così un'ulteriore disgregazione dei frammenti che si distribuiscono poi lungo il versante anche ad elevata velocità. La disposizione dei frammenti avviene con "selezione dimensionale" operata dalla "gravità"; i frammenti di dimensioni maggiori compiono quindi percorsi più lunghi e si...

Dispongono ai margini inferiori dell'accumulo di frana. Questo tipo di frane è assai comune e diffuso in tutte le regioni montuose, dove si ritrovano, infatti, ai piedi delle pareti rocciose grandi coni detritici; questi accumuli costituiscono un potenziale pericolo per i sempre più numerosi fruitori della montagna, turisti, alpinisti ed escursionisti.

Di ribaltamento, strati rocciosi verticali che vedono l'ampliarsi delle fratture e ad un certo punto si ha la caduta di uno strato con una rotazione, come la pagina di un libro. Questo tipo di movimento di versante è spiegabile attraverso una rotazione attorno ad un punto ubicato sotto il baricentro della massa litoide che ruota, e si ribalta, ricadendo infine ai piedi del versante con un crollo. Questo meccanismo di frana avviene su versanti costituiti da rocce con una stratificazione o con una fratturazione verticale. Quindi osservando gli strati rocciosi è possibile prevederlo.

Di scivolamento, abbiamo una...

situazione• generalmente a franapoggio con degli strati che emergono nella stessa direzione del versante, quindi in presenza di piogge abbondante e comunque inevitabilmente, gli stati si muovono verso valle, scivolando. in questo caso il movimento avviene lungo superfici ben definite come ad esempio le discontinuità strutturali (come stratificazioni di diverse litologie, magari con strati argillosi intermedi che agiscono da lubrificante, o piani di faglia). Un esempio famoso di frana di scivolamento, in Italia, è quella del 1963 del Vajont (Valle del Piave), dove una porzione del Monte Toc scivolò nell'invaso artificiale ai piedi del versante provocando la fuoriuscita di un'onda d'acqua che scavalcò la diga e colpì l'abitato di Longarone che venne completamente spazzato via con 2000 dei suoi abitanti.

di colamento, flusso di materiale che fluisce come un fluido da monte verso valle. Possono riguardare i movimenti in colata sia di masse

Le colate di terra sono movimenti di massa che si verificano su pendii rocciosi o su terreni con materiali sciolti. Questi movimenti sono causati dall'assorbimento di acqua da parte di masse argillose, che si comportano come fluidi viscosi e si incanalano e fluiscono verso valle. Le colate di terra presentano una forma stretta e allungata (area di trasporto) con lobi in testata (area di svuotamento) e al piede (area di accumulo).

Un fenomeno simile è lo smottamento, che si riferisce a movimenti di rocce argillose che causano frane di dimensioni ridotte e coinvolgono solo la copertura superficiale del pendio. Si tratta di un fenomeno franoso di piccole dimensioni, al di fuori delle quattro categorie sopra elencate.

Un altro fenomeno comune in ambiente alpino sono le debris flow o colate detritiche.

realtà non si tratta di frane insenso stretto ma di movimenti di versante implicanti il trasporto di detrito ad operadell'acqua sotto forma di torrenti molto densi. Flussi detritici di materiale roccioso,ghiaioso, quindi sciolto, che si mette in movimento in maniera concentrata e fluiscelungo i versanti formando dei solchi, in occasioni delle forti piogge. Ha uncomportamento che è una via di mezzo tra una frana e l'azione di un torrente. Se iltorrente presenta più detriti che acqua trasportata posso parlare di debris flow, se ildetrito è molto fine parlerò di mud flow (flussi di fango). CAUSE DI DISSESTI fattori climatici. Le piogge svolgono un ruolo determinante nell'innesco dei fenomeni franosi, soprattutto nei climi dove si alternano lunghe stagioni secche a periodi di intensa e/o prolungata piovosità. Ciò può comportare sia variazioni di portata della rete drenante superficiale con incrementi delle azioni.

erosione, sia innalzamenti delle superfici libere delle falde acquifere sotterranee, con effetti particolarmente negativi, soprattutto quando le falde sono prossime alla superficie topografica.

fattori vegetazionali. Una estesa copertura boschiva costituisce un naturale ostacolo all'azione erosiva degli agenti atmosferici. Quando la vegetazione è scarsa o assente il terreno è più soggetto a frane.

fattori idrogeologici. La permeabilità (velocità con cui l'acqua attraversa un corpo roccioso) delle formazioni rocciose condiziona il tipo di circolazione idrica superficiale e sotterranea; la circolazione delle acque sotterranee provoca delle pressioni ossia delle azioni di spinta verso l'alto riducendo le forze che si oppongono al movimento.

fattori idrologici come distribuzione dei corsi d'acqua lungo il versante. La distribuzione della rete drenante superficiale controlla le azioni erosive dell'acqua che possono provocare un

Aumento dell'acclività del versante con fenomeni di scalzamento al piede. Fattori geologico-strutturali. Le rocce possono presentarsi con delle strutture diverse. La presenza o meno di fratture, faglie, superfici di stratificazione, scistosità (orientazione degli strati di roccia dovuta all'effetto della pressione esercitata) e quant'altro possa costituire una superficie di debolezza della roccia svolge un controllo sulla dinamica del versante.

Altro fattore importantissimo che può favorire o meno i movimenti franosi è dato dal rapporto tra l'orientazione dell'inclinazione del versante e l'orientazione delle superfici di debolezza geologiche (giacitura degli strati, fratture, faglie ecc); strati rocciosi orizzontali portano alla creazione di pendi instabili, mentre strati inclinati nella stessa direzione del pendio, anche se con una minore angolazione, favoriscono l'instabilità del versante (che viene detto a franapoggio).

L'estrema fratturazione di un ammasso roccioso può portare ad una situazione di dissesto. Le faglie favoriscono il formarsi di frane.

I fattori geologico-tecnici, ovvero quelli misurabili in laboratorio mediante indagini accurate e specifiche per ogni litologia, ci danno indicazione delle resistenze alle sollecitazioni di taglio offerte dalle rocce agli sforzi direzionali.

I fattori antropici, ovvero legati all'azione degli uomini che per le loro esigenze impongono profonde modifiche delle aree montane provocando alterazioni improvvisi delle situazioni naturali raggiunte in tempi molto lunghi. Le azioni antropiche, siano esse attive quali gli scavi, gli appesantimenti dei versanti o i disboscamenti, siano esse passive, quali l'abbandono della montagna, svolgono un ruolo di accelerazione dei processi morfogenetici, provocando reazioni fino alla rapida alterazione degli equilibri naturali.

I fattori sismici, i terremoti possono essere la causa di innesco dei

fenomeni franosi, come è avvenuto per il terremoto del Friuli. PREVENZIONE Un primo intervento consiste nell'identificazioni delle frane attive o delle situazioni di rischio, dei versanti disboscati indiscriminatamente e sottoposti attualmente ad intensa erosione ed alterazione, un censimento degli edifici costruiti senza tenere conto della dinamica del versante e di conseguenza un bilancio delle situazioni sanabili tramite un rimboschimento, un'evacuazione o allontanando dalla zona franosale acque superficiali e sotterranee, che sono tra i principali fattori predisponenti, attraverso drenaggi e fossi di gronda. Inoltre le pareti rocciose instabili possono venire alleggerite, tramite il crollo artificiale dei blocchi pericolanti di maggiori dimensioni, o irrobustite con strutture di sostegno come gabbionate, reti metalliche o altro. Gli edifici o le strade che si trovino nelle immediate vicinanze di una frana attiva o attivabile possono venire protette con barriere paramassi e,nei casi più complessi o gravi, l'intero corpo franoso può venire monitorato in continuo per conoscere l'entità del movimento nel tempo ed nel caso questo subisca un'accelerazione, un sistema di allarme può permettere di applicare per tempo un piano di evacuazione efficace dell'area a rischio. In genere per questo tipo di monitoraggio si utilizzano capisaldi di misura nel corpo di frana monitorati in continuo con sistema GPS (=Global Positioning System) che permette di avere misure molto precise delle variazioni di posizione dei punti nelle tre direzioni dello spazio. Per la previsione degli eventi franosi e per la determinazione delle aree soggette a rischio si utilizzano infine anche modelli matematici basati sulle caratteristiche geomorfologiche e geologiche del rilievo e sull'andamento delle precipitazioni e delle portate fluviali. Questi modelli, una volta sviluppati, possono darci indicazioni su quanto velocemente possiamo raggiungere il

Punto di rottura e quindi l'innesco della frana. È evidente che il modello può darci indicazioni, ma non basiamo solo su questo l'incolumità delle persone che abitano il versante.

In Val Pola (Valdisotto) destava particolare timore un'antica frana: il 25 luglio 1987 compare una frattura nella montagna lunga 600 m. Gli abitati ubicati a valle sono già prudentemente evacuati. È una frana di scivolamento su di una superficie rocciosa; durante la caduta la massa rocciosa si spacca in centinaia di blocchi rocciosi con fango e detriti, che formano una valanga di roccia dagli effetti devastanti, talmente violenta che nel suo precipitare risale, come un'onda gigantesca, il versante opposto della vallata, ove distruggerà quasi completamente Morignone e S. Antonio Morignone e in parte Aquilone che non era stato evacuato. L'emergenza non era tuttavia finita. Infatti l'accumulo della frana a valle, impedendo al fiume di defluire, ha causato l'allagamento di ampie zone circostanti.

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Publisher
A.A. 2019-2020
90 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher _aliciotta99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia fisica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Diolaiuti Guglielmina Adele.