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Peculiarità del territorio provinciale nisseno
Il territorio provinciale nisseno presenta una prima peculiarità nella sua proiezione territoriale, si sviluppa infatti in posizione centrale rispetto all'intera Isola, da nord-ovest all'estremo lembo costiero di sud-est, da cui derivano difformità climatiche i cui effetti non hanno mancato di marcarne il paesaggio (l'ampia pianura di Gela, attraversata dal fiume omonimo, con suoli di grande fertilità, si contrappone infatti alle zolle aride dell'entroterra).
Tali difformità hanno contribuito alla disarticolazione del territorio e alla formazione di un tessuto sociale variegato: aristocratico all'interno (per il latifondo e all'attività estrattiva), mentre lungo la costa si rafforzava una classe imprenditoriale agraria e commerciale.
L'assetto infrastrutturale e viario dà una ulteriore conferma di questo sviluppo dualistico: al continuum conurbato tra il Capoluogo e la città di San Cataldo si...
Contrappone lungo la costa la città di Gela, in collegamento funzionale con i centri della Piana.
DINAMICHE DEMOGRAFICHE E ASSETTO SOCIALE
Si registra un sostanziale immobilismo demografico di tutti i comuni con l'eccezione di Gela. Il decennio compreso tra il 1961 ed il 1971 è caratterizzato dallo spopolamento, con flussi migratori di giovani in età da lavoro verso le regioni del Nord Italia. Tale fenomeno, mai sconfitto, ha ripreso vigore nel decennio 1991 - 2001, toccando quasi tutti i comuni nisseni, ad eccezione di Gela e Niscemi e di San Cataldo. Spostamenti di popolazione che concorrono alla formazione di una più estesa agglomerazione urbana con la vicina Caltanissetta.
Il Sistema Locale del Lavoro di Caltanissetta, con altri sette comuni (Delia, Marianopoli, Montedoro, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Serradifalco e Sommatino), e l'esistenza di rilevanti movimenti pendolari verso il Capoluogo confermano fenomeni di decentramento.
demografico. Negli ultimi quarant'anni il tasso di natalità di Caltanissetta è gradualmente diminuito, tanto da essere superato nei primi anni 2000, da quello della mortalità.
I PROCESSI SOCIO-ECONOMICI
Due aree assai diverse tra loro: quella settentrionale interna, nella quale il Capoluogo svolge una funzione dominante, e quella meridionale costiera, che gravita su Gela.
Nella prima spiccano commercio e servizi, che trovano nel Capoluogo il principale centro di riferimento, nella seconda risalta l'elevato apporto dell'agricoltura della Piana e del settore industriale di Gela.
Sul polo industriale gelese gravita l'occupazione di 5 comuni (Gela, Butera, Mazzarino, Niscemi e Riesi).
Alla fine degli anni '80, chiuso definitivamente il settore minerario, la città di Caltanissetta comincia ad acquisire la consapevolezza dei molteplici problemi del suo mancato sviluppo. Ma è soltanto alla fine degli anni '90 che si sviluppa nella
Laurea decentrati dell'Università di Catania e di Palermo.
LE ESPERIENZE DI SVILUPPO LOCALE
Dalla seconda metà degli anni '90 si registrano interventi "dal basso":
- Il Patto Territoriale di Caltanissetta
- Il Patto Territoriale per l'Agricoltura
- Il PIT 29 Biovalley.
Patto Territoriale di Caltanissetta, stipulato nel 1997, interessa i 12 comuni dell'area settentrionale della provincia che gravitano sul Capoluogo.
Gli investimenti produttivi sono concentrati prevalentemente nell'ambito del settore manifatturiero (86%): non mancano le iniziative promosse da imprenditori del Nord che hanno trovato conveniente effettuare trasferimenti tecnologici e di moduli organizzativi nel territorio di Caltanissetta.
Gli investimenti, sotto il profilo della localizzazione, sono concentrati nel comune di Caltanissetta, seguito a notevole distanza dal vicino comune di S. Cataldo: i due maggiori interventi di supporto alle iniziative imprenditoriali, sostenuti
Dal Consorzio ASI di Caltanissetta, riguardano l'ampliamento della Zona Industriale in contrada Calderaro e l'infrastrutturazione dell'area di S. Cataldo Scalo.
Nel complesso la strategia di sviluppo proposta nell'ambito del Patto Territoriale di Caltanissetta appare squilibrata in favore del settore industriale. Un'impostazione sbilanciata, che mira a risolvere le emergenze del presente, trascurando la necessità di porre le basi per la valorizzazione di altre componenti dell'economia locale, oltre a quella industriale, e di attivare forme di collegamento e di complementarietà intersettoriali.
Patto Territoriale per l'Agricoltura
Il stipulato nel 2001, coinvolge gran parte del territorio nisseno (20 dei 22 comuni della provincia).
Sono stati previsti interventi a favore dei comparti di maggior rilievo dell'agricoltura locale, vale a dire quelli sericolo-floricolo, orticolo-frutticolo, zootecnico e foraggiero, vitivinicolo, cerealicolo.
E olivicolo. Sono stati previsti inoltre sostegni allo sviluppo dell'agriturismo e per la salvaguardia dei prodotti tipici locali.
PIT 29 Biovalley
Il firmato il 21 giugno 2001 dai 18 comuni dell'area nord della provincia di Caltanissetta (Acquaviva Platani, Bompensiere, Caltanissetta, Campofranco, Delia, Marianopoli, Milena, Montedoro, Mussomeli, Resuttano, Riesi, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Serradifalco, Sommatino, Sutera, Vallelunga Pratameno, Villalba.
E' considerata come opportunità la disponibilità del territorio pressoché integro dal punto di vista ambientale, favorevole alla valorizzazione dell'agricoltura di qualità, dei beni culturali e del turismo.
Gli interventi sono stati rivolti alle infrastrutture (riqualificazione di edifici nel capoluogo e del parco minerario), alle azioni pubbliche (iniziative per la legalità e la sicurezza, attività di formazione nel campo dell'inserimento e del reinserimento
nel mercato del lavoro, dello sviluppo della competitività delle PMI e delle pari opportunità) e ai regimi di aiuto.CATANIA
PREMESSA
Catania è animata da processi economico-sociali e culturali complessi e articolati, rappresentando il baricentro di uno dei maggiori sistemi urbani e territoriali dell'Isola, il solo che mostri evidenti tendenze ad organizzarsi in forme metropolitane.
Il Capoluogo etneo è stato segnato sin dal secondo dopoguerra da una rilevante crescita della popolazione, alimentata da elevati tassi di natalità e da cospicui flussi di immigrazione, provenienti dal resto della Provincia e della Sicilia Centrale e Orientale.
Dopo oltre un ventennio di crescita ininterrotta cominciò a manifestarsi un graduale riflusso della popolazione residente a Catania verso i comuni etnei e quelli costieri settentrionali e lo slittamento dell'area urbanizzata al di fuori dei limiti comunali ("suburbanizzazione" diffusa prima e di
parziale "disurbanizzazione" poi). Un'estesa area urbanizzata contrastava con il modello polarizzato ancora dominante nel resto dell'Isola e in particolare nel Palermitano. Senza un sostanziale decentramento delle funzioni del capoluogo e di un parallelo sviluppo delle economie, ancora prevalentemente agricole e artigianali, dei comuni etnei minori, trasformati in centri dormitorio, la Conurbazione rimaneva eccessivamente monocentrica. Con l'unica eccezione ai confini occidentali di Catania, dei comuni di Misterbianco e Paternò, verso i quali, a partire dagli anni '70, cominciò a manifestarsi un processo spontaneo di rilocalizzazione delle attività produttive e commerciali. Tra la metà degli anni '60 e l'inizio degli anni '80 il decentramento demografico ha investito i comuni "di cui hanno spesso raddoppiato e in alcuni casi quadruplicato la loro popolazione, come prima corona", Gravina, Mascalucia,
San Gregorio di Catania, Sant'Agata Li Battiati, Tremestieri Etneo. Dalla metà degli anni '70 il processo si è esteso anche ai centri "di Belpasso, Nicolosi, Pedara, Trecastagni, Viagrande", con il risultato di dar vita ad una vasta Conurbazione. Nel contempo il comune di Catania subiva un primo vistoso arretramento della popolazione.
ASPETTO DEMOGRAFICO
I processi centrifughi e di depauperamento demografico del comune di Catania sono proseguiti nel corso di questi ultimi 25 anni. L'arretramento di Catania è stato accompagnato, tra l'inizio degli anni '80 e i primi anni 2000 da una sostanziale frenata nella crescita demografica di tutta la Conurbazione, che ha coinvolto in un primo tempo i comuni di e, successivamente, anche di quelli di prima corona seconda corona.
I dati ISTAT sull'epoca di costruzione degli edifici ad uso abitativo contribuiscono a confermare i più accentuati fenomeni di decentramento.
di Catania rispetto agli altri due maggiori capoluoghi siciliani. Il calo demografico del Capoluogo è stato di quasi 20 punti percentuali negli ultimi 23 anni; non si intravede nel breve periodo un vero e proprio fenomeno di "riurbanizzazione". Catania e in minor misura i comuni di stanno perdendo giovani in età da lavoro che lasciano la prima corona Sicilia in cerca di occupazione adeguata alla loro qualificazione. Il declino del tasso di natalità e la crescente emigrazione di popolazione in età da lavoro sono ad un tempo causa ed effetto di un costante invecchiamento della popolazione catanese e di un rialzo, tra il 1991 ed il 2001, dell'indice (al numeratore è indicata la popolazione non in età lavorativa e al denominatore la popolazione in età lavorativa). L'indice di dipendenza dei comuni di si mantiene di gran lunga al di sotto di quello del prima corona Capoluogo.
DALL'AREA METROPOLITANA ALLA
Nel 1986 venne istituita con Legge Regionale l'Area Metropolitana