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La politica regionale nel dopoguerra

La politica regionale si affermò nel dopoguerra in coerenza con i presupposti di tipo keynesiano (regolazione dei meccanismi di mercato attraverso una politica economica volta al controllo del mercato e al diretto sostegno della domanda) che si tradusse in forma diretta nell'intervento dello Stato, in quelle regioni in cui l'iniziativa privata, da sola, non avrebbe trovato né l'incentivo né la convenienza a coinvolgersi in forma indiretta intendendo la funzione esercitata dalla sfera pubblica nel campo delle infrastrutture e nel contesto della politica fiscale e finanziaria.

Le basi per il superamento della teoria neoclassica dell'equilibrio furono poste nel 1950-1955 con la pubblicazione di alcuni saggi da parte di Francois Perroux. Perroux pubblicò l'opera di Schumpeter che rompe con la concezione di un tempo lineare e uno spazio omogeneo. Egli sosteneva che l'evoluzione temporale è soggetta a rottura ogni qualvolta si.

nuova combinazione produttiva (o innovazione): lo sviluppo si realizzerà per distruzione creatrice, producendo cambiamenti di natura irreversibile, che per la loro natura non ammettono equilibrio bensì eterogeneità nel tempo e nello spazio. Per Perroux senza progresso tecnico non si ammette alcuna forma evolutiva. Nella sua teoria egli afferma che la crescita economica non si realizza nella stessa maniera in ogni luogo, ma ha origine in alcuni punti o poli di crescita con intensità diverse; questi corrispondono ad agglomerazioni industriali nelle quali sono localizzate unità propulsive (motrici), ovvero imprese o settori che generano un effetto moltiplicatore che suscita la crescita di altre unità economiche grazie alla loro superiore dimensione o per la loro particolare capacità innovativa. Nella sua teoria sono quattro i punti che stanno alla base del processo di crescita: IMPRESA MOTRICE, che immette nel mercato una

Quantità di prodotto superiore a quella domandata dalla popolazione localizzata, per cui attiverà flussi di esportazione verso i mercati nazionali ed esteri. Fondamentale per raggiungere questi obiettivi è l'effetto di dominazione dell'impresa motrice su altre, che determina l'attivazione di squilibri fra i soggetti operanti nel sistema economico. L'impresa motrice è quell'impresa che è capace di imporre un prezzo d'acquisto dei propri input inferiore al prezzo di mercato nel lungo periodo.

Generazione di processi di polarizzazione sociale e demografica, che prende avvio dall'eccedenza di offerta di lavoro rispetto alla popolazione residente, per cui si attiveranno flussi migratori dapprima provenienti dalle aree circostanti e poi da altre regioni o nazioni. L'accresciuta popolazione richiederà la dotazione del polo di servizi e infrastrutture maggiori, che stimolano nuova occupazione e quindi altra popolazione.

Quindi crescita industriale edemografica si autoalimenteranno a vicenda. Quindi formazione di economie esterneAccelerazione del tasso di investimento sia nell'impresa motrice, sia nei settori ad essacollaterali. Quindi avverrà un processo di complessificazione della crescita, con laconseguente formazione di intense relazioni fra i soggetti localizzati.Il modello di Hischman parte dalla teoria della polarizzazione; una volta decisa lalocalizzazione di una certa industria, in un dato punto dello spazio economico, si avvia unprocesso moltiplicatore. L'intero processo è cumulativo, nel senso che completato un ciclo siavviano nuove fasi di sviluppo e nuove forme di concentrazione; questi fenomeni siinterrompono nel momento in cui si affermano altri punti di crescita che offrono vantaggicomparativamente superiori o a causa di diseconomie di aggregazione. La naturale tendenzadegli imprenditori a concentrarsi è quindi il f attore propulsivo della crescita economica.che gli organismi pubblici intervengano attivamente per ridurre il divario economico tra le regioni sviluppate e quelle non sviluppate. Questo può avvenire attraverso politiche di sviluppo mirate, come ad esempio investimenti in infrastrutture, formazione professionale, sostegno all'innovazione e alla creazione di imprese. Inoltre, entrambi gli autori sottolineano l'importanza di considerare non solo gli aspetti economici, ma anche quelli sociali e culturali nel processo di sviluppo regionale. Infatti, il divario economico può essere influenzato da fattori come la disponibilità di risorse naturali, la qualità delle istituzioni, la presenza di reti di collaborazione tra imprese e istituzioni locali. In conclusione, per ridurre il divario economico tra le regioni sviluppate e non sviluppate è necessario un intervento attivo da parte degli organismi pubblici, che devono adottare strategie di sviluppo mirate e considerare tutti gli aspetti che influenzano il processo di sviluppo regionale.

Dell'intervento pubblico. La sua teoria è quella del "processo della causazione circolare e cumulativa", che ha origine dall'esistenza di particolari condizioni che determinano un vantaggio iniziale per lo sviluppo economico di alcune regioni centrali. In esse si innescherebbero dei processi cumulativi di sviluppo economico, tali da coinvolgere anche le altre regioni (periferiche). Il funzionamento del meccanismo della causazione circolare e cumulativa poggia sull'operare congiunto degli effetti di "riflusso" e di "diffusione". I primi si riferiscono ai trasferimenti di capitale e di altri fattori produttivi verso i centri in rapido sviluppo; privando così le regioni sottosviluppate non solo della ricchezza generata localmente ma anche della mano d'opera più qualificata. Dall'interazione di regioni sviluppate e non, si generano anche altre forze centrifughe che possono tradursi in processi

di “diffusione” dello sviluppo: infatti l’economia centrale in sviluppo può stimolare la domanda nell’economia periferica (di prodotti agricoli e materie prime) e se questo processo riesce ad annullare i precedenti effetti di riflusso, porta alla creazione di un surplus disponibile per essere investito localmente e permettere l’eventuale innesco di processi cumulativi nelle aree periferiche. Il processo di differenziazione fra le economie segue, secondo Myrdal, tre fasi successive: Una fase preindustriale, nella quale non vi sono elevate differenze di sviluppo economico tra le regioni. Una fase successiva in cui l’operare della causazione circolare e cumulativa origina consistenti tassi di crescita in più poli- e non nelle altre regioni- con il conseguente ampliamento degli squilibri fra i livelli di sviluppo. Una terza fase in cui l’eventuale innesco di effetti di diffusione riduce le differenze createsi. Comunque per Myrdal in nessun casogli effetti di diffusione potrebbero ripristinare la condizione di equilibrio. Dalla teoria Perroussiana è possibile cogliere due fondamentali dimensioni: analitica e descrittiva. La prima è volta a descrivere e interpretare il processo di sviluppo economico in termini contrapposti a quelli lineari dell'equilibrio. La dimensione normativa si riferisce invece all'utilizzo che è stato fatto di questa teoria per la definizione di possibili strategie di sviluppo, sia su scala nazionale che regionale. Il polo è un'agglomerazione spaziale di attori (imprese, persone, istituzioni) che beneficiano del vantaggio della prossimità. In senso normativo la teoria della polarizzazione è intesa come il modo per favorire la crescita delle regioni sottosviluppate, che si baserà sulla creazione artificiale di poli che, per via degli effetti di propagazione, favoriranno processi di industrializzazione. Questa operazione di trasformare concezioniteoriche in assunti operativi ha trovato piena espressione nel funzionalismo. Il funzionalismo persegue l'idea di spiegare la società come un insieme di elementi e relazioni: un sistema che, in virtù dell'insieme di rapporti e delle relazioni fra gli individui, costituisce un "tutto" ben distinto dalla somma dei medesimi. Qui, lo spazio (città, regione, nazione) viene considerato e interpretato come un insieme di relazioni fra le parti che diventano fra loro complementari. Ne discende che la sua strutturazione dipende non già dai caratteri intrinseci (storico-sociali o fisico-naturali), bensì dal complesso gioco dei legami e delle complementarietà fra i suoi elementi. Nella rappresentazione di Juillard lo spazio funzionale è riconducibile a tre fondamentali componenti:
  • L'armatura urbana, che esprime diversi gradi di centralità, da cui traggono origine gli impulsi al funzionamento del sistema.
  • I corridoi di comunicazione,
come una visione dinamica dell'organizzazione spaziale, in cui i fattori economici, tecnologici e sociali influenzano la struttura e l'evoluzione del territorio. L'idea di spazio funzionale si riferisce alla capacità di un territorio di svolgere diverse funzioni economiche e sociali, che si integrano e si complementano tra loro. Questo concetto è legato all'assunto della polarizzazione, che indica la presenza di un polo centrale attorno al quale si concentrano le attività economiche e sociali più importanti. La regione polarizzata è quindi un territorio eterogeneo, in cui le diverse parti sono interconnesse e interdipendenti, soprattutto con il polo centrale, attraverso scambi e flussi di beni, servizi e persone. Secondo Parsons, l'equilibrio del sistema spaziale dipende dal mantenimento di una struttura stabile e bilanciata tra gli individui. Ciò implica che le variazioni e le dinamiche all'interno del territorio devono essere gestite in modo da preservare l'equilibrio complessivo. Friedman, invece, sostiene che l'organizzazione spaziale si modifica in base ai cambiamenti della domanda e della produzione, dei livelli tecnologici e dell'organizzazione politica e sociale della nazione. Questi cambiamenti si riflettono nella struttura della rete degli insediamenti e dei trasporti, nonché nei flussi di beni e persone. La visione di Friedman è quindi orientata verso una prospettiva dinamica e in continua evoluzione dell'organizzazione spaziale. In conclusione, l'approccio di Friedman offre una visione dinamica dell'organizzazione spaziale, in cui i fattori economici, tecnologici e sociali influenzano la struttura e l'evoluzione del territorio. La polarizzazione e l'idea di spazio funzionale sono concetti chiave per comprendere come le diverse parti di un territorio si integrano e si complementano tra loro.

Il testo descrive come il concetto di sviluppo economico sia stato superato rispetto alle concezioni di Perroux, Myrdal e Hirschman. Si sottolinea l'importanza delle relazioni tra i centri urbani di un paese e le aree circostanti nel processo di sviluppo. Ogni fase dello sviluppo economico comporta un diverso modello di organizzazione spaziale. Lo spazio economico può essere suddiviso in quattro tipi di sottoinsiemi funzionali:

  • Un centro urbano-industriale, caratterizzato da elevate concentrazioni di tecnologia, capitale, lavoro, ecc.
  • Aree transazionali a tendenza ascendente, periferiche rispetto al centro e da questo economicamente dipendenti, caratterizzate da sostenuta crescita economica.
  • Regioni di frontiera, dove i fenomeni di immigrazione sono associati allo sfruttamento di risorse.
recentemente rinvenuteInfine aree transazionali a tendenza decrescente, collocate in posizione ancora più
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Publisher
A.A. 2007-2008
8 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/02 Geografia economico-politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luca d. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof Mininno Antonio.