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Estratto del documento

MULTINAZIONALE

Nell’accezione originale era un’impresa industriale con sede in un determinato paese, ma che operava

attraverso filiali produttive all’estero, successivamente, si è intesa qualsiasi impresa che opera all'estero

attraverso filiali, le quali possono essere anche commerciali o di ricerca, non solo di produzione industriale

Oggi le multinazionali nel mondo sono circa 64 mila e si articolano in oltre 860 mila filiali, nelle quali

lavorano oltre 80 milioni di persone.

Alcune multinazionali sono talmente importanti da esercitare un dominio in alcuni mercati (nella produzione

di minerali o di petrolio).

24

Distribuzione delle multinazionali: le sedi centrali hanno una predominanza nel mondo asiatico, Nord

America, Europa. In Europa sono concentrate soprattutto lungo l’asse centrale.

Per quanto riguarda le filiali c’è una grande concentrazione nel sud est asiatico, Nord America, Africa. In

Europa si ha un’equa distribuzione.

I settori in cui operano le multinazionali sono soprattutto ad avanzato sviluppo tecnologico o in campo

petrolifero (1° posto), poi ci sono quelle alimentari (Nestlé).

P. 33 Fasi di espansione delle multinazionali: è un modello che cerca di includere le varie modalità con

cui le multinazionali si sono espanse finora, è una rappresentazione semplificata della realtà. Mediamente

queste fasi sono rappresentative delle dinamiche territoriali delle multinazionali.

Fase 1: Si ha una società di partenza nel paese 1, non è ancora una multinazionale perché ha impianti

 produttivi nello stesso paese in cui è nata. Con l'estero (paese 2 e 3) ha rapporti attraverso i flussi

commerciali delle esportazioni.

Fase 2: Cresce la produzione, la sede e gli impianti produttivi si trovano nel paese 1, ma si aggiunge

 una filiale commerciale nel paese 2. I flussi con i paesi 3 continuano e nel paese 4 inizia a svolgere

un’attività di produzione su licenza.

Fase 3: Si consolida la posizione nel paese 2 attraverso uno stabilimento di produzione, nel paese 3

 si acquisisce un impianto direttamente collegato con i due impianti acquisiti dal paese d’origine,

termina la produzione su licenza e non si hanno più rapporti con il paese 4, si attivano nuovi flussi

commerciali verso il paese 5 -> aumenta il numero dei paesi.

Fase 4: impresa multinazionale cresce sempre più e i paesi coinvolti sono sempre più numerosi. La

 sede rimane nel paese d'origine, dove si potenziano i sistemi produttivi, nel paese 2 si ha uno

stabilimento di produzione connesso con le acquisizioni che la multinazionale ha effettuato, vi sono

stabilimenti di produzione anche nei paesi 3-4-6-8, nel paese 4-5-7 sono state fatte delle acquisizioni

direttamente collegate con la casa madre, il paese 5 ha flussi commerciali con paese 8.

Fase 5: È fase di riorganizzazione complessiva dell'azienda. Dalla sede centrale dipendono diverse

 attività produttive di altri paesi, il paese 2 diventa esportatore di flussi di beni verso i paesi 6-9-1

(esporta verso il paese d’origine della multinazionale), formazione di rete di relazioni tra paesi 1-4-5-

7-8.

Si è espanso il raggio d’azione della multinazionale e le relazioni fra le varie unità sono diventate più

complesse, arrivando a delineare una rete.

Le maggiori 20 multinazionali per fatturato estero operano in settori ad avanzato sviluppo tecnologico o

petrolifero, poi vi sono quelle alimentari ecc.

TRANSNAZIONALI: alla loro base risiede un concetto molto più complesso rispetto a quello delle

multinazionali. Sono società in cui la proprietà appartiene a più proprietari di diversi paesi, ma mantengono

un centro direzionale unico, di cui, però, non è identificabile una proprietà precisa, essendo il numero di

proprietari molto elevato. La società che sta al vertice di una transnazionale ha il controllo su quelle

sottostanti, ma con quote via via minori man mano che si scende in questa gerarchia e la società diventa

sempre meno importante.

Es. IBM

Perché la multinazionale si espande al di fuori del proprio paese?

• Decentra le produzioni labour intensive dove il costo della manodopera è minore

• Produzioni inquinanti in paesi in cui i margini dell'inquinamento sono più alti

25 • Penetrazione commerciale in un altro paese

• Rastrellare e gestire specifiche risorse che si trovano in altri paesi.

Alcuni autori hanno cercato di collegare il comportamento espansivo delle multinazionali al CICLO DI

VITA DEL PRODOTTO (ad ogni fase del ciclo di vita del prodotto corrispondono politiche diverse).

Questa teoria illustra il processo di diffusione tecnologica all'interno della struttura organizzativa o di un

settore e, allo stesso tempo, evidenzia il comportamento di localizzazione delle imprese in relazione al grado

di innovazione del prodotto.

Questa teoria mostra dunque qual è la localizzazione delle attività produttive in base al livello tecnologico

che ha raggiunto; si basa sul modello rappresentato nel grafico a P. 34: esaminiamo la curva in base alla

coordinata temporale (che comprende le fasi) e la quota di mercato (livello di diffusione del prodotto).

Vengono individuate 4 fasi:

1. Introduzione di un prodotto nuovo (risultato di un’innovazione) che i consumatori e i concorrenti

non conoscono. La domanda si colloca a livelli piuttosto bassi e cresce con un andamento piuttosto

lento. Se il prodotto inizia ad essere acquistato aumenta la domanda e si passa alla fase successiva;

2. Crescita: il prodotto entra nel circuito del mercato, la domanda aumenta notevolmente fino ad

arrivare all’inizio della fase di maturità;

3. Maturità: la domanda cresce, ma non velocemente come nella fase precedente fino a stabilizzarsi e

inizia ad essere decrescente;

4. Declino: il bene si acquista per sostituire quello già comprato. Non è una domanda nuova, ma di

sostituzione.

(In alcuni testi queste fasi sono chiamate: innovazione, maturità e standardizzazione.)

Dal punto di vista della localizzazione questa teoria cosa dice? Bisogna vedere per ogni fase quali sono i

fattori che maggiormente incidono sulla produzione. Si prendono in considerazione le conoscenze

tecnologiche, le conoscenze di mercato, le capacità manageriali, il lavoro qualificato, il lavoro di routine e il

capitale. Questi vari fattori assumono un valore a seconda della loro importanza: da 1-3 (3 -> incide

notevolmente).

Valore 3 nella fase di introduzione: conoscenze tecnologiche, di mercato e il lavoro qualificato -> in questa

fase le condizioni migliori si trovano nei paesi più sviluppati.

Nella fase di crescita: acquista maggior importanza la capacità manageriale perché è necessario saper gestire

una produzione più consistente, così come il lavoro di routine e il capitale -> routine e capitale una volta che

la produzione è standardizzatasi sono più importanti rispetto al lavoro qualificato; però si impiega tanto o

uno o l'altro (sono uno alternativo all’altro). Le produzioni non necessariamente avvengono nei paesi

sviluppati, anzi si verifica un decentramento di produzione legato o al lavoro di routine o al capitale.

Nella fase di maturità: si raggiunge il massimo della standardizzazione e sono importanti o il capitale o il

lavoro di routine, quindi avviene un decentramento della produzione in paesi meno o sottosviluppati, dove

c'è manodopera abbondante a basso costo.

A seconda delle caratteristiche innovative del prodotto ci sarà una localizzazione diversa. È una teoria

applicata alle multinazionali perché esse hanno una struttura organizzativa che si articola attraverso la

localizzazione in paesi diversi.

Questa teoria è tuttora utilizzata per capire com’è avvenuto il processo di espansione delle multinazionali e

per capire perché è avvenuto in un determinato periodo storico, cioè a partire dagli anni ’60, il decentramento

produttivo in paesi meno o sottosviluppati.

Critiche:

26 determinismo tecnologico = tutta l'attenzione è concentrata sulla dimensione tecnologica trascurando

 componenti economiche, sociali e culturali che costituiscono componenti fondamentali del mercato;

ambiguità del concetto di innovazione, non si distingue tra innovazione radicale e incrementale,

 quindi non necessariamente un ciclo di vita del prodotto corrisponde a quello definito da questo

modello se si considerasse l’innovazione incrementale (un prodotto dopo aver attraversato la fase di

introduzione e la fase di crescita potrebbe essere ringiovanito con l’innovazione incrementale);

i tempi in cui avviene il ciclo di vita, vi sono settori tecnologicamente avanzati che raggiungono la

 maturità velocemente, quindi non è possibile fare un confronto diretto tra produzioni a diverso

contenuto tecnologico (es. cellulari hanno cicli di vita brevissimi e le fasi non vengono attraversate

tutte). Bisognerebbe considerare il ciclo di vita di prodotti di settori diversi;

non sono considerate le tendenze attuali della domanda (ultimi 20-30 anni) per cui la produzione

 non è più soltanto standardizzata.

A questa teoria è stata collegata quella della DIVISIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO -> si fa

riferimento alla scala mondiale e in secondo luogo alle diverse funzioni che i paesi svolgono in base al tipo

di occupazione che offrono. Spiega qual è la funzione dei vari paesi mondiali in termini di occupazione,

spiega i cambiamenti dei processi di divisione del lavoro avvenuti a scala mondiale (punto di svolta negli

anni ’60).

Classica divisione internazionale del lavoro considerava due tipi di paesi: paesi sviluppati (= industrializzati,

con un’economia basata sulla produzione essenzialmente manifatturiera) e paesi sottosviluppati (non

industrializzati che fornivano materie prime e risorse energetiche ai paesi sviluppati).

Nuova divisione internazionale del lavoro: inizia ad emergere quando si modifica la suddivisione paesi

sviluppati e sottosviluppati -> ci sono ancora i paesi sviluppati che dopo l’industrializzazione si sono sempre

più terziarizzati, ci sono ancora quelli che forniscono energia, ma si sono aggiunti i nuovi paesi

industrializzati: prima appartenevano al gruppo dei paesi sottosviluppati, ma che sono stati investiti da

processi di industrializzazione.

Come mai ci sono questi nuovi paesi industrializzati? Sono paesi in cui sono state decentrate produzioni a

labour intensive (perché il costo del lavoro è più basso). La loro industrializzazione è legata a

trasferimenti/investimenti effettuati dalle multinazionali. È quello che è successo nel sud-est asiatico negli

anni ‘60. C'è stata una successiva ondata di investimenti in altri paesi che, a loro volta, si sono

industria

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
52 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/02 Geografia economico-politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher erica.90 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Pagetti Flora.