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Mettere a confronto due fotografie di diverse epoche raffiguranti lo stesso luogo
aiuta benissimo a capire i cambiamenti. Un esempio si può fare esaminando due lastre del fondo iconografico del Dipartimento di Geografia Umana dell'Università "La Sapienza".
Tutt'e due le fotografie ritraggono l'Arco di Costantino visto dai piani superiori del Colosseo. La prima raffigura il monumento in un paesaggio agreste: è così che la zona dell'arco di Costantino appariva ai primi del Novecento.
In quest'immagine appare ancora la "Meta Sudante", la fontana che venne smantellata già nei primi anni venti. Dietro l'arco s'intravede l'antica "via Triumphalis", mentre la collina rivestita di orti è il versante nord-orientale del Palatino occupato fin dal Seicento dalla Vigna Barberini, la quale si era impiantata sul terrazzamento artificiale di epoca Severiana utilizzato per innalzare il
tempio al dio Eliogabalo. Nel medioevo fu costruita la chiesa di Santa Maria in Pallata sui resti del tempio, ma su questa chiesa Urbano VIII aveva fatto edificare quella di San Sebastiano al Palatino. Accanto alla chiesa, s'intravedono i conventi dei benedettini, mentre nella parte sommatale del colle è chiara la chiesa di San Bonaventura. Nell'immagine attuale, invece, manca la Meta Sudante, il versante del Palatino non ha più un aspetto agreste; sotto i fornici dell'arco non si può transitare, mentre ai primi del Novecento era ancora possibile. Un'altra lastra raffigura l'area del rione Borgo prima delle modifiche effettuate da Mussolini. Prima, al posto dell'asse di via della Conciliazione, vi era la "Spina di Borgo", ovvero un blocco di edifici di vario tipo interrotto da due piazze, ovvero piazza Scossacavalli e piazza Rusticucci. Quest'ultima si apriva verso piazza San Pietro e prendeva il nome dalPalazzo cinquecentesco che affacciava sulla piazza, demolito e ricostruito al lato. Piazza Scossacavalli, al cui centro era collocata la fontana di Carlo Maderno, si apriva davanti al Palazzo Torlonia. Una parte di piazza oggi è occupata da piazza Pio XII circondata dai propilei. Nella foto d'epoca Rusticucci notiamo gli antichi "borghi": Borgo Santo Spirito, Borgo Vecchio, Borgo Nuovo e Borgo Sant'Angelo o Borgo Sistino. Notiamo, ancora, i terreni sui quali stavano per sorgere il quartiere dei Prati di Castello e il rettifilo di via Crescenzo. L'indicatore che meglio ci permette di datare la foto, tuttavia, è l'assenza del Palazzo di Giustizia dietro Castel Sant'Angelo e del ponte Vittorio Emanuele II. Si notano gli edifici demoliti durante il regno. Un'altra immagine d'epoca da Sabaudo per aprire il corso Vittorio Emanuele II. Al centro vediamo un'imbarcazione simile ad una gondola sul Tevere, prima.
della costruzione dei muraglioni. tre "tipi" romani in posa. Aldilà di Castel Sant'Angelo s'intravedono gli edifici all'inizio della Spina diconBorgo e il Cupolone. Le immagini di questo tratto di fiume sono tra le più caratterizzanti il volto di Roma.
Le "forme" di Roma nella rappresentazione cartografica
La Forma Urbis Romae è un enorme rappresentazione marmorea dettagliata, a grane scala, della Roma degliinizi del 200 d.C; era incisa su 150 lastre di marmo, per un totale di superficie di 20 metri di larghezza e 13 dialtezza, poste sul tTemplum Pacis, nel foro di Vespasiano. Si pensa ad una pianta ancora più antica, dell'epoca di Vespasiano che però sarebbe andata distrutta in un incendio. La forma Urbis Romae, invece, risale a Settimio Severo ed è in scala 1:240, orientata con il sud in alto. A noi però è giunta solo la decima parte della lastra; in ogni caso, il confronto con una cartina
moderna evidenzia le trasformazioni importanti avvenute e di cogliere gli aspetti di una Roma ormai scomparsa. Le vedute compendiate e le carte prospettiche
Più avanti nei secoli, con Costantino Roma raggiunge 1 milione di abitanti, ma dopo gli attacchi dei Barbari diventano solo 30 mila. La città quindi, appare disabitata, con i soli monumenti a troneggiare. Per questo le immagini di Roma altomedievali si limitano alla rappresentazione grafica su i manoscritti delle Basiliche Cristiane e dei monumenti della Roma Classica, edifici che venivano elencati nelle Mirabilia Urbis Romae, un tipo di guida per i pellegrini. In questi manoscritti Roma è rappresentata attraverso i suoi monumenti più famosi in uno spazio deserto oppure compendiati in un quadrato o in cerchio di mura turrite. Questo tipo di rappresentazione probabilmente deriva dalla Bolla D’oro di Carlo Magno, ovvero un sigillo d’oro che raffigura in monumenti più famosi in una veduta compendiata,
Che si presenta da nord, dalla porta del popolo. A destra si distingue il fiume con i quattro ponti e sulla sua sponda destra si notano il Mausoleo di Adriano, la Basilica di San Pietro, la Meta Romuli e la Meta Remi, mentre oltre la porta vediamo il Pantheon, la Torre di Nerone, la Colonna Traiana, il Palazzo Senatorio, il Colosseo, la Basilica di San Giovanni in Laterano e l'Arco di Tito. La prima immagine di Roma riprodotta a stampa è una xilografia della fine del 400, contenuta nel Supplementum Chronicarum di Jacopo Foresti, ed è una veduta compendiata. Osservando questa veduta abbiamo subito l'idea delle abitazioni di Roma entro le mura, mentre al di fuori di esse era già aperta campagna. È una delle prime vedute in cui notiamo la presenza di umani e animali; Roma sembra quasi una città portuale come Genova, e si nota la morfologia collinare. Un particolare interessante è dato dalla presenza del Ponte Elio prima della trasformazione di Bernini.
Dalla metà del 500 in poi le carteprospettiche saranno tutte viste dal Gianicolo; queste venivano stampate in prossimità dei Giubilei,soprattutto per guidare i Pellegrini. La pianta di Bufalini, nel periodo di Paolo III è la più antica delle piante"Pianta di Roma moderna" di Pirro Logorio si possono distinguere i sette collimonumentali a stampa. Nellae tutte le altre alture. Notiamo che le zone del Campo Marzio, rioni Ponte e Parione, nell'ansa del Tevere edel rione Trastevere sono tutte molto abitate, mentre oltre il Colosseo le abitazioni si diradano sempre più. Labasilica di San Pietro non ha ancora il suo "Cupolone" e l'obelisco è ancora nel Circo di Nerone. Sul Pincio,la chiesa della Trinità dei Monti non ha ancora il suo aspetto definitivo e manca la scalinata. Il Foro Romanoviene raffigurato, erroneamente, perpendicolare alla via Sacra.Una delle più importanti piante di Roma delCinquecento è quella di Antonio Tempesta, che si distingue per l'impostazione pittorica e la ricchezza di particolari. Il particolare dalle altre in esame ritrae piazza del Popolo, nella conformazione trapezoidale. Notiamo la presenza della fontana di Giacomo della Porta, ora in piazza Nicosia. Il Pincio era rivestito di orti, era detto infatti Collis Hortulorum, ed era occupato dalla chiesa di Santa Maria del Popolo. L'altro particolare in esame mostra come si presentava il convento lazona Trinità dei Monti. Al lato di piazza di Spagna si vede lo slargo di Piazza Mignanelli, in cui manca però la Colonna dell'Immacolata Concezione. Il lato sinistro della piazza era denominato Piazza della Trinità. In basso si vedono le strade parallele che si raccordano con via del Corso. Sul colle è ben visibile la Strada Gregoriana mentre a destra inizia la Strada Felice. La più grande pianta raffigurante Roma è stata incisa nel Seicento da
Maggi-Maupin-Losi. L'acquaforte di Giovanni Battista Falda, che raffigura gli scenari della Roma barocca, in una prospettiva a volo d'uccello, sarà un modello per le rappresentazioni successive.
L'ultima pianta prospettica incisa e calcografata importante è di Giuseppe Vasi verso la fine del Settecento.
La monumentale Pianta del 2000 in occasione del Giubileo sotto il pontificato di Giovanni Paolo II: a volo d'uccello, ritrae la città compresa nelle Mura Aureliane.
Oggi, invece, la rappresentazione cartografica è legata ai rilevamenti satellitari, ad alta precisione. È possibile visualizzare in dettaglio il territorio di Roma e di altre aree geografiche attraverso siti web come earth.google.com o maps.google.com.
CAPITOLO VI: Roma come parco letterario. La percezione degli scrittori
Letteratura e geografia: un fertile connubio
La percezione degli scrittori è sicuramente una fonte interessante per conoscere meglio le sfaccettature
di unaIl “Parco letterario” è un’area d’interesse che ha ispirato pagine d’autore e comprendecittà come Romaluoghi che vanno rivisitati, valorizzati e protetti. È riservata grande attenzione alle attività di promozione,informazione e formazione, con la creazione di centri accoglienza e servizi turistici nei luoghi narrati.Un parco letterario multiautorialeRoma è un grande parco letterario sui generis. Vi è, infatti, una sconfinata produzione letteraria ad averesfondo la Città Eterna: Roma sarebbe dunque il risultato di vari parchi letterari che si intersecano tra loro.Sarebbe un parco letterario sui generis anche perché non è un luogo marginale da rivalutare. Tuttavia, è veroche Roma è impossibile da conoscere tutta e dunque andrebbero valorizzati gli itinerari più alternativi.Stanno avendo successo, in ogni caso, i percorsi turistici suoi luoghi letterarie, come quelliorganizzati per il best-seller di Dan Brown, "Angeli e demoni". Roma, però, sarebbe più adatta a parchi letterari tematici che autoriali. L'obiettivo, comunque, è quello di cogliere le differenze tra le atmosfere "lette" e quelle che ancora oggi si respirano nei luoghi descritti, ma anche i cambiamenti degli assetti urbani. Vedute panoramiche in letteratura La veduta panoramica è una delle prime rappresentazioni iconocartografiche di Roma. Prendiamo in esame alcuni brani relativi alla veduta panoramica dal Gianicolo, punto di osservazione privilegiato. Il primo brano è tratto dagli epigrammi di Marziale, il quale parlando della villa del suo omonimo amico ci spiega quanto calcolare l'estensione di Roma. Descrivendo il panorama, egli esprime il suo amore per una campagna che definirebbe quasi "casa". Charles De Brosses cita la presenza sia della Fontana di San Pietro in Montorio. L'autore,Inoltre, parla del Gianicolo di San Pietro in Montorio sia della Chiesa come l'unico colle dal profilo netto. Definisce la fontana "Un Arco di Trionfo a cinque porte". Mario De