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IL PAESAGGIO IN AFRICA SUBSAHARIANA = UPC ARLY.
I villaggi sono costituiti da concessioni, con capanne dislocate per chilometri, quindi non si ha la percezione
dell’abitato, ci sono molti segni che rimandano alla presenza dell’uomo ( presenza manghi, albero importato
dall’oriente, che anche durante la stagione secca mantiene la chioma folta e fornisce ombra), questa è la
visione per un europeo. Per un africano è il luogo in cui vive, l’autorità del capo del villaggio è riconosciuta
dal villaggio e dagli altri che si sono formati di conseguenza, autorità fondiaria.
LUOGO SACRO DI PALU =
Per gli africani è il viso della divinità, tutto creato naturalmente, non c’è stato intervento dell’uomo. Il
paesaggio dei gurmance è un paesaggio di luoghi sacri, che rimandano alla loro cultura, questo luogo è
dove si recano per i sacrifici. Tutti i villaggi hanno un luogo sacro : alla cascata solo colui che conosce la
storia del villaggio si reca per avere ispirazioni, perché secondo la credenza li appare la divinità. Nella
grotta invece si reca il capo villaggio, dentro la falesia, per avere l’investitura. Luogo sacro di = la pietra
viene percossa durante la stagione secca per invocare il dio affinché finisca la stagione secca.
Le danze esprimono il modo in cui il villaggio si rapporta con la natura = vengono imitati i vari totem, gli
animali sacri in cui si riconosce la personificazione del dio, quindi i danzatori imitano gli animali selvaggio;
oppure le donne che mostrano come mediante dei saperi la terra può produrre ciò di cui si ha bisogno,
quindi il frutto dipende dal lavoro ma anche dalla benevolenza divina. L’indovino con i segni sulla sabbia
predice il futuro e ciò che il villaggio deve fare. 37
Culture diverse che rimandano a differenti forme per esprimere il rapporto con la natura e con il paesaggio.
Dallo studio di questo territorio emergono problemi e potenzialità.
IDENTIFICAZIONE E ANALISI DELLE PROBLEMATICHE
1. Ci sono aspetti socio territoriali ancora ben conservati, è una zona che resta isolata per metà anno.
Questi aspetti a causa dell’isolamento sono fortemente conservati. Forte tradizione e aspetti
fondiari. L’isolamento ha due conseguenze = la terra non appartiene a nessuno, è il capo villaggio
che attribuisce l’uso delle terre, e la sua autorità è rispettata da tutti;
2. Decentralizzazione = messe in atto dallo stato, sono politiche democratiche, perché i poteri
diventano locali, ma qui si traducono in un’opposizione al capo villaggio, e quindi alla
sovrapposizione dei livelli di autorità, il potere democratico si sovrappone al potere del capo
villaggio, quindi all’autorità tradizionale si affianca un’amministrativa, che non si preoccupa della
tradizione, ne di lavorare al fianco del capo villaggio, ma è in contrasto;
3. Potenzialità turistiche = doppio livello paesistico = i turisti devono essere consapevoli della
fragilità del contesto.
I villaggi madre sono ai piedi della falesia perché c’è acqua e perché è il luogo sacro.
Attività economiche = cotone; colture per vivere; campi lasciati a riposo dai 5 ai 7 anni per ricomporre la
loro composizione. Anche per l’uso delle terre c’è un processo di colture con destinazioni diverse e riposo
dei campi. 38
Allevamento = transumanza e piccolo allevamento locale che consiste nell’allevamento di pochi bovini o
caprini che non sono alimento per le popolazioni, ma sono forme di investimento, sono capitale.
Artigianato molto sviluppato = artigianato del ferro, filatura dei tessuti, costruzioni di vasi.
POTENZIALITA’ TURISTICHE :
la falesia è il luogo sacro, si racconta che il fondatore del villaggio è partito dalla falesia. Risorse turistiche
naturali e culturali = antichi granai; costruzioni che rimandano ad una fortificazione e quindi alla storia di
queste regioni; luoghi sacri; e tutte le risorse naturali che derivano dal parco, fauna e flora, possibilità di
vedere territori interessanti, come le raccolte d’acqua.
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Il progetto è quello di diversificare la funzione turistica dei vari villaggi madre ai piedi della falesia, questi
villaggi nel tempo hanno avuto con bianchi rapporti diversi, Yobri è il primo villaggio che si incontra e
quindi ha avuto più contatti; Saborkuoli è un villaggio di cacciatori; Yirini ha mantenuto le tradizioni. Ci
deve essere una definizione di ruoli e strategie diversi per uno sviluppo locale su base turistica. Per esempio
Yobri = è aperto alla modernità ed è lontano dall’area protetta, quindi si può strutturare un circuito
all’interno del villaggio; qui si possono trovare l’artigianato, le danze tradizionali, che possono recuperare i
saperi e permettere al turista un’esperienza significativa; e si può prevedere una circuito sulla falesia, per
vedere i siti archeologici e il lago.
Yirini = per la forte tradizione e la posizione intermedia rispetto al parco, va tutelato, non si può prevedere
un circuito interno al villaggio, ma solo un circuito sulla falesia, passaggio di Tanfoulbou e siti panoramici.
Può essere visto solo come punto di partenza per escursioni esterne al villaggio;
Saborkuoli = forte tradizione, vicinanza all’area protetta, si fa praticare la caccia ai turisti europei chiedendo
un grande compenso, ma il villaggio non prende i soldi, mentre li prende per caccia di piccola taglia. No al
circuito interno, si alla falesia, grotta di Utanfalo e granai di Yirma e si al circuito nell’area di caccia.
Il recupero del paesaggio in questo caso, non pensa all’estetismo, ma a qualcosa che aiuta a comprendere la
cultura dell’altro. 15/12/09
Il paesaggio come unità di pianificazione può intervenire per lo sviluppo del turismo. Il turismo può essere
utilizzato come sviluppo sociale, ma solo nel momento in cui le popolazioni locali acconsentano a ciò.
L’applicazione del concetto di sviluppo sostenibile presume il prendersi carico di uno studio della cultura
locale, inoltre è necessario mettere le popolazioni nelle condizioni di parlare in merito a ciò che si vuole
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attuare sul loro territorio. Dobbiamo fare in modo che il turismo di possibilità non si trasformi in rischio
per le popolazioni e l’ambiente in cui si interviene. 16/12/09
L’ambientalismo si è sviluppato come movimento a partire dagli anni ’60, e all’origine di questo passaggio
ci sono alcuni problemi che incominciano a mettere in luce la relazione tra opere umane e relazione
ambientale.
Apollo 8 = per la prima volta gli esseri umani vedono la terra come pianeta, come qualcosa di fragile, che
dobbiamo curare = forte cambiamento culturale.
Contesto delle prime crisi ambientali.
Aumento popolazione = ha un andamento esponenziale, Ehrlich (Esplosione demografica 1968) rapporto
emotivo con un problema ambientale. Paul Ehrlich
L’ambientalista scettico (2003) Lomborg = il mondo sta bene, non c’è catastrofe ambientale, nel mondo
occidentale non possiamo dire che la catastrofe ambientale ci tocca. Non è vero che la Terra è in pericolo
dice Bjørn Lomborg, statistico danese ex membro di Greenpeace. Insomma i dati parlano chiaro: non è vero
che le risorse naturali si stanno esaurendo, negli ultimi cento anni l'aspettativa di vita è notevolmente
migliorata, si vive meglio e più a lungo, si mangia di più. Il cibo è e sarà sufficiente per tutti: le risorse
alimentari costeranno meno e saranno accessibili a sempre più persone. Le foreste non stanno scomparendo,
non saremo sommersi dai rifiuti. Bjorn Lomborg
È il concetto usato anche durante la presidenza di Bush per non entrare nel protocollo di Kyoto.
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Il protocollo di Kyōto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento
globale sottoscritto nella città giapponese di Kyōto l'11 dicembre 1997 da più di 160 paesi in occasione della
Conferenza COP3 della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il
trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia.
Il 16 febbraio 2007 si è celebrato l'anniversario del secondo anno di adesione al protocollo di Kyōto, e lo
stesso anno ricorre il decennale dalla sua stesura.
Il trattato prevede l'obbligo in capo ai paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di
elementi inquinanti (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di diazoto,
idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5% rispetto alle
emissioni registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012
Il protocollo di Kyōto prevede il ricorso a meccanismi di mercato, i cosiddetti Meccanismi Flessibili; il
principale meccanismo è il Meccanismo di Sviluppo Pulito. L'obiettivo dei Meccanismi Flessibili è di ridurre
le emissioni al costo minimo possibile; in altre parole, a massimizzare le riduzioni ottenibili a parità di
investimento.
Perché il trattato potesse entrare in vigore, si richiedeva che fosse ratificato da non meno di 55 nazioni
firmatarie e che le nazioni che lo avessero ratificato producessero almeno il 55% delle emissioni inquinanti;
quest'ultima condizione è stata raggiunta solo nel novembre del 2004, quando anche la Russia ha
perfezionato la sua adesione. , il Protocollo prevede
Premesso che l'atmosfera terrestre contiene 3 milioni di megatonnellate (Mt) di CO 2
che i paesi industrializzati riducano del 5% le proprie emissioni di questo gas. Il mondo immette 6.000 Mt
di CO , di cui 3.000 dai paesi industrializzati e 3.000 da quelli in via di sviluppo; per cui, con il protocollo di
2
Kyōto, se ne dovrebbero immettere 5.850 anziché 6.000, su un totale di 3 milioni. Ad oggi, 174 Paesi e
un'organizzazione di integrazione economica regionale (EEC) hanno ratificato il Protocollo o hanno
avviato le procedure per la ratifica. Questi paesi contribuiscono per il 61,6% alle emissioni globali di gas
serra.
Il protocollo di Kyōto prevede inoltre, per i Paesi aderenti, la possibilità di servirsi di un sistema di
meccanismi flessibili per l'acquisizione di crediti di emissioni:
• Clean Development Mechanism (CDM): consente ai paesi industrializzati e ad economia in
transizione di realizzare progetti nei paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in
termini di riduzione delle emissioni di gas-serra e di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e
nello stesso tempo generino crediti di emissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi.
• Joint Implementation (JI): consente ai paesi industrializzati e ad economia in transizione di
rea