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CAP. 4 - LE PERSONE E LA LORO MOBILITA' SPAZIALE PER LAVORO, STUDIO E TEMPO
LIBERO
4.1 Le tipologie della mobilità geografica delle persone
Nel 1975 due geografi inglesi hanno elaborato uno schema relativo alle tipologie della mobilità
territoriale delle persone, all'interno del quale i diversi tipi di mobilità vengono suddivisi in base a
una matrice a 4 colonne che corrispondono alle combinazioni rurale-rurale, rurale-urbano, urbano-
rurale, urbano-urbano e a 6 righe, che riguardano le diverse durate degli spostamenti; tra queste
righe quattro si riferiscono alla mobilità intesa come circolazione (quotidiana, periodica, stagionale,
a lungo termine) mentre due si riferiscono alla mobilità intesa come migrazione (irregolare,
permanente). Gli spostamenti di tipo rurale-rurale, anche se si manifestano in ambienti simili,
possono dar luogo a grossi problemi di inserimento. Infatti nel credere che i cani dove questo tipo
di spostamenti sono molto diffusi, la vita nei villaggi collegati alle piantagioni segue ritmi diversi
rispetto a quelli tradizionali. Inoltre anche recentemente si è assistito spostamenti di popolazione
agricola da terre insediate ormai da molto tempo e sovrappopolate verso nuove terre bonificate,
come la pianura Pontina o i polders d'Olanda. Gli spostamenti di tipo rurale-urbano, invece, si
manifestano dal lato attraverso l'esodo agricolo (che riguarda la sola manodopera agricola) o
l'esodo rurale (cioè l'abbandono sia dell'attività agricola che delle sedi rurali), dall'altro attraverso i
processi di urbanizzazione o inurbamento, e consistono in tutti quegli spostamenti indotti dai
vantaggi offerti dalla città. Questo tipo di mobilità, fino a qualche decina di anni fa era tipico dei
paesi avanzati, oggi, invece, questo tipo di spostamenti si manifestano soprattutto verso le grandi
città del terzo mondo, dove un continuo flusso di abitanti provenienti dalle campagne si riversa
soprattutto nelle capitali e nelle città portuali e industriali. Gli spostamenti di tipo rurale-urbano si
manifestano non soltanto in coloro che decidono di spostarsi nelle città, ma anche nelle zone di
partenza è società di arrivo. Infatti, da un lato le persone abbandonano le loro regioni di origine per
cercare di ottenere un'occupazione meglio retribuita, l'accesso a servizi sociali, scolastici e culturali
di qualità migliore ecc., dall'altro invece, per quanto riguarda le trasformazioni del territorio, gli effetti
più rilevanti si sono avuti sui luoghi di provenienza di destinazione, dal momento che la perdita di
popolazione in un'area rurale potrebbe avere come conseguenza quella di favorire un processo di
concentrazione delle aziende agrarie caratterizzate da diseconomie di scala. La perdita di
popolazione rurale potrebbe inoltre risolversi ulteriormente in uno problema soprattutto in seguito
al progressivo abbassamento dell'indice di fecondità delle nazioni sviluppate e determina effetti
demografici negativi quali l'invecchiamento nella popolazione e l'instaurarsi di un rapporto sempre
più squilibrato tra maschi e femmine. Di fronte al problema dell'immigrazione, invece, le città di
arrivo si trovano di fronte a un problema opposto, quello cioè di accogliere e integrare dal punto di
vista socio-economico gli inurbati. La situazione a fare ancora più difficile nei paesi in via di sviluppo:
infatti nelle città indiane milioni di persone non hanno una dimora fissa. Per esempio a Bombay 4
milioni di persone vivono in tuguri mentre sono più di 1 milione di senza tetto che dormono sui
marciapiedi. Infine sono presenti centinaia di baraccopoli, la più grande delle quali ospita addirittura
500.000 persone. 29
Gli spostamenti di tipo urbano-rurale, invece, si sono manifestati più recentemente, quando, partire
dagli anni 60, ha avuto inizio un processo, mentalmente gli Stati Uniti nel regno unito ma diffusosi
poi in altri paesi dell'Europa occidentale, in base al quale i flussi migratori degli ambienti urbani e
metropolitani da positivi in negativi, secondo una dinamica parziale che ha progressivamente
coinvolto i quartieri nelle zone periferiche, attraverso trasferimenti di residenza verso aree ben
collegate e capaci di offrire livelli più elevati di qualità della vita. Di fronte a questi processi di
deurbanizzazione di controurbanizzazione non si può però parlare di un ritorno degli inurbati nella
regione di origine in quanto quelli che lasciano la città spesso non hanno più legami con la
campagna, inoltre decidono di risiedere non tanto nelle aree rurali quanto in aree periurbane e città
più piccole. Gli spostamenti di tipo urbano-rurale sono quelli che interessano soprattutto pensionati,
intenzionati ad abbandonare la città sia per motivi di carattere economico che ecologico. Questi
spostamenti possono essere motivati anche dal fatto che le anziani avvertono di più il desiderio di
rapporti cordiali, che sono in genere più frequenti nei villaggi, o di ritrovare le proprie radici. Il ritiro
in campagna da parte dei pensionati non riguarda però solamente i paesi sviluppati ma anche i
paesi del terzo mondo, anche se qui il fenomeno è meno intenso in quanto la durata della vita è più
breve e il numero degli anziani è più basso. Nei luoghi di arrivo il migratori pensionati determina
però una serie di trasformazioni sia positive che negative sul piano sociale: infatti, da un lato
contribuisce a rendere positivo il saldo migratorio e ad alimentare alcuni commerci e servizi,
dall'altro lato aumenta però il processo di invecchiamento della popolazione e lo squilibrio del
rapporto tra maschi e femmine. Per quanto riguarda i cittadini attivi che si spostano dalla città in
campagna, invece, questo può causare una serie di trasformazioni nella struttura occupazionale e
nei generi di vita delle campagne; tuttavia recentemente, soprattutto nei centri storici e nei quartieri
centrali delle grandi città, si è assistito a un'inversione di tendenza, in quanto le classi agiate
tendono ad occupare gli immobili urbani come studi professionali o abitazioni. Questo fenomeno
che prende il nome di gentrification, rappresenta nella maggior parte dei casi una rioccupazione da
parte di una popolazione la cui strutture è del tutto diversa rispetto a quella precedente. Con il
termine "rururbanizzazione", invece si intende il processo di insediamento in comuni rurali da parte
di persone provenienti dalla città, dove molto spesso continuano a lavorare come pendolari. Questo
fenomeno è sorto nei paesi occidentali avanzati in seguito al precoce sviluppo della motorizzazione
privata, al desiderio di avere una casa isolata, all'elevato tenore di vita e alla presenza di servizi e
comfort nell'ambiente rurale. Infine gli spostamenti di tipo urbano-urbano, sono caratterizzati
dall'aumento dei rapporti interurbani fra città, che ha come risultato la formazione di vere e proprie
reti urbane. Questo tipo di spostamenti evidenziano solo nelle società caratterizzate da una soglia
di popolata urbana pari almeno all'80% dell'intera popolazione residente. Si possono comunque
individuare due tipi di mobilità interurbana, cioè tra città dello stesso rango e tra città collocate a
livelli gerarchici diversi sulla scala urbana.
4.2 Pensolarismo per lavoro e studio, mobilità urbana, extraurbana e "aree di influenza"
monopolari e multipolari
Nei paesi avanzati la forma di mobilità in assoluto più rilevante è quella costituita dal pendolarismo
che può essere causato da motivi di lavoro e di studio verso centri in grado di offrire maggiori servizi.
30
Il pendolarismo influenza il modo di vivere dei pendolari dei loro familiari, con notevoli conseguenze
sull'uso dei servizi, sulle relazioni interpersonali e sui consumi: infatti, se da una parte lo
spostamento quotidiano del pendolare permette a quest'ultimo di essere in contatto con l'ambiente
del centro, dall'altro lato vi sottrae tempo libero, riducendo la possibilità di instaurare contatti sociali
nel proprio ambiente di residenza. Possiamo distinguere due tipi di pendolari: il pendolare urbano
che si sposta all'interno del comune di residenza e il pendolare extraurbano, diretto verso un altro
comune. Nel 1981, il censimento della popolazione italiana stimata i pendolari per motivi di lavoro
e studio intorno a 25,3 milioni, pare il 45% del totale degli abitanti, inoltre la maggior parte di questi
movimenti avveniva all'interno dello stesso comune di residenza. Nel censimento del 1991, invece,
il pendolarismo e ulteriormente aumentato, interessando 26,4 milioni di persone, pari al 47% del
totale degli abitanti; per quanto riguarda invece la tipologia di pendolarismo, si è registrato un
incremento sia nello spostamento di tipo urbano che in quello di tipo extraurbano. Per quanto
riguarda invece i mezzi di trasporto utilizzati per lo spostamento, i dati censuari del 1991
evidenziano come i pendolari privilegino nella maggior parte dei casi l'autovettura, seguiti da quelli
che preferiscono il cammino a piedi e, con largo distacco percentuale, quelli che preferiscono
l'autobus, la bicicletta, la motocicletta, il treno e altri mezzi. Tra gli studenti, invece, la forma di
spostamento preferita è il cammino a piedi, seguita dall'autovettura, dall'autobus, con notevole
distanza percentuale, dalla bicicletta, dal treno e dalla motocicletta. Per quanto riguarda il
pendolarismo extra-urbano, invece, i pendolari occupati continuano a privilegiare l'automobile,
seguita dall'autobus, dal treno e dalla moto, mentre gli studenti preferiscono viaggiare con l'autobus,
seguito a notevole distanza dal treno e dall'automobile. Tra le strutture di un'area metropolitana che
sono fonte di astrazione, una posizione di rilievo è occupata dall'università, la cui influenza è spesso
estesa anche a spazi esterni all'area metropolitana. L'Università costituisce quindi un importante
fatto geografico, in quanto oltre a essere un luogo di formazione culturale e professionale, favorisce
la formazione e lo sviluppo di fatti economici, sociali ed umani.
4.3 Le migrazioni interne ad ampio raggio: il caso dell'Italia
Già alla fine degli anni 50 le campagne dell'Italia centro-settentrionale hanno cominciato a
modificare la loro struttura dal momento che, da un lato gli addetti al settore primario si erano
trasferiti nelle grandi città, dall'altro i posti di lavoro libri erano stati via via occupati dalla manodopera
alimentata dagli intensi flussi migratori provenienti dal mezzogiorno, dalle isole e in alcuni casi dal
Veneto e dalle Marche. Il fenomeno delle migrazioni interne ha raggiunto poi il suo culmine durante
gli anni 60 ed &egr