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LE TRADIZIONI VOCALI DEGLI ANIMALI: L'ISTINTO D'APPRENDERE
Peter R. Marler
L'educazione occupa un posto notevole nella genesi delle disposizioni del cervello e dell'individuo. Lo specialista del comportamento, Peter Marler, afferma che l'essere umano non è solo capace di apprendere, ma possiede un "istinto di apprendere".
Questa disposizione cerebrale all'apprendimento contribuisce inoltre all'acquisizione del linguaggio o dei sistemi simbolici che segnano una specifica appartenenza culturale (ciò che Pierre Bourdieu ha chiamato habitus).
Marler intende per "istinto di apprendimento" un'interazione profonda tra il processo di trasmissione culturale e le predisposizioni innate. L'apprendimento per selezione e l'"istinto ad apprendere" non sono propri dell'uomo.
Secondo Peter Marler, qualsiasi cosa sia appresa da un organismo è il riflesso
dell'attività genetica. Cavalli-Sforzaha mostrato a più riprese come le differenze genetiche tra popolazioni corrispondono spesso a differenze culturali. Inoltre, (Marler) le culture si fondano su un certo numero di esigenze di base, tra cui certi dettagli nella struttura del cervello, una particolare architettura del corpo e soprattutto una certa motivazione a impegnarsi in attività culturali. Peter Marler riformula le domande fondamentali del libro: "i legami tra geni e cultura sono di tipo causale? Se sì, in che direzione si muove la casualità? La cultura provoca delle differenze genetiche o ne è il risultato? O le due cose assieme?". Una delle vie per provare a rispondere scientificamente a queste domande è quella offerta dall'analisi del comportamento 'culturale' degli animali. Lo studio del comportamento del passero del Nord America, per esempio, dimostra che il suo dialetto non è innato ma appreso.E che si trasmette di generazione in generazione come tradizione orale. L'eredità filogenetica di ogni specie pone tuttavia dei limiti alle possibilità culturali: le possibilità di arricchimento culturale non sono infinite. Gli uccelli che imparano a cantare e sonogeneticamente spinti a farlo imparano in modo selettivo e operano delle distinzioni, privilegiando per esempio le strutture cantate della loro specie, in un'interazione profonda tra il processo di trasmissione culturale e le predisposizioni innate geneticamente. È in questo senso che Marler ha formulato il concetto di "istinto di apprendimento". Il suo intervento si chiude con domande che aprono scenari vertiginosi: "Mi sembra che il concetto di 'istinto di apprendimento' sia valido tanto per il linguaggio umano quanto per canto degli uccelli". Imparare a produrre e capire le parole dipendono dal cervello del bambino, non dall'esperienza.
XIL LINGUAGGIO
moduli sono: 2. TEORIA DELLA TRASFORMAZIONE: riguarda la capacità di trasformare una frase in un'altra attraverso regole grammaticali. 3. TEORIA DELLA SELEZIONE: riguarda la capacità di selezionare le parole e le strutture linguistiche appropriate per esprimere un determinato concetto. Le lingue come prodotto sociale Le lingue, invece, sono il risultato di un processo sociale e culturale. Ogni comunità umana sviluppa la propria lingua in base alle sue esigenze comunicative e alle sue tradizioni culturali. Le lingue si evolvono nel tempo, si influenzano reciprocamente e si adattano alle nuove realtà sociali. Le differenze tra le lingue Nonostante l'esistenza di una grammatica universale, le lingue si differenziano tra loro per diversi fattori. Innanzitutto, ci sono differenze fonetiche, cioè nella pronuncia dei suoni. Ogni lingua ha i suoi suoni distintivi e le sue regole di fonetica. Inoltre, ci sono differenze morfologiche, cioè nella struttura delle parole. Alcune lingue hanno una morfologia molto complessa, con molte forme verbali e nominali, mentre altre sono più semplici. Infine, ci sono differenze lessicali, cioè nel vocabolario. Ogni lingua ha le sue parole specifiche per descrivere la realtà circostante e le sue peculiarità culturali. Conclusioni Il linguaggio è una caratteristica innata dell'essere umano, ma le lingue sono il risultato di un processo sociale e culturale. Le lingue si differenziano tra loro per diversi fattori, come la pronuncia, la struttura delle parole e il vocabolario. Nonostante queste differenze, tutte le lingue condividono dei principi grammaticali universali.moduli fanno parte della TEORIA DEGLI SPOSTAMENTI:
- VINCOLO DELLA SOGGIACENZA secondo cui non si può spostare un elemento appartenente a un nodo stretto (es. quello che forma una preposizione relativa).
- PRINCIPIO DELLE CATEGORIE VUOTE che dice che mentre gli argomenti del verbo si possono estrarre dalla loro collocazione non si può estrarre un argomento da un'isola (dominio chiuso).
Secondo la prospettiva di Chomsky si dovrebbe dire che i 3 moduli sono iscritti nel codice genetico della specie umana ma in verità nessun linguista o biologo sa se esiste una determinata zona cerebrale che corrisponde alla lingua parlata, sappiamo solo che tramite l'apprendimento si possono creare nuove sinapsi e nuove connessioni. Inoltre questa ipotesi trascura aspetti importanti che si riflettono nel linguaggio come quelli affettivi e culturali o la memoria e il sogno, o ancora la creazione artistica o l'attività ludica.
TRE ASPETTI DEL LEGAME TRA
LINGUAGGIO E MECCANISMI CEREBRALI
Regolazione dell'energia investita in durata.
- Tutte le lingue si esprimono tramite una distinzione di base tra lessemi e morfemi che svolgono una funzione strumentale. Questa differenza tra le due componenti di grammatica va messa in relazione con una facoltà del cervello che consiste nel limitare i costi energetici senza limitarne però il rendimento. Questa facoltà consiste nell'ottenere il risultato migliore con il minimo sforzo.
- Questa attività viene misurata in tempo, infatti alcune attività necessitano di meno tempo perché sono di routine mentre altre più complesse hanno bisogno di tempi più lunghi. Tutto ciò si può provare con un semplice esperimento: se si chiede ad un gruppo di persone di trovare un sinonimo di un lessema ad es. casa e di un morfema ad es. da e il, possiamo notare che nel primo caso la risposta arriverà immediatamente mentre nel secondo avranno...
Linguaggio e scienze cognitive. Pidgin e creoli.
Si pensa che la lingua sia nata per la necessità di comunicare, e dato che la vista non sempre era un ottimo mezzo di comunicazione vedi la notte o in presenza di ostacoli, quindi lingua e udito cominciano ad evolversi di pari passo.
Si pensa inoltre che la lingua sia nata per esprimere sentimenti e stati d'animo e che furono le donne per prime a parlare.
Fu una conquista dell'homo sapiens la facoltà di sfruttare la laringe a fini così complessi come quello fonatorio. I fattori sociali possono generare lingue fortemente semplificate nella struttura e nel vocabolario che derivano
dalla mescolanza di lingue di popolazioni diverse venute a contatto a seguito di migrazioni, colonizzazioni e relazioni commerciali, questo è il caso dei Pidgin e delle lingue creole. Mentre i pidgin (membri di gruppi che non parlano la stessa lingua) sono solo comodi mezzi di comunicazione, tra gente che non parla la lingua dell'altro, usato in particolare nei mercati delle città africane, la creolizzazione invece, non ha come unico scopo quello di rispondere all'urgenza comunicativa, cioè il mezzo più diretto per rapportarsi con gli altri, infatti ha delle complicazioni morfologiche che servono a marcare l'identità etnica. Come abbiamo visto, alle lingue fanno capo tre discipline:- Scienze della natura
- Logico-matematica
- Psico-sociali
concretedella facoltà del linguaggio.Il modello della lingua è socio-operativo cioè l'uomo costruisce un suo sistema linguistico dienunciati e lo fa all'interno di un contesto che è l'atto sociale della comunicazione.l'uomo èproduttore e ricettore di parole. LALLAZIONE E CULTURABénédicte de Boysson-BardiesIl cervello del bambino è geneticamente predisposto al linguaggio. Nel corso dei primi 18mesi divita, il fatto di ascoltare la lingua materna permette al bambino di ricavare un modello dellastruttura fonetica e prosodica della lingua (il ritmo e l'intonazione delle lingue) ;scopre l'esistenzadi <<parole>> che uniscono suono e significato ; riconosce dei modi di produzione appropriatialla sua lingua e al suo contesto.Il turn-talking, <<ciascuno a suo turno>>, sembra segnare l'inizio di un comportamento dicomunicazione vocale. Lo si osserva nel bambino da 2 a 6 anni
Il bambino risponde alle sollecitazioni vocali dell'adulto con ripetute vocalizzazioni. Questo comportamento mostra come i bambini siano programmati a reagire ai movimenti della bocca in atto di parlare. L'ascolto di una lingua è necessario affinché si instauri il linguaggio e il desiderio di una comunicazione parlata.
SELEZIONE DELLE CARATTERISTICHE FONETICHE E PROSODICHE DELLA LINGUA MATERNA
- A 5 mesi il bambino è in grado di associare i suoni delle vocali ai movimenti della bocca;
- A 6 mesi si comincia a notare una selezione dei dati forniti dall'ambiente linguistico;
- A 7 mesi il neonato è sensibile alla fono tattica della bocca. Comincia a produrre delle sillabe che hanno la forma delle sillabe adulte: è l'inizio della lallazione. Le produzioni della lallazione dipendono dall'acquisizione della parola. Il bambino diventa, inoltre, sensibile alle posizioni degli accenti nelle lingue. Con la lallazione le produzioni del