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Vediamo il gioco dello sguardo e della narrazione.

Vediamo lo stile visivo di Bava come l’uso del grandangolo che deforma i volti, dove da un lato mi

sembra di vedere tutto accentuato da questa visione in profondità e dove tutto è a fuoco, vedendo

ogni orpello della cantina, però questa visione apparentemente così totale e completa diventa

enigmatica. Questa è l’evoluzione visiva di Bava nella Ragazza dove si giocava sugli stili del noir e

quindi il mistero che nasce in un ambiente apparentemente alla luce (la casa in cui viene attirata

Nora), nei film successivi invece l’effetto di completezza e totalità che diventa un elemento che

amplia il senso di mistero e minaccia è giocato soprattutto sul formato e sulla costruzione delle

inquadrature, sulla costruzione della profondità. La profondità è usata nel regime narrativo dove

vediamo le ragazze chiacchierare nel salotto del collegio e la mdp spesso ricorre alla costruzione in

profondità dislocando le ragazza su diversi livelli dell’immagine, costruendo un’immagine in

profondità. Questo stesso regime però qualche istante dopo assume un valore diverso, un valore che

si carica di un’emozione di un significato diverso e della minaccia incombente e del pericolo, del

mistero.

La sequenza è costruito sulla suspense perché abbiamo appena visto che l’assassino di cui

riconosciamo i guanti è nella cantina, dove si crea un senso di attesa e di aspettativa che porta alla

suspense, tuttavia è risolta nel nulla. Margheriti lavora anche in questa direzione a differenza di

Bava dove i sei delitti sono dati per assodati, giocati sull’effetto sorpresa che non si esaurisce in se

stesso; Margheriti invece gioca sulle false piste, sui mcguffin. Ogni volta la presenza dell’assassino

è installata dalla sequenza, ma ogni volta è elusa, ritardata la conclusione della conclusione tragica.

Vediamo la ricorrenza dei colori e la deformazione delle porte favorita dal grandangolo.

La postura rigida, l’impostazione vocale ne fanno un personaggio ambiguo.

La sequenza del parco, dove mostra la forza di questo film in cui naturalizza alcuni processi, ma che

non sono meno eversivi, siamo ancora nel ’68 dove il giallo all’italiana non è nel sua acme. La

sintonia di questo film è in direzione dello statuto della visione, il grande formato, l’instabilità della

visione; in questo terreno troviamo la vicinanza con il western all’italiana, con la grande produzione

di film come Un pugno di dollari.

La sequenza del parco è straordinari nel riflettere e nel giocare tra narrazione e discorso, tra

racconto e sguardo. Per 4 volte abbiamo questo strano punto di vista accompagnato da un

movimento di macchina che ci mostra gli alberi in alto e il cielo sopra di loro. Ha una vaga

sfumatura narrativa data dalla presenza dell’elemento forte cioè quello musicale funziona in

direzione di un montaggio che rappresenta la successione temporale dove da una luce più diurna si

arriva a delle luci più rossastre. Vi è sì una vaga traccia narrativa di costruzione temporale però quel

punto di vista è assolutamente anomalo. Dove lo spettatore cerca di incarnarlo in persone diverse,

cerco di ricondurre questo punto di vista alla consistenza della storia, pensando che sia il punto di

vista dell’assassino, poi violentate cade su un personaggio la prima volta è la signora Clay e dopo

l’insegante di educazione fisica. Ogni volta abbiamo uno strano punto di vista accompagnato da un

movimento che con questa veloce dolly mi forza ricondurla narrazione, ma che per la violenza di

questo movimento percepisco che è moderazione discorsiva, un’operazione in cui l’istituzione dello

sgurdo si rende visibile. L’impossibilità e la percezione di uno sguardo anche privilegiato (vede

dall’alto, vede da lontano) che sembra farmi dominare la scena, ma non riesco a ricondurre a

nessuna reale istanza vedente. Crea così il senso di una instabilità enorme. Non è il punto di vista

inedito in Argento, non è il punto di vista del corvo o il punto di vista di chi sta per precipitare al

suolo o il punto di vista dell’assassinio, quello che è instabile è l’incapacità di installare il punto di

vista. Siamo in balia di uno sgurdo che non riesco ad ancorare a nessun soggetto, essere in balia

della scrittura filmica. Tutto si esaurisce su una questione di una instabilità dello sgurdo

cinematografico.

L’attestazione del giallo all’italiana negli anni Settanta: Dario Argento

Ci focalizzeremo soprattutto sul primo Argento, dagli anni ‘80 in poi infatti la favola del regista

cambia profondamente portando il giallo all’italiana su istanze oniriche e psicanalitiche, che

portano lontano dal giallo all’italiana.

Su Dario Argento vi è da dire che ci troviamo di fronte a un profilo ben diverso sia da quello di

Bava che da quello di Margheriti. Argento fin dall’inizio ha una formazione diversa che

indubbiamente incide non poco sul suo modo di fare il cinema contendendolo come un regista cine

film.

Dario Argento (1970)

Padre produttore, madre Elda Luxardo: non arriva la cinema come tanti altri esponenti

- del cinema popolare di questi anni, ma invece è un figlio d’arte: il padre faceva il produttore,

era un personaggio noto faceva parte di un’agenzia fotografica molto importante e alla quale

si deve gran parte dell’iconografia del divo degli anni ’30-’40. Pertanto nasce in un

ambiente di arte, anche se questo ambiente non è immediatamente suo, pura dandoli una

grande consapevolezza del cinema e della dimensione artistica del cinema. La sua, infatti, è

una produzione fatta di una consapevolezza teorica e in direzione della storia dell’arte

cinematografica. Ad aumentare questo interviene il fatto che non intraprende subito la

carriere cinematografica, ma inizia come giornalista.

Cinefilia / Gavetta e poi giornalista a “Paese sera” nella rubrica spettacoli: la gavetta la

- conduce soprattutto a Paese sera, uno dei tanti casi anomali del dopoguerra italiano, è infatti

un quotidiano fondato nel 1949. Organo quindi collegato direttamente al PC (giornale di

sinistra), è un giornale a ciclo continuo a bene 6 edizioni quotidiane compresa quella più

famosa cioè quella serale. Con un’immagine assolutamente antitetica, anche se non è un

caso anomalo nell’italiana del dopoguerra, da un lato è noto per alcuni esperimenti e prese di

posizioni culturali importanti, per esempio nelle pagine dello spettacolo è tra i primi a

schiararsi per la difesa del neo-realismo (lo stesso neo- realismo che in pagini ufficiali

veniva bollato o trattato con sufficienza). Tra gli intellettuali che contribuiscono a Pese sera

ci sono persona di grande innovazione ei acume intellettuale come Gianni Rodari, quindi vi

è una capacità di cogliere i cambiamenti in atto e di valorizzare realmente la cultura e non

solo il suo lato più esteriore. Dall’altro è però anche il giornale che divulga a livello di

massa in Italia la cronaca rosa e soprattutto la cronaca nera, come a esempio l’uccisione di

Salvatore Luciano, le alluvioni, etc. tutta quella cronaca e retroscena su cui la stampa

ufficiale in quel periodo era assolutamente omertosa, in quanto spesso c’era il

coinvolgimento di politici, spesso davano dell’Italia un tratto ben diverso da quello mono

colore della DC, spesso si infrangeva l’ideologia e la visione di un’Italia cattolica i cui valori

erano un punto di riferimento centrale. Pertanto Paese sera dava un ritratto di un Italia che

affascinò molto Dario Argento stesso.

Argento era il vice della rubrica spettacoli quindi si occupa di cinema ed ecco quindi

l’incremento di cinefilia. Essendo vice aveva anche una discreta libertà rispetto agli ordini di

servizio provenienti dalla DC e quindi alla possibilità di apprezzare e di criticare alcune

opere non allineante con la sinistra. In realtà sembra che sia questa parte di cronaca ad aver

esercitato su di lui un fascino e un’inquietudine molto più forte e che poi lascerà una traccia

profonda nei suoi film.

Sceneggiatura C’era una volta il West (1968): da questo giornalismo nasce il suo primo

- approccio al cinema cioè quello basato sulla sceneggiatura. Il primo successo è legato

all’amico Bertolucci che insieme a lui si occupa della sceneggiatura di C’era una volta il

West. Il contributo di Bertolucci è oggi ricondotto alla costruzione dei personaggi femminili

che in questo film, per la prima volta nel cinema di Leone, acquistano una forza e una

presenza scenica straordinaria non solo per l presenza della Cardinale, ma proprio come la

figura è costruita, per lo spazio che le è dato, per alcune scene, etc. Argento, invece, si

occupa di alcune microstorie e dettagli che in effetti ben rientrano nella sua poetica, fatta di

una concezione per scene più che verso una costruzione narrativa.

È vero che parte dalla sceneggiatura e che avrà sempre un rilievo importante, quasi in modo

eccessivo che porterà quasi a sacrificare alcune componenti del film; comunque diventa una

concezione per scene una concezione visiva di quella che lui ha per la sceneggiatura. La

celebre scena dell’inizio con questa banda di criminali che aspettano l’arrivo del treno per

completare il loro delitto è costellata di micro-scene (la balla che gira, la piattaforma deserta

di fronte alla stazione su cui si muovono queste persone, la goccia che cade, la mosca che

infastidisce questi killer, etc.) che sono riconducibili, in modo abbastanza sicuramente a

Argento. Questa costruzione visiva sarà poi mantenuta del regista in molti sui film, in

special modo, nei primi che hanno origini spesso dalla singola scena (es: Quattro mosche di

velluto grigio,)

. L’uccello dalle piume di cristallo (1970): al contrario di Quattro mosche è diverso e anomalo.

Argento instaura un rapporto di collaborazione con la Titanius della Goffredo Lombardo (più

rande casi di produzione dell’epoca). Inizia a coltivare un desiderio che è quello che porterà al

soggetto e alla realizzazione dell’Uccello. Lombardo è molto perplesso d questo regista, che è

anomalo dal quadro registico del cinema popolare di quegli anni. Abituato a produrre in batteria,

a un alternanza, dove singole scene potevano essere realizzate da altri; per questo Argento

decide di passare alla regia e decidendosi di autoprodursi tramite i fondi di famiglia. Tramite i

capitali di famiglia fonda SEDA, in modo da garantirsi la regia di questo primo film di cui sta

iniziando a scrivere il soggetto. La SEDA produrrà la trilogia cosiddetta animale e anche

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A.A. 2015-2016
112 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nausicaa93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e analisi del linguaggio cine-televisivo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Valentini Paola.