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Il Nuovo Organo
Nella pars construens del "Novum Organum", Bacone cerca di fornire una teorizzazione del ragionamento induttivo, più definita e rinnovata rispetto a quella già accennata da Aristotele. Infatti, l'induzione aristotelica, o induzione per enumerazione semplice, passa troppo presto dai casi particolari ai principi generali. Conclude, cioè, troppo precipitosamente, procedendo per semplice enumerazione. Dalle osservazioni particolari che questo cigno è bianco, che quest'altro è bianco, e che quest'altro ancora è sempre bianco, passa subito alla conclusione generale che tutti i cigni sono bianchi. Ma i dati raccolti per enumerazione semplice possono essere sempre falsificati da esempi successivi. Il superamento di questa falsa o impropria induzione passa secondo Bacone per l'instaurazione di una nuova metodologia scientifica che conduca all'induzione vera, non più per enumerazione semplice ma peresclusione degli elementi inessenziali a un fenomeno, e per scelta di quelli essenziali. Quello che Bacone vuole scoprire con l'induzione vera è la legge dei fenomeni. Sennonché questa legge è ancora concepita da Bacone aristotelicamente come "forma" (o "essenza", o "causa", o "natura") del fenomeno studiato, e non, come farà Galileo, come relazione quantitativa, di tipo matematico. In altre parole, la forma di un fenomeno (per es., del calore) è intesa, più o meno alla maniera di Aristotele, come il complesso delle qualità essenziali del fenomeno stesso, ossia come ciò che lo fa essere quello che è. Più precisamente, Bacone intende per forma il principio interno che spiega la costituzione, la struttura del fenomeno, ma che spiega anche il suo sviluppo, cioè la sua generazione e produzione. Il grave limite di Bacone consiste dunque nel fissare la sua attenzione sugli
Aspetti qualitativi del fenomeno studiato, mentre la scienza moderna si interessa solo dei suoi aspetti quantitativi, di quelli, cioè che, appunto perché quantitativi, possono essere espressi in una formula matematica.
Gli Idola: la pars destruens
Bacone presuppone l'esistenza di idola, cioè di pregiudizi che impediscono una reale concezione della natura. Egli identifica cinque tipi di idola:
- Idola tribus, condizionamento sociale, comuni a tutta la specie.
- Idola specus, pregiudizi che appartengono al nostro inconscio, propri di ciascun individuo, dipendenti dalla sua educazione, dal suo stato sociale, dalle sue abitudini e dal caso; siamo portati a proiettare negli altri noi stessi, non siamo obiettivi.
- Idola fori, derivanti dalla "piazza", cioè dal linguaggio e dai suoi equivoci; molte parole non hanno alcun significato, non corrispondono a nulla di reale (quasi tutte quelle usate dai filosofi come P.M.I ecc.).
- Idola Theatri, pregiudizi
Che derivano dalle dottrine del passato (paragonate a mondi fittizi oa scene teatrali). Bacone ripensando alla storia della filosofia li suddivide in tre specie: sofistica, empirica e superstiziosa.
Idola scholae, consistenti nel porre cieca fiducia in regole come il sillogismo a scapito del giudizio personale.
Della filosofia sofistica egli attacca Aristotele perché cercò di dare più una descrizione delle cose che andare alla ricerca della loro verità; della filosofia empirica egli attacca Gilbert e gli alchimisti, perché spiegano le cose per mezzo di ristretti esperimenti; della filosofia "superstiziosa", cioè quella che si fonde con la teologia, egli attacca Pitagora e Platone.