Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 128
Forme del ridere: polisemia del comico nelle lettere francesi (nove cfu appunti e critiche) Pag. 1
1 su 128
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

CONCLUSIONI SUL TESTO

Alcofibras Nasier (nome completo del narratore, anagramma del nome dell’autore) richiama il nome di

Ovidio (Publio Ovidio Nasone). Ovidio è autore delle “Metamorfosi” => allusione alla trasformazione =

elemento principe del testo. Ecco perché.

Il romanzo nasce nei primi decenni del 1500. Esso deriva da “roman” = termine utilizzato nel 1000 per

indicare le narrazioni in versi in lingua d'oïl, sia che recuperassero temi greco-romani sia che rielaborassero

temi cavallereschi (cicli bretone e carolingio).

In questo caso (testo di Rabelais) si combinano i generi della cronaca e del romanzo di cavalleria, ma

entrambi vengono parodiati nel testo:

- La cronaca è parodiata nel momento in cui il narratore non sa raccontarci cosa è successo in ogni

momento;

- Il romanzo di cavalleria è parodiato in quanto gran parte della trama è costituita da avventure

(incontri etc.) che non riguardano le guerra + l’impresa dell’eroe è atipica = mangiare, digerire (egli

non dichiara guerre e semmai si difende).

 Ogni forma è parodiata e ribaltata => qualunque forma sembra contingente ed instabile.

Il continuo rovesciamento-trasformazione non riguarda solo il genere letterario di riferimento: il narratore

è tale ma è anche personaggio. Inoltre Siamo sempre intorno ad un banchetto a cui prende parte il cronista

=> colui che racconta anche lui un pantagruelista => ammette l’ubriacatura, il piacere della tavola + chiama

lo stesso lettore a parteciparvi (ha come pubblico i bevitori e gli ammalati di sifilide).

Si tratta anche di un autore-narratore umanista: nel “Gargantua” ci sono citazioni classiche etc. => la

rinascita si nutre del ridicolo che colpisce il mondo medievale e la sua cultura (es. parodia vs sillogismo, la

parodia dei generi amati dalla cultura medievale, vd elogio funebre; parodia della rigidità interpretativa con

cui Stancodiviaggiare legge le avventure-sventure dei 6 pellegrini).il romanzo riprende un materiale

narrativo che si trasforma cercando un codice che poi comunque mette in discussione.

Il romanzo, fin dalle origini, contiene già la messa in discussione del romanzo stesso => nasce con una

tendenza all’autoriflessione su di sé. Al cuore del romanzo c’è la continua trasformazione e la messa a

distanza di ogni etichettamento.

La letteratura non va più ridotta a sé, ma occorre aprirsi e navigare.

R. si prende gioco anche dalle novità: es. enciclopedismo utopico (irrealizzabile), si prende gioco dei

commentatori della cultura antiche (che lardeggiano: mettono nell’opera ciò che non c’è), degli studiosi di

tutte le lingue che però dimenticano di esprimere esigenze primarie => si critica il distacco dalla realtà, il

divario fra forma e contenuto (è oggetto di critica, sia di ironia).

In Rabelais troviamo un’ironia all’insegna dell’abbondanza proprio a significare che l’abbondanza (di

conoscenza ad esempio) è utile solo se influenza il nostro modo di vivere (la nostra dimensione spirituale),

altrimenti l’abbondanza porta alla rigidità (pedanteria), all’esaurimento di risorse. Lo stesso rischio lo corre

la risata: salutare e utile ad una presa di distanza dal reale, ma se eccessiva e priva di scopo può risultare

dannosa (vd la paura a cui si allude di “morire dal ridere”).

 Rischio costante che Utopia (il regno dei giganti, dove tutto è possibile) si rovesci, diventando un

luogo inespressivo e monocorde (dato da chi pensa di conoscere il nostro bene), come accade a

Theleme.

Tutto nel testo è messo a ridicolo: anche la discesa nell’Ade, anche la morte (è temporanea: è Epistemone)

+ si riesce dei ridere anche dei grandi classici ed anche di alcuni contemporanei (Erasmo, Tiraquau etc.). In

parte si esalta il valore dei testi, in parte si ride => si riprende un’aneddotica che prende in giro le grandi

figure intellettuali.

Si ride soprattutto dell’opera che sta scrivendo: vd il narratore quando esce dalla bocca di Pantegruele (dice

che egli stesso scriverà un romanzo etc.).

Perché questo rovesciamento ci sia sono necessari i giganti: coloro che rompono qualsiasi limite e

perimetro = hanno un corpo enorme che sfalsa i piani => introduzione di dismisura (vd luoghi che sono

sempre piccoli o grandi) => si ride perché il contenente è sempre inappropriato ad esprimere il contenuto

(che siamo noi la vita, l’amore, la fame etc.).

C’è anche un giganteggiare metaforico = gli ultimi diventano primi (paradosso evangelico) = i bambini

insegnano agli adulti, i pacifisti vincono la guerra, i generali vengono imbrogliati dai bambini => gigantismo

di tipo spirituale e morale.

Anche la follia confonde le prospettive e fa ridere: mette il mondo e le sue certezze a distanza e ne ride

come alta forma di saggezza (tradizione di S. Paolo, di Erasmo).

Il tema del gigantismo caratterizza anche il piano formale: continue digressioni che vanno in direzioni

diverse, trama a volte ellittica (a volte ci sono parti che non conosciamo), ricorrono titoli e frammenti di

altre opere (passi sacri, modi di dire etc., “adagia”), ci sono enumerazioni e liste abbondanti. Siamo nella

nascita della lingua: ci si diverte a creare nomi e termini nuovi che presentino i personaggi e li descrivano.

Sono presenti più lingue, registri diversi = tutto questo interferisce (non alternanza) => R. è interessato alla

coincidentia oppositorum.

C’è spesso uno scarto fra forma e contenuto che diverte. Diverte ciò che è irriverente ed ingombrante (dà

fastidio all’evoluzione della trama) => pericolo della copia, della ridondanza, della ripetizione, della sterilità

del linguaggio.

 Tema del ruolo della cultura = comunicazione di un messaggio e di un senso => responsabilità della

cultura.

Il lettore è ovunque invitato alla partecipazione: può fare tutto, stravolgere tutto, ma deve essere

coinvolto.

MOLIERE

INTRODUZIONE

Moliere (pseudonimo) nasce nel 1622 e muore nel 1673. Nasce come Jean-Baptiste Poquelin da una

famiglia agiata (quella che oggi chiameremmo famiglia borghese): il padre era tappezziere a corte e da

questa attività guadagna molto => è un commerciante agiato che interagisce con la grande aristocrazia del

tempo. Vivono a Parigi e viene mandato al College de Claremont, uno dei più prestigiosi di Parigi (tenuto dai

gesuiti = avanguardia educativa fra 1500 e 1600). I gesuiti utilizzavano il teatro come attività di

insegnamento ed apprendimento (veniva sia praticato che studiato) = modo di imparare che coinvolge

competenze diverse, tra cui la conoscenza e l’uso del corpo.

È un uomo colto e ben formato. Negli anni del liceo traduce alcuni versi di Lucrezio, si approccia anche a

Terenzio (su cui si basa la rinascita la commedia in Francia in quel periodo).

Il padre lo manda ad Orleans a studiare diritto => ne vuole fare un avvocato: all’epoca l’avvocatura era la

strada più semplice per accedere alle cariche più alte. Lui non è nobile, ma può comprare una carica. Lui

all’inizio non ci riesce (non compra una carica). Si affianca alla nobiltà di Toga e da lì inizia la sua scalata

sociale.

Moliere decide di lasciare l’università e di tornare a Parigi e frequentare una vita mondana fatta di vita

teatrale.

I grandi teatri, però, a Parigi arrivano tardi: nel 1548 viene fondato il primo teatro parigino presso l’Hôtel de

Bourgogne: la società dei “Confratelli della Passione e della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo” vi

costruì una sala di spettacolo per presentare dei misteri.

 C’erano ancora le confraternite itineranti che mettevano in scena i misteri cristiani.

Nel 1548 il Parlamento proibisce la messa in scena dei misteri presso l’Hotel perché si erano laicizzati

troppo = erano diventati spettacoli cittadini con ampie digressioni rispetto agli eventi principali (l’evento

religioso aveva perso priorità) = > in un momento come quello della riforma manifestazioni simili andavano evitate

(i protestanti prendevano in giro moltissimo questi spettacoli che vantano funzioni religiose, ma

riproponevano la vita mondana).

 Si permette alla confraternita di cui sopra di rappresentare delle tragedie (fino ad allora

rappresentate solo a corte).

Il teatro poi veniva affittato da varie compagnie.

Nella seconda metà del 1500 iniziano le guerre di religione: ugonotti vs cattolici. Il teatro fa fatica ad

affermarsi in questo momento: bisogna aspettare il 1600 (fine delle guerre di religione) perché si sviluppi

veramente una vita teatrale = serve la pace perché la gente vada a teatro e perché il tutto venga finanziato

dallo Stato.

17/10/2016

Moliere entra in contatto con alcuni esponenti del movimento libertino: movimento filosofico che nasce già

nel 1500. Il termine viene da “libertus” = schiavo dell’antico impero romano che si affranca dalla schiavitù

=> nel movimento libertino si eredita il fatto di “affrancarsi da” => assume i significati più diversi: indica

l’affrancarsi da qualcosa. Es. Calvino dice che gli eretici sono libertini: si affrancano dal culto comune; i

cattolici ortodossi accusano i calvinisti di libertinismo => è una presa di distanza da un’ortodossia di

pensiero, di tradizione che implica anche il rifiuto di canoni e modelli.

Alla fine del 1500 e inizio 1600 si afferma anche la scienza moderna che sempre più si affranca da una

visione religiosa (processo di laicizzazione) => si accoglie la novità della scienza moderna a prescindere da

un sistema religioso = razionalità che si affranca dalla fede.

L’antecedente a questo atteggiamento del movimento libertino lo troviamo movimenti filosofici

dell’antichità che rifiutano di aderire ad una spiegazione univoca del mondo e, soprattutto, condivisa dal

senso comune (es. scetticismo, epicureismo e stoicismo). L’idea di universo fatto di infiniti mondi (vd

Giordano Bruno) è tipicamente epicurea (idea di un universo continuamente in movimento + atomismo).

Secondo questo modo di vedere l’uomo è una delle tante creature che vive in uno dei tanti mondi => non

ha nulla di speciale (stoicismo: visione pessimistica e fiducia nel destino provvidenziale = senso di

impotenza dell’uomo riguardo al mondo esterno e di rassegnazione). Si tratta di un pensiero che valorizza

la razionalità dell’esperienza umana ed una visione scientifica laica dell’universo + prende coscienza dei

limiti della conoscenza = vd tradizione che dallo scetticismo arriva a Montaigne (“Essays”).

Il movimento libertino e lo sviluppo della n

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
128 pagine
8 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/03 Letteratura francese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiuliaS95 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura francese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Preda Alessandra.