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INTRODUZIONE A “DON GIOVANNI O IL CONVITATO DI PIETRA”
A questo punto Moliere necessita di una nuova piece => porta in scena una piece con un personaggio già
noto, conosciuto in tutta Europa grazie alla commedia dell’arte: il “Don Giovanni”. Siamo in un clima in cui i
devoti sono ostili a Moliere e lui si trova anche in difficoltà economiche = si dice che sia stata una piece
scritta di getto e ne esce un Don Giovanni bizzarro. Si tratta di una piece senza centro e fatta di digressioni
=> si allontana dalla misura e dalla tempistica della commedia classica.
In realtà all’epoca a sala del Palais Royal era riservata alla compagnia di Moliere => si tratta di un teatro
strutturato e sono state trovate fatture con cui Moliere paga degli effetti speciali per il “Don Giovanni” un
anno prima che questo venisse messo in scena => Moliere non ha assolutamente improvvisato questa
commedia. => la struttura dell’opera non è improvvisata, ma originale.
Il tema non è nuovo: attinge dalla tradizione che prende forma in Spagna = il Don Giovanni nasce in una
piece scritta dal monaco Gabriel Tellez, conosciuto come Tirso de Molina. Lui scrive e mette in scena “El
Burlador de Sevilla y Convidado de piedra” fra il 1625 ed il 1635. In questa piece c’è il protagonista che si
chiama don Juan, appartenente alla nobiltà spagnola. Lui è contro riformato = l’opera dovrebbe invitare alla
riconversione. Ambientazione = Napoli (dominio spagnolo), ma poi l’ambientazione cambia (tipico delle
tragicommedie spagnole).
24/10/2016
Moliere mette in scena l’ipocrisa = la seduzione dell’apparenza, quanto l’apparenza piaccia e cosa
nasconda. Il tutto all’interno della corte di cui lui fa parte (realtà di apparenza per eccellenza) => teatro
come luogo privilegiato per esprimere il gioco dell’apparenza che seduce.
Questo tentativo di manipolazione dell’apparenza è comico di per sé e basta farlo emergere per prenderne
consapevolezza e riderne.
TRAMA DE “EL BURALDOR DE SEVILLA” (L’ingannatore di Siviglia ed il convitato di Pietra)
L'intreccio si basa sulle gesta di don Giovanni, donnaiolo promesso sposo di donna Anna, figlia di don
Gonzalo de Ulloa. Il giovane seduce la duchessa Isabella, nobile napoletana, fingendosi il suo promesso
sposo, il duca Ottavio.
Fuggito da Napoli per salvare la pelle, approda in Spagna dove viene raccolto, dopo un naufragio, dalla
pescatrice Tisbea, che cede al suo fascino. Il re Alfonso XI, però, dispone che don Giovanni sposi l'offesa
Isabella, mentre Ottavio convolerà a nozze con donna Anna come risarcimento dell'onta subita. Donna
Anna è, però, segretamente innamorata del marchese de la Mota.
Don Giovanni, contrario alla costrizione del matrimonio, uccide don Gonzalo de Ulloa che voleva vendicare
l'onore offeso di sua figlia, donna Anna, e, dopo avventure con altre donne (tra cui Aminta), ritorna a Sevilla
dove urta contro la tomba di don Gonzalo, burlandosi del defunto e invitandolo a cena. La statua,
imprevedibilmente, si presenta all'appuntamento ("il convitato di pietra") e, successivamente, a sua volta
invita don Giovanni e Catalinón (il suo valletto) a cenare nella sua cappella. Don Giovanni accetta e il giorno
dopo si presenta. Lì la statua lo trascina all'inferno per punirlo delle sue malefatte.
Don Giovanni mascherandosi o fingendosi qualcun altro seduce (vd tema dell’apparenza che
seduce).
Quando Don Giovanni incappa nel monumento funebre di don Gonzalo si svolge una cena infernale (fatta
con un menù adeguato all’ambiente); poi la statua fa sprofondare don Giovanni all’inferno => lui deve
pagare per i propri misfatti. Prima di precipitare D. Giovanni confessa di aver vissuto in modo dissoluto, ma
di non aver violentato Anna + chiede un prete per potersi confessare, ma è troppo tardi. Nella conclusione
tutto torna nell’ordine.
Si tratta di una tragicommedia che mette in risalto quanto il comportamento dissoluto di una certa
aristocrazia del tempo sia condannabile = il peccato di Don Giovanni non è l’ateismo, ma il fatto di pensare
di avere tanto tempo per mettere la testa a posto e confessarsi. L’autore (monaco), invece, ci ricorda che
non sappiamo quanto tempo abbiamo = occorre convertirsi e pentirsi in tempo. Lui si sta rivolgendo
all’aristocrazia dell’epoca che si prende larghi spazi (nel modo di vivere, es. condotta sessuale) anche se non
mette in discussione il sistema cristiano.
Il mondo femminile è ancor più criticato in quanto disponibile sessualmente: Don Giovanni facilmente
seduce con il suo sfarzoso abbigliamento (ricchezza, soldi) le contadinelle; mentre anche le aristocratiche si
lasciano andare ad appuntamenti amorosi => c’è una certa denigrazione del mondo femminile, più forte
delle capacità di seduzione dei Dion Giovanni.
Nel titolo: “Convidado de piedra” = è la pietra, il monumento funebre di don Gonzalo a segnare la fine
dell’infinita mobilità di Don Giovanni (si spostava continuamente in tutta Europa). Questo è l’elemento
mitico della storia = si tratta di un mito moderno.
Non si tratta di un racconto sacro che ha avuto luogo “nei tempi favolosi degli inizi” (come direbbe Aliade,
antropologo) dal momento che il racconto è collocabile in un’epoca precisa. Tuttavia nell’opera troviamo
elementi che caratterizzano l’umanità fin dalle origini.
È vero che nel testo si riprende l’idea di un giovane aristocratico, che non si pente quando dovrebbe, ma se
si limitasse a questo si tratterebbe di una semplice tragicommedia; invece con la tomba (statua) c’è una
connotazione mitica = c’è un morto che torna e che si vendica del suo omicida conducendolo all’inferno =>
il morto torna fra i vivi per condurre il vivo fra i morti. Nei racconti e nelle leggende, anche i più antichi, c’è
il tema dell’irrompere dell’al di là nell’al di qua.
L’altro elemento mitico è la cena con il morto => idea di mangiare con i morti = idea che caratterizza anche
la mitologia greca. Nel momento in cui si banchetta nel mondo dei morti, è impossibile tornare al mondo
dei vivi (sorta di contaminazione). Questa idea della compromissione è anche cristiana: Eucarestia come
momento in cui ci si ciba del corpo di Cristo (un morto).
Al tema della morte si associa quello dell’amore: la morte si pone come definitiva interruzione di un piacere
continuo. Don Giovanni che vive in un perpetuo presente viene fermato dalla morte (e dalla pietra
tombale).
La storia successiva ha individuato 3 mitemi (nuclei narrativi individuabili nella narrazione mitica) nella
storia, quello che c’è in tutti i “Don Giovanni”:
- CONVIDADO DE PIEDRA = ci deve essere il morto che torna per punire + mediazione fra i due
mondi.
- IL SEDUTTORE = il Don Giovanni che sposta di continuo l’oggetto del suo desiderio e anche se
stesso => presa in giro di tutti i legami che fissano (matrimonio, promessa, morte). + travestimento
= Don Giovanni è una superficie cangiante, non troviamo in lui un’identità fissa. Lui si sottrae
all’idea di identità e per farlo ci si traveste => è personaggio teatrale per eccellenza.
- GRUPPO FEMMINILE: il gruppo di donne con cui Don Giovanni approccia cristallizza la ripetizione
che serve per parlare di Don Giovanni = lui è come predestinato a variare l’oggetto d’amore,
altrimenti non si tratterebbe di lui.
La piece di Tirso de Molina ebbe ampio successo sia grazie alla componente tragicomica che quella
apologetica della religione (invito alla riconversione ed al pentimento). Essa fu gradita da un pubblico
popolare: i teatri in Spagna erano ancora spesso itineranti e le compagnie si esibivano nelle piazze,
varcando anche i confini e diffondendosi in tutta Europa.
In primo luogo è la commedia dell’arte ad impossessarsi dell’opera = ne fanno un canovaccio di grande
successo. Cicognini scrive “Il Convitato di pietra”: Biancolelli sarà colui che porta in giro per le strade d’Italia
lo scenario del Cicognini; poi arriva in Francia negli anni ’50 (anni in cui Moliere sta entrando in contatto
con la commedia dell’arte). La piece viene recitata anche in francese (all’epoca anomalo: la commedia
dell’arte veniva recitata solo in italiano), si chiama il “Festino di Pietro”. Nel testo il padre di Anna, ucciso, si
chiama Pietro + “pierre” significa anche pietra in francese + evocava una serie di personaggi della
commedia dell’arte (il cui nome avevano radice “pier”).
Infatti la piece dei comici dell’arte è vista dal pdv del servitore di Don Giovanni: racconta lui la vicenda => il
pdv è dal basso => questo rende ridicolo quello che era uno spettacolo tragicomico (il comico stava nel lieto
fine) => si prendono in giro gli aristocratici e i loro difetti (violenza, arroganza etc.). È qui, nella commedia
dell’arte, che si inventa la famosa lista delle conquiste di Don Giovanni (ovviamente iperbolica per suscitare
il riso).
Il servo, morto Don Giovanni, dice “Il mio stipendio, il mio stipendio” (alludendo al fatto che con la morte
del padrone a lui non verrà più pagato nulla => battuta cinica), l’opera però non finisce qui: lieto fine.
Un’altra tradizione, oltre a quella della commedia dell’arte, è quella degli autori che scrivono opere che
trattano di questa storia, colpiti dall’elemento mitico in essa presente. Es.: “Il festino di pietra o l’ateo
fulminato” di Rosimond; “Il festino di pietra o il figlio criminale” di Dorimond (1658). Sono delle piece in cui
Don Giovanni viene caratterizzato in modo feroce, ad es. è l’ateo = il cattivo che viene punito; oppure è il
figlio che fa morire di dolore il padre.
Qui la figura di Don Giovanni, anche se negativa, è protagonista e ha anche una cifra filosofica (ateismo),
mentre nell’altra tradizione il protagonista è il valletto.
Ad ogni modo quello del Don Giovanni è un tema che Moliere ha visto a teatro e lo sceglie dal momento
che questa figura (Don Giovanni) esalta il teatro. Nelle opere che trattano del Don Giovanni ci sono:
- La tragicommedia romanzesca = travestimento e naufragio;
- Il tono tragico = caduta all’inferno;
- Gli effetti speciali = macchinazione teatrale per mettere in scena il soprannaturale. Qui il
soprannaturale è contemporaneamente finzione di soprannaturale = è una macchinazione teatrale
e si vede;
- Elemento pastorale;
- Linguaggio galante (conquista di donne altolocate);
- La figura del servo. Questo elemento era presente anche nel