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INTRODUZIONE
Moliere (pseudonimo) nasce nel 1622 e muore nel 1673. Nasce come Jean-Baptiste Poquelin da una
famiglia agiata (quella che oggi chiameremmo famiglia borghese): il padre era tappezziere a corte e da
questa attività guadagna molto => è un commerciante agiato che interagisce con la grande aristocrazia del
tempo. Vivono a Parigi e viene mandato al College de Claremont, uno dei più prestigiosi di Parigi (tenuto dai
gesuiti = avanguardia educativa fra 1500 e 1600). I gesuiti utilizzavano il teatro come attività di
insegnamento ed apprendimento (veniva sia praticato che studiato) = modo di imparare che coinvolge
competenze diverse, tra cui la conoscenza e l’uso del corpo.
È un uomo colto e ben formato. Negli anni del liceo traduce alcuni versi di Lucrezio, si approccia anche a
Terenzio (su cui si basa la rinascita la commedia in Francia in quel periodo).
Il padre lo manda ad Orleans a studiare diritto => ne vuole fare un avvocato: all’epoca l’avvocatura era la
strada più semplice per accedere alle cariche più alte. Lui non è nobile, ma può comprare una carica. Lui
all’inizio non ci riesce (non compra una carica). Si affianca alla nobiltà di Toga e da lì inizia la sua scalata
sociale.
Moliere decide di lasciare l’università e di tornare a Parigi e frequentare una vita mondana fatta di vita
teatrale.
I grandi teatri, però, a Parigi arrivano tardi: nel 1548 viene fondato il primo teatro parigino presso l’Hôtel de
Bourgogne = la società dei “Confratelli della Passione e della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo” vi
costruì una sala di spettacolo per presentare dei misteri.
C’erano ancora le confraternite itineranti che mettevano in scena i misteri cristiani.
Nel 1548 il Parlamento proibisce la messa in scena dei misteri presso l’Hotel perché si erano laicizzati
troppo = erano diventati spettacoli cittadini con ampie digressioni rispetto agli eventi principali (l’evento
religioso aveva perso priorità) => in un momento come quello della riforma manifestazioni simili andavano
evitate (i protestanti prendevano in giro moltissimo questi spettacoli che vantano funzioni religiose, ma
riproponevano la vita mondana).
Si permette alla confraternita di cui sopra di rappresentare delle tragedie (fino ad allora
rappresentate solo a corte).
Il teatro poi veniva affittato da varie compagnie.
Nella seconda metà del 1500 iniziano le guerre di religione: ugonotti vs cattolici. Il teatro fa fatica ad
affermarsi in questo momento: bisogna aspettare il 1600 (fine delle guerre di religione) perché si sviluppi
veramente una vita teatrale = serve la pace perché la gente vada a teatro e perché il tutto venga finanziato
dallo Stato.
17/10/2016
Moliere entra in contatto con alcuni esponenti del movimento libertino: movimento filosofico che nasce già
nel 1500. Il termine viene da “libertus” = schiavo dell’antico impero romano che si affranca dalla schiavitù
=> nel movimento libertino si eredita il fatto di “affrancarsi da” => assume i significati più diversi: indica
l’affrancarsi da qualcosa. Es. Calvino dice che gli eretici sono libertini: si affrancano dal culto comune; i
cattolici ortodossi accusano i calvinisti di libertinismo => è una presa di distanza da un’ortodossia di
pensiero, di tradizione che implica anche il rifiuto di canoni e modelli.
Alla fine del 1500 e inizio 1600 si afferma anche la scienza moderna che sempre più si affranca ad una
visione religiosa (processo di laicizzazione) => si accoglie la novità della scienza moderna a prescindere da
un sistema religioso = razionalità che si affranca dalla fede.
L’antecedente a questo atteggiamento del movimento libertino lo troviamo movimenti filosofici
dell’antichità che rifiutano di aderire ad una spiegazione univoca del mondo e, soprattutto, condivisa dal
senso comune (es. scetticismo, epicureismo e stoicismo). L’idea di universo fatto di infiniti mondi (vd
Giordano Bruno) è tipicamente epicurea (idea di un universo continuamente in movimento + atomismo).
Secondo questo modo di vedere l’uomo è una delle tante creature che vive in uno dei tanti mondi => non
ha nulla di speciale (stoicismo: visione pessimistica e fiducia nel destino provvidenziale = senso di
impotenza dell’uomo riguardo al mondo esterno e di rassegnazione). Si tratta di un pensiero che valorizza
la razionalità dell’esperienza umana ed una visione scientifica laica dell’universo + prende coscienza dei
limiti della conoscenza = vd tradizione che dallo scetticismo arriva a Montaigne (“Essays”).
Il movimento libertino e lo sviluppo della nuova scienza hanno seguito in Francia, dove all’epoca (fine 1500-
inizio 1600) c’era ancora libertà di espressione. Attenzione: in Italia nello stesso periodo c’era già maggiore
chiusura: condanna di Giordano Bruno: 1600).
In Francia, invece, convivevano fedi diverse = è un momento di esplosione di pensieri, movimenti ed
esperienze eterodosse.
Libertinismo si presenta sotto due punti di vista:
- Libertinismo a livello intellettuale = affrancamento dal sentire comune come atteggiamento di
distacco intellettuale;
- Libertinismo dei costumi = affrancamento dal sentire comune come pratica concreta di vita =
riconoscimento in sé delle proprie leggi di comportamento.
Sotto entrambe le matrici, il libertinismo valorizza l’individuo e della sua autonomia.
I primi decenni del 1600 vedono affermarsi il libertinismo in ambienti aristocratici: siamo in un momento di
debolezza per la monarchia (vd riv. Francese), l’aristocrazia è in un momento di potere.
L’aristocrazia può comportarsi secondo leggi proprie, indipendenti dallo stato (non si riconosce più
l’assolutismo monarchico) e può incarnare lo spirito libertino.
Sorgono ambienti paralleli a quelli di corte in cui i mecenati promuovono processi culturali diversi:
es. tragicommedia di origine italiana = genere alternativo sia alla tragedia che alla commedia, in cui
tutto è possibile (può avvenire qualsiasi ribaltamento).
È in questi anni ed in questo contesto che lo scopo primo dell’opera letteraria è il piacere del pubblico = un
piacere che diverte nel senso di “divertere” (origine latina) = distrarre dall’univocità di pensiero. È in questo
contesto che si valorizzano i sensi al di sopra di qualsiasi tipo di esperienza => si inventa, si rinnova e non si
riconoscono modelli.
Mentre Montaigne era punto di riferimento del movimento libertino a fine 1500, Théophile de viau è
emblema dell’estetica libertina negli anni ’20 del 1600. La sua figura è emblematica in quanto vive in prima
persona il passaggio dalla libertà alla censura (anni ’30) = tendenza a controllare la politica culturale del
paese (il più grande mecenate diventa il re). Théophile attraversa l’ambiente di corte che, pur essendo
aperto alla sperimentazione poetica, lo condannò e lo imprigionò.
Viene condannato per quello che scrive: le sue composizioni venivano pubblicate su riviste
satiriche, dove era possibile esprimere una propria visione del mondo e dell’universo (i contributi
vengono pubblicati anonimi).
Théophile muore nel 1626: il clima in Francia sta cambiando e il movimento libertino diventa sempre più
nascosto e di difficile definizione. Si tratta di un movimento solido, ma a latere rispetto alla cultura
dominante.
Il libertinismo della metà del 1600 dimissiona da qualsiasi impegno rivoluzionario: riconosce all’individuo la
capacità di prendere le distanze da quello che pensa il volgo ed il popolo => diventa un movimento elitario:
che riconosce altre verità per spiegare il mondo ed ha un proprio codice di comportamento che va espresso
nella propria vita privata, mentre a livello pubblico ci si adegua alla politica dominante (molti libertini fanno
parte delle istituzioni). Si tratta di un insegnamento della scuola padovana: dentro di sé si può pensare ciò
che si vuole, ma bisogna adeguarsi all’esterno.
Arrivo Luigi XIV con cui ogni eterodossia è ai margini: vd modello assolutista => ora più che mai il
libertinismo è un movimento del sottosuolo, anche per la sua stessa definizione: è un movimento
individuale (infatti si riferisce alle filosofie antiche che hanno rinunciato al governo dei filosofi, ad un
impegno del singolo nell’interesse della polis: ognuno, da sé, cerca il proprio bene). La ricerca del bene
proprio passa, appunto, da una presa di distanza dalla vita politica e pubblica: nei casi in cui partecipano
alle istituzioni mantengono comunque una certa distanza intellettuale (hanno consapevolezza che la sfera
pubblica non sia il campo in cui esprimere pienamente le proprie idee e quindi quella in cui essere se stessi
a 360°).
È comprovato che Moliere conosca il movimento libertino nel suo significato filosofico e abbia letto testi
clandestini anonimi => è entrato in contatto con questo atteggiamento individualistico, razionalista e
spregiudicato verso il mondo. Moliere ha messo tutto questo nel suo teatro (no affermazioni di stampo
filosofico). Nelle sue opere c’è questo ed anche il suo contrario: lui assorbe tutti gli spunti della cultura
dell’epoca => A seconda dei punti di vista troviamo un atteggiamento libertino/un modo di ridere del
libertinismo stesso.
Moliere rinuncerà agli studi ad Orleans per la vita mondana parigina. In questi anni (anni ’40-50) Parigi
inizia a vivere una vita teatrale vera e propria: oltre al teatro istituito presso l’Hôtel de Bourgogne si
costruisce il Theatre du Marais (si legge: teatre du marè). Il teatro è edificato in un quartiere paludoso di
Parigi che viene bonificato e diventa importante durante il regno di Luigi XVII.
Richelieu (duca di Richelieu: noto cardinale, politico e vescovo cattolico) ha capito che si può educare il
pubblico (aristocrazia) a riconoscere il valore della monarchia: sovvenziona la costruzione del teatro du
Marais, rifà la sala del teatro de Bourgogne + la dà ad autori italiani (che erano stati allontanati dalle guerre
di religione) perché possano mettere in scena i loro canovacci = commedia dell’arte.
All’epoca infatti la parte comica della produzione teatrale si sviluppava su due tradizioni:
- Produzione popolare = piece messe in scena in piazza e nelle quali si rideva delle paure ataviche
dell’uomo (paura della morte, paura della fame);
- Tradizione destinata ad un pubblico più colto (quello pagante nei teatri dell’epoca) = commedia
dell’arte. Si tratta di un genere ricco di tecniche e dal repertorio vario = si capisce che per