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(RLTKSJ).

Codif ica visiva

Quando è necessario, possiamo conservare gli item verbali anche in forma visiva. Gli esperimenti indicano

che anche se possiamo usare un codice visivo per materiale verbale, tale codice si cancella rapidamente. Se è

necessario immagazzinare del materiale non verbale (come fotografie, che sono difficili da descrivere e

quindi da ripetere acusticamente), il codice visivo diventa predominante. Le persone sono molto diverse le

une dalle altre per quanto riguarda l’abilità di crearsi delle immagini mentali. Anche se molti di noi possono

mantenere un qualche tipo di immagine visiva nella memoria a breve termine, alcune persone sono in grado

di custodire immagini che possiedono quasi la chiarezza di una fotografia. Quest’abilità è presente

soprattutto nei bambini; alcuni possono guardare una fotografia per breve tempo e, quando viene tolta,

“vedono” ancora l’immagine davanti agli occhi. Possono mantenere l’immagine perfino per alcuni minuti e,

se interrogati, forniscono una grande quantità di dettagli, come il numero di striature sulla coda di un

gatto. Tali bambini sembrano leggere i dettagli direttamente da un’immagine eidetica (o fotografica). La

memoria eidetica è, tuttavia, piuttosto rara. Quando si adottano criteri più severi per stabilire il possesso di

una versa memoria fotografica (per esempio, esser capaci di leggere una pagina di un libro immaginata sia

dall’inizio alla fine che dalla fine all’inizio) la frequenza di memoria eidetica diventa molto bassa anche fra

i bambini. Il codice visivo della memoria a breve termine, quindi, somiglia ad una sorta di fotografia. La

parte centrale della retina, la fovea, è ad alta risoluzione e consente la percezione dettagliata unicamente

della parte centrale di una scena; la periferia, invece, è progressivamente a risoluzione più bassa. Quindi, se

anche il cervello fosse in gradi di “fare una fotografia” di una scena così come viene percepita da occhi fermi,

il risultato sarebbe una fotografia chiara e a fuoco nella parte centrale e progressivamente più sfocata verso

la periferia.

Considerazioni attuali della memor ia di lavoro

L’esistenza di codici sia acustici sia visivi ha portato i ricercatori a concludere che la memoria a breve

termine possiede diversi sottosistemi o “buffer”. Un sistema, chiamato loop articolatorio , immagazzina

ed elabora informazioni in un codice acustico. L’informazione in questo sistema può essere dimenticata

rapidamente ma può anche essere mantenuta per un periodo illimitato attraverso la ripetizione. Un

secondo sistema, chiamato taccuino visuo­spaziale , mantiene ed elabora informazioni visive o

spaziali. In primo luogo, l’informazione visiva non è semplicemente immagazzinata nel deposito a breve

termine, ma viene anche elaborata attivamente per permettere in contemporanea la soluzione di compiti

ecologici. In secondo luogo, l’informazione visiva verrà sostituita da altre informazioni non appena la

persona avrà terminato il compito. Infine, è da notare il fatto che si è consapevoli dell’elaborazione

dell’informazione per mezzo della memoria di lavoro. Il contenuto della memoria di lavoro costituisce la

maggior parte delle informazioni di cui siamo coscienti nel presente. Ci sono molte prove a favore del fatto

che il loop articolatorio e il taccuino visuo­spaziale siano mediati da diverse strutture cerebrali. Per esempio,

Warrington e Shallice hanno riportato il caso di un paziente che, in seguito ad un danno cerebrale, era in

grado di ripetere a memoria solo due o tre cifre consecutive (individui normali ne ricordano all’incirca 7).

Tuttavia, lo stesso paziente eseguiva normalmente compiti di memoria di lavoro visuo­spaziale come quello

di rotazione mentale di un oggetto. Questo significa che il paziente ha subito un danno al loop articolatorio

ma non al taccuino visuo­spaziale. Gli esperimenti di neuro­immagine supportano l’esistenza di due

componenti distinte della memoria di lavoro. In un esperimento, i soggetti vedevano una sequenza di lettere,

con variazione sia dell’identità sia della posizione di ciascuna lettera ad ogni prova. Essenzialmente, a

stimoli identici, ciò che variava era l’impegno richiesto ai soggetti: immagazzinare informazioni verbali

(identità delle lettere) o spaziali (posizione delle lettere). È presumibile che l’informazione verbale fosse

conservata nel loop articolatorio e l’informazione spaziale nel taccuino visuo­spaziale. Sia nelle prove di

identità sia in quelle spaziali, sono state registrate le misure PET di attività cerebrale. I risultati hanno

indicato che i due depositi si trovano in emisferi diversi. Nelle prove in cui i soggetti dovevano

immagazzinare informazioni verbali (loop articolatorio), la maggior parte dell’attività cerebrale si svolgeva

nell’emisfero sinistro; nelle prove in cui i soggetti dovevano immagazzinare informazioni spaziali (taccuino

visuo­spaziale), la maggior parte dell’attività cerebrale si svolgeva nell’emisfero destro. I due depositi

sembrano essere due sistemi distinti. Come fanno il loop articolatorio e il taccuino visuo­spaziale ad

interagire l’uno con l’altro? Baddeley e Hitch hanno proposto che entrambi questi sistemi sono sotto il

controllo di un sistema “padrone”, chiamato esecutivo. Questo sistema decide quale informazione sarà

codificata nei due sottosistemi (cioè dirige l’attenzione) e quali operazioni mentali verranno eseguite su tale

informazione. Dal momento che i due sottosistemi sono sotto il controllo dell’esecutivo, vengono spesso

chiamati “servosistemi”. Infine, Baddeley ha recentemente riconosciuto la necessità di un ulteriore

componente della memoria di lavoro, chiamato buffer episodico. Una fondamentale funzione di questo

sottosistema è quella di legare o associare i diversi aspetti di un ricordo. Ad esempio, il loop articolatorio

può immagazzinare il nome di una persona, e il taccuino visuo­spaziale il volto della persona; mentre il

buffer episodico assocerebbe entrambe le informazioni (cosicché nome e volto verrebbero associati in un

unico insieme).

Immagazzinamento

La caratteristica davvero peculiare della memoria di lavoro è la sua capacità molto limitata. Per il loop

articolatorio, il limite è di 7 elementi, con una variazione di più o meno 2 (alcune persone immagazzinano

solo 5 item, altri possono conservarne fino a 9). La psicologia sperimentale conosce questa costanza fin

dagli esordi. Hermann Ebbinghaus, che cominciò gli studi sperimentali sulla memoria nel 1885, riferì

risultati che mostravano come il suo limite personale fosse di sette elementi. Circa 70 anni dopo, George

Miller fu così colpito dalla costanza di questo risultato da chiamarlo “magico numero sette”. Gli psicologi

hanno determinato questo numero mostrando ai soggetti varie sequenze di item non correlati (cifre, lettere o

parole) e chiedendo di ricordarli nell’ordine di presentazione. Gli elementi sono presentati rapidamente e il

soggetto non ha il tempo di metterli in relazione ad informazioni immagazzinate nella memoria a lungo

termine; di conseguenza il numero degli elementi ricordati riflette soltanto la capacità di

immagazzinamento della memoria a breve termine. Nelle prove iniziali, i soggetti devono ricordare solo

pochi item, diciamo 3 o 4 cifre, e ci riescono con facilità. Nelle prove successive, il numero delle cifre

aumenta, finché lo sperimentatore determina lo span di memoria del soggetto, ossia il massimo numero

di item che riesce a ricordare nell’ordine esatto (quasi sempre compreso fra 5 e 9).

Chunking

La procedura seguita per misurare la capienza mnestica impedisce ai soggetti di collegare gli elementi da

ricordare con informazioni presenti nella memoria a lungo termine. Quando simili collegamenti sono

possibili, la prestazione ai compiti di span mnestico cambia in modo sostanziale. Per illustrare questo

cambiamento, supponiamo che ci sia mostrata la sequenza di lettere SRUOYYLERECNIS. Siccome

l’ampiezza della nostra memoria è 7±2, non saremmo probabilmente in grado di ripetere l’intera sequenza di

lettere, poiché ne contiene 14. Tuttavia, se notassimo che queste lettere corrispondono alla frase

SINCERELY YOURS (sinceramente vostro) in ordine inverso, il nostro compito diventerebbe più facile.

Usando questa conoscenza abbiamo diminuito il numero degli elementi che devono essere conservati nella

memoria a breve termine da 14 a 2 (le due parole). Ma da dove deriva questa conoscenza della scrittura?

Dalla memoria a lungo termine, naturalmente, dove è immagazzinata la conoscenza delle parole. Così

possiamo usare la memoria a lungo termine per ricodificare materiale nuovo in unità più ampie e

significative, per poi immagazzinare queste unità nella memoria a breve termine. Tale processo è

denominato chunking (o raggruppamento) in quanto le singole unità sono dette chunk (pezzi); la capacità

della memoria a breve termine è espressa meglio in 7±2 chunk. Il chunking si può verificare anche con i

numeri. La sequenza 106614921918 è al di là delle nostre capacità, ma 1066­1492­1918 rientra nelle nostre

possibilità. Il principio generale è che possiamo aiutare la memoria a breve termine raggruppando sequenze

di lettere e cifre in unità che si possono ritrovare nella memoria a lungo termine.

Oblio

Possiamo conservare 7 elementi per breve tempo ma, nella maggior parte dei casi, li dimentichiamo presto.

L’oblio è dovuto al “decadimento” degli item nel tempo o alla loro sostituzione da parte di item nuovi.

L’informazione può semplicemente deperire con il tempo. Possiamo pensare alla rappresentazione di un item

come ad una traccia che scompare nel giro di pochi secondi. Una delle prove migliori di quest’ipotesi è che lo

span della nostra memoria a breve termine accoglie meno parole, se sono più lunghe da pronunciare.

Quest’effetto è dovuto probabilmente al fatto che ripetiamo a noi stessi le parole che ci vengono dette e,

quanto più tempo ci vuole a farlo, tanto più è probabile che alcune tracce di tali parole scompaiano prima

che possano essere ricordate. L’altra causa importante dell’oblio, per la memoria a breve termine, è la

sostituzione dei vecchi elementi con elementi nuovi. L’idea di sostituzione si adatta al fatto che la memoria

a breve termine possiede una capacità fissa. Trovarsi nella memoria a breve termine corrisponde a trovarsi in

uno stato di attivazione. Più elementi cerchiamo di mantenere attivi, meno attivazione è disponibile per

ciascuno di essi. Forse, solo 7 elementi possono essere mantenuti si

Dettagli
A.A. 2014-2015
284 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nicoletta.abramo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Velardi Andrea.