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Le strategie traduttive e i due poli della traduzione: accettabilità e adeguatezza
Schleiermacher dice che esistono due tipi di traduzione: il primo prevede che si avvicini il lettore al testo, e il secondo che sia il testo ad essere avvicinato al lettore. Queste idee sono poi state prese da vari teorici della traduzione e sono di fatto ancora oggi in vigore secondo una terminologia differente, proposta da Toury, per cui le traduzioni si muovono tra due poli:
- Un polo dell'adeguatezza, quando non si operano molte modifiche sul testo ma si cerca di avvicinare il lettore alla lingua, culture e stile diverso espressi dal testo originale. Si considera una traduzione adeguata quando si fa percepire al lettore che c'è qualcosa d'altro nel testo.
- Un polo dell'accettabilità, il quale prevede che il testo sia mosso verso il lettore e reso il più semplice e fruibile per il lettore, che siano smussate le caratteristiche che lo fanno sentire come qualcosa di estraneo.
Il polo verso cui si dovrebbe tendere in una traduzione letteraria è quello dell'adeguatezza, quello che mantiene uno spirito altro del testo, quello che porta a una traduzione che può essere definita traduzione straniante. Una traduzione, per essere adeguata realmente, deve avere un gusto estraneo ma solo in un certo misura. È facile tracciare la linea al di là della quale ciò diventa palesemente un errore: la linea è il confine tra ciò che viene percepito come straniero, ha un che di stranezza, e l'estraneo in quanto altro, ma comunque da noi concepibile e conoscibile. Finchè una persona non sente l'estraneità intesa come la stranezza ma sente l'estraneo, la traduzione ha raggiunto la sua meta più alta. Ma laddove l'estraneità compare in quanto tale e sovente addirittura oscura l'estraneo, allora il traduttore tradisce la propria inadeguatezza. Una traduzione adeguata ci
Pone di fronte a qualcosa scritto nella nostra lingua, fruito nella nostra cultura ma che non riconosciamo come proveniente da altrove perché ci sono dei passaggi o degli elementi culturali che non fanno parte del nostro mondo, sono altri. C'è una comunione tra ciò che è nostro e ciò che è estraneo e la si può vedere, sentire nel testo.
Nel momento in cui si fa un lavoro, per esempio, di cambio di scenario culturale spostato nella cultura d'arrivo, si va sul polo dell'accettabilità avendo a che fare non più con una traduzione ma con un adattamento. Nel momento in cui gli adattamenti vengono spacciati come traduzioni, come dice Venuti, si manifesta una violenza etnocentrica della traduzione.
In questo caso, la traduzione si comporta come un'ideologia etnocentrica, ossia che pone il popolo o gruppo sociale cui è dedicato il testo come l'unico vero presente. Elimina qualsiasi tipo di confronto con
L'altro e rende solo il popolo deilettori presente e, implicitamente, superiore. Ibridazione ed effetto estetico
Questi due poli prevedono delle strategie differenti che si fanno ad impiegare nella traduzione. Se si decide di applicare il principio dell'adeguatezza, il traduttore si concentra sui tratti distintivi dell'originale: lingua, stile ed elementi culturali, onde mantenerli trasposti al meglio nel meta-testo. Se prevale il principio di accettabilità, lo scopo del traduttore è produrre un testo comprensibile per il pubblico d'arrivo in cui linguaggio estile sono in piena armonia con le convenzioni linguistiche e letterarie della cultura ricevente. L'attenzione, quindi, non tanto sui tratti distintivi del proto-testo, ma sulla sera del meta-testo che deve essere adattata al pubblico d'arrivo.
I due principi non si escludono e possono essere entrambi utilizzati in determinati passaggi. Per cui, lo stesso traduttore sul porsi come
obiettivo di essere quanto più adeguato possibile, ma in alcuni passaggi che lo richiedono,può anche attuare strategie che tengono di più verso il polo dell’accettabilità. Così si lavora di compromesso omeglio, di ibridazione, fra le strategie che si muovono tra questi due poli. Talvolta bisogna fare concessioniall’accettabilità per non pregiudicare la comprensione del testo stesso.Il traduttore può anche non accorgersi e subire il fascino della lingua originale e tradurre qualcosa secondo unprincipio di adeguatezza senza nemmeno accorgersene.Di fatto, si sceglie sempre una categoria di strategie, un polo dominante,ma poi si agisce attraverso un’ibridazione delle strategie, scegliendo divolta in volta per il problema traduttivo la strategia migliore.Per quanto riguarda i testi letterari, si vuole che la traduzione rispettianche un effetto estetico. Effetto estetico dato dai formalisti da unaparte di riconoscimento di
ciò che leggo (vedo qualcosa e lo riconosco come familiare) e da una parte di straniamento, di non riconoscimento, di incontro con il diverso, ed è qui che nasce l'effetto estetico e l'arricchimento letterario. Le strategie traduttive Bisogna lavorare per trovare una via di mezzo tra ciò che ci è familiare, conosciuto e ciò che ci è sconosciuto. Una via di mezzo tra l'andare incontro all'altro senza eliminare il proprio, creando una sinergia. Per questo il traduttore impiega differenti strategie traduttive che, da una parte, devono aiutare il traduttore a riprodurre l'eco del proto-testo, con in gioco l'etica del traduttore. Allo stesso tempo, le strategie devono essere implementate alla luce della finalità della traduzione: un conto è tradurre per un testo scolastico oppure per un'edizione di lusso, per un testo critico adatto per lo più a un pubblico accademico o se invece per un pubblicogenerale.Le strategie devono sempre essere combinate tra di loro per arrivare alla fine alla soluzione che si reputa aver minoreresiduo traduttivo, che ha perso il meno possibile, con sempre di fronte agli occhi il limite ammissibile. Per arrivarea dire quasi la stessa cosa si suole utilizzare le soluzioni dirette o le soluzioni oblique:
- le soluzioni dirette cercano il più possibile di trovare una traduzione adeguata 1:1, attraverso calchi, prestiti, inmodo da direttamente creare una sorta di simmetria tra alcuni elementi
- le soluzioni oblique danno più spazio di manovra al traduttore per cui magari non si traduce esattamente la fraseseguendo l’ordine dei suoi elementi perché suonerebbe strano nella lingua di arrivo, ma si cerca con un’analisi dellafrase da tradurre e un’analisi grammaticale della lingua, di trasporre la frase in maniera adeguata, così che nontradisca del tutto le intenzioni viste nella frase iniziale.
17I PROBLEMI DELLA
I problemi della traduzione letteraria sono problemi che hanno a che fare con le caratteristiche del testo letterario, con la sua unicità e il fatto che ogni testo letterario sia un unicum e che, quindi, non presenti, in generale, dei tratti comuni con altri testi.
La mancanza di ricorsività / regolarità è un problema. Se, per quanto riguarda i testi di tipo tecnico-scientifico è possibile riconoscere una regolarità delle espressioni, il testo letterario non ha questa ricorsività, il presentarsi di frasi comuni a tutti i testi letterari. Ciò che è importante nei testi letterari è l'espressione linguistica in senso lato, ossia il connubio fra forma e contenuto, un'adesione che si configura sempre in maniera differente di volta in volta dando luogo ad un'espressione linguistica intesa come unica e irripetibile. Modo di esprimere il contenuto che, da una parte, ha a che fare con il modo letterario di esprimersi,
dall'altra anche con l'ideoletto (linguaggio specifico di un gruppo di persone) e con lo stile individuale dell'autore. Nel campo dellalingua letteraria si ha un'ulteriore suddivisione: non tutti gli autori dicono le stesse cose allo stesso modo. Lo stile può essere influenzato (influenze idiolettiche) da una scuola, da un maestro. Questione che preclude una regolarità nella traduzione letteraria è la polisemia del testo letterario: non c'è un solo significato che si può dare a un testo letterario, non c'è un'equivalenza 1:1 a un termine, e tutto dipende dalla personale interpretazione in quel momento. Questo preclude la traduzione meccanica tipica della traduzione tecnico-scientifica. Non si può pensare di basarsi su elenchi traduttivi, non c'è un significato unico. - "avanguardia" del testo letterario in una cultura di partenza. Un testo in una lingua straniera può
essere non già solo esclusivamente complicato per chi ci si affaccia dal di fuori, ma può essere già avanguardista, innovativo, complicato, eccezionale, lontano dalla lingua comune proprio nella lingua in cui è stato scritto. Molti testi assumono un valore letterario perché sono eccezionali già nel loro sistema letterario, sono già all'interno della loro stessa cultura sentiti come qualcosa di diverso, qualcosa d'altro. Bisogna tenere conto di questo scarto e cercare di riprodurre anche il fatto che già nella sua sfera d'origine questo testo abbia una sua eccezionalità, sia qualcosa di diverso dal comune. Bisogna cercare di mantenere in traduzione l'avanguardia del testo, e ciò può diventare difficile già all'inizio perché può presentare delle difficoltà di comprensione. Bisogna approcciarsi non solo ad una lingua altra, ma ad una lingua altra in un altrosistema. Si pensi, per esempio, ai testi del dadaismo che giocano sul significano non solo della parola in sé ma anche il ruolo fonetico che ha, ponendo già al lettore che conosce quella lingua delle difficoltà di comprensione che devono essere trasposte nel sistema letterario d'arrivo. - "fascino" di L1 / legame (affettivo/abitudinario) con L2. Questi due tipi di legame, fascinazione per ciò che è differente così come il legame incosciente nei confronti della lingua madre, possono riflettersi nel lavoro di traduzione, in particolare a livello lessicale ma anche sintattico. Spesso succede a livello lessicale che le parole che nella nostra lingua madre non abbiamo e che esistono nella L2 si sono imparate a conoscere e le sentiamo particolarmente riuscite o belle. Altro fascino è quello di seguire la costruzione sintattica della lingua straniera: siamo abituati a pensare con quella costruzione sintattica e magari non ci si rendeConto che quella costruzione sintattica non ha senso nella lingua in cui stiamo traducendo. Un errore insidioso è esplicitare sempre il soggetto traducendo da lingue come inglese e tedesco che lo necessitano, quando in italiano non è necessario.