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(SANTI STRAVAGANTI)
Tutta una serie di personaggi strani (non sempre filosofi) e con comportamenti stravaganti che giravano
intorno a Schopenhauer. SCUOLA DI SCHOPENHAUER IN SENSO LATO
METAFISICI
Prendono spunto dal pensiero metafisico di Schopenhauer e lo sviluppano in proprio. I principali esponenti
15
sono: J. Bahnsen , E. von Hartmann, P. Mainländer.
11 Fazio Domenico M., La scuola di Schopenhauer Testi e Contesti, Pensa Multimedia 2009
12 Appunti lezioni
13 La scuola di Schopenhauer in senso stretto era costituita da 7 discepoli diretti che collaboravano direttamente e
scambiavano lettere con Schopenhauer.
14 Definizione data da Nietzsche
15 Julius Bahnsen è una via di mezzo tra la scuola in senso stretto e la scuola in senso lato ed è considerato un
continuatore di Schopenhauer in quanto ha sviluppato il pensiero di Schopenhauer per conto proprio. 71
CAPITOLO 4 APPUNTI DI FONDAMENTI DI STORIA DELLA FILOSOFIA • A.A. 2015/2016
ERETICI
Sono coloro i quali anche se si sono professati schopenhaueriani non hanno aderito alla metafisica della
volontà, ne hanno tentato di completare il pensiero di Schopenhauer in modo sistematico, ma hanno
sviluppato soprattutto motivi presenti nella dottrina etica del Saggio di Francoforte. Ciò che caratterizza
questi sviluppi non è la fedeltà alla dottrina originaria del maestro ma, al contrario, l’atteggiamento critico e
la ricerca di autonomia e originalità. Perciò, questi pensatori, che non sono semplici epigoni, possono essere
detti appartenenti alla scuola di Schopenhauer, solo a patto che li si consideri degli eretici. I principali eretici
sono: F. Nietzsche e P. Rée
PADRI FONDATORI
Sono studiosi di Schopenhauer che si sono dedicati alla difesa e diffusione delle dottrine del maestro. Il più
importante di essi, P. Deussen fondò la Società Schopenhauer con scopo di ricerca ma finì per raccogliere
attorno a se il circolo di una “comunità religiosa di Schopenhauer”.
72
CAPITOLO Mainländer • von Hartmann • Nietzsche • Rée
5
1 Philipp Mainländer (1841-1876) 1
Philipp Mainländer nacque a Offenbach sul Meno il 5 ottobre 1841 e nella notte fra il 31 marzo e il 1 aprile
1876, dopo aver ricevuto il primo esemplare fresco di stampa del suo libro dal titolo La filosofia della
redenzione, si tolse la vita, impiccandosi a una trave della camera da letto della sua casa di Waldstrasse 13,
nella sua città natale. Si trattava di un estremo gesto di coerenza con gli esisti ultimi del suo pensiero
filosofico.
Il suo vero nome era Philipp Batz ed era il quinto figlio di un fabbricante d’argento. Fu indirizzato dal padre
agli studi commerciali che svolse a Dresda dal 1856 al 1858. La sua formazione filosofica fu la formazione di
un autodidatta. Terminati gli studi commerciali, come era usanza delle famiglie agiate del tempo, partì alla
volta dell’Italia, dove già si trovava suo fratello maggiore Daniel, stabilendosi a Napoli. Nella città partenopea
trovò lavoro come impiegato di banca, conobbe i classici della letteratura italiana, scrisse le sue prime prove
poetiche ed entrò in contatto con i circoli culturali italo-tedeschi. A Napoli fu raggiunto dalla notizia della
morte del fratello Daniel, suicidatosi a Messina, dopo aver inutilmente tentato di mettersi in contatto
epistolare con lui. A Napoli visse quello che è certamente l’evento più importante della sua vita: la scoperta
della filosofia di Schopenhauer.
Durante il viaggio di ritorno in Germania, Mainländer lesse per la seconda volta Il mondo come volontà e
rappresentazione e, nel 1862, acquistò e studiò approfonditamente tutti gli altri scritti di Schopenhauer.
Nel 1863 tentò invano di entrare nell’esercito prussiano. Fu il primo di una serie di tentativi, tutti non riusciti
a causa della sua gracile costituzione e della forte miopia: solo all’età di trentuno anni, nel 1874, Mainländer
riuscì ad arruolarsi come corazziere volontario e fu un’esperienza fallimentare.
L’insuccesso del suo primo tentativo di arruolamento, la morte della madre, avvenuta nel 1865, e la vendita
dell’azienda paterna costrinsero Mainländer a cercare un lavoro a Berlino, dove si impiegò in una banca, non
rinunciando, comunque, alla sua passione per la filosofia. Al periodo berlinese della sua vita risale la sua
prima lettura della Critica della ragion pura di Kant e di altri testi di filosofia classica e a lui contemporanea.
Nel frattempo, Mainländer lavorava alla Filosofia della redenzione, un’opera filosofica sistematica suddivisa
in sei libri – “Teoria della conoscenza”, “Fisica”, “Estetica”, “Etica”, “Politica” e “Metafisica” – che fu
terminata nel settembre del 1873. Ultimata la redazione della sua opera Mainländer, coerentemente con i
suoi principi filosofici, giurò sulla tomba della madre: “Verginità fino alla morte!”. Si mise dunque alla ricerca
di un editore, scrivendo una serie di lettere nelle quali espresse la volontà di assumente lo pseudonimo con
il quale è rimasto nella storia del pensiero.
Mainländer ha presentato la sua Filosofia della redenzione come il sistema della “filosofia immanente” –
ovvero una filosofia la cui materia e i cui limiti devono essere il mondo – e, ritenendo con ciò di essere
coerente con questa impostazione, ha enunciato nell’ambito della trattazione della “Fisica”, e non nella
“Metafisica”, la dottrina alla quale deve la sua notorietà postuma: la dottrina della morte di Dio. “Dio è morto
e la sua morte fu la vita del mondo”.
Mainländer condivide con Schopenhauer l’assioma di ogni forma di pessimismo, “la conoscenza che il non
essere è migliore dell’essere”, ovvero “che la vita è un inferno e che la dolce quieta notte della morte assoluta
è l’annullamento di quest’inferno”. Perciò egli si impegna a dimostrare che il mondo, sorto con la morte di
Dio, deve tendere al non essere, deve tendere al nulla assoluto.
Come Schopenhauer, Mainländer sostiene l’unicità del principio immanente del mondo empirico, la volontà,
che egli interpreta come forza e movimento. Ma, diversamente da Schopenhauer, egli afferma che, come si
distingue la rappresentazione dalla cosa in sé occorre distinguere il principio immanente del mondo dal suo
1 Fazio Domenico M., La scuola di Schopenhauer Testi e Contesti, Pensa Multimedia 2009. 73
CAPITOLO 5 APPUNTI DI FONDAMENTI DI STORIA DELLA FILOSOFIA • A.A. 2015/2016
principio trascendente. Tale principio, sebbene non possa essere conosciuto in modo positivo, può essere
concepito negativamente come “inattivo, inesteso, indistinto, indiviso (semplice), immobile, atemporale
(eterno)”. Il principio trascendente del mondo è l’unità dell’essere, in assoluta quiete, al di fuori del tempo,
dello spazio e della causalità. Tale principio trascendente, che Mainländer identifica con Dio, è tuttavia
anteriore al mondo.
Il mondo, come Mainländer ritiene di poter dimostrare nella fisica, ha insita in sé la tendenza a raggiungere
il nulla seguendo la legge dell’entropia elevata a legge generale del cosmo, sotto forma dell’indebolimento
delle forze. Tale legge opera nel mondo inorganico, ma domina anche nel mondo organico, nel quale si
manifesta come progressivo indebolimento della volontà di vita. Perciò Mainländer può affermare
perentoriamente che “Dio è di fatto passato dal sovraessere, attraverso il divenire, nel non essere”.
Figura 1: Tendenza a raggiungere il nulla seguendo la legge dell'entropia elevata a legge generale del cosmo. Il motivo di fondo che
giustifica questa legge è la volontà di morte di Dio stesso che usa il mondo come suo percorso suicida verso l'assoluto nulla.
2 Æ
Se il principio di entropia è universale, tutto l’universo è entropico. Legge di diminuzione delle forze, legge del processo entropico
di Dio. 3
Mainländer designa la propria posizione filosofica come la prima forma rigorosa di “ateismo scientifico ”,
intendendo con ciò che nel mondo non vi è alcun Dio: Dio era prima del mondo e, dove c’è mondo, Dio non
è più. È questa la ragione per cui la vita può essere schopenhauerianamente paragonata ad un inferno, nel
quale predominano il male e il dolore, ed è questa la ragione per cui la filosofia immanente deve indicare
all’umanità le vie della possibile redenzione, che sono altrettante vie verso il nulla.
All’umanità spetta, per Mainländer, non solo la possibilità, ma anche il dovere di accelerare il processo che
la condurrà al nulla. Mainländer indica perciò ben quattro vie, che condurranno alla redenzione:
1. la conoscenza che converte la volontà di vita in volontà di morte, annullandola;
2. il socialismo ovvero la costruzione di quello Stato socialista – del quale Mainländer vagheggia nel
capitolo della sua opera dedicato alla politica – poiché nello stato ideale, attraverso il
soddisfacimento dei bisogni materiali, verrà indebolita la volontà di vita della collettività;
3. la castità che è il mezzo in grado di impedire l’ulteriore perpetuarsi della specie umana;
4. il suicidio come annichilimento assoluto nel quale culminano sia la filosofia di Mainländer sia la sua
breve esperienza terrena.
Nel capitolo della “Metafisica”, Mainländer afferma che la libera volontà di Dio si trova dinanzi all’alternativa
tra l’essere e il non essere e che essa, motivatamente, cioè guidata da una conoscenza che è onniscienza,
aveva optato per il non essere.
2 Principio di entropia, entropia. Entropia, dal tedesco entropie, composto dalle parole greche en- ("dentro") e trope
("rivolgimento"). Nella fisica termodinamica, indice di degradazione dell'energia di un determinato sistema fisico. In un
sistema chiuso, in presenza di una trasformazione dell'energia, parte di essa viene irrimediabilmente persa, in modo
che all'atto di una conversione inversa, non è possibile ristabilire l'intera quantità di energia presente inizialmente
(seconda legge della termodinamica).
Per estensione si designa come entropia una tendenza intrinseca ad un sistema di perdere irreversibilmente parte del
proprio ordine o delle proprie qualità.
3 E. von Hartmann commenterà: “Il vangelo di Mainländer, secondo il quale Dio sarebbe morto, non è, come egli ha
pensato, la prima forma di ateismo scientificamente fondata, bens&