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∼TAS
v→ w
Introduciamo, infine, un concetto che sarà fondamentale in seguito, che è la similitudine.
Definizione: Date due matrici A e B, esse sono simili se rappresentano la stessa applicazione – a
prescindere dalle basi utilizzate.
Capitolo 4
Teoria del Determinante
La teoria del determinante lega l'invertibilità o non invertibilità di una matrice a un termine
−1
detM
numerico, detto determinante della matrice – – per cui vale .
det M ≠0 ⇔∃M
detM ' M
Se si opera uno scambio di righe, si avrà , mentre moltiplicando una riga per
=−det
detM ' det M
uno scalare si avrà , e sommando due righe (moltiplicate eventualmente
α =α
detM ' M
per degli scalari) si avrà .
=det
A∈M n=1 detA=a a
Data la matrice , per si ha : per , coerentemente si
(ℝ) ≠0
n 11 11
detA≠0
avrà . ( )
a b ( )
( )
rg A=2
n=2
Per , la matrice A è : se si ha , le righe e sono
a b c d
A= c
c d a b ac≠bd ac−bd ac−bd
linearmente indipendenti. Si ha quindi : la quantità è il
≠ ⇒ ⇒ ≠0
c d
determinante di A. M M '
Definizione: Data , è un minore di M se si ottiene eliminando righe e/o
∈M (ℝ)
n
colonne dalla matrice M.
M M ' M
Osservo: Data , rimuovendo k righe e k colonne si ottiene .
∈M (ℝ) ∈ (ℝ)
n n− k
( )
a a a
1 2 3 detA
Per n = 3, la matrice A è A= : sviluppiamo rispetto alla prima riga,
b b b
1 2 3
c c c
1 2 3 ( )
b b
A '= A
rimuovendo la prima riga e la prima colonna. Otteniamo , dove l'indice “ 11 ”
2 3 = 11
c c
2 3
A '
sta a indicare che è il minore ottenuto rimuovendo la prima riga e la prima colonna di A: si
det A' c c
ha dunque . Rimuovendo la prima riga e la seconda colonna si ottiene
=b −b
2 3 3 2
( )
b b
A ' ' det A' ' c c
, da cui . Rimuovendo la prima riga e la terza
1 3
= =A =b −b
12 1 3 3 1
c c
1 3 ( )
b b det A' ' ' c c
A ' ' '= A
colonna, infine, si ottiene , da cui .
1 2 =b −b
= 1 2 2 1
13
c c
1 2
Si pone quindi
1 1 1+3
+1 +2 .
detA=(−1) a detA a detA a detA detA detA a detA
+(−1) +(−1) =a −a +
1 11 2 12 3 13 1 11 2 12 3 13
detA a
Osservo: Per il calcolo di , il segno da assegnare al termine dipende dalla posizione
ij
a
di ij
( )
+ − + − +
− + − + −
A
Esempio: = + − + − +
5 − + − + −
+ − + − +
detA
Osservo: Il valore di è indipendente dalla riga/colonna rispetto alla
quale esso viene calcolato.
A∈M
Osservo: Data una matrice triangolare superiore – per cui si ha, cioè,
(ℝ)
n n
∏
j i⇔ a detA= a
- vale .
< =0
ij ii
i=1
rg A det A
Definizione: è il massimo ordine di un minore di A tale da avere .
≠0
c ji
Osservo: Le trasformazioni operabili sulle righe e/o sulle colonne non influiscono sulla relazione
= detA
, ma alterano il valore di .
detA 0
≠ 3
,(2,0 ,−1)}
Esercizio: Completare l'insieme in una base di .
{(1,3,4) ℝ
3
,(2,0 ,−1) , v}
Se l'insieme è una base di , i tre vettori sono
{(1,3,4) ℝ
linearmente indipendenti, perciò il rango della matrice che li contiene è massimo:
ciò equivale a dire che il suo determinante è diverso da 0.
Studiamo dunque il determinante della matrice B:
( )
1 3 4
B= 2 0 −1
a b c ( ) ( )
3 4 1 3
Si ha, rispetto alla seconda riga, , ossia
detB=−2 det det
+
b c a b
detB=−2 detB≠0
: poiché deve valere ,
(3c−4b)+b−3a=−6c+9b−3a
3b−a≠0 . Basterà quindi trovare un vettore che soddisfi
−6c +9b−3a≠0 ⇔−2c+
v=(0,0 ,1)
tale condizione – es. .
A , B detAB
Domanda: Date , quanto valgono ?
∈M (ℝ)
n
In alcuni casi la risposta è immediata:
{
detB=0⇒ ker B⊃{0}⇒ ker AB⊃{0}⇒det AB=0
detA=0⇒ ker A⊃{0}⇒ ker AB⊃{0}⇒ det AB=0
Nel caso, invece, in cui entrambe le matrici abbiano determinante non nullo,
detAB≠0
si ha : poiché entrambe le matrici sono degli isomorfismi, anche
detAB≠0
la matrice composta AB è un isomorfismo, da cui .
detAB detAB=detA⋅detB
Per il calcolo di , vale
Data la definizione di determinante, introduciamo un metodo “algoritmico” per definire l'inversa
−1
M
di una matrice ( ovviamente nel caso )
det M
∈M (ℝ) ≠0 ⇔∃M
n
detM
1 – Calcolo ̃
M
2 – Si costruisce la matrice , detta matrice dei cofattori, ossia la matrice dove
∈M (ℝ)
n
m
l'elemento è il determinante della matrice ottenuta eliminando da M la i-esima riga e la
̃ ij i+ j
j-esima colonna, secondo la formula m det M
̃ =(−1)
ij ij
T
̃
3 – Si traspone la matrice dei cofattori, ottenendo M
1 T
−1 ̃
M M
4 – Si calcola M^-1 nel seguente modo: = ⋅
detM
Per comprendere meglio il metodo, presentiamo un esempio.
( )
2 0 1
A=
Esempio: 0 3 2
0 1 4
Applichiamo il metodo dei cofattori:
( )
3 2
1 +1
1 – detA=(−1) ⋅2⋅det =2⋅10=20
1 4 ( )
detA detA detA
=10 =0 =0
11 12 13
2 – Calcoliamo i cofattori: si ottiene :
detA detA detA
=−1 =8 =2
21 22 23
detA detA detA
=−3 =4 =6
31 32 33
( )
10 0 0
̃
A=
applicando i segni appropriati si ottiene 1 8 −2
6
−3 −4
( )
10 1 −3
T
̃
A
3 – Trasponiamo la matrice dei cofattori: = 0 8 −4
0 6
−2
( )
1 1 3
−
2 20 20
1 4 1
T
̃
A= A
4 – Calcoliamo la matrice inversa di A: 0
⋅ = −
detA 5 5
1 3
0 − 10 10
Introduciamo, inoltre, la regola di Cramer, molto utile nella risoluzione di equazioni del tipo
A x=b , poiché ricorre a dati prettamente numerici, calcolabili più o meno facilmente:
1
−1
A x=b x= A b x A
⇒ ⇒ =det ⋅
i b →i detA
x x detA
Il termine è la i-esima componente del vettore , e è il determinante della matrice
i b→i
b
che si ottiene sostituendo alla i-esima colonna il vettore .
f
3 4 dim Imf v
Osservo: Data l'applicazione , con , esistono una base e
ℝ → ℝ =2=r
ℝ
v w
w
una base tali che valga ( )
1 0 0
0 1 0
A =
v , w 0 0 0
0 0 0
Come trovo tali basi?
f v , … , v dim ker f
, con .
∃ker ⇒ ∃kerf ∘ < > =n−r
1 r ℝ
kerf v , … , v , … , v , v , ... , v
Si ha dunque ∘< > =<v >
1 r 1 r r n
+1
f 1≤i≤r V ' v ,… , v
poiché vale , f è iniettiva in .
(v )≠0 ∀ =< >
i 1 r
f ,… , f v
Completando l'insieme in una base di W, si ha
{ (v ) ( )}
1 r
W f v , … , f v , w , ... , w .
=< ( ) ( ) >
1 r r m
+1
Ottengo quindi: { v →w
1 1
v →w
2 2
⋮
f : v →w
r r
v →0
r+1
⋯
v →0
n
{
a 1≤i≤r
=1
Per la matrice A, dunque, si avrà .
ii
a i> r∨i≠ j
=0
ij
Per individuare tali basi si adopera la teoria degli autovalori e degli autovettori.
Capitolo 5
Autovalori ed Autovettori
f : V
Definizione: Dato l'endomorfismo , un vettore non nullo di V è un autovettore
→V
f v
di autovalore se vale .
α (v )=α ker f
Se f ha autovettori con autovalore , si ha .
α =0 ⊃{0 }
f v
Supposto che sia un autovalore, : definiamo allora l'insieme
β ∃v≠0 ∣ (v )=β
̃
V f v)=β v .
={v ∈V ∣ ( }
β ̃ ̃
Osservo: V NON è uno spazio vettoriale, poiché 0 V !
∉
β β
V ̃
0 V V
Poiché è un autovettore di qualsiasi autovalore, poniamo .
= ∪{0 }
v β β v
V è detto autospazio:
β
0
- ∈V β
V
f f v v v f v
- (v )+ (v )=β + β =β(v + )= (v + )
1 v 2 1 V 2 1 V 2 1 V 2
f v v=α f v)
- (α )=α β ( n V V
Osservo: Dato l'endomorfismo , dati gli autospazi e , si ha
End
ϕ∈ (ℝ ) α β
α≠β ⇔V ∘V
α β t t=ϕ(t t t=0
Dimostro: Assumiamo invece che .
∃t≠0 ∣ ∈V ∩V ⇒β )=α ⇒(β−α)
v v
α β
t≠0 V V
Ma e , quindi si ha un assurdo: concludo, quindi, che e
α≠β
v α β
sono in somma diretta.
A A x=α x
Osservo: ∼ϕ⇒
ϕ
B B x x
ϕ∼ϕ⇒ =α
̃ ̃ M
Si osserva che si possono ricavare gli autovalori di da ogni matrice - a
ϕ ϕ
prescindere, cioè, dalla base con cui si esprime il dominio.
Quando un numero è un autovalore?
α
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )
x x x x x 0
1 1 1 1 1
A x= A I A I
Osservo: =α =α ⇒ −α = ⋮
⋮ ⋮ ⋮ ⋮ ⋮
n n 0
x x x x x
n n n n n
A−α I x=0 x≠0 det A−α I
Si ottiene, dunque, , ma si ha , da cui :
[ ] [ ]=0
det A−α I
concludiamo che gli autovalori sono i termini .
α ∈ℝ ∣ [ ]=0
Come determiniamo gli autovalori? k
∏
det A−α I det A−α I
Sviluppando , si ottiene : le radici del
[ ] [ ]= (α−β )=P (α)
i k
i=1
polinomio, detto polinomio caratteristico di A, sono gli autovalori.
−1
Definizione: A e B sono simili se , dove H è la matrice di un
H L H A H
∃ ∈G (ℝ) ∣ =B
n
cambiamento di base. −1 −1 −1
Si ha, infatti: det B−α I H A H I H A H H I H
[ ]=det [ −α ]=det [ −α ]
−1 −