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COMMON FRAME OF REFERENCE
Vi è poi un’altra faccia del diritto privato europeo, in via di elaborazione, de iure
condendo.
Il Common Frame of Reference è il più recente in materia, anche se poi si è
spostata l’attenzione su una disciplina specifica della vendita. Esso è una proposta che
nasce “dal basso”, così come altri progetti nascono da iniziative di studiosi, giuristi, i
quali di loro iniziativa elaborano testi comuni di diritto privato europeo, non si tratta di
un’iniziativa dall’alto (per esempio delle istituzioni UE). Da ciò si capisce che c’è una
forte esigenza di un uniformazione del diritto privato europeo. Esso è la cornice del
diritto privato europeo di riferimento. È a livello di “draft”, quindi una bozza.
I soggetti che hanno dato vita al Common frame of Reference sono due gruppi di
studio:lo study group e il gruppo di ricerca acquis group (il quale si è preoccupato di
“fotografare” l’acquis communautaire). Alcuni giuristi sono in primis Christian von Bar,
giurista tedesco a capo dello study group (università di Osnabruck), Clive dell’Acquis
group.
La prima edizione è un’edizione interinale provvisoria 2008, una seconda edizione
riveduta è del 2009, l’edizione detta full edition di settembre 2009 è un’edizione
commentata, si hanno vari tomi con un apparato di commento. In questo apparato
non sono infrequenti i riferimenti al diritto romano. Si cerca di svolgere un lavoro
storico-comparatistico con una comparazione sincronica e diacronica.
La comparazione nei singoli diversi ordinamenti ha questi dati di riferimento, cioè che i
codici di riferimento continentali sono il codice francese e il codice tedesco. Il codice
napoleonico (1804) e il BGB (1900) fanno da riferimenti fondamentali per una
comparazione continentale europea. Poi vi sono riferimenti ad altre tradizioni
giuridiche, come quella italiana fortemente influenzata dal codice civile francese,
soprattutto nel codice del 1865, sostanzialmente calcato sul Code Napoleon. Il codice
del 1942 è per molti versi una sintesi tra il modello francese e il modello tedesco,
quindi non rappresenta in sé un modello che abbia una reale autonomia. Vi sono
riferimenti anche al codice spagnolo, portoghese, dei paesi del Nordeuropa, ai paesi
scandinavi, anche alla tradizione del Common law anche se si esce dall’ambito
continentale.
Viene usato l’inglese, ma ci si chiede se esso si presti a rendere concetti, idee comuni
a tutta l’Europa. Il lavorio sul Common Frame of Reference è incessante e ogni
aggiornamento lo si può trovare nel sito della casa editrice che lo ha pubblicato (la
Sellier.de).
Esso porta in copertina la dicitura “Principles, definitions, model rules” (principi,
definzioni, modelli normativi). Non appare come un codice. È diviso in libri, capitoli e
articoli con una numerazione in parte presa dal codice olandese, ma che tenta di far
capire la collocazione esatta delle norme all’interno di libro, capitolo, sezione interna.
La sua strutturazione è diversa da quella di un codice tradizionale, è molto più
articolata, si cerca di mettere a fuoco principi, definizioni e modelli normativi.
Il Common Frame of Reference è un tentativo di ricognizione di ciò che è ritenuto
consolidato, ma contiene anche elementi innovativi.
L’acquis group ha fatto una ricognizione ma il contributo di esso ha conferito i risultati
delle proprie ricerche e assieme allo study group ha elaborato qualcosa che può
essere innovativo.
La proposta nasce da un gruppo di giuristi, di accademici di diverse culture giuridiche,
che cerca di elaborare una proposta. Il CFR nasce come iniziativa “dal basso” ma,
diversamente da altre proposte intercetta l’interesse di organi comunitari e rispetto ad
altri progetti viene preso in considerazione dalle istituzioni europee e comincia a
pensare che possa essere una base di riferimento per l’Europa.
Sta ricevendo finanziamenti dall’UE, inoltre un testo ufficiale dell’UE, un libro verde (i
libri verdi non hanno un valore vincolante ma sono atti ufficiali dell’UE che nascono
come testi di studio) del 1° luglio 2010 è intitolato “Sulle possibili opzioni in vista di un
diritto privato europeo dei contratti dei consumatori e tra imprese” (B2C e B2B). Il
libro verde elenca possibili percorsi attraverso i quali il CFR potrebbe recepito nel
diritto privato europeo. Di queste possibili opzioni, dice più precisamente che
potrebbe diventare una direttiva, o un regolamento o essere preso a riferimento dagli
stati nazionali come soft law, cioè non è un diritto direttamente vigente ma da
prendere come riferimento almeno a livello interpretativo. Dice poi che il contenuto del
Common Frame of Reference se sarà versato all’interno di un testo normativo,
potrebbe essere adottato o con il sistema opt in o opt out. Sarebbe rimessa alla libertà
delle parti di adottare in contratto il CFR. Un’espressione ricorrente è il “blue botton”
che le parti possono usare o meno per regolare i propri contratti. Altra espressione è
“tool box”, scatola degli attrezzi, un insieme di regole che può essere utilizzata dalle
parti.
ALTRE PROPOSTE DI DIRITTO PRIVATO EUROPEO ARMONIZZATO
Abbiamo fatto riferimento ai testi avvicendatesi di Common Frame, a valle
dell’interessamento da parte dell’UE nei confronti del Common Frame, in maniera tale
per cui esso diventa anche un punto di riferimento per le istituzioni europee,
scaturisce un testo detto “studio di fattibilità”, faesibility study, nell’estate del
2011, che è un riassunto dei contenuti del Common Frame, che è un testo che la
stessa UE aveva pregato la commissione del Common Frame di rielaborare per
indicare in modo semplificato e riassunto il contenuto del Common Frame.
Per ciò che concerne altri testi proposti come diritto privato europeo armonizzato,
esiste un gruppo acquis che nasce nel 2002 sul diritto privato europeo esistente, un
gruppo di cui fa parte il prof. Schulte-Noelke, il cui obiettivo è quello della ricognizione
del diritto privato europeo esistente, si dice “cosa è già il diritto privato europeo”,
direttive, regolamenti ma anche giurisprudenza e ciò che si è affermato nella prassi. Il
gruppo acquis pubblica i risultati della sua ricognizione e segnala ciò che è già
consolidato (i risultati ed il lavoro dell’acquis group sono consultabili a
www.acquis-group.org).
Fin d’ora si può rilevare che i diversi materiali non coincidono. Per quanto riguarda il
contratto, nel Common Frame c’è una definizione di contratto. Nel lavoro dell’acquis
non c’è una nozione di contratto perché non c’è una nozione omogenea di contratto
nel diritto privato europeo de jure condito, vi sono ancora varie differenze tra gli
ordinamenti. Mentre il CFR si propone di essere un’opera flessibile ma completa,
l’acquis group è incompleta perché non fa riferimento a campi in cui non c’è un diritto
europeo consolidato.
Prima ancora un punto di riferimento fondamentale erano i Principles on European
Contract Law (PECL), noti come commissione Lando, dal nome del prof. Ole Lando di
Copenaghen, il quale già negli anni ’80 prende iniziativa “dal basso” e comincia a
raggruppare studiosi per elaborare una proposta di diritto privato europeo comune. È
un lavorio che parte nel 1992 intorno ai PECL. Gli esiti del lavoro compiuto sono
pubblicati in vari step, una prima parte nel 1995, una seconda nel 1999 una terza nel
2003 e trattano di contratti e obbligazioni. È una proposta de jure condendo.
Il lavoro dei PECL è la base fondamentale anche del CFR, il quale muove sulla base
degli esiti dei PECL. I principi sono in tema di contratto, il CFR ha qualcosa di
marcatamente diverso, infatti il cuore del discorso è il contratto ma si estende anche
ad altri aspetti, per esempio definisce la proprietà (ownership), si estende ai modi di
trasferimento dei diritti reali. Quindi si ha anche un’estensione di contenuti, sempre
nell’ambito patrimoniale.
Un altro testo di diritto privato europeo da tenere presente è un testo di iniziativa
italiana, il progetto Gandolf elaborato dall’accademia dei giusprivatisti europei, con
sede a Pavia, guidato da Giuseppe Gandolfi, che si costituisce nel 1992 e elabora un
progetto di Codice Civile Europeo (Code europenne de contract) si lavora in lingua
francese e il punto di riferimento fondamentale è il codice civile italiano, poiché in
Europa il codice italiano è la sintesi del Code Napoleon e del BGB. Anche l’impianto di
questo codice è più tradizionale, con una sequenza di articoli molto più simile a quella
del nostro codice, vi è ancora un’idea sistematica del diritto.
L’ultimo dei principali testi che compongono il quadro dei progetti di diritto privato
europeo dei rapporti patrimoniali è rappresentato da Unidroit, che è il nome dell’ente
e del progetto.
L’ente è un’organizzazione internazionale indipendente nata con lo scopo di
armonizzare il diritto privato, ha circa 60 paesi aderenti, ha sede a Roma, elabora negli
anni ’90 (il primo risale al 1994) i principi Unidroit in tema di contratti (PICC), i quali
muovono dal primo progetto Unidroit per una progressiva codificazione del diritto
commerciale che risale al 1968. L’Unidroit viene citato come un testo di diritto privato
europeo con due differenziazioni fondamentali, per prima cosa è vero che è
considerato un testo di diritto europeo ma è più precisamente un testo che mira a una
codificazione del diritto del commercio internazionale, quindi il cuore dell’unidroit è
l’Europa, ma è un progetto che va oltre i confini dell’Europa e si propone di
“fotografare” la prassi dei commerci internazionali (lex mercatoria). Inoltre un’altra
differenziazione è che l’Unidroit può essere considerato un testo de jure condendo, in
prospettiva di un diritto privato europeo comune, ma è anche composto di principi che
già possono essere richiamati dalle parti in via di autonomia per regolamentare i
contratti transnazionali, a questo punto non è rilevante che le parti siano o meno
europee.
LETTURA CFR E ALTRI TESTI
“Ownership” is the most comprehensive right a person, the “owner”, can have over
property, including the exclusive right, so far as consistent with applicable laws or
rights granted by the owner, to use, enjoy, modify,