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GRECI, IBERICI, LIGURI E CELTI (EPOCA PRE ROMANA)
Quando i Romani conquistarono la Gallia trovarono un popolo con numerose differenze etniche, linguistiche e
sociali e nonostante quello celtico fosse il più importante, erano sviluppati altri 4 gruppi di lingue principali: il
greco, l'iberico e l'elemento aquitano, il ligure e il germanico.
In epoca pre romana nell'area geografica della Francia attuale vi erano popoli non indoeuropei (iberi e liguri) e
popoli indoeuropei (greci, celti e germani).
GRECI: Nel VI secolo, nel 620 ac, dei coloni greci provenienti dalla città di Focea in Asia Minore fondarono la
città di Marsiglia, la quale ebbe numerosi scambi commerciali con popolazioni celtiche, come testimoniato dal
ritrovamento di un cratere greco ritrovato a Vix nella tomba di una principessa. Il periodo seguente fu molto
prospero, come testimonia la nascita delle altre colonie Nizza, Antibes, Agde e Arles e comincia l'acculturamento
mediterraneo dei Celti.
L'influenza linguistica di Marsiglia è tuttavia minore rispetto a quella culturale ed economica: la Linguadoca fu
ellenizzata mentre nelle vicinanze di Marsiglia (città trilingue dove si parlavano principalmente greco, latino e
gallese) e sulla costa veniva utilizzata la lingua greca. I Celti avevano invece preso in prestito l'alfabeto greco da
una parte della Gallia corrispondente all'asse del Rodano.
Si apprende inoltre da Cesare che quando i Romani nel 58 a.C penetrarono nel campo dei celti Elvezi trovarono
tavolette in lettere greche dove erano riportati i nomi di tutti gli emigrati, il numero di uomini che portavano le armi
e separatamente quelli di vecchi, donne e bambini, quindi i druidi gallesi si servivano delle lettere greche nei conti
pubblici e privati.
Questa scrittura tuttavia non era comprensibili da tutta la Gallia: quando Cesare volle far pervenire una lettera a
Cicerone nel paese di Nerviens senza il rischio che il nemico potesse decifrarlo usò i caratteri greci e inoltre il
geografo greco Strabon vero il 19 a.C afferma che Marsiglia servisse come scuola per i barbari e che i Galli
redigevano i loro contratti in greco.
L'ellenizzazione dei celti e la parte greca hanno tuttavia lasciato infime tracce nel latino dei Galli (che diverrà il
francese) anche nella toponimia, ma ebbero una spiccata influenza culturale grazie a loro alfabeto e alle scuole di
Marsiglia per i Celti.
IBERICI: Gli Iberici occuparono la vasta regione costiera estesa dall'Andalusia alla Linguadoca inglobando anche
sud Meseta e valle dell'Ebro. La cultura iberica si è costituita a partire dalla prima età del ferro, verso VIII e VI
secolo ac, e la sua unità sarà il risultato dell’evoluzione delle principali culture regionali sotto una comune
influenza. L'integrazione della Linguadoca nella sfera culturale iberica è dovuta ai continui scambi commerciali: a
partire dal VI secolo ac diversi prodotti originari della Spagna, come ceramiche dipinte e anfore, sono inviate verso
il golfo di Lione da negozianti greci fenico-punici. La cultura iberica influenza l'ambiente, la metallurgia e
l'architettura della Linguadoca ed è senza dubbio ugualmente per delle ragioni essenzialmente commerciali che le
società della Linguadoca adottano parzialmente la scrittura iberica, una scrittura mi-sillabica e mi-alfabetica, a
partire dal V secolo, come testimoniano inscrizioni epigrafiche su diversi supporti, il piombo inscritto e graffiti
originari di Ensérune o Pech Maho.
La lingua iberica non è indo-europea: per lungo tempo si è creduto che nonostante l'appartenenza dei Baschi e
dell'Iberia a gruppi etnici differenti, i baschi siano discendenti degli Iberici.
La cultura iberica viene progressivamente cancellata dalla Linguadoca dopo la conquista romana e la creazione
della provincia di Narbona nel 121 ac, lasciando comunque tracce nella toponimia infatti molti nomi comuni iberici
passati poi in romano e poi in occitano divennero nomi di luoghi (come artiga da cui prendono il nome Lartigue,
Artigue, Artigues.., e il suffisso -os).
LIGURI: I Liguri occuparono la zona estesa da Marsiglia a Genes e oltre gli Appennini Liguri. Non si tratta di una
popolazione omogenea ma di numerosi popoli autoctoni che stabilirono le loro prime abitazioni fortificate su alture
durante l'età del bronzo, epoca in cui cominciò l’indo-europeizzazione dei Liguri attraverso l'infiltrazione di piccoli
gruppi di guerrieri che imposero progressivamente la loro visione del mondo, i loro riti e la loro lingua.
Poco prima il 700 ac i primi navigatori greci strinsero contatti commerciali con gli Elysci di Narbona e con altre
tribù tra Pirenei e Rodano. Gli abitanti delle antiche fortezze si spostarono lentamente verso il mare e vennero
nominati "Liguses" dai greci. Quando i Foceni fondarono Marsiglia in territorio ligure, chiamarono Liguses le
popolazioni a est e ovest del Reno ma tra 500 e 450 ac essi vennero sopraffatti dagli Iberici di Narbona: di
conseguenza l'appellativo Liguses designava solamente le popolazioni a est di Marsiglia e solo dopo il 400
designerà esclusivamente i Liguri primitivi.
Tra 400 e 300 i primi Celti conquistarono il litorale mente tra 300 e 250 ac agisce una seconda ondata così che la
celtizzazione si estende tra Pirenei e Reno.
All'arrivo dei Romani i Liguri occupavano una grande parte della Provenza, a partire da Alpi e Isère fino al Reno e,
come gli Iberici, hanno lasciato un'eredità principalmente toponimica (suffisso -oscu maschile e -asca femminile,
nomi delle Alpi).
CELTI: L'espansione celtica avvenne invece in due fasi: la prima fase fu nel IV secolo in Champagne, quando i
primi Celti si distribuirono in varie parti di Europa ed Asia durante la prima età del ferro, ed in seguito
conquistarono rapidamente una vasta regione nella seconda età del ferro (480-50 ac) situandosi ad Arras, Amiens,
Beauvais. La loro estensione verso l'Alta Provenza, la Linguadoca e l'Aquitania risale al IV-III secolo a.c.
Questo fu dovuto a diversi fattori tra cui ad esempio la sovrappopolazione di alcune regioni nord alpine, una
struttura militare che favoriva le migrazioni, le forti ambizioni di conquista e la ricerca di un accesso sul mare.
Dopo la grande fase di espansione, la cultura celtica della seconda età del ferro (nota come cultura de La Tène), si
diffuse in gran parte dell'Europa, dall'Atlantico al Mar Nero, dalla Polonia all'Italia centrale fino ai Balcani, senza
però poter essere considerata omogenea. Gli elementi per poter formare un'identità celtica nel IV e III secolo sono
pochi e riguardano armamenti e modi di combattimento, ideologie guerriere e miti e racconti epici e leggendari,
una mitologia propria, una struttura tribale della società e una comunità linguistica imprecisa ma con evidenti
affinità linguistiche.
La pressione dei Germani (che rimangono oltre il fiume Reno) che si spostarono dal 300 verso il sud, produsse un
nuovo movimento migratorio che costrinse i Celti ad abbandonare tra 250 e 120 a.c. (periodo chiamata La Tène II)
i loro territori situati al nord tra delta del Reno e foresta della Turingia. Questo processo generò l'ultima ondata (2)
occupazione celtica nell'Hexagone e i Belgi, valicarono il Reno in due fasi e durante la prima, nel III secolo, gli
Atrebati si stabilirono a Arras (città a cui lasciarono il nome), gli Ambiani si stabilirono nei pressi di Amiens, i
Bellovaci nei pressi di Beauvais e Breteuil e i Remi nei pressi di Reims, causando tutti insieme la migrazione dei
popoli celti lì presenti. I Germani rimasero oltre il fiume Reno.
Nel II secolo ac una seconda ondata di Belgi si stabilì nel nord della Gallia e nonostante la spinta e l'infiltrazione
dei Germani, conservarono la loro lingua celtica. Il carattere misto di queste popolazioni spiega la confusione degli
autori antichi riguardo Belgi e Germani.
Prima dell'arrivo dei Romani sul Reno, alcuni tribù germaniche occidentali si stabilirono nelle regioni celtiche della
Cisrenania mischiandosi con la popolazione dei galli.
Nella prima metà del I secolo i celti dovettero misurarsi con le migrazioni dei popoli vicini per l'assalto lanciato dai
Daci del re Burebista contro i Boiens e gli Illiri e l'immissione dei Germani con Arioviste in tribù gallesi per il
controllo della Gallia scatenò dei grandi spostamenti delle popolazioni.
Roma si inquietò per la crescente minaccia di Galli e Germani sulle province vicine della Cisalpina e della
Transalpine perciò nel 58 a.c, quando gli Elvezi progettavano di immigrare in masse verso la Saintonge, Cesare
chiamato dai popoli alleati della Gallia centrale comincia una serie di operazioni militari che nel 52 condussero alla
resa di una coalizione di popoli condotta dal capo Vercingetorige e nel 51 alla complessa pacificazione della
Gallia.
Un secolo dopo, nel 295, Roma si lanciò alla conquista dell'Italia del nord, occupata dai Galli, ma solo nel 191 i
Boiens si arrenderanno e la Gallia Cisalpina sarà interamente sottomessa.
Tuttavia tra i Galli e il mondo mediterraneo i contatti erano pacifici e a partire dalla 2 metà del II sec ac si sviluppa
un commercio internazionale tanto da formare una zona monetaria ("zona euro" con moneta comune greco-celtico-
romana) e da far modificar ai Galli il valore della loro moneta per allinearsi con quella romana. Già prima della
conquista di Cesare una zona economica dotata di una moneta comune o comunque immediatamente cambiabile
univa l'Italia e la Transalpina a numerose tribù galliche (Eduens, Séquanes, Lingons..).
L'influenza mediterranea riguarda anche la sfera politica ed istituzionale: accanto ai regimi tribali tradizionali e alle
grandi monarchie appaiono regimi oligarchici dove il magistrato supremo è designato ogni anno per elezione (come
ad esempio tra gli Eudeni). Dei rappresentanti di vecchie famiglie nobili importano la cultura mediterranea, come
ad esempio il druido Diviciac, ospite di Cicerone nel 61 a.C. per studiare l'urbanesimo a Roma.
La cultura celtica invece continua per molto tempo a definirsi in opposizione a quelle mediterranee ed un tratto di
forte divergenza è nell'uso dello scritto: sebbene nel VI secolo i Celti conobbero l'uso della scrittura, non la
utilizzarono mai se non per contesti marginali e i Druidi si opposero fermamente all'insegnamento scritto delle
tradizioni condannando i Galli e la loro cultura, anche se alcuni imitavano il modello romano (Diviciac).
Accanto al rifiuto di una tradizione culturale scritta, la diversità della lingua gallese è spesso avanzata per spiegare
la sua resistenza presumibilmente debole verso il latino. Gli specialisti hanno mostrato una tendenza ad attenuare
questo elemento ripreso direttamente dalle prime frasi della "Guerre des Gaules" di Cesare, dove afferma che la
Gallia sia divisa in 3 parti diffe