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Considerando una condizione in cui il cuore deve dare un maggiore apporto di ossigeno,
un maggiore apporto di sangue, se il lume è piccolissimo, o fai la salita, o fai la scalata,
.
sangue più di tanto non ne passa e quindi si instaura l’ischemia miocardica
La placca può essere instabile perché abbiamo poche cellule muscolari lisce, un
cappuccio fibroso sottile, cellule infiammatorie, ma soprattutto l’endotelio è eroso; invece
nella placca stabile l’endotelio è intatto. Ma soprattutto la differenza è anche la mancanza
di cellule infiammatorie perché sono responsabili dell’avvio del processo che porta alla
proliferazione cellulare e quindi alla formazione del processo patologico. L’erosione
dell’endotelio comporta l’adesione di monociti, quindi si viene ad instaurare un processo
infiammatorio che comporta la proliferazione delle cellule muscolari e quindi la formazione
del cosiddetto cappuccio fibroso. Un ruolo importante è dato anche alle LDL: il colesterolo
LDL è quello cattivo perché sappiamo che provoca dei processi di ossidazione che
contribuiscono al vero e proprio processo infiammatorio. Quali sono i due pericoli dovuti
alla rottura di una placca? La trombosi, perché fuoriescono tutte quelle sostanze della
matrice extracellulare, come le fibre collagene, che fanno da calamita e permettono
l’aggregazione delle piastrine e quindi la formazione del trombo. L’altro pericolo della
placca è la partenza di materiale embolico dalla placca stessa. Molto spesso a livello
cerebrale, proprio la rottura di una placca determina fenomeni embolici che determinano
.
un ictus cerebrale
Quali sono i fattori che determinano la rottura della placca? Abbiamo fattori locali: la
fragilità del cappuccio, la consistenza della parte centrale, lo spessore e l’infiammazione.
Ora noi abbiamo una placca ma il colesterolo, il fumo, il diabete, sono tutti fattori che
rappresentano la benzina che va a cadere sul fuoco perché abbiamo un processo
infiammatorio che persiste. Quando un paziente fa l’angioplastica, cioè la dilatazione di un
vaso coronarico, soprattutto se il paziente è diabetico dopo un po’ di tempo il vaso si
richiude perché la malattia aterosclerotica è una malattia infiammatoria che persiste.
Come fa a diminuire il processo infiammatorio? Mantenendo i livelli di glucosio nella media
perché la glicemia alta è uno stimolo al processo d’infiammazione. Quindi se il paziente va
a casa e continua a fumare, il vaso si richiude e si ha il re infarto perché il processo
.(
infiammatorio va avanti a causa della persistenza dei fattori di rischio (fumo, diabete, ecc
Un aggregato piastrinico può portare alla rottura della placca e quindi di conseguenza la
formazione del trombo. Possiamo avere dei trombi murali e dei trombi occlusivi ed è
proprio in questo caso che si ha l’infarto acuto, massivo, transmurale o morte improvvisa.
Significa che prende tutta la parete perché non abbiamo una riduzione di flusso, ma
.
abbiamo proprio un occlusione del flusso
Che cos’è l’infarto del miocardio? E’ un’occlusione del vaso coronarico con necrosi del
tessuto a valle; ma perché si verifica questa occlusione? Perché abbiamo dei processi di
disfunzione vascolare della coronaria con la formazione di una placca. I fattori che
determinano la disfunzione sono i fattori di rischio: fumo, dislipidemia, glicemia; perché
determinano un processo infiammatorio che comincia a portare una lesione dell’endotelio
che a sua volta provoca l’innesco del processo infiammatorio che porta alla formazione di
sostanze da parte della componente vascolare di interleuchine che favoriscono la
moltiplicazione delle cellule; quindi il vaso cresce e nel frattempo i fattori di rischio
continuano e quindi si viene a formare il cosiddetto cappuccio della placca. Il cappuccio
della placca può essere stabile o instabile; se si rompe la placca fuoriescono le sostanze e
le strutture della matrice extracellulare (le fibre collagene, l’elastina, la laminina) che
provocano aggregazione piastrinica e formazione del trombo. Il trombo poi può essere
parziale o totale: parziale quando occlude parzialmente il lume, totale è quello che da
l’infarto transmurale che è quello più pericoloso perché può portare alla morte del
.
paziente
Ora vediamo quali sono i processi che si vanno a innescare nell’ambito della fisiopatologia
:
e che portano all’infarto del miocardio
•
Occlusione coronarica •
Alterazione diastolica •
Alterazione sistolica •
Modifica emodinamiche
•
Alterazione ECG
•
Angina
Come abbiamo detto prima se ho un’occlusione coronarica al cuore non arriva più
ossigeno, i movimenti di diastole e sistole vengono ad essere compromessi e questo porta
a delle modifiche emodinamiche perché se il cuore subisce un processo di dilatazione,
aumenta la pressione al suo interno, aumenta lo stress di parete e quindi si iniziano a
determinare delle alterazioni elettrocardiografiche importanti e di conseguenza il sintomo
.
finale che è rappresentato dal dolore
:
L’angina può essere
•
da sforzo •
a riposo •
mista •
instabile
quella più pericolosa è l’instabile perché può venire in qualsiasi momento; ma se
l’occlusione è importante anche in condizioni di riposo, dove è richiesto un flusso di
ossigeno minimo, abbiamo una sofferenza. Però le sindromi coronariche instabili sono
responsabili delle sindromi coronariche acute perché in qualsiasi momento può
.
determinare la comparsa dell’ischemia
Innanzitutto l’angina è una cardiomiopatia ischemica transitoria, non è caratterizzata da
necrosi del tessuto a differenza dell’infarto. Se noi abbiamo un dolore toracico che è
provocato dall’ischemia miocardica, associamo l’alterazione di funzionalità in assenza di
necrosi; quindi se faccio una salita mi viene il dolore perché sto chiedendo un maggiore
apporto di ossigeno che non riesco a dare, questa è l’angina stabile. Questo dolore a
riposo non ce l’ho, ma lo creo quando chiedo al corpo di fare uno sforzo maggiore.
L’angina instabile può comparire in qualsiasi momento, cioè sia a riposo che sotto sforzo
.
ed è chiaramente la più pericolosa
Quindi alla domanda: nel processo di fisiopatologia dell’angina quali sono i momenti
?
principali -
Aggregazione piastrinica
-
Trombosi -
Vasocostrizione coronarica
La vasocostrizione coronarica è una riduzione del calibro dovuta ad una reazione riflessa
del vaso che reagisce con un meccanismo di compenso, perché c’è una lesione quindi
tende a stringersi per migliorare il flusso coronarico. Chiaramente se noi abbiamo una
placca e una vasocostrizione riflessa il quadro peggiora e quindi ulteriormente porta alla
componente ischemica. Però non è una cosa che controlliamo noi perché questa
contrazione riflessa è supportata dall’azione del sistema nervoso simpatico che libera le
.
catecolamine che inducono vasocostrizione
La rottura della placca e la sua erosione è un elemento necessario, ma non sufficiente per
innescare la sindrome coronarica acuta. I fattori che possono influenzare un evento
trombotico acuto sono: condizione di flusso, l’intensità dello stimolo trombogenico,
l’abbondanza di materiale lipidico, stato di attivazione del sistema emostatico costituito dal
.
sistema della coagulazione da un lato e dal sistema fibrillinico dall’altro
Nel momento in cui abbiamo una placca, la riduzione del flusso determina maggior tempo
in cui il sangue ristagna e può facilitare il processo di aggregazione piastrinica. La
persistenza dei fattori di rischio comporta il persistere del processo infiammatorio e quindi
la formazione del materiale trombotico ed embolico che poi darà la componente
.
infartuaria
I fattori che influenzalo la vulnerabilità della placca sono: l’entità e la composizione della
parte centrale lipidica, lo spessore della capsula fibrosa, la presenza di cellule
infiammatorie nella capsula fibrosa, l’attività di proteasi extracellulari sulla capsula fibrosa
.
e quindi di conseguenza stress meccanico applicato alla placca
Riassumendo, la componente della placca di per sé non è sufficiente per determinare una
vera e propria instaurazione dell’evento ischemico perché sono importanti altri fattori
come la persistenza dei fattori di rischio e lo stress di parete che può facilitare la rottura
della placca. Lo stress di parete di un vaso può dare pressione alta: nel paziente iperteso
si va facilmente in contro alla formazione della placca e alla rottura della placca stessa
perché la pressione più alta provoca la lesione dell’endotelio e, se abbiamo i fattori di
rischio ( LDL, diabete, fumo…) che inducono un processo infiammatorio, si ha l’innesco
del processo che porta alla formazione della placca. La presenza della placca non è una
condizione essenziale per determinare l’infarto, ma è importante che intervengono i fattori
di rischio che portano alla rottura della placca. Chiaramente ogni placca è diversa
dall’altra: possiamo avere un cappuccio fibroso più o meno robusto; in questo caso la
persistenza dei fattori di rischio inducono un processo di infiammazione che può
.
addirittura andare a determinare la perforazione del vaso
La placca determina in ogni caso una riduzione del lume vascolare quindi se voglio fare
una salita o uno sforzo, il cuore richiederà più ossigeno che non posso dargli perché il
.
flusso sarà sempre ridotto
L’infarto può essere transmurale quando la necrosi coinvolge l’intera parete, ed è dovuto
ad un’occlusione completa del vaso; è subendocardico invece quando la necrosi
interessa il subendocardio senza coinvolgere l’epicardio. Un trombo occlusivo localizzato
nell’arteria coronarica è quello che determina l’infarto transmurale, che è quello più grave.
Se abbiamo un infarto del miocardio e il vaso coronarico si chiude, quali sono a livello
?
fisiopatologico le alterazioni del movimento del ventricolo •
disincronia: dissociazione temporale di battito dello stesso segmento muscolare
che provoca un flusso di sangue irregolare •
ipocinesia: sofferenza con ridotto movimento
•
acinesia: cessa il movimento •
discinesia: si muove in maniera irr