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FISIOPATOLOGIA DELLO SHOCK
Con il termine shock si intende il collasso cardiocircolatorio, quindi l’insufficienza acuta del circolo
periferico causata da uno squilibrio tra massa liquida circolante e la capacità del letto circolatorio.
C’è un insufficienza del circolo periferico che non riesce a garantire l’ossigenazione dei tessuti o
perché c’è una vasodilatazione oppure perché si riduce la quantità di sangue a causa per esempio di
emorragia o di ostruzioni.
Si verificano quindi: 8
- Caduta ella pressione arteriosa: (se diminuisce la quantità di sangue o se il diametro del vaso
aumenta la pressione diminuisce e ciò crea quindi una situazione di shock);
- Diminuzione del ritorno venoso (se diminuisce la pressione diminuisce alche il ritorno di
sangue al cuore);
- Diminuzione della gittata cardiaca (se il ritorno venoso e di meno, anche il cuore diminuisce
la gittata).
Questi tre punti si alimentano l’un l’altro e questo causa il circolo vizioso dello shock. La
conseguenza è l’insufficiente perfusione ed ipossia tissutale.
Meccanismi patogenetici:
- Riduzione della massa sanguignaSHOCK IPOVOLEMICO
- Alterazione del tono vascolareSHOCK VASCULOGENO O DISTRIBUTIVO
- Alterazioni primitive del cuoreSHOCK CARDIOGENO
- Ostruzioni del flusso sanguignoSHOCK OSTRUTTIVO
Classificazione eziopatogenetica:
Sono gli eventi principali che sono contenuti nei quattro meccanismi patogenetici (elencati sopra).
- Shock ipovolemico (assoluto): basso volume di sangue, definito anche assoluto (shock
ipovolemico vero e proprio) dove c’è una riduzione del volume di sangue. Può essere di due
tipi: Shock emorragico: per forme gravi di emorragie sia interne che esterne (rottura a
o seguito di traumi di organi interni come la milza, oppure l’ingestione di rodenticidi);
Shock da perdita di fluidi: da perdita esterna, ad esempio da vomito, diarrea profusa,
o poliuria, ustioni estese (concorrono sensazioni dolorifiche e rilascio di sostanze
vasoattive dai tessuti danneggiati), colpo di calore, oppure da perdite interne di
liquido, come per esempio torsione gastrica, occlusione intestinale, infiammazioni
essudative (ad esempio a seguito di peritonite) e trasudati (ad esempio in caso di
ascite, ma i trasudati li vedremo dopo nella fisiopatologia dell’edema). A seguito di
queste perdite si riduce la quota liquida dell’organismo e quindi diminuirà anche la
quota di sangue. Un animale con shock da perdita di liquidi sarà visibilmente
disidratato.
- Shock vasculogeno o distributivo (ipovolemico relativo): consegue ad un alterazione del
tono vascolare e può essere definito anche ipovolemico relativo perché non c’è una reale
ipovolemia (quindi non c’è una diminuzione del volume del sangue), ma, in questo caso, il
sangue è poco rispetto al letto circolatorio che ha subito una vasodilatazione sistemica.
Abbiamo varie forme di shock sistemico:
Shock neurogeno: si instaura in conseguenza a perdita di controllo del tono vascolare
o da parte dei sistemi di controllo anche neurovegetativi in conseguenza a gravi lesioni
cerebrali e/o del midollo spinale quindi a carico del SNC che controlla sia l’attività
cardiaca, che quella respiratoria così come il tono vasale. Questo tipo di shock non è
solo causato da lesioni a questi due distretti, ma anche a seguito dell’utilizzo di
farmaci (anestetici, barbiturici) che deprimono il sistema nervoso centrale e che se
somministrati in eccesso possono provocare, appunto, la depressione del SNC e 9
l’alterazione, quindi, di tutti quei sistemi di controllo di base dell’organismo. Inoltre
può essere provocato da emozioni violente e da stimolazioni nervose dolorifiche
intense. Le emozioni violente e le stimolazioni dolorose forti, infatti, creano una
forma molto semplice di shock detta crisi vasovagale che si risolve in maniera rapida
(sincope nuerocardiogenica).
Shock traumatico: più complicato e che è provocato da meccanismo patogenetici
o combinati. Non è soltanto uno shock di tipo vasculogeno, ma può coinvolgere e
causare anche shock ipovolemico e quelli visti pirima...
Shock anossico: altra forma di anossia tissutale che avviene nelle situazioni da
o avvelenamenti da CO (monossido di carbonio) che si lega all’emoglobina
trasformandola in carbossiemoglobina che è incapace di trasportare l’ossigeno.
Questa carenza di ossigeno stimola il rilascio di sostanze vasoattive che determinano
una vasodilatazione di carattere sistemico e il soggetto va in shock.
Shock ex-vacuo: causato da una diminuzione brusca della pressione intracavitaria.
o Shock anafilattico: è una delle tipiche reazioni da ipersensibilità dell’organismo che
o si riscontra in soggetti, appunto, ipersensibili e quindi allergici a certe sostanze. Le
situazioni più gravi avvengono quando la reazione di ipersensibilità è
particolarmente spiccata e la presenza di mastociti ricoperti da recettori per le igE le
quali si vanno a depositare sulla superfici di questi mastociti. Ad un successivo
contatto con l’allergene questo entra all’interno dell’organismo, soprattutto in
situazioni di anafilassi sistemiche a seguito di inoculazioni, torva un organismo che
ha un’ipersensibilità forte con mastociti rivestiti da igE prodotti in grande quantità
dai soggetti allergici. L’antigene va dunque a legarsi all’antigene presente sui
mastociti e questo legame allergene-anticorpi scatena la de granulazione dei
mastociti che rilasciano una grande quantità di istamina, che a sua volta, essendo
mediatore dell’infiammazione, causa un processo di vasodilatazione sistemica (base
di tutte le forme allergiche).
Shock tossico: scatenato da infezioni nella quali i batteri producono superantigeni
o (cause biologiche di malattia). Esempi tipici sono lo Staphylococcus aureus e
Streptococcus pyogenes che producono sostanze che fungono da ponte così che si
possa attivare la risposta immunitaria aspecifica e avvenga una grande produzione di
citochine a carattere sistemico e quindi causano anche in questo caso una
vasodilatazione sistemica con un meccanismo simile alle endotossine batteriche;
Shock settico: è provocato soprattutto da endotossine batteriche (LPS) che spingono
o il rilascio, soprattutto da parte dei macrofagi, di citochine proinfiammatorie. Le
endotossine possono essere rilasciate anche a seguito della lisi della cellula batterica.
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[Importante è ricordare i meccanismi patogenetici dello shock e per ogni meccanismo patogenetico
inserire i vari esempi. Importanti anche lem fasi di evoluzione dello shock.]
- Shock cardiogeno: alterazione di funzionalità del cuore. Possono essere patologie di vario
tipo come grave cardiomiopatie con diminuzione della spinta di sangue nel circolo sistemico
e nelle quali c’è una diminuzione della pressione sanguigna arteriosa. Tra le patologie
osserviamo, quindi, patologie valvolari, cardiomiopatie dilatative o ipertrofiche, gravi forme
di aritmie, insufficienza cardiaca e situazioni di infarto del miocardio. Si tratta, quindi, di
tutte quelle situazioni patologiche che possono influire sulla funzionalità del cuore.
- Shock da ostruzione vasale: rientrano varie tipologie di componenti e rientrano tutte quelle
situazioni di shock in cui c’è l’ostruzione di un grosso vaso o di un letto circolatorio
polmonare come ad esempio un embolia polmonare, situazioni in cui c’è un pneumotorace,
tamponamenti cardiaci con presenza di liquidi che comprimono il cuore e non gli
consentono di contrarsi adeguatamente e trombosi intracardiache di grossi vasi in partenza
dal cuore. Tutte quelle situazioni, quindi in cui sono presenti ostruzioni di grossi vasi o ci
sono ostruzioni di cavità cardiache.
Evoluzione dello shock
Lo shock ha tre fasi di evoluzione e dipendono dal fatto che lo shock possa risolversi in maniera
molto semplice come nel caso di crisi vasovagale, shock emozionale e situazioni dolorifiche intense
durante le quali i meccanismi compensatori omeostatici riescono a riportare una situazione di
normalità. Nelle altre situazioni più gravi spesso lo shock dopo la prima fase può evolvere verso
situazioni più gravi se non si intervenire a ripristinare le condizioni di normalità.
1. Fase di compenso: tentativo di compenso da parte dell’organismo
Caduta della pressione arteriosa;
o Insufficiente perfusione ed ipossia tissutale (meccanismi compensatori)
o
L’organismo non rimane inerte alla situazione. Ovviamente quello che si attiva è quella parte del
sistema nervoso simpatico che quella parte del sistema nervoso autonomo che presiede anche
nelle situazioni da stress. C’è quindi un ipertono simpatico con attivazione, attraverso tutte le
fibre del sistema nervoso simpatico che arrivano a tutti gli organi e che avranno funzioni diverse
in base all’organo che vanno ad innervare, e spingono alla vasocostrizione a livello periferico
(ad esempio cutanea), una vasodilatazione del miocardio con stimolazione della frequenza
cardiaca e quindi una tachicardia e un aumento della forza di contrazione del cuore.
Quest’ultimo è un meccanismo positivo se si tratta di uno shock ipovolemico o se si tratta di
alterazioni del tono vasale; sicuramente non riesce o ha poche possibilità di riuscire a
compensare se si tratta di uno shock cardiogeno, anzi l’attivazioni del simpatico che stimola
l’attività cardiaca aumenta ancora di più il lavoro del cuore, che se si tratta di un cuore
danneggiato, si avrà un meccanismo compensatorio che da solo non riesce a far fronte alla
situazione patologica. Questo tipo di meccanismi compensatori è efficace da solo nel caso di
shock emozionali o comunque di shock di natura semplice, mentre nel caso in cui ci troviamo di
fronte ad uno shock ipovolemico causato da una forte emorragia occorre intervenire perché non
sono sufficienti.
Il sistema nervoso simpatico agisce con due tipologie di meccanismi: fibre nervose che arrivano
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a tutti gli organi (come detto sopra), ma anche tramite il rilascio di adrenalina da parte della
midollare del surrene (corticalecortisolo). L’adrenalina attraverso il circolo sistemico riesce a
raggiungere tutti i distretti (in questo caso il circolo sanguigno sarà alterato perché cu troveremo
in una situazione di shock, ma risulta comunque una possibilità in più da parte dell’organismo di
mandare segnali di compensazione). C’è inoltre l’attivazione del sistema renina-angiotensina
che ha la funzione di andare a stimolare ancora di più la vasocostrizione periferica, ma
soprattutto anche di andare a causare una vasocostrizione a livello renale perché, in un
organismo in shock, sia che sia uno