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FISIOPATOLOGIA DELL’APPARATO
RESPIRATORIO
L’apparato respiratorio è un apparato altamente sofisticato e nel nostro organismo è l’apparato più a
contatto con l’ambiente esterno. Noi non respiriamo un’aria sterile, quindi c’è tutto un meccanismo
di filtraggio e sterilizzazione dell’aria. È talmente esteso che l’insieme di tutti i bronchi, bronchioli
terminali, bronchioli respiratori occupa una superficie tra i 50-80 metri quadri. Inoltre, sono
fondamentali anche per il mantenimento del pH fisiologico dell’organismo, in collaborazione con i
reni, ed il motivo per cui viene mantenuto un pH neutro è strettamente correlato alla necessità di
creare l’ambiente ottimale agli enzimi che catalizzano le reazioni metaboliche solo in queste
condizioni. Si può suddividere l’apparato in almeno tre porzioni ognuna con struttura particolare e
una funzione specifica:
Le alte vie respiratorie hanno l’unica funzione di far entrare l’aria nel nostro apparato
respiratorio e comprendono le cavità nasali, seni nasali, nasofaringe e orofaringe
L’orofaringe è la porzione dell’apparato respiratorio in comune anche con l’apparato
digerente e diventa importante quando si parla di patologie respiratorie come la polmonite
ab ingestis che in genere si ha in pazienti con problemi neurologici dove parte del contenuto
dell’apparato digerente può passare nell’apparato respiratorio.
Le basse vie respiratorio comprendono laringe, trachea e tutta la suddivisione dei bronchi
(bronchi principali, bronchioli e bronchioli terminali).
Il parenchima polmonare o porzione respiratoria propriamente detta è la parte dove
avvengono gli scambi gassosi e comprende i bronchioli respiratori e l’unità funzionale del
polmone che è l’alveolo.
Le strutture accessorie, sono rappresentate dal muscolo diaframma, i muscoli
sternocleidomastoidei e i muscoli scaleni. Questi muscoli sono importanti perché collegano
il collo con la cassa toracica perché hanno un’adesione su di essa a livello delle coste.
FUNZIONI DELL’APPARATO RESPIRATORIO
Nell’organizzazione generale di questo apparato respiratorio abbiamo le vie respiratorie basse e alte
che sono organi cavi con l’unica funzione di far passare l’aria, anche se non in maniera attiva, in
quanto l’aria passando attraverso queste vie viene modificata. Inoltre abbiamo il parenchima
polmonare che oltre a favorire scambio dei gas ha la funzione di metabolizzare sostanze tossiche,
come alcuni derivati di farmaci, e costituisce un importante serbatoio di sangue (70% del sangue
circolante). Questo è importante da tener presente quando parleremo di una patologia, la ARDS
(sindrome da distress respiratorio acuto) in cui gran parte dei neutrofili si accumulano nel polmone
e rilasciano gli enzimi litici e i radicali liberi dell’ossigeno che contengono provocando danno
notevole. Tramite gli ioni bicarbonato il polmone ha la capacità di intervenire nel mantenimento del
pH fisiologico. Il polmone ha anche una funzione metabolica per esempio è a livello polmonare che
avviene la conversione dell’angiotensinogeno.
Riprendendo le alte vie respiratorie, le prime vie di entrata dell’aria sono le cavità nasali che non
hanno un ruolo passivo nei confronti del passaggio dell’aria, ma provvedono a tre funzioni
fondamentali: filtraggio, riscaldamento e umidificazione dell’aria che noi inspiriamo.
Il filtraggio avviene a carico dei peli che abbiamo nel naso (vibrisse) che sono in grado
di trattenere le particelle maggiori di 10 micrometri poiché respiriamo un’area non
sterile. Le vibrisse sono in contatto con le terminazioni nervose collegate con il riflesso
dello starnuto.
Il riscaldamento avviene grazie alla mucosa nasale che è fortemente vascolarizzata e
quindi a contatto con l’aria. Per conduzione l’aria viene riscaldata. In ambiente freddo
noi non percepiamo l’aria inspirata fredda grazie a questo meccanismo. L’entrata di aria
troppo fredda potrebbe portare ad uno shock termico.
L’umidificazione dell’aria è data dalle cellule mucipare caliciformi che producono
muco e questo tende ad umidificare l’aria atmosferica.
RINITE
Danni a livello della mucosa delle alte vie respiratorie si risolvono con un processo infiammatorio,
la rinite. La rinite è estremamente frequente in età pediatrica. Gran parte delle riniti sono di origine
infiammatoria e allergica e possono dare nei bambini deficit di apprendimento e uditivi poiché il
muco si porta anche nel cavo uditivo (tube di Eustachio). Le manifestazioni cliniche sono gli
starnuti. Generalmente i bambini si grattano spesso il naso, è presente rinorrea acquosa e potrebbe
infettarsi anche la congiuntiva quindi dare congiuntivite. Da rinorrea acquosa si passa a muco più
denso, giallastro. Si può complicare con la sinusite ovvero un processo infiammatorio, acuto o
cronico, delle mucose dei seni paranasali.
CARATTERISTICHE GENERALI
Vediamo ora quello che succede man
mano che l’aria scende nel nostro
apparato respiratorio.
La prima cosa da notare è la differenza
di dimensioni: trachea e bronchi
principali hanno delle dimensioni tra i
18 e 20 mm, mentre i bronchioli
terminali arrivano a 250 micrometri.
L’aria all’interno del nostro apparato
respiratorio inizialmente entra ad una
velocità più alta all’interno della trachea
e bronchi, mentre poi passando per i
bronchioli fino agli acini rallenta la sua
velocità. A livello degli acini l’aria deve
avere una velocità pressoché uguale a 0
altrimenti non avverrebbero gli scambi
gassosi.
I bronchi si ramificano e fino alla
diciassettesima generazione o diramazione dei bronchi si tratta solo di area di passaggio dell’aria
(spazio morto anatomico). Lo spazio morto anatomico è una porzione dell’apparato respiratorio in
cui l’aria rimane sempre, fissa, non viene mai ricambiata (150 mL) e nemmeno usata per gli scambi
gassosi. Dalla diciassettesima generazione in poi invece, si verifica un aumento delle vie aeree in
parallelo in modo tale da favorire il rallentamento dell’aria, fino a velocità pari a 0 a livello dei
sacchi alveolari.
Queste vie non solo differiscono per dimensioni, ma anche per costituzione. La trachea e i bronchi
sono provvisti di anelli e placche cartilaginee che servono a mantenere la struttura e a impedire che
questa collassi e in corrispondenza degli spazi compresi tra questi, viene realizzata la tracheotomia
nei pazienti che soffrono di grave insufficienza respiratoria. Man mano che si procede nelle
diramazioni, gli anelli di cartilagine vengono sostituiti da placche di dimensioni sempre più piccole,
fino ad essere quasi assenti nei bronchi terziari, e mancare completamente nei bronchioli.. Man
mano che ci approfondiamo nell’albero respiratorio si vede che da placche cartilaginee si passa a
bottoncini cartilaginei. Nei bronchioli respiratori non ci sono più formazioni cartilaginee, ma
prevalgono formazioni elastiche. In caso di broncospasmo questo interesserà solo le parti dei
bronchi non aventi cartilagine.
La parete di trachea e bronchi principali è formata da quattro tonache: mucosa, sottomucosa,
muscolare e fibrosa. La componente cellulare della mucosa è costituita da epitelio cilindrico ciliato
dove si trovano anche cellule caliciformi deputate alla produzione del muco. Le cellule cilindriche
ciliate servono a spazzare via continuamente il muco verso la laringofaringe e il pulviscolo
atmosferico per evitare che arrivi agli alveoli. Il muco deve essere di una certa densità e quantità per
consentire il facile movimento delle ciglia.
FIBROSI CISTICA
Una patologia in cui si verifica proprio l’alterazione di questo muco è la fibrosi cistica o
mucoviscidosi. È una patologia sistemica che interessa il polmone, ma anche altri organi. È una
malattia geneticamente trasmessa e colpisce sia i maschi che le femmine. È una patologia
autosomica recessiva e è dovuta alla mutazione del gene che codifica per il canale per il cloro e per
il sodio, CFTR, sul cromosoma 7. CFTR è una ATPasi del tipo ABC che si trova negli epiteli
bronchiale e gastrointestinale. L’alterazione consiste nella sostituzione di un amminoacido:
un’isoleucina al posto di una fenilalanina e questo provoca un netto aumento di cloro all’interno
della cellula che attira l’acqua rendendo particolarmente viscido il muco.
Il sodio invece tende enormemente ad uscire in questa patologia e infatti la fibrosi cistica era anche
conosciuta come “malattia del bacio salato” dato dalle mamme ai figli.
È una patologia diffusa. In Italia sono presenti 3 milioni di persone affette da questa patologia. I
portatori sani rappresentano il 4-5% della popolazione La fibrosi cistica è una malattia non
guaribile, ma curabile. Si sta cercando di intervenire con la terapia genica. Oltre ai polmoni sono
interessati anche il fegato, il pancreas, l’intestino dove si verifica la steatorrea cioè quando non
vengono digeriti i grassi nell’intestino e vengono eliminati con le feci. L’accumulo è tale che gli
individui colpiti da steatorrea spesso risultano sterili in quanto nell’uomo si occludono i dotti
deferenti mentre nelle donne le tube ovariche. Favorisce la formazione di polipi e mucocele che
potrebbe dare sinusiti e problemi all’odorato. Si va incontro a ricorrenti infezioni dell’apparato
respiratorio e digerente perché il muco risulta più denso nei malati di fibrosi cistica e i batteri
vengono intrappolati e riescono a crescere su un terreno migliore.
La DIAGNOSI è genetica e si fa analizzando il DNA di cellule periferiche evidenziando le
eventuali mutazioni del gene CFTR. È più facile eseguire il test del sudore in cui vengono
monitorizzate le quantità di cloruro di sodio. È un test di routine che si fa in neonati di almeno 3 kg
di peso a partire dalle due settimane di vita nei reparti di pediatria. Si esegue mettendo sulla cute del
neonato degli elettrodi e stimolando con piccole dosi di cortisone le ghiandole sudoripare. Si
raccoglie poi il sudore con un tampone e si analizza la quantità di cloruro di sodio (vn= 60 mEq).
Un altro test che viene eseguito per la diagnosi è il test della tripsina che viene fatto su una piccola
goccia di sangue prelevata dal tallone dei bambini. La tripsina è una proteina secreta in gran parte
dal pancreas, se è aumentata è un segno di rischio di fibrosi cistica.
Non è guaribile, ma curabile. Molti pazienti spesso convivono bene con la malattia dovendo
comunque sottoporsi a vari trattamenti: fisioterapia respiratoria