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RELAZIONE PRESSIONE-VOLUME IN FUNZIONE DELLA PROFONDITA'
L'acqua è un fluido incomprimibile, di conseguenza la pressione contro il corpo di un sub aumenta
direttamente cola profondità dell'immersione. Due forze producono un aumento della pressione
esterna (iperbaria) nell'immersione:
– pressione idrostatica
– peso dell'atmosfera (1 ata = 760 mmHg)
Una colonna d'acqua di mare esercita una forza pari a 1 ata per ogni 10 m di profondità. Il volume
dei gas varia in funzione della pressione perciò la situazione dei gas all'interno del corpo varia con
l'aumentare della pressione.
Volume dei gas e profondità
Legge di Boyle = a temperatura costante, il volume di un gas è inversamente proporzionale alla
pressione che agisce sul gas stesso.
Se il volume polmonare all'inizio dell'immersione è di 6 L, questo si dimezza a 10 m riducendosi a
3 L semplicemente per la pressione idrostatica che agisce sull'aria contenuta nella cavità toracica. Se
il soggetto risale in superficie l'aria si espande di nuovo a 6 L. Se si respira con aria pressurizzata a
10 m con volume di 6 L, in superficie l'aria polmonare si espande a 12 L. L'impossibilità di
liberarsi dell'extra volume di aria durante la risalita attraverso il naso e bocca determinerebbe
danni ai tessuti polmonari a causa dell'espansione dei gas che esercitano forze sulla parete
toracica. IMMERSIONE IN APNEA E CON MASCHERA
La maschera presenta dei limiti sulla profondità che si riesce a raggiungere; si è pensato ad
utilizzare un boccaglio più lungo ma due fattori ne limitano l'utilizzo:
– pressione idrostatica sulla cassa toracica: a una profondità di 1 m le forze sono così forti da
impedire ai muscoli inspiratori di superare la forza esercitata dalla pressione per espandere la gabbia
toracica;
– aumento dello spazio morto: l'aumento della lunghezza del tubo aumenterebbe solamente lo
spazio morto (circa 150 mL di aria ogni atto respiratorio si disperde nella cavità nasali, bocca e altri
tratti delle vie respiratorie).
Immersione in apnea
La durata dipende da:
– dura fino a quando la pressione della CO2 non determina l'atto inspiratorio;
– dal rapporto tra la capacità totale (CPT) e il volume residuo (VR).
Durante l'apnea di 2' la PO2 scende a 60 mmHg, mentre quella della CO2 sale a 50 mmHg
segnalando la necessità a respirare.
Iperventilazione e blackout
L'iperventilazione prima dell'apnea prolunga il tempo di questa ma aumenta il rischio di perdita di
sensi (blackout). In genere l'interruzione dell'apnea si ha PCO2 pari a 50 mmHg. L'iperventilazione
che precede l'apnea diminuisce la PCO2 alveolare dal valore di 40 mmHg a 15 mmHg.
Oltre al blackout ci sono altri rischi:
– la CO2 mantiene l'equilibrio acido-base attraverso la liberazione di H+, se gli H+
decrescono si ha un aumento del pH e quindi una alcalinizzazione dei liquidi;
– una normale PCO2 arteriosa stimola la dilatazione delle arteriole cerebrali; la riduzione di
CO2 può provocare una riduzione del flusso cerebrale.