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SCALA DEL LIVELLO DI LIMITAZIONE
Il metodo della FVL(curva flusso volume) inscritte nelle MFVL(curva flusso volume
massimale) è interessante perché ci permette di dare una valutazione quantitativa
delle limitazioni respiratorie mentre altri metodi ci dicono solo se c’è una limitazione o
no. E’ stato tentato di stabilire una scala per distinguere vari livelli di limitazione sulla
base dei parametri che possono essere rilevati con le FVL dell’esercizio inscritte nelle
MFVL e quindi si tiene presente della limitazione al flusso espiratorio espressa in % del
volume corrente che si sovrappone alla MFVL, se questa % è tra 0 e 25 (<30) vuol dire
che c’è una modesta limitazione, tra 30-50 % è moderata, >50% si parla di una grave
limitazione. Allo stesso modo si può valutare quanto il volume inspiratorio finale è
vicino alla capacità polmonare totale, normalmente questo valore è sotto all’85% della
capacità polmonare totale; se è tra l’85 e 90% si parla di limitazione leggera, se è tra il
90-95% si parla di limitazione moderata, se >95% si parla di limitazione grave o
severa. Un altro parametro utilizzato nella tabella è quello della variazione della EELV
cioè del volume espiratorio finale rispetto al riposo, quindi se il volume espiratorio
finale è < a quello del riposo cioè inferiore alla capacità funzionale residua allora non
c’è limitazione, se è = alla capacità funzionale residua allora può esserci una
limitazione modesta, se è maggiore uguale a quello del riposo c’è una limitazione
moderata, se superiore a quello del riposo vuol dire che c’è una limitazione severa.
Infine si tiene conto anche della 4)variazione del flusso di riserva inspiratorio, cioè
quella differenza tra il valore di flusso che si raggiunge realmente e quello che si
raggiungerebbe massimalmente a quel determinato valore di volume e quando questo
valore di flusso è < al 75 del massimo raggiungibile non c’è limitazione, tra il 75-85 %
è leggera, tra il 85-95% è moderata, > al 95% la limitazione è severa (cioè quando la
curva del flusso inspiratorio tocca quasi la curva inspiratoria massimale) Questa
tabella non è standard ma è un tentativo fatto dagli esperti sfruttando questi principi
delle curve flusso volume per comprendere e limitazioni.
CONDIZIONI PATOLOGICHE
Malattie ostruttive croniche del polmone
Queste curve FV sono importanti anche per valutare condizioni patologiche perché la
MFVL e quelle inscritte, nella varie condizioni patologiche tendono a modificarsi, ad
esempio nelle malattie ostruttive croniche del polmone (COPD) c’è una limitazione al
flusso perché c’è una ostruzione delle vie aeree dei polmoni, quindi la MFVL si riduce
in altezza, il picco di flusso massimale raggiunge un valore nettamente inferiore a
quello di una persona sana (nel sano, il picco viene raggiunto in 10-12 l/sec, mentre in
un soggetto affetto da COPD il picco si raggiunge a circa 6 l/sec) quindi c’è una forte
limitazione di tutta la FVL inspiratoria (conseguenza alle ostruzioni che fanno
aumentare la resistenza al flusso che perciò tende a ridursi). Con una MFVL il soggetto
ha delle forti limitazioni (sia inspiratorio che espiratorio) e anche a bassi regimi di
esercizio gli atti respiratori tendono a toccare la MFVL; il volume inspiratorio finale
supera il 90% della capacità polmonare totale quindi la riserva inspiratoria è quasi
inesistente quindi questi soggetti sperimentano forti limitazioni all’esercizio fisico
poiché vanno in dispnea appena l’esercizio aumenta di intensità.
SINDROMI INTERSTIZIALI
Un’altra categoria di malattie è quella delle sindromi INTERSTIZIALI (quelle che
portano ad un irrigidimento del polmone esempio fibrosi polmonare), in questo caso la
FVL si restringe in larghezza perché a causa della rigidità del polmone a causa
dell’infiltrazione dell’interstizio, il polmone diventa molto meno distensibile ed esercita
una resistenza statica molto più elevata. Avendo una restrizione in volume residuo e in
capacità polmonare totale vediamo che la capacità vitale si è ridotta perché si innalza
il volume residuo e si abbassa la capacità polmonare totale. Si ha uno spazio molto
limitato essendo la FVL più stretta lateralmente, si ha uno spazio più limitato per
ridurre il volume espiratorio finale o per incrementare il volume inspiratorio finale
quindi il volume corrente può aumentare in misura molto più limitata che non nei
soggetti sani. La conseguenza di questo è un aumento della frequenza respiratoria ed
un elevato rapporto tra volume inspiratorio finale e capacità polmonare totale (95% in
più).
Nel secondo caso le FVL sono più piccole non tocca mai la MFVL il che sta ad indicare
che non c’è una limitazione di natura polmonare o respiratoria ma indica che la
limitazione è legata all’apparato muscolare.
SCOMPENSO CARDIACO CONGESTIZIO
Un altro caso in cui possiamo avere un’alterazione di queste FVL è lo SCOMPENSO
CARIDACO CONGESTIZIO (sinonimo di insufficienza cardiaca, è una condizione comune
a molte malattie che vanno da infarto a indebolimento della muscolatura miocardica
ecc), in questi casi il muscoli miocardico (del ventricolo SX) non ce la fa a sostenere la
gittata cardiaca necessaria e quindi non tiene più dietro al ritorno venoso che arriva
dal circolo periferico, per cui il sangue tende a ristagnare a monte nel circolo
polmonare, per cui c’è un ristagno di liquido nel polmone (da qui il termine di
scompenso congestizio cioè c’è una congestione nel polmone). In queste malattie si ha
una condizione in cui gli atti respiratori sono tutti spostati verso volumi molto bassi,
quelli a riposo si avvicinano al volume residuo quindi il soggetto tende a lavorare a
volumi polmonari molto bassi. Si ha una limitazione espiratoria anche a intensità di
esercizio estremamente basse. Il polmone lavora a volumi molto bassi, quindi la
compressione dinamica delle vie aeree a bassi volumi peggiora la dispnea perché
avendo una gittata cardiaca insufficiente questi soggetti hanno una ossigenazione
insufficiente dei tessuti periferici quindi tendono ad andare in carenza di O2 e quindi in
dispnea. Questo quadro spirometrico delle FVL è tipico dello scompenso cardiaco.
ALTRE LIMITAZIONI (METABORIFLESSO)
Ci sono altre condizioni in cui l’apparato respiratorio può rappresentare una limitazione
prestazionale: Quando i muscoli respiratori vanno in fatica, da questi muscoli prende
origine il metaboriflesso che (attiva il SNS per determinare una maggiore pressione
arteriosa che cerca di compensare l’insufficiente irrorazione di quei muscoli, però
questa maggiore pressione è generalizzata e non localizzata solo in quei muscoli, di
conseguenza il metaboriflesso che prende origine in questi muscoli respiratori) si fa
risentire anche nei muscoli che svolgono attività fisica riducendone il flusso ematico
perché determina una vasocostrizione generalizzata (è come se i muscoli respiratori
(poiché devono lavorare di più) rubano il sangue (nutrimento) ai muscoli attivi (quelli
che svolgono esercizio fisico).
TEST DI ESERCIZIO CARDIOPOLMONARI STANDARD
Si fanno normalmente negli ambulatori di medicina dello sport (CPET) cardiopolmonar
exercise test
Sono dei test che si fanno in laboratorio e che permettono di valutare una serie di
parametri (circolatori respiratori e metabolici) cercando di creare un quadro generale
che permetta poi la valutazione della intolleranza all’esercizio. I parametri più
importanti sono:
1) il picco di massimo consumo di O2 (+che normalmente deve essere superiore
all’84% di quello predetto);
2) la VAT;
3) la FCmax;
4) La riserva di FC; (differenza fra frequenza cardiaca a riposo eFCmax)
5) La PA;
6) il polso di O2 (la quantità di O2 consumato per ogni battito cardiaco, indice
importante della funzionalità cardiocircolatoria, viene ottenuto dividendo consumo di
O2 per la Frequenza respiratoria;
7) la Riserva Ventilatoria (differenza tra MVV e MV sotto esercizio);
8) La Riserva di Frequenza Respiratoria (differenza tra frequenza ventilatoria di riposo
e quella massimale);
9) Il rapporto tra la ventilazione e la produzione di CO2 al valore della Ventilazione
(cioè la Ventilazione al minuto diviso l’eliminazione della CO2).
Spesso durante il CPET si mettono anche gli elettrodi per registrare l’ECG (non
completo) per alcuni aspetti specifici. Questo test di solito si può fare con il
cicloergometro (cyclette) sia con il treadmill (tapis roulant) che non danno sempre
esattamente gli stessi valori, quindi bisogna confrontare i valori ottenuti con quelli
standard di ognuno di questi metodi (infatti con il cicloergometro si ottengono valori di
picco più bassi di VO2, la misura della intensità di lavora è più precisa, la collezione dei
gas è più facile, ci sono meno artefatti e più adatto con soggetti anziani o con
patologie mentre con il treadmill si può valutare di più l’influenza del peso del
soggetto). In Italia si usa spesso il cicloergometro perché più piccolo e costa di meno
mentre negli US è più utilizzato il treadmill. I protocolli standard che si usano non sono
sempre identici: Durata 8’-17’ si parte con un carico inziale (sono test a carico
incrementale) che va da 20 a 25 watt e poi si incrementano 15-25 Watt ogni 2’ (test
incrementale a scalini) e ci sono varianti con incrementi da 2 a 3 MET ogni 3 minuti
(oppure 1 MET al minuto).
Karlman Wasserman ha composto lo schema in 9 grafici (che rappresenta uno
standard per il CPET) in cui si riportano tutti i valori funzionali
1. Ventilazione in funzione del tempo (come varia in l/min)
2. La FC più il polso di O2 in funzione del tempo
3. L’andamento del consumo di O2 e della produzione di CO2 in funzione del
tempo
4. Ventilazione rispetto alla produzione di CO2
5. La FC per paragonarla con la produzione di CO2 in l/min
6. Confronto tra gli equivalenti di O2 e di CO2 (questo confronto ci permette di
stabilire la soglia ventilatoria)
7. Volume corrente in funzione dell’intensità dell’esercizio
8. RER (rapporto di scambio respiratorio)
9. Variazioni delle pressioni parziali di O2 e di CO2 nell’aria espirata
Dall’insieme di questi grafici si possono trovare molte informazioni in cui si può cercare
di rispondere ad alcune domande:
1. Capacità di esercizio è ridotta? Può essere dovuta a varie cau