vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
I globuli rossi hanno la forma di una lente biconcava e, insieme alle piastrine, sono gli
unici elementi dell'organismo privi di nucleo. Per tale ragione non sono in grado di
replicarsi né di produrre proteine. Vita media circa 4 mesi. La mancanza del nucleo lascia più
spazio all'emoglobina e la forma biconcava aumenta il rapporto tra la superficie e il volume
della cellula. La forma biconcava infatti garantisce una superficie maggiore di quella di una
cellula sferica di uguale volume, ciò esalta la capacità della cellula di assorbire e cedere
ossigeno attraverso la sua membrana. Il colore rosso degli eritrociti è dovuto al pigmento
emoglobina, una grossa molecola proteica contenente ferro, che rappresenta circa un terzo del
peso della cellula. Non meno del 97% dell'ossigeno trasportato dal sangue è fissato
nell'emoglobina. La molecola di emoglobina raccoglie l'ossigeno dove la concentrazione è
elevata (nei capillari degli alveoli polmonari) e lo cede dove la concentrazione è bassa, (nei
tessuti). Ceduto l'ossigeno, una parte dell'emoglobina si combina con il diossido di carbonio
prodotto dal metabolismo cellulare e ritorna ai polmoni. Grazie all'emoglobina, il nostro sangue
può trasportare una quantità di ossigeno 70 volte superiore a quella che sarebbe possibile se
l'ossigeno fosse semplicemente disciolto nel plasma. Legando a sé l'ossigeno, l'emoglobina
subisce una lieve modificazione di forma che ne altera il colore. Infatti il sangue deossigenato è
di colore marrone-rosso scuro, ma appare bluastro attraverso la cute, mentre il sangue
ossigenato è di colore rosso ciliegia.
I leucociti, o globuli bianchi, sono incaricati della difesa dell'organismo. Nel sangue essi sono
assai meno numerosi dei globuli rossi. La densità di leucociti nel sangue è di 5000-7000 /mm3.
I leucociti si dividono in due categorie: granulociti e cellule linfoidi (o agranulociti). I granulociti
in base all’affinità verso i coloranti neutri, acidi o basici si distinguono in neutrofili, eosinofili
(acidofili), basofili. Le cellule linfoidi, invece, si distinguono in linfociti e monociti. Sono quasi
tutti dotati di motilità ameboide e fagocitaria (che predomina però nei neutrofili e monociti),
mentre la produzione di anticorpi è esclusiva dei linfociti B (plasmacellule).
La principale funzione delle piastrine, o trombociti, è di fermare la perdita di sangue nelle ferite
(emostasi). A tale scopo, esse si aggregano e liberano fattori che promuovono la coagulazione
del sangue. Fra queste c'è la serotonina che riduce il calibro dei vasi lesionati e rallenta il
flusso ematico, la fibrina che intrappola cellule e forma il coagulo. Anche se appaiono di forma
tondeggiante, le piastrine non sono propriamente delle cellule. Il loro diametro è di circa 2-3
µm, quindi sono assai più piccole degli eritrociti. La loro densità nel sangue è di 200000-
300000 /mm3.
L’emopoiesi p il processo di formazione degli elementi corpuscolati del sangue. Inizia nella
vita embrionale e continua per tutta la vita dell’individuo; gli organi emopoietici si modificano
nel corso della vita dell’individuo. Nelle prime 3 settimane di vita embrionale alcune cellule del
sacco vitellino formano isolotti, alcuni dei quali sono destinati a diventare l’endotelio dei vasi
sanguigni, mentre altri diventeranno elementi corpuscolati del sangue. Le cellule endoteliali e
le cellule ematiche hanno un’origine embriologica comune; a sottolineare i rapporti tra
endotelio vasale e cellule ematiche vi sono alcune citochine che, prodotte dal tessuto
endoteliale vasale, controllano il differenziamento degli elementi corpuscolati del sangue.
Durante lo sviluppo embrionale altri organi diventano tessuto -ematopoietico: fegato, milza,
nodi linfatici, timo e midollo osseo. Dopo la nascita l’emopoiesi avviene esclusivamente nel
midollo di tutte le ossa dell’apparato scheletrico. A mano a mano che il bambino cresce, le
regioni attive del midollo diminuiscono progressivamente e nell’adulto il tessuto emopoietico è
confinato al midollo osseo della colonna vertebrale, delle pelvi, dello sterno e delle estremità
prossimali delle ossa lunghe. In caso di necessità, le aree inattive, come fegato e milza,
possono riprendere a produrre gli elementi corpuscolati. Il midollo osseo è attivo nell’emopoiesi
e si presenta di colore rosso per la presenza di emoglobina, la proteina che lega l’ossigeno
presente nei globuli rossi; il midollo inattivo è di colore giallo per la presenza di adipociti. Nel
midollo osseo attivo tutti gli elementi corpuscolati del sangue originano dalla medesima cellula
precursore, la cellula staminale emopoietica totipotente. Queste hanno la capacità di
differenziarsi in tutti i tipi di cellule del sangue. Il loro differenziamento avviene a tappe
successive, nelle quali le cellule perdono progressivamente la propria capacità differenziativa e
passano da cellule staminali non determinate a cellule progenitrici o blasti, che possono dare
origine a uno solo (proeritroblasti, linfoblasti, monoblasti e megacarioblasti) o a pochi
(mieloblasti) tipi cellulari differenti. Le cellule progenitrici danno origine a tutti gli elementi
corpuscolati del sangue; globuli rossi, bianchi e magacariociti, i precursori delle piastrine. Nelle
regioni emopoietiche del midollo osseo, il 75% del tessuto attivo dà origine a globuli bianchi e il
25% a globuli rossi, nonostante i globuli rossi costituiscano il 95% del numero totale di cellule
presenti nel sangue. Questo apparente paradosso trova una spiegazione se si considera il
tempo di vita delle diverse cellule ematiche: i globuli rossi vivono per 4 mesi, mentre i bianchi
pochi giorni e devono essere quindi rinnovati. Alcune cellule staminali danno origine a cellule
precursori di cellule T (pre T) che vengono immesse nel sangue e da qu giungono al timo,
ghiandola bilobata localizzata nel mediastino superiore e che appartiene al sistema linfatico.
Qui i precursori pre-T si dividono e si differenziano in linfociti T.
Piastrine ed Emostasi
Le piastrine sono piccoli frammenti cellulari prodotti nel midollo osseo a partire da cellule molto
grandi, dette megacariociti. I megacariociti vanno incontro a diverse mitosi senza subire alcuna
divisione cellulae. Si forma una cellula poliploide con un nucleo lobato. I margini più esterni
presenti nel midollo estrudono attraverso l’endotelio verso il lume dei sinusoidi ematici del
midollo osseo e si frammento dando luogo a piastrine discoidali, costituite da citoplasma
circondato dalla membrana cellulare. Le piastrine sono sempre in circolo ma si attivano solo in
presenza di danno tissutale.
Insieme ai fattori di coagulazione presente nel plasma, le piastrine rivestono un ruolo
importante nell’emostasi, passaggio che permette di mantenere il sangue all’interno dei vasi
danneggiate evitando emorragie. Quando un vaso sanguigno si danneggia, la serie di eventi
che concorre a fermare il flusso di sangue è rappresentata da vasocostrizione della parete
vascolare, formazione del tappo di piastrine e coagulazione del sangue. Quando l’endotelio
vasale viene danneggiato, la contrazione della muscolatura liscia del vaso determina una
chiusura immediata, ma temporanea, del vaso. Questo spasmo muscolare è prodotto dalla
liberazione di sostanze paracrine vasocostrittrici rilasciate dall’endotelio vasali, l’endotelina. La
vasocostrizione ha come effetti immediati la riduzione del flusso e della pressione all’interno del
vaso, facilitando la formazione del tappo piastrinico. Il tappo è determinato da un accumulo di
piastrine che bloccano meccanicamente la lesione sigillando i piccoli vasi. L’aggregazione
piastrinica richiede diversi passaggi, alcuni dei quali avvengono simultaneamente:
-adesione piastrinica: i vasi danneggiati espongono collagene al quale aderiscono le piastrine.
L’adesione avviene attraverso due meccanismi: il primo coinvolge il fattore di von Willebrand
(vWF), prodotto dalle cellule endoteliali vasali che forma un legame a ponte tra il collagene e i
recettori di superficie delle piastrine; il secondo è interazione diretta di alcuni recettori delle
piastrine con la molecola di collagene;
-rinforzo della vasocostrizione locale e innesco dell’aggregazione piastrinica. Una volta che le
piastrine hanno aderito al collagene, diventano attivate ed estrudono per esocitosi il contenuto
dei loro granuli citoplasmatici. Tra le sostanze rilasciate vi sono serotonina, ADP e il fattore
attivante le piastrine (PAF). Il PAK ha due effetti: innesca il meccanismo di feedback positivo
attivando altre piastrine, e promuove la conversione dei fosfolipidi di membrana in
trombossano A2, una citochina. Serotonina e trombossano A2 rinforzano la vasocostrizione
locale e promuovono, insieme a PAF e ADP l’aggregazione piastrinica. Il tappo piastrinico
cresce e sigilla la parte danneggiata.
-aggregazione piastrinica. Una volta attivate, le piastrine esprimono nuovi recettori di
membrana che legano il fibrinogeno, una proteina plasmatica. Questo forma un ponte tra i
recettori di superficie di diverse piastrine, contribuendo all’aggregazione e alla formazione del
tappo piastrinico.
L’endotelio non danneggiato, per evitare che il tappo continui ad espandersi, rilascia la
prostaciclina, e monossido di azoto, che bloccano l’adesione e l’aggregazione piastrinica
favorendo la localizzazione del fenomeno solo all’area danneggiata.
La coagulazione del sangue completa il processo dell’emostasi. Questo processo determina la
formazione di un coagulo gelatinoso di sangue, costituito da una rete di fibre proteiche, le
fibrine, che itnrappolano piastrine e fluido. La coagulazione richiede l’intervento di numerose
proteine, i fattori di coagulazione, che si trovano nel plasma e vengono attivate in modo
sequenziale, attraverso un processo a cascata. Questo processo è suddiviso in 3 fasi: il primo
stadio si conclude con la formazione della protrombinasi, il 2 porta la conversione di
protrombina in trombina, e il 3 il fibrinogeno viene convertito in fibre di fibrina insolubile. In
relazione a come si giunge all’attivazione della protrombinasi, abbiamo una via estrinseca e
una intrinseca.
Nella via estrinseca l’attivazione dipende da fattori estrinseci del sangue: il tessuto danneggiato
rilascia il fattore tissutale (TF) o fattore 3, una miscela di fosfolipidi e lipoproteine. In presenza
di calcio il TF forma un complesso con il fattore VII che attiva il fattore X. Sulla superficie delle
piastrine il calcio, i fosfolipidi e il fattore X attivano la protrombinasi. A questo primo stadio
segue l’attivazione, a opreda della protrombinasi, della protrombina in trombina, mentre nel 3
stadio la protrombina converte il fibrinogeno in fibrina.
La via intrinseca viene attivata da fattori intrinseci del sangu