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MECCANICA RESPIRATORIA
L'attività dei muscoli respiratori che provoca una variazione del volume toracico, associata
all'elasticità del connettivo polmonare e alla negatività della pressione intrapleurica, provoca una
variazione del volume polmonare, dando origine agli atti di inspirazione ed espirazione.
L'inspirazione avviene grazia alla contrazione dei muscoli intercostali e del diaframma; tale
contrazione provoca un aumento di volume polmonare e una diminuzione della pressione
intrapleurica, cui consegue un'aspirazione dell'aria nei polmoni. L'espirazione solitamente è
passiva, determinata dal rilascio dei muscoli respiratori; il volume toracico diminuisce, i polmoni
vengono compressi e l'aria espulsa.
L'entità della pressione negativa intratoracica dipende da 2 fattori: il grado di tensione della
trama elastica polmonare e la tensione superficiale alveolare. Per quanto riguarda la tensione
della trama elastica polmonare, durante l'inspirazione si ha attività dei muscoli inspiratori,
espansione della gabbia toracica ed aumento della tensione della trama elastica polmonare, con
aumento della depressione (753 mmHg); durante l'espirazione si ha cessazione dell'attività dei
muscoli respiratori, con riduzione della gabbia toracica, diminuzione della tensione della trama
elastica polmonare e diminuzione della depressione (757 mmHg). Per quanto riguarda la
tensione superficiale alveolare, il velo liquido sulla superficie alveolare da origine ad una tensione
superficiale all'interfaccia aria-acqua, una pressione che tende a collassare l'alveolo, tanto
maggiore quanto minore è il raggio dell'alveolo (Legge di Laplace, P = 2τ/r), dando origine ad
una forza che si oppone alla distensione polmonare; poiché gli alveoli posseggono un raggio
piccolo, la forza è talmente grande da impedirne completamente la distensione; gli pneumociti
di II ordine, per ovviare a ciò, rilasciano lipoproteine, chiamate surfactant, ad alto contenuto di
fosfolipidi, che riducono la tensione superficiale e impediscono la chiusura totale degli alveoli.
Gli alveoli sono in comunicazione con l'ambiente esterno, e quindi posseggono una pressione
intraalveolare uguale alla pressione atmosferica (760 mmHg); durante l'inspirazione, l'aumento
della tensione della trama elastica polmonare, oltre a creare un aumento della depressione,
provoca dilatazione degli alveoli e conseguente riduzione della pressione intraalveolare (759
mmHg); l'aria (circa 500 mL) entra negli alveoli. Durante l'espirazione, la riduzione della
tensione della trama elastica polmonare provoca, oltre ad una riduzione della depressione, una
riduzione del volume degli alveoli, con conseguente aumento della pressione intraalveolare (761
mmHg); l'aria (circa 500 mL) esce dagli alveoli.
La compliance polmonare indica la facilità con cui varia il volume polmonare al variare della
pressione intrapleurica: C = ∆V / ∆P
p ip
Dipende da 2 fattori: dalla quantità e la qualità del tessuto connettivo polmonare, e dalla
tensione superficiale alveolare. In presenza di un tessuto connettivo fibroso, poco elastico
(fibrosi polmonare), per ottenere la stessa variazione di volume occorrerà una maggiore forza
esercitata dai muscoli inspiratori e quindi si avrà una maggiore variazione della pressione
intrapleurica, con conseguente bassa compliance. In presenza di tessuto connettivo
quantitativamente scarso (enfisema polmonare), per ottenere la stessa variazione di volume,
occorrerà una forza minore e quindi si avrà una minore variazione della pressione intrapleurica,
con conseguente alta compliance. In presenza di una tensione superficiale alveolare elevata
(forza che si oppone alla distensione polmonare), per ottenere la stessa variazione di volume
occorrerà una maggiore forza esercitata dai muscoli inspiratori e quindi si avrà una maggiore
variazione di pressione intrapleurica, con conseguente bassa compliance.
La variazione di 1 mmHg della pressione dell'aria alveolare permette l'entrata e l'uscita di 500
mL di aria. Per un fluido, come lo è l'aria, il flusso è direttamente proporzionale alla differenza
tra pressione alveolare e pressione atmosferica ed inversamente proporzionale alla resistenza:
F = (P – P ) / R
alv atm 4
R = 8 l / π r
η
Il percorso che deve fare l'aria per entrare negli alveoli o uscire dagli alveoli (l) è abbastanza
breve, ed il calibro delle vie aeree (r) è abbastanza elevato; di conseguenza la resistenza R è bassa
ed il flusso F è quindi elevato. Man mano che ci si allontana dalle vie respiratorie a diametro
maggiore, la sezione trasversa complessiva aumenta di molto, e la resistenza diminuisce; poiché
la velocità di flusso è inversamente proporzionale alla sezione trasversa complessiva (Legge di
Leonardo), man mano che ci si allontana dalle vie respiratorie a diametro maggiore, la velocità
di flusso diminuisce. Durante l'inspirazione, le fibre elastiche, la cui tensione aumenta,
effettuano una trazione sui bronchi più piccoli, con aumento della loro sezione e diminuzione
della resistenza.
Il punto critico del sistema possono essere i bronchioli; la muscolatura liscia dei bronchioli è
innervata dal sistema nervoso vegetativo; il parasimpatico (con il neurotrasmettitore acetilcolina
ed i recettori muscarinici) provoca broncocostrizione, mentre l'ortosimpatico (con il
neurotrasmettitore adrenalina ed i recettori -adrenergici) provoca broncodilatazione (i
β 2
farmaci -adrenergici, di fatti, sono utilizzati nella terapia dell'asma).
β 2
Volumi e capacità polmonari sono valutabili mediante un esame spirometrico. Con
un'inspirazione normale introduciamo circa 500 mL di aria (volume corrente); con
un'inspirazione forzata introduciamo circa 2000-3000 mL (volume di riserva inspiratorio,
definito come la massima quantità di aria che può essere inspirata forzatamente alla fine di una
inspirazione tranquilla); con un'espirazione forzata espelliamo circa 1000 mL di aria (volume di
riserva espiratorio, definito come la massima quantità di aria che può essere espirata
forzatamente alla fine di una espirazione tranquilla); il volume residuo, definito come la
quantità di aria che rimane nell'albero respiratorio alla fine di una espirazione forzata, è circa
1200 mL. La capacità inspiratoria è data dalla somma del volume corrente e il volume di riserva
inspiratorio; la capacità espiratoria è data dalla somma del volume corrente e il volume di riserva
espiratorio; la capacità funzionale residua è data dalla somma del volume di riserva espiratorio e
il volume residuo; la capacità vitale è data dalla somma del volume corrente, del volume di
riserva inspiratorio e del volume di riserva espiratorio; la capacità polmonare totale è data dalla
somma della capacità vitale e il volume residuo.
Lo pneumotorace è una patologia ad esordio improvviso che consiste nell'accumulo di aria nel
cavo pleurico; può essere spontaneo (rottura di un alveolo o di una bolla sottopleurica),
traumatico (lesione della parete toracica), o secondario a patologie. La conseguenza
dell'ingresso di aria nel cavo pleurico è il collasso polmonare, per riduzione o scomparsa della
pressione negativa presente nella cavità pleurica. Può essere chiuso, quando la comunicazione
con l'esterno si chiude dopo che è entrata una certa quantità di aria nel cavo pleurico; può essere
aperto quando, ad ogni inspirazione, l'ingresso di aria nel cavo pleurico comprime il polmone
verso l'ilo e, inoltre, la depressione intratoracica del lato opposto richiama verso di sé il
mediastino; può essere a valvola, quando l'aria entra durante l'inspirazione nel cavo pleurico, ma
non esce durante l'espirazione (pneumotorace iperteso). In generale, si ha comparsa improvvisa
di dolore toracico acuto, tosse secca, polipnea e tachicardia. Si effettua un drenaggio pleurico
collegato a una bottiglia con valvola che permette l'uscita dell'aria in espirazione e non il rientro
durante l'inspirazione, per 24 ore dopo che non si verifica più uscita di aria; si esegue la sutura
della bolla per via toracoscopica e, se si sono verificati diversi pneumotorace spontanei, si esegue
una exeresi radicale del parenchima con la bolla o con le bolle.
Dei 500 mL che entrano nell'albero respiratorio, 350 mL arrivano negli alveoli (aria alveolare);
gli altri 150 mL rimangono nelle vie aeree superiori (spazio morto anatomico) e non
partecipano agli scambi gassosi. In alcune condizioni, una certa percentuale dell'aria alveolare
non partecipa agli scambi gassosi; tale percentuale si aggiunge allo spazio morto anatomico
(spazio morto funzionale). Le funzioni dello spazio morto sono il riscaldamento e
l'umidificazione dell'aria, e la termoregolazione in alcuni animali.
Si definisce ventilazione polmonare la quantità di aria che entra ed esce dall'albero respiratorio in
un minuto, mentre la ventilazione alveolare è la quantità di aria che entra ed esce dagli alveoli in
un minuto. Nella respirazione tranquilla, la ventilazione polmonare è uguale al prodotto fra il
volume corrente (500 mL) e la frequenza respiratoria (12 al minuto), ed è pari a 6000
mL/min, mentre la ventilazione alveolare è uguale al prodotto fra l'aria alveolare (350 mL) e la
frequenza respiratoria (12 al minuto), ed è pari a 4200 mL/min.
L'efficienza della respirazione dipende dalla ventilazione alveolare, che può aumentare se si
aumenta la frequenza del respiro o la profondità del respiro. E' meglio aumentare la profondità
del respiro piuttosto che la frequenza. LE LEGGI DEI GAS
Legge di Boyle-Mariotte
La pressione di un gas è dovuta alle collisioni delle molecole sulle pareti del contenitore; di
conseguenza, tutti i fattori che fanno aumentare il numero delle collisioni (temperatura T e
concentrazione del gas n/V) fanno aumentare la pressione P:
P = R T n/V
Considerando R (costante dei gas) e T costanti, la pressione è inversamente proporzionale al
volume occupato da quella quantità di gas.
Legge di Avogadro
Deriva dalla legge di Boyle-Mariotte. A parità di temperatura e pressione, 2 gas che occupano lo
stesso volume hanno lo stesso numero di molecole; di conseguenza, a parità di temperatura e
pressione, una mole di gas, qualunque esso sia, occupa sempre lo stesso volume, pari a 22,4 L.
Legge di Dalton
In una miscela di gas, la pressione totale è uguale alla somma delle pressioni parziali dei singoli
gas. Nell'aria atmosferica secca, l'ossigeno rappresenta il 21%, l'azoto il 79% , l'anidride carbonica
lo 0,04%.