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F F
y x
Possono essere linee qualsiasi, a patto che non si tocchino mai tra loro (teorema dell’esistenza ed
unicità della soluzione di Cauchy), altrimenti il campo avrebbe due direzioni nello stesso punto, il
che non ha senso.
Il campo elettrico ha due tipi di cariche: negativa e positiva. Le linee di campo escono da quella
positiva ed entrano in quella negativa, sempre. Non esistono pertanto linee chiuse.
Possiamo matematicamente dimostrare che il campo elettrico non ha linee chiuse: prendiamo il
caso del campo elettrico generato da una carica puntiforme in un piano.
1 Q
́
E r
= ́
4π ε 3
r
0
√ 2 2
r= x y
+ in un generico piano cartesiano per cui risulta
1 Q
́
E x u y u
= ( ́ + ́ )
x y
4π ε 3
0 2 2 2
( )
x y
+
Dall’equazione differenziale delle linee di campo otteniamo (dopo le semplificazioni possibili)
dy dx
=
y x
Che ha come risultato logy = logx +c logy = logx + logA y=Ax che è un fascio di rette.
Un altro motivo per cui possiamo dire che le linee del campo non sono chiuse è legato alle
equazioni di Maxwell, in particolare alla legge di Gauss:
ρ
́ ́
E=
∇∙ ε o
il che equivale a dire che il flusso attraverso una superficie chiusa è direttamente proporzionale
alla carica generante il campo. Cioè, esiste la carica isolata e le linee del campo sono aperte,
perché se fossero chiuse il flusso sarebbe nullo dato che la quantità di linee di campo in entrata
dovrebbe essere uguale a quella in uscita.
Una superficie equipotenziale è una superficie sulla quale il potenziale V del generico campo
vettoriale è costante, e non si compie mai lavoro muovendosi su di essa. Questa definizione
implica che il campo dev’essere conservativo affinché esista potenziale. Il campo magnetico non è
mai un campo conservativo per cui non può avere superfici equipotenziali. Il campo elettrico è
conservativo solo nell’ambito dell’elettrostatica. Qui, affinché il potenziale sia costante, essendo
proporzionale a 1/r allora r dev’essere costante: cioè i punti devono essere equidistanti. Le
superfici equipotenziali si presentano dunque come circonferenze o sfere concentriche. Le linee di
forza e il campo elettrico risultano in direzione radiale, in modo che il campo sia sempre
perpendicolare alla superficie. Se non fosse sempre perpendicolare alla superficie, infatti, esso
avrebbe una componente parallela sulla superficie, che quindi presenterebbe una differenza di
potenziale tra i punti, in contraddizione con la definizione di equipotenziale.
Si enunci la legge di Gauss per il campo elettrico, mettendone in evidenza il significato fisico e
l’importanza sia concettuale sia pratica e chiarendone gli eventuali limiti di validità.
Il flusso del campo elettrico attraverso una superficie chiusa è direttamente proporzionale alla
carica che genera il campo, qualunque sia la superficie.
❑ Q
∫ ́
Φ= E n dS=
́ ε
S 0
Oppure in forma differenziale
ρ
́ ́
E=
∇∙ ε 0
Questa legge vale per ogni superficie chiusa ed orientata, perché può essere approssimata ad una
superficie gaussiana (per esempio una sfera). Da un punto di vista fisico essa indica l’esistenza
della carica isolata e che le linee del campo sono aperte. Non ci sono limiti di validità.
Si scrivano le equazioni di Maxwell relative al campo elettrostatico in vuoto, chiarendone il
significato fisico e gli eventuali limiti di validità.
Legge di Gauss
Il flusso del campo elettrico attraverso una superficie chiusa è direttamente proporzionale alla
carica che genera il campo, qualunque sia la superficie.
❑ Q
∫ ́
Φ= E n dS=
́ ε
S 0
Oppure in forma esponenziale
ρ
́ ́
E=
∇∙ ε 0
Questa legge vale per ogni superficie chiusa ed orientata, perché può essere approssimata ad una
superficie gaussiana (per esempio una sfera). Da un punto di vista fisico essa indica l’esistenza
della carica isolata e che le linee del campo sono aperte. 1
I limiti di validità sono due: innanzitutto la legge vale solo per dipendenze da perché nella
2
r
dimostrazione viene definito l’angolo solido proporzionale a tal quantità. In secondo luogo, non si
può matematicamente sapere se la superficie che si sta prendendo in considerazione sia
superficialmente carica o se c’è un intero corpo, ad esempio una sfera, ad esserlo. Infatti il flusso
del campo in un punto qualsiasi all’esterno di una sfera superficialmente carica e di una sfera
completamente carica è esattamente lo stesso.
Legge di Faraday-Neumann-Lenz (nell’elettromagnetismo)
oppure in forma differenziale
Questa legge dice che se il flusso del campo magnetico varia nel tempo si genera una corrente
elettrica (la circuitazione del campo altro non è che la forza elettromotrice), e viceversa: a correnti
variabili corrispondono campi magnetici variabili.
Ma nell’elettrostatica la corrente è stazionaria, per cui non si generano campi magnetici variabili. Il
rotore di E risulta dunque nullo e il campo elettrico è irrotazionale e conservativo quindi. Esiste
dunque un potenziale elettrico il cui gradiente è uguale al campo.
Si scrivano le equazioni di Maxwell relative al campo induzione magnetica in vuoto, chiarendone il
significato fisico e gli eventuali limiti di validità.
Teorema di Gauss
́ ́
B
∇∙ =0
Dal momento che la divergenza del campo è nulla allora B è solenoidale. Un campo solenoidale
ha le linee di forza chiuse, infatti il flusso è nullo: attraverso una superficie chiusa le linee che
entrano sono uguali in numero a quelle che escono. Esse sono chiuse perché non esistono
monopoli magnetici. Non ci sono cariche quantizzate come per il campo elettrico: la presenza degli
effetti magnetici in un materiale è dovuta alle correnti microscopiche al suo interno (cariche mobili
generano campi magnetici).
Legge di Ampère-Maxwell ́ ́ ́
B=μ j
∇ ∧
In elettrostatica vale la legge di Ampère che ha come limite di validità la
0 c
divergenza di j nulla, cioè l’ambito statico, appunto. È dunque necessario ridefinire questa legge in
c
modo che valga nell’elettromagnetismo, quando il flusso della densità di corrente elettrica
attraverso una superficie è uguale ed opposta alla variazione della densità volumica di carica
contenuta in quella superficie (quando la corrente non è stazionaria). Introducendo questa
equazione di continuità nella legge di Ampère otteniamo
́
j
Dove l’ultimo termine è = densità di corrente di spostamento
s
Questa legge afferma che alla variazione della corrente, e quindi del
campo elettrico, corrisponde una variazione del flusso del campo
magnetico. E viceversa. Anche in assenza di correnti di conduzione può esserci una variazione del
́
j
campo elettrico, attribuibile ad una variazione del campo magnetico. Il vettore non è
s
associato al moto della cariche.
Prendiamo per esempio un circuito con un condensatore. Sappiamo che durante il processo di
carica si accumulano una quantità di carica dq su un’armatura e una quantità –dq sull’altra. Tra le
armature c’è del materiale isolante e non c’è mai corrente di conduzione.
Calcoliamo, sulla base della sola legge di Ampère, la circuitazione su una linea chiusa concatenata
al filo in cui c’è corrente: essa è proporzionale alla corrente di conduzione che passa. Se ora la
calcoliamo all’interno del condensatore essa è nulla. Se la calcoliamo sul bordo dell’armatura
rimane indeterminata: come possiamo dire che la linea è concatenata alla corrente? È evidente
che non esiste continuità. Con la legge di Ampère-Maxwell invece c’è continuità, perché tra le
armature c’è una variazione di campo elettrico associata alla corrente di spostamento, uguale alla
corrente di conduzione. Nonostante non sia costituita dal moto di cariche elettriche reali, tale
corrente permette di soddisfare l'equazione di continuità, dal momento che il flusso della densità di
corrente di spostamento è pari alla corrente che alimenta il condensatore.
Un altro problema si pone se la legge di Ampère viene applicata in ambito non stazionario: il
processo di carica del condensatore, che ha un andamento esponenziale, non può essere
spiegato. L’andamento esponenziale è dovuto al fatto
che la corrente, a mano a mano che accumula la carica
su un’armatura, provoca una variazione del campo
elettrico: quest’ultimo è responsabile della generazione
di un campo magnetico, inducente una forza elettromotrice che si oppone alla carica del
condensatore. Ma questa spiegazione può essere data solo in ambito elettromagnetico: abbiam
parlato di campi variabili, elettrico e magnetico inscindibili tra loro.
Si discuta il moto di una particella carica in un campo magnetico statico e uniforme.
Supponiamo che B sia diretto lungo l’asse z e sia statico e uniforme e che ci sia una particella
carica a velocità v = ( v ; v ; v ). La particella subirà l’effetto della forza di Lorentz (la forza peso è
x y z
trascurabile):
́ ́
F v B
=q ́ ∧
Dato che F = ma possiamo eguagliare i secondi membri tra di loro. Nello spazio otterremo che:
́
{
m a v B)
́ ́
=q( ∧
x x
́
m a v B)
́ =q( ́ ∧
y y
́
m a v B)
́ =q( ́ ∧
z z
Il prodotto vettoriale tra v e B risulta essere ( v B ; -v B ;
y x
0 ): la velocità in z è costante, non essendo soggetta
alla forza di Lorentz perché forza, campo e velocità
formano una terna destrorsa, ed in questo caso, lungo
l’asse z, v è parallelo a B.
Sapendo che l’accelerazione è la derivata della velocità
otteniamo:
{ δ v x
m v B
=q y
δt
δv y
m v B
=−q x
δt δv z
m =0
δt δ v y
Derivando la prima equazione e sostituendo con il secondo membro della seconda
δt
otteniamo l’equazione differenziale del moto armonico
2
d v x 2 ❑
v
+ω =0
x
2
dt
Da cui
v Acos ωt+ φ v
( )
= =−Asen(ωt +φ)
x y 2 2 2 2
v v A
+ = =cost=v
Vediamo quindi che perché la f