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A
0 A
ct =
A cosh Ψ
sinh Ψ 0 0
− −
x = (ct sinh Ψx ) cosh Ψx
A A A A
cosh Ψ
0
calcoliamo la velocità del punto A visto dal sistema S
dx
A
v =
A dt
A
= c tanh Ψ
= costante
0 0
cosa implica quanto ottenuto? Che dato che il punto in S è in quiete la velocità del sistema S visto da
0
S coincide con v . Abbiamo ottenuto, senza assumerlo all’inizio, che il sistema S e S si muovono di moto
A
rettilineo uniforme l’uno rispetto all’altro. Prende il nome di boost.
Avendo ottenuto tanh Ψ possiamo ottenere gli elementi di matrice di Λ
v/c
tanh Ψ = = βγ (2.1)
sinh Ψ = p q
2 2
− v
1 tanh Ψ −
1 2
c
1
1 =
cosh Ψ = = γ (2.2)
p q
2 2
− v
1 tanh Ψ −
1 2
c
da cui
γ βγ 0 0
βγ γ 0 0
Λ=
0 0 1 0
0 0 0 1
0
Abbiamo riepilogando le seguenti trasformazioni dal sistema S al sistema S (attenzione si assume sempre che
0
sia il sistema S in moto rispetto a S. 0 0
x = γ(x + βct )
0 0
ct = γ(ct + βx ) 0
→ −v
e le trasformazioni inverse si hanno mandando v (con v la velocità di moto relativo del sistema S
0
rispetto a S). Questo cambio di segno implica semplicemente che adesso assumiamo il sistema S fisso e S in
moto rispetto a questo. 0
−
x = γ(x βct)
0 −
ct = γ(ct βx)
2.1 Dilatazione dei tempi e contrazione delle lunghezze 0
Consideriamo in primis il fenomeno della dilatazione dei tempi. Consideriamo due eventi che nel sistema S
avvengono nello stesso luogo a tempi diversi (processo di ”nascita” e ”morte” di una particella per esempio).
Cosa vede un osservatore fermo nel sistema S? 0 0
ct = γ(ct + βx )
1 1 1
0 0
ct = γ(ct + βx )
2 2 2
0 0
= x si ha
dato che x 1 2 0 0
∆t = γ∆t > ∆t
0
dove ∆t è indicato anche con ∆τ con τ il tempo proprio, il quale è il tempo segnato da un orologio solidale
con il corpo considerato. 0
Consideriamo adesso il fenomeno della contrazione delle lunghezze. Abbiamo un corpo in quiete nel sistema S
disposto parallelamente all’asse x. Dato che vogliamo ricavarne la lunghezza si ha
0 0 0
−
∆x = x x
2 1
la quale, essendo il corpo in tale sistema in quiete, non deve essere necessariamente compiuta prendendo i due
punti allo stesso istante.
Consideriamo adesso il sistema S. La misura dello stesso oggetto è definita come
−
∆x = x x
2 1
0 0 0 0
−
= γ(x + βct ) γ(x + βct )
2 2 1 1
12 CHAPTER 2. RELATIVITÀ RISTRETTA
0 0
non conosciamo però i due tempi t e t . A tal fine, dato che il corpo nel sistema S è in moto la misura deve
1 2
essere compiuta istantaneamente, cioè −
0 = c(t t )
2 1
0 0 0 0
−
= γ(ct + βx ) γ(ct + βx )
2 2 1 1
da cui dopo diversi passaggi 0
∆x 0
< ∆x
∆x = γ
2.2 Quadrivettori 0
→
Un quadrivettore controvariante è tale se questo si trasforma passando da un sistema S S con le trasfor-
mazioni di Lorentz.
Il quadrivettore che individua un punto nello spazio quadridimensionale è
µ
x = (ct, x, y, z, ) (2.3)
= (ct, x) (2.4)
o in generale un quadrivettore A è nella forma µ 0
A = (A , A)
che si trasforma con le trasformazioni di Lorentz nella seguente maniera
0x 00
x
A = γ(A + βA )
00 0x
0
A = γ(A + βA )
2.2.1 Prodotto scalare e vettore covariante e controvariante
Introduciamo un prodotto scalare. Nello spazio 3D una possibile scelta è, indicando con d la distanza tra due
punti 2 ·
d = ∆x ∆x
X
= ∆x ∆x δ
i j ij
i,j
mentre nello spazio 4D ne definiamo uno tale che sia la norma quadra di Minkosky.
2 2 2 2 2 2
− − −
d = c ∆t ∆x ∆y ∆z
X µ ν
= g ∆x ∆x
µν
µ,ν µ ν
= g ∆x ∆x
µν
dove si è usata la convenzione di Einstein in cui gli indici ripetuti se uno in basso e l’altro in alto sottendono
una somma su essi.
Che cose g ? Non è altri che l’elemento della seguente matrice
µν
1 0 0 0
−1
0 0 0
g =
−1
0 0 0
−1
0 0 0 µ
si ha che g applicato ad un quadrivettore controvariante lo renda covariante, cioè nello specifico g ∆x =
µν µν
∆x (la somma su µ fa sparire tale indice)
ν 2 µ ν
d = g ∆x ∆x
µν ν
= ∆x ∆x
ν ×
= covariante controvariante
= invariante
Più in dettaglio si ha
1 0 0 0 ct ct
−1 −x
0 0 0 x
µ
g ∆x = =
µν
−1 −y
0 0 0 y
−1 −z
0 0 0 z
2.2. QUADRIVETTORI 13
2.2.2 Quadrivelocità
Consideriamo la velocità euclidea dx dy dz
v =( , , )
dt dt dt
e osserviamo come questa si trasformi mediante le trasformazioni di Lorentz. Si ha
dx
v =
x dt 0 0
γ(dx + βcdt )
= γ 0 0
(cdt + βdx )
c 0
v + v 0
x
= 0
v v
0
1 + x
2
c
dy
v =
y dt 0
dy
= βc
0 0
γ(dt + dx )
0
v
1 y
= 0
v v
γ 0
1 + x 2
c
0
dove v è la velocità con cui si muove il sistema S rispetto a S.
0
Si noti che non si trasforma come un quadrivettore, infatti dato che ha luogo un moto traslatorio lungo x si
0
dovrebbe avere v = v . Oltretutto neanche v si trasforma correttamente.
y x
y
La quadrivelocità correttamente definita è quella in cui dt = dτ , dove τ è il tempo proprio. Tale definizione è
però valida se si considerano corpi la cui velocità v < c. Infatti assumendo v = c sostituendole nelle equazioni
0
sopra ottenute si ottiene v = c c + v 0
v =
x v
1 + 0
c
v
1 + 0
c
= c v
1 + 0
c
= c
il che implica che non esiste sistema di riferimento in cui il corpo sia in quiete, portando τ a non poter
essere definito.
Definiamo dunque ν
dx
ν
v = dτ
controvariante
= invariante
= controvariante
che risulta trasformarsi correttamente sotto le trasformazioni di Lorentz. Ricaviamone le componenti
0
dx
0
v = dτ
d(ct)
= dτ
= cγ
in cui si è sfruttato dt = dτ γ. Si noti che γ è calcolato usando la velocità v del corpo nel sistema S che è in
0
quiete in S (in cui è calcolato τ ). i
dx
i
v = dτ
i
dx dt
= dt dτ
i
dx
= γ dt
dunque la quadrivelocità è dx
ν
v = (γc, γ ) (2.5)
dt
14 CHAPTER 2. RELATIVITÀ RISTRETTA
2.2.3 Quadrimpulso
Avendo definito la quadrivelocità risulta immediata la definizione del quadrimpulso come
µ µ
p = m v
0 dx
= (m γc, m γ )
0 0 dt
dx )
= (mc, m dt
in cui m è la massa a riposo, cioè la massa del corpo nel sistema di riferimento in cui questo è in quiete. Mentre
0
m = γm è usualmente indicata come massa relativistica. Risulta però un semplice artifizio matematico che
0
non viene usualmente usato. Si lascia in genere la massa a riposo m .
0
Consideriamo la componente temporale a cui moltiplichiamo c
0 2
cp = m γc
0 2
m c
0
= q 2
v
−
1 2
c 1 v
2 2 3
≈ m c + m v + o(( ) )
0 0
2 c
dove si è assunta v << c per sviluppare in serie di Taylor. 2
Si osserva che il secondo termine è pari all’energia della particella. Affermiamo dunque che m c è l’energia a
0
riposo mentre il resto del contributo energetico è l’energia cinetica K.
La componente temporale risulta dunque a meno di fattori pari all’energia del corpo considerato.
E
µ , p) (2.6)
p = ( c
2.2.4 Alcune relazioni utili
Consideriamo la norma del quadrimpulso, si ha che
2 µ ν µ
p = p p = g p p
µ µν
20 2 2 20 2 2
−
= m γ c m γ v
2 2
−
c v
20
= m 2
v
−
1 2
c
2
= m c
0
o equivalentemente 2
E
2 2
−
p = p
2
c
da cui p 2 2 2
E = (m c ) + (cp) (2.7)
0
Altre relazioni utili sono
• 2 2
− −
K = E m c = (γ 1)m c
0 0
• |p| mγv
=
0
p mγc
= β
|p| |p|c
=
0
p E
|p|c
β = E
• E m γ
0
= = γ
2
m c m
0 0
2.2. QUADRIVETTORI 15
2.2.5 Come cambiano gli angoli
0
Consideriamo due sistemi S e S in cui quest’ultimo si muove con velocità v lungo l’asse x. Abbiamo un corpo
0
0 0 0
che in S si muove con velocità v formando un angolo θ con l’ascissa.
Vogliamo ricavare l’angolo θ visto dal sistema S. A tal fine sfruttiamo
v = v cos θ
x
v = v sin θ
y v y
tan θ = v x 0
sfruttiamo le trasformazioni di Lorentz per esprimere v e v in funzione di v
x y
0 0
v
1 v + v 0
y x
tan θ = 0 0
v v v v
γ 0 0
1 + 1+
x x
2 2
c c
0 0
1 v sin θ
= 0 0
γ v cos θ + v 0
16 CHAPTER 2. RELATIVITÀ RISTRETTA
Chapter 3
Esperimenti di diffusione
Il fenomeno della diffusione (o scattering) intercorre a seguito dell’interazione di particelle (i ”proiettili”) inviate
contro un ”bersaglio”, e le particelle costituenti quest’ultimo.
3.1 Esperimento di Rutherford
Il primo esperimento di diffusione è quello compiuto da Rutherford. Rutherford osservò in primis che la defles-
sione causata da campi elettrici in laboratorio erano sempre molto minori rispetto a quelle date dall’accidentale
presenza di gas nei tubi a vuoto. Questo gli fece ipotizzare che fosse presente un campo molto intenso in
prossimità degli atomi. Questo era in contraddizione con il modello di Thomson allor vigente. Questo prevedeva
−Ze.
che l’a