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ANALISI DEGLI INVESTIMENTI INDUSTRIALI

I criteri per la selezione degli investimenti industriali completano il set di strumenti che consentono di predisporre una pianificazione finanziaria che sia il più accurata possibile e che poi sarà formalizzata nel business plan che, in sostanza, è un documento complesso che contiene diversi profili di analisi della gestione di impresa, tra cui una sezione dedicata all'analisi finanziaria. Per redigere questa sezione avremo bisogno dei concetti base della pianificazione finanziaria, che può essere dettagliata nell'analisi del costo finanziario delle operazioni di investimento (costo del capitale), e che ci deve consentire di individuare gli investimenti convenienti da quelli non convenienti per l'impresa, ovviamente con una logica finanziaria, attraverso l'utilizzo dei criteri per la selezione degli investimenti.

Definizione del concetto di investimento? Dal punto di vista finanziario, l'investimento

è un'operazione che comporta un iniziale flusso di cassa in uscita e, successivamente, una serie di flussi di cassa in entrata. Il concetto di investimento quindi, così come lo intende la finanza aziendale, individua due momenti rispetto all'operazione valutata: - Un primo momento, la c.d. "fase di impianto", in cui l'impresa dovrà sostenere un esborso iniziale, un'uscita di cassa, per mettere in atto quell'alternativa di investimento. - Un secondo momento, la c.d. "fase di esercizio", in cui l'impresa si attenderà di ottenere un ritorno positivo, inteso come manifestazione di flussi di cassa positivi collegati a quella determinata operazione di investimento. Ogni alternativa di investimento può essere interpretata secondo diversi punti di vista, ciascuno dei quali analizza particolari aspetti collegati all'operazione: - Profilo tecnico: vuole evidenziare l'utilizzo effettivo chel'impresa potrebbe fare di quella determinata alternativa di investimento (analisi delle tipologie impiantistiche, della tecnologia utilizzata, delle rese e degli assorbimenti) - Profilo strategico: vuole evidenziare il contributo dell'investimento in relazione alla mission aziendale, cioè il sistema di obiettivi che orientano l'attività di impresa (analisi competitiva, SWOT analysis, coerenza struttura/obiettivi) - Profilo di mercato: vuole evidenziare il contributo in termini di conquista o mantenimento di quote di mercato, che l'alternativa di investimento potrebbe offrire rispetto al posizionamento competitivo dell'impresa nel settore in cui opera (analisi delle quote di mercato e trend, prezzi, disponibilità dei fornitori e capacità dei canali distributivi) - Profilo finanziario: vuole evidenziare se un'operazione di investimento è conveniente o meno per l'impresa dal punto di vista finanziario, quindi dal punto di vista della redditività, della liquidità e del rischio finanziario.della creazione di valore e della sostenibilità nel tempo di quella determinata operazione in relazione alla struttura finanziaria dell'impresa e la capacità di quest'ultima di generare flussi di cassa positivi. I criteri che vedremo valutano le diverse alternative di investimento che l'impresa può decidere di mettere in atto concentrandosi in particolare sul punto di vista finanziario. I criteri che, nella pratica, consentono di condurre una valutazione finanziaria degli investimenti possono essere distinti in due macro categorie di criteri, ovvero i criteri tradizionali e finanziari. - Criteri finanziari: rappresentano gli strumenti più complessi, in quanto non si limitano a considerare i valori contabili e i flussi di cassa in senso assoluto ma tendono a relativizzare l'analisi della singola alternativa di investimento in relazione ai profili di rischio-rendimento associati a quest'ultima, e anche al costo del capitale, cioè alcosto dei mezzi finanziari necessari a supportare l'impianto. - Criteri tradizionali: sono strumenti più semplici e presentano diversi limiti rispetto ai criteri finanziari perché fanno riferimento più a valori di contabilità che non a valori che siano rappresentativi della dinamica dei flussi di cassa dell'impresa. In altre parole, i criteri tradizionali non pesano adeguatamente il concetto di rischio-rendimento e costo del capitale dell'impresa. La valutazione di un'alternativa di investimento, soprattutto la valutazione del profilo finanziario, può essere fatta in momenti diversi della gestione d'impresa. In particolare, si distinguono in questo senso: - Valutazioni di tipo top-down: sono valutazioni che vengono condotte, in generale, in sede di pianificazione finanziaria di tipo pluriennale, per cui si valuta quello che potrebbe essere l'impatto della singola alternativa di investimento sullo scenario complessivo della

gestione in un orizzonte temporale piuttosto ampio- Valutazioni di tipo bottom up: in tali valutazioni, l'analista finanziario è più impegnato nella valutazione della singola alternativa di investimento che non in un'attività di pianificazione finanziaria strategica volta a coglierne l'impatto sullo scenario evolutivo futuro dell'azienda.

I CRITERI TRADIZIONALI DI VALUTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI industriali

I più diffusi criteri tradizionali di valutazione degli investimenti sono:

  • Il tempo di recupero (pay-back period)
  • Il tempo di recupero attualizzato (pay-back period attualizzato)
  • Il rendimento medio contabile (o ROI del progetto)

Per quanto riguarda il tempo di recupero e il pay-back period attualizzato, il concetto di fondo è quello di individuare un periodo di tempo, un termine, entro il quale l'impresa riesce a recuperare, cioè a coprire, l'uscita di cassa sostenuta a fronte dell'operazione di investimento.

Il terzo criterio invece, consiste nel determinare un rendimento contabile minimo che consenta di affermare se un'alternativa di investimento è conveniente o meno.

IL TEMPO DI RECUPERO (PAY-BACK PERIOD)

La definizione puntuale di questo criterio è quella di "numero di periodi necessari all'impresa affinché i flussi di cassa cumulati, cioè distribuiti nel tempo, controbilancino il flusso di cassa iniziale che ha sostenuto nella fase di impianto dell'investimento".

Nello specifico, l'impresa definisce innanzitutto il c.d. "cut-off period", cioè il termine massimo che è disposta ad accettare per rientrare dell'uscita di cassa iniziale. Se il pay-back period dell'alternativa di investimento che sta valutando eccede questo termine, l'impresa non sceglierà di realizzarla, viceversa se il pay-back period è entro questo termine, l'impresa la realizzerà.

Quindi, il termine

Il cut-off è quel valore che consente all'impresa di discriminare tra i progetti da accettare e quelli da non perseguire. Questo criterio di selezione degli investimenti presenta numerosi limiti:

  1. Non considera i flussi di cassa conseguiti nei periodi successivi al Pay-back period
  2. Non considera i profili di rischio, rendimento e costo del capitale: il pay-back period è solamente un indicatore che valuta il rischio in termini di esposizione temporale senza nemmeno considerare l'ammontare di capitale investito, ritiene cioè che maggiore sia il pay-back period, maggiore sia il rischio insito nell'investimento. Questo criterio dunque non è adeguato a valutare in maniera integrata l'impatto dell'investimento nell'ottica della creazione di valore e nel mantenimento di quelle condizioni di equilibrio economico-finanziario che devono sempre orientare la gestione d'impresa, proprio perché trascura l'analisi dei profili di rischio.

rendimento e costo del capitale associati a ciascuna alternativa di investimento

c) Il termine di cut-off viene spesso stabilito in modo inadeguato: nella maggior parte dei casi viene stabilito dalle imprese in modo arbitrario, non è cioè un risultato a cui si perviene attraverso una valutazione più complessa che tenga conto di quello che è il profilo di rischio-rendimento delle diverse alternative di investimento che l'impresa può mettere in atto

d) Non tiene in considerazione il valore finanziario del tempo: il PBP non tiene conto dell'impatto della dimensione temporale sulla dinamica dei flussi finanziari dell'impresa

Il Pay-back period ha comunque alcuni pregi:

a) Considera i flussi di cassa

b) Facilità di calcolo, uso e comunicazione anche da parte dei non addetti ai lavori

Vediamo adesso due esempi pratici cercando di evidenziare i limiti associati al suo utilizzo per la scelta degli investimenti dell'impresa.

Esempio 1:

Abbiamo una alternativa di investimento che prevede un flusso di cassa iniziale in uscita di 10.000 e poi una serie di flussi di cassa in entrata nei 6 anni successivi. I flussi cumulati possono essere determinati come somma nel tempo dei flussi in entrata associati all'alternativa di investimento rispetto sempre all'uscita iniziale di 10.000.

Anni Flussi di cassa Flussi cumulati
0 -10000 -10000
1 1000 -9000
2 2500 -6500
3 3500 -3000
4 4000 1000
5 4000 5000
6 3000 8000

All'anno 0, il flusso cumulato sarà identico al flusso iniziale in uscita necessario per l'impianto dell'investimento, cioè sarà pari a -10.000.

All'anno 1, avremo un flusso cumulato pari a -9000. Procediamo così anche negli anni seguenti, fino a quando il flusso cumulato assume segno positivo.

Questa alternativa di investimento consente di rientrare dell'uscita di cassa iniziale tra il 3° e il 4° anno. Ipotizzando di aver fissato un cut-off period di 5 anni.

decidiamo di portarlo avanti perché il pay-back period di questo investimento è inferiore al cut-off. Esempio 2: valutare diverse alternative di investimento (A, B, C, D, E)
Flusso all'anno 0 1 2 3 4 Pay-back period
Alternativa A -1000 0 10 1 1 anno
Alternativa B -1000 -400 -100 0 300 3 anni
Alternativa C -1000 -200 0 500 2 anni
Alternativa D -1000 -400 0 600 2 anni
Alternativa E -1000 -600 0 400 2 anni
Dall'analisi dei flussi osserviamo che l'alternativa A è quella che ci consente di rientrare dell'investimento iniziale nel minor tempo rispetto alle altre alternative (1 anno). Poi, abbiamo le alternative C, D, E che invece, in tutti e 3 i casi, consentono di rientrare dell'uscita di cassa iniziale a partire dal 2° anno. L'alternativa B infine, è
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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher antonio_madeo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Finanziamenti d'impresa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Nadotti Loris.