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ES.
Luca: “Io sono stato ferito!”
Marco: “Luca è stato ferito!”
Andrea, che non conosce Luca non può sapere che è la stessa persona che disse: “Io sono stato
ferito!”.
In questo caso il pensiero comunicato da Marco non è lo stesso che Luca ha articolato. Nel caso di
un nome proprio tutto dipende da come vengono date le persone o le cose che sono designate per
il suo tramite: a ciascuno dei diversi modi in cui ciò può accadere corrisponde un senso particolare
dell’enunciato (Comunque i differenti pensieri che si delineano a partire da uno stesso enunciato
concordano naturalmente nel loro valore di verità: se uno di essi è vero sono tutti veri!)
È davvero lo stesso pensiero che viene articolato prima dall’una e poi dall’altra persona?
IL MONDO DELLE RAPPRESENTAZIONI
dobbiamo riconoscere un mondo interno diverso dal mondo esterno: il mondo delle
rappresentazioni.
- I pensieri appartengono a questo mondo interno? (Sono rappresentazioni?)
- In che cosa si distinguono le rappresentazioni dalle cose del mondo esterno?
Le Rappresentazioni
- Non possono venir viste o toccate, né odorate, gustate o udite.
- Si hanno, appartengono al contenuto della coscienza: il sole che illumina è là, non importa se
io lo guardo o meno, Ma ci sembra insensato che un dolore se ne vada in giro autonomamente
senza un portatore.
- Hanno bisogno di un portatore, le cose del mondo esterno sono autonome (Io e il mio
amico siamo convinti di vedere entrambi lo stesso prato; ma ciascuno di noi ha una particolare
impressione sensibile del verde. Io posso scorgere, per esempio, una fragola tra il fogliame verde; il
mio amico no perché è daltonico. Poi raccolgo la fragola e la tengo tra le dita. Adesso anche il mio
.
amico vede, e vede la stessa fragola; ma ciascuno di noi ha la sua propria rappresentazione)
- Ogni rappresentazione ha un solo portatore; non ci sono due persone che abbiano la
stessa rappresentazione.
ES. Quel tiglio è una mia rappresentazione?
Ci sono due possibilità:
- se raggiungo il mio proposito, se, con l’espressione ‘quel tiglio’, mi riferisco a qualcosa,
deve allora, ovviamente, venire negato il pensiero espresso dall’enunciato ‘quel tiglio è una
mia rappresentazione’.
- Se non lo raggiungo, se ritengo soltanto di vedere senza vedere realmente (se la
mi sono smarrito nel mondo della poesia.
designazione ‘quel tiglio’ è vuota)
Il pensiero è una rappresentazione?
Ho sostenuto che la parola ‘rosso’ è applicabile solo nell’ambito della mia coscienza quando non
indichi una proprietà delle cose ma caratterizzi le mie impressioni sensibili. Così anche le parole
‘vero’ e ‘falso’, per come le intendo, potrebbero essere applicabili solo nell’ambito della mia
coscienza.
Di conseguenza, la verità sarebbe limitata al contenuto della mia coscienza e resterebbe il dubbio
se qualcosa di simile si presenti mai nella coscienza degli altri.
In questo modo, una contraddizione tra le due scienze non è possibile, e la discussione sulla verità
è altrettanto oziosa, fino al limite del ridicolo.
Se qualcuno sostiene che i pensieri sono rappresentazioni, ciò che allora egli riconosce come vero
è un contenuto della sua coscienza e non riguarda proprio per niente gli altri.
UN TERZO REGNO VA RICONOSCIUTO
Sembra allora che i pensieri non sono né cose del mondo esterno né rappresentazioni.
ES. Il pensiero che articoliamo nel teorema di pitagora è vero temporalmente, vero
indipendentemente dal fatto che qualcuno lo ritenga vero o falso , È
(Non ha bisogno di alcun portatore)
vero non soltanto dal momento in cui è stato scoperto.
Obiezione: abbiamo supposto che la stessa cosa che io vedo può venire osservata anche da un
altro. Ma se fosse tutto un sogno? Se avessi soltanto sognato la mia passeggiata con un amico,
sarebbe dubbio che esistano le cose del mondo esterno. Forse il regno delle cose è vuoto; forse
ho soltanto rappresentazioni di cui io stesso sono il portatore.
Risposta: è impossibile che io abbia soltanto il mio mondo interno: tuttavia è proprio questa la
conseguenza del principio che soltanto ciò che è una mia rappresentazione può essere oggetto
della mia considerazione. Se questo principio fosse vero, si leverebbe il terreno sotto a tutte le
riflessione in cui assumo che qualcosa potrebbe essere oggetto per un altro al modo in cui lo è per
me, sarebbe impossibile distinguere ciò di cui sono il portatore da ciò di cui non lo sono.
ES. c’è un prato verde, stando a questa concezione? Forse, ma esso non mi sarebbe comunque
visibile. Infatti un prato non è una mia rappresentazione e quindi, stando al nostro principio, non può
essere oggetto della mia considerazione.
- O è falso questo principio
- Oppure tutta la mia conoscenza si limita all’ambito delle mie rappresentazioni e in tal caso
avrei soltanto un mondo interno, e non saprei nulla delle altre persone.
ES. uno scienziato naturalista crede di avere nelle impressioni sensibili le testimonianze di cose che
sussistono indipendentemente dalla sua coscienza: sostiene che i raggi luminosi, rifratti nell’occhio,
incontrano le terminazioni del nervo ottico. Poi nel sistema nervoso si susseguono ulteriori processi fino
alla creazione di ciò che noi chiamiamo la rappresentazione di albero.
Tra l’albero e la rappresentazione si frappongono processi fisici e ogni osservatore dell’albero ha i
suoi particolari processi nel suo particolare sistema nervoso.
Ma questa eccitazione del nervo ottico è soltanto una supposizione, di questo processo di
stimolazione noi viviamo solo il momento finale: allora, a parlare propriamente, viviamo soltanto le
rappresentazioni ma non le loro causa.