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Riassunto esame Storia della Filosofia Contemporanea, Introduzione a Darwin, Pievani - parte seconda, prof. Massimilla Pag. 1
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I meccanismi evolutivi individuati nell’Origine vengono applicati agli adattamenti umani; inoltre le prove

evoluzionistiche raccolte nella terza parte dell’Origine venivano estese con rigore metodologico al mammifero

umano, comparato alle altre forme animali. Darwin aveva deciso di attaccare la cittadella inviolata della mente

umana.

La formulazione indipendente della teoria non aveva dato adito ad alcuna polemica di priorità con Wallace,

poiché egli fu pronto a riconoscere che Darwin vi lavorava da più tempo. Ma i rapporti rischiarono di incrinarsi

dieci anni dopo, quando nel 1869 la corrispondenza fra i due cominciò ad essere perturbata da quella che

Wallace definiva eresia. Egli aveva iniziato a postulare alcune limitazioni di principio al potere della selezione

naturale, si era convinto che il cervello e altre caratteristiche umane non potessero essere spiegati attraverso

un meccanismo selettivo. La rinuncia di Wallace al naturalismo metodologico fu dovuta al suo bisogno di

garantire un fondamento al libero arbitrio nell’agire umano e al crescente interesse per lo spiritismo. Il

paradosso di Wallace, selezionista su tutto tranne che per le facoltà intellettuali e morali dell’uomo, abbia

avuto successo in seguito, divenendo un argomento per eccezione di tipo discontinuista che non cessa di

essere evocato in chiave anti-naturalista da chi pensa che la coscienza introspettiva umana o il linguaggio

articolato non possano trovare una spiegazione evoluzionistica a causa della loro inarrivabile complessità

Il progetto darwiniano si fonda su una sequenza interpretativa che può essere sintetizzata in tre passaggi:

-continuità nella discendenza comune;

-gradualità nell’evoluzione;

-diversità nei risultati.

Il punto di appiglio era la constatazione dell’evidente condivisione sia di strutture muscolari sia di espressioni

facciali nella manifestazione delle emozioni primarie da parte dei primati e degli esseri umani. Per

associazione abituale, il processo di evoluzione per selezione naturale e sessuale ha fissato queste

espressioni nel nostro patrimonio biologico e comportamentale. Più le emozioni sono istintive più la loro

sedimentazione evolutiva deve essere profonda. Opponendosi ad ogni forma di dualismo delle sostanze,

Darwin afferma che le emozioni non hanno alcunché di immateriale: scaturiscono dal corpo e sono comuni a

tutti gli esseri viventi; per Darwin le emozioni sono anche il brodo di coltura per le capacità superiori della

mente e per il senso morale, non essendovi alcuna dicotomia fra una razionalità astratta da una parte e il

mondo irrazionale delle emozioni corporee dall’altra. L’universalità delle emozioni nell’uomo non esclude che

in culture diverse esse possano sviluppare divergenze specifiche. Le ipotesi darwiniane sull’espressione delle

emozioni si inseriscono nel solco della continuità più stretta fra animali e specie umana, a seguito di un

processo in cui ogni tanto non deve essere utile in ogni momento. La continuità naturale stretta fra le modalità

di espressione delle emozioni negli animali e negli esseri umani viene mostrata ricorrendo a osservazioni

comparative fra i primati e uomini, allo studio dei comportamenti dei malati di mente e alla comparazione fra le

espressioni delle emozioni nelle popolazioni umane. Ancora una volta l’evoluzione è intesa come un bricolage

flessibile di strutture e di funzioni nella continuità di un processo che non ha salti

La continuità del processo di acquisizione naturale di tutti i comportamenti e di tutte le facoltà umane si

estende in Darwin oltre i confini delle emozioni e coinvolge il linguaggio e l’intelligenza. Tutti gli animali

comunicano. Dunque anche i linguaggi si sono evoluti in una sequenza continuativa di diversificazioni,

seguendo le esigenze dell’ambiente fisico e sociale, talvolta differenziandoli da gruppo a gruppo. L’intelligenza

è distribuita per gradi e sfumature in natura, tanto che è ben difficile applicare a essa aggettivi di superiorità o

inferiorità in quella o in quell’altra specie. Anche l’intelligenza richiede un’indagine circa le cause remote e il

ruolo della selezione naturale. Nell’origine dell’uomo argomenta le sue tesi circa la storia naturale continuativa

della coscienza morale. La specificità umana deve molto alla nostra socialità. In questo modo conquista la sua

centralità la nozione di istinto mutuata in parte dalla lettura giovanile di Davi Hume, ovvero di un’istanza

interna profonda che riemerge dal tempo e muove dall’azione, che Darwin definisce come ragione dimenticata

o sedimentata. Si prova piacere a obbedire ai propri istinti. Il loro fondamento sta nella loro evoluzione

continuativa all’interno della peculiare socialità di ogni specie.

Charles Robert Darwin 2

Per capire la natura umana, interessa il meccanismo selettivo sospinto dalla sopravvivenza differenziale e

dagli interessi riproduttivi. Darwin osserva che molti caratteri si sono sviluppati non per garantire una migliore

sopravvivenza, ma grazie a un vantaggio direttamente riproduttivo. Mentre nella selezione naturale il successo

riproduttivo differenziale è una conseguenza della capacità di sopravvivere meglio e di raggiungere l’età

riproduttiva, nella selezione sessuale si compete direttamente per il successo riproduttivo. Il premio della

selezione è direttamente il successo riproduttivo. In questi fenomeni di competizione riproduttiva e di selezione

sessuale rinveniamo una forza complementare rispetto alla selezione naturale: la strategia è adattiva rispetto

alla riproduzione. Tuttavia il meccanismo a tre stadi – variazione, ereditarietà e selezione – è lo stesso della

selezione naturale e in entrambi i casi si tratta di una competizione tra individui della stessa specie. La

selezione intrasessuale sarà tanto più aggressiva quanto minore è il numero di maschi che si accoppiano con

più femmine. Nei casi di poliandria , il dimorfismo sessuale sarà invertito: dimensioni e ornamenti per

conquistare il maschio saranno esibiti dalle femmine; dove invece la monogamia promuove la comunione dei

beni la selezione sessuale avrà un’influenza inferiore. Non vi è una spiegazione univoca del perché le

femmine comincino a sviluppare le loro preferenze, scatenando l’esibizionismo. La spiegazione più plausibile

rimane quella secondo cui il carattere prescelto nel maschio viene selezionato perché conferisce un qualche

vantaggio; la scelta femminile rafforza la selezione aggiungendovi il vantaggio nell’accoppiamento. Quando la

selezione sessuale prevale su quella naturale, il carattere diventa disadattivo perché il vantaggio

nell’accoppiamento sopravanza il costo in termini di sopravvivenza. La selezione sessuale ha avuto un ruolo

centrale nell’evoluzione di numerosi comportamenti, preferenze e predisposizioni umani; è la principale

responsabile della definizione dei caratteri sessuali nella specie umana.

Su questi temi, Darwin appare contraddittorio; in quelle pagine si trovano affermazioni circa le disparità e i

conflitti tra popoli, la cui durezza è tipica del senso comune delle classi dominanti dell’impero britannico. La

concorrenza è sempre un bene, ma le nazioni più civili sono quelle che smettono di sterminarsi fra loro come

selvaggi. La distribuzione geografica delle razze sembrava indicare a Darwin che i caratteri esteriori umani

non fossero adattamenti a una condizione climatica particolare, né che avessero alcuna utilità in termini di

sopravvivenza. Wallace aveva cercato di spiegare l’origine e l’apparente stabilità delle differenze fisiche tra

razze umane attraverso la sola azione della dura selezione naturale in tempi remoti.

Darwin scopriva la logica continuativa e graduale del processo selettivo e modificava la sua prospettiva circa

le trasformazioni delle specie. Per alimentare la tendenza a piccoli cambiamenti nella lotta per l’esistenza,

minuscoli vantaggi cumulativi sono sufficienti per dare carburante al motore della selezione. Nel potere

esplicativo della selezione naturale una debolezza, dato che per essere efficace il processo di selezione

richiede due restrizioni teoriche

1) Una stretta continuità generazionale, unita all’uniformità nel ritmo di discendenza

2) Un vantaggio individuale, che possa accrescere la frequenza di una variante in una popolazione

in virtù del tasso differenziale positivo di riproduzione dei suoi portatori

Gradualità e interessi individuali. La selezione agisce solo per il bene degli individui. Nessuna interazione può

essere all’insegna di un’altruistica gratuità o reciprocità, poiché la sopravvivenza differenziale riguarda soltanto

gli interessi concorrenziali. L’ipotesi darwiniana è che la selezione naturale promuova il vantaggio individuale;

eppure è ugualmente evidente che i comportamenti animali sono frequentemente altruistici. Una parte di

questi comportamenti solidali può essere interpretata alla luce della selezione naturale classica, in quanto essi

offrono vantaggi individuali e di gruppo. Un rafforzamento dell’ipotesi darwiniana classica verrà dalla scoperta

della kin selection, cioè delle selezione di parentela che fa sì che un individuo si comporti in modo

apparentemente altruistico nei confronti di membri del suo gruppo, ma perché questi hanno elevate probabilità

di essere suoi parenti di diverso grado. È più difficile spiegare l’origine di comportamenti sociali che appaiono

altruistici, poiché essi producono uno svantaggio per l’altruista e un vantaggio indiretto per l’egoista, che può

approfittare delle azioni degli altruisti attorno a lui senza costi per se stesso. La difficoltà però non sta nel

capire come funziona oggi, bensì nel capire perché il processo di selezione naturale sia stato tollerante

all’inizio verso una prole non riproduttiva. Il paradosso della gradualità di comparsa e della funzionalità

dell’altruismo sembra aver bisogno di una soluzione a più livelli. La nozione centrale è quella di istinto sociale,

che si sviluppa per selezione naturale da stadi più elementari a espressioni più complesse: il fondamento delle

qualità morali e sociali risiede negli istinti sociali più raffinati.

VI . Un tranquillo ribelle di campagna

Dopo l’Origine si dedicò all’estensione antropologica della sua visione del mondo naturale e un complesso di

monografie sperimentali e descrittive di grande prego metodologico e teorico. Nel 1862 uscì un con un volume

sugli espedienti attraverso i quali le orchidee sono fecondate dagli insetti. Gli apparecchi che per Paley

Charles

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A.A. 2013-2014
4 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cricetina93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Massimilla Edoardo.