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Capitolo 4.
Fiducia Generativa ed Esperienza
Il luogo originario dell'esperienza:
- "esperienza caratterizza il modo fondamentale dell'azione umana"
- esperienza = incontro
- in e per cura
- perché ci si prende cura degli altri
- in e per cura
Quali sono le condizioni che rendono possibile l'esperienza umana? (ossia che l'uomo pensi, agisca, agisca)
Se ci poniamo questa domanda, vuol dire che recuperiamo quel verità.
Condizione originaria dell'uomo: RELAZIONE FIDUCIA GENERATIVA.
- esperienza fondante
- percezione, perché è un recettore sensoriae
- e radicare, l'uomo viene generazione grazie al recupero fiducia
- e generativo, perché l'uomo viene genitorialità
Fiducia generativa → esperienza.
È con fiducia che fonda l'esperienza.
Percezione è dare di sé stesso nell'essere messo al mondo da altri.
... posso essere condizione di FIGLIO
FICHTE: unificazione dell'uomo data dal reciproco riconoscimento.
HEGEL: FICHTE + il riconoscimento avviene grazie a un terzo.
KIERKEGAARD: il terzo deve essere trascendente.
Epoca moderna = principio del riconoscimento come fondamento dell'autocoscienza.
Individuo concreto:
Ogni individuo si distingue dagli altri in forza delle cose oggettive reali che sorgono dall'urto con un ostacolo.
Non è un'imposizione, ma un'asserzione della libertà.
HEGEL:
È autocoscienza in quanto viene riconosciuto oggettivamente rispetto ad altre coscienze.
Per avviare il processo di riconoscimento servono le autocoscienze, non c'è l'intervenza dello spirito.
Il vero soggetto del riconoscimento è lo spirito.
Hegel prevede il riconoscimento era prerogativa già di Schelling.
L'autocoscienza in atto è ciò fa scaturire da essa il riconoscimento dell'altro.
Per Hegel terminare Hegel:
È già dato, è condizione necessaria per la costituzione della coscienza.
Si ricerca determinando doppio con interezza e differenzia.
Lo spirito è condizione e risultato dell'interazione delle coscienze, è trascendente e ne è il presupposto.
KIERKEGAARD:
Recupera l'irriducibilità del singolo, trascendendo da Hegel.
Rimane aperto il rapporto tra ego e autocoscienza.
Una è spirito, e lo spirito è l'altro, è un rapporto che si rapporta a se stesso. L'io non è rapporto, ma il rapportarsi a se stesso (il rapportare).
Definizione coscienza dualis:
Mediatrice in rapporto con se stesso, si rapporta anche con gli altri.
1) Dal senso al giudizio
Prima risposta dell'Io: il sorriso
Figlio dell'apparenza
Rivelio alla madre
Esclusività della verità
Riconoscimento (è nostalgia della conoscenza)
I due riconoscimenti formano
1. il ricordo ideale e così facendo
2. oltre se stesso anche il mondo
In seguito esercita il giudizio
È il vaso dello spirito che vuole si fa esatte
- appropriazione consapevole della realtà
Ragione + serenità
Più direzionalità
Ragione
Ascetica (diafogica) osservando al "noi"
Ragione
Visione: mira al divino della cosa
Oggetto primo
È impossibile conoscere l’esistenza di una cosa senza conoscere ciò che essa è.
NON per l’assenza in modo positivo, ma solo in quanto vi è un'idea della conoscenza.
Ente → Oggetto conosciuto semplicemente nel modo confuso.
Ente → È esclusiva
Significa: colui il quale mi ha compiuto ha messo in tutta la mia conoscenza.
PRIMO: non solo in ordine appariscenza, ma è primo nell’ordine del reale e del conoscere.
È ciò che vi è di più fondamentale nella realtà e neccaa nostra mente.
(3) L’ente è l’oggetto primo e formale dell’intelletto.
→ Differenza tra oggetto materiale e oggetto formale.
Ente → Oggetto primo e formale dell’intelletto.
Materiale: tutto ciò che è possibile conoscere.
(es.) Visto mi appare ed osa.
Formale: Oggetto in quanto conosciuto.
Oggetto materiale con ordine è messo nostra mente.
(es.) Immagine dell’uomo che ha messo mia mente
Vero: Individuo determinando = oggetto materiale con nostre facoltà.
Perciò più importante è l’ente. Se togliete l’ente vengono tutte cose.
Se predicati ente in modo:
- Univoco = nome e cosi succede se state
- Equivoco = totalmente diverse e nessun legame
- Anoloco = alcuni deg indimici sono ente in modo diversa
un dio conoscito per predicato con intensita differente da diversi soggenti
- Verita annalotica e verita logica
- Verita Annalotica = verita della cosa cosi cara è nella realita
- adeguazione della cosa al intelletto
- via can vero e confamente è piu vicina intellectualo allintelleto
- Verita Logica = In compo è covirdito
- adeguazione dell'intueto alta cosa è l'intueto che conosce
- anvolgicamente quanto pis in suo estero è confarito debilitera
- vallotcarente avante pis l'intelletto coa confir
- Es. vero ver
(Verita annalogica = Modisio verita logica = Inte er scierce)
3.2 Vie "materiali" e vie "formali"
Jacques Maritain afferma tante vie per giungere ad Dio quante sono le strade della vita umana.
- Vie materiali: costituite dall'esperienza del mondo e di sé.
3.3 Fare logica della conoscenza di Dio
Qualunque fonte sicura attraverso cui sale l'uomo conosce Dio:
- Stesso ragionamento che conduce affermazione dell'esistenza.
- Non posso fare scienze a prescidere uguale per tutti (perciò siamo ragione).
- Il bene è diverso: in esse stessi eseguire leggi.
Struttura del "pensiero normato": Dio esiste.
- Premessa
- Consciamo direttamente ciò che spaliamo quindiriviene o altro universo.
- Catena infinito: perché è l'infinito delle cose finite, e così serie infinite delle cose finite.
- Della positività infinità: assurdo perciò, al solo non si può ne aggiungere ne togliere nulla—salva Dio.
- La catena dei ragionamenti:
- Il vero blocco - un girezo delle cose viste in modo soddisfacendo ma restandro le stesse astratte prechi l'ultra diffensiva e questo è: nel processo non esserlo, meo e il.
2. Giudizi e ragionamenti circolodi.
3. Perché esiste? Non è sufficiente che ci ciò, non è giusto.
- Io sono, perché sono, eviden serrice preso allegorica a non puoi decidere, hai dipesa delle non, dove arrivare
- L'atto d'essere dell'ente non coincide con ciò sua essenza.
- Il suo essere viene così un inclina inclinato sensa di essere.
- Se sapere è, dio esiste.
- Dio si rivela anche come il trascendente che rende possibile essere.
3) Il dolore e il male
- Dolore
- Male
Dolore
- Positivo
- Reazione di un bene
Male
- Legativo
- È ciò che mi chiamiamo male
È privazione, assenza di un bene (non semplice negazione) - una carenza di bene.
Quindi è negativo.
Siamo costretti a intenderlo = ciò che dare a esso un'esistenza di ente esistente.
L'ideale (non psicologico perché un'idea vera perché è il nucleo.) Può non più di perfezione.
Conclusioni:
- Dichiaro che il male esiste, però in realtà è un segreto privato di bene.
- Il male non può agire in forza di se stesso, questo perché connesso a un bene.
- Non possiamo dire di volere il male - lo voliamo solo medialmente perché connesso a un bene.
(Male) non è una cosa, è un niente (= non ente)
Noi, diamo insegni e posso sostituire ogni cosa distrutiva. Non può fare togliere nell'essere.