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2. L’IMPOTENZA DEL POTERE TECNO-SCIENTIFICO
La razionalità impersonale tende a espropriare l’uomo dalla propria esperienza
e dal proprio senso. Il potere dell’uomo rischia di superare il potere dell’uomo
di controllarlo e di non essere piu capace di occuparsi della propria
quotidianità. Il tecnicismo e il razionalismo oggettivante rischiano di rendere il
singolo uomo incapace di tracciare il proprio destino. L’espressione di tale
impotenza è il “disordine stabilito” incentrato sulla dittatura dei bisogni.
Mentre con l’impersonalismo l’uomo è sottomesso al consumo, il consumismo
alla produzione, con il personalismo la produzione è sottomessa al consumo e
il consumo all’etica dei bisogni della persona.
3. L’INFONDATEZZA DELLA RAGIONE AUTO-FONDATA E FONDANTE
Consiste nella rivendicazione della totale autofondatezza della ragione umana
con la ragione assoluta. In questo modo la ragione diventando assoluta
costruisce un “suo mondo”, un mondo puramente oggettivo per nessuno, del
nulla, senza soggetto e che svuota di significato l’essere. Il personalismo
afferma invece che non è la ragione che fonda l’essere ma è l’essere che fonda
la ragione, la ragione non è autofondata non può fondare nulla, perché non è
assoluta ma è finita ONTOLOGICAMENTE FONDATA (per esempio
HASCHEL afferma che la ragione è come una conchiglia marina da cui
sentiamo il mormorio incessante delle onde al di là della riva)
Il modello impersonalista rientra in quello che MORIN chiama PARADIGMA DI
SEMPLIFICAZIONE secondo cui ciò che è contrario entra in contraddizione la
diversità non è accolta, la mia affermazione implica il disconoscimento dell’altro.
Questo paradigma è caratterizzato da 3 tipi di principi:
• Principio di generalità
Cioè la scienza è del generale
• Principio di riduzione
La spiegazione del tutto avviene attraverso la riduzione del tutto alle
parti elementari
• Principio di disgiunzione
Separazione soggetto/oggetto ossia separazione dell’oggetto dal suo
ambiente.
A tale paradigma si contrappone il PARADIGMA DELLA COMPLESSITà della
ragione che si riferisce, al contrario, al personalismo. Secondo questo paradigma ciò
che è contrario non entra in contraddizione ma accoglie la differenza, il diverso
perché la differenza è una risorsa una possibilità un’opportunità di ricchezza. Questo
paradigma supera i limiti dell’impersonalismo universalistico, supera la visione
riduttrice unidimensionale ed olistica della razionalità, è consapevole che la realtà
oltrepassa le nostre strutture mentali e il nostro sapere, concepisce l’unità/molteplicità
di ogni entità invece di eterogenizzarla e omogenizzarla. È caratterizzato
principalmente da 2 principi:
• Principio di ricorsività
Cioè di causalità circolare
• Principio dialogico
Cioè da un dialogo con una o più logiche non connesse.
Inoltre possiamo anche parlare di PARADIGMA OLOGRAMMATICO dove la parte
è nel tutto e il tutto è nella parte, cioè ogni punto dell’ologramma contiene quasi tutta
l’informazione che l’immagine rappresenta, per questo il tutto non può essere ridotto
alle parti elementari. Inoltre è un paradigma non emotivista e non razionale perché
alla sua base c’è una visione ragionevole.
CAP 5 LA RAGIONEVOLEZZA
La filosofia contemporanea ha dimostrato che l’uomo può avere un punto di vista
oggettivo assoluto per rappresentare e giudicare la realtà, perché l’uomo è fin
dall’inizio en-gagè, cioè gettato, impegnato in una situazione, prima di ogni scelta, la
ragione è un “modo di essere al mondo” del soggetto. Affinchè l’uomo non venga
neutralizzato ed eliminato come soggetto storico,
occorre una RAZIONALITA’ UMANA, non assoluta ma che sia dell’uomo e che sia
veritativa e complessa, per rendere la razionalità umana occorre (uscire dalla
predominanza epistemologica) e riconoscere il primato della dimensione onto-
assiologica della razionalità stessa, ed occorre riconoscere che il soggetto appartiene
ad una situazione precategoriale, appartiene al mondo dell’esserci prima di conoscersi
ed esserne consapevole. Il tentativo di definire una nuova razionalità umana
alternativa, soggettiva contrapposta a quella oggettivistica, è stato fatto da RORTY
che afferma che la filosofia è lo specchio della natura.
La storia della filosofia secondo R. è divisa in 2 Tradizioni:
1. Una secondo la quale la verità corrisponde alla realtà;
2. e una secondo la quale la verità è una credenza soggettiva intesa solo come ciò che
è opportuno credere. R. aderisce a questa tradizione, la seconda, secondo cui la verità
è una credenza soggettiva; R. definisce la vita sociale come una rapporto tra:
Ironia, intesa come posizione di chi riconosce carattere storico e fugace alla proprie
convinzioni, distacco dalla verità;
Impegno etico sociopolitico come promozione della solidarietà, atteggiamento di chi
si batte per diminuire sofferenza e limitazione degli esseri umani; ma la visione della
realtà di R. è limitata, come afferma Francesco Crespi, il limite della visione di R. sta
nell’eliminazione della ricerca della verità, che nega ogni valore alla ragione (per
riconoscere la dimensione onto-assiologica della razionalità, non si può eliminare la
ricerca della verità)
Il mutamento teleologico che occorre per costituire una RAZIONALITA’ UMANA è
che la ragione non deve tendere all’universale assoluto, ma all’universale rispetto a
qualcuno, o qualcosa, in modo da rendere ragionevole la ragione.
Occorre quindi la RAGIONEVOLEZZA, è la razionalità teleologicamente umana
(orientata), ontologicamente fondata e assiologicamente impegnata cioè rende la
ragione la ragione dell’uomo e per l’uomo, cioè al suo servizio, non è assoluta, ma
universale, (è sintesi di invenzioni e di opportunità, si produce a partire da uno
schema non rigido vero/falso, ovvero dal verosimile, è sintesi di invenzione e di
opportunità), è vicina all’ Eikòs aristotelico, cioè verosimile, il vero secondo la
ragionevolezza, è aperta, progettuale e convergenziale; (un concetto che spiega la
ragionev. è il concetto aristotelico di Eikòs che significa verosimile, ossia ciò che
accade di norma, non in assoluto, ma l’altrimenti rispetto a ciò a cui si riferisce, come
l’universale con il particolare). (Può essere di due tipologie: Gerarchico-agonistica,
secondo la retorica classica; Preferenziale).
La DISTINZIONE TRA RAGIONEVOLEZZA E RAGIONE,
sta nel fatto come afferma LOMBARDI VALLUARI:
La ragionevolezza ha una struttura argomentativa, è complessa e convergenziale,
perché finalizza le argomentazioni la ragione ha una struttura dimostrativa ed è
quindi lineare;
la Dimostrazione deduttiva è rappresentata dall’immagine della “catena” che non è
mai più solida dei deboli anelli che la compongono
l’Argomentazione ragionevole è rappresentata dall’immagine del “tessuto”, molto
più solido dei fili che lo compongono:
Argomentazione ragionevole è più persuasiva, di una dimostrazione deduttiva che è
cogente ma ipotetica, fatta da assiomi e postulati come dice Barone, sostenitore della
Ragionev., che al loro posto potevano essere scelti altri;
l’argomentaz. Ragionev. gli elementi non sono perfettamente cogenti ma è la loro
tessitura a rendere ragionevole l’argomento, infatti la caratteristica principale
dell’argomentaz. Ragionev. è contessere più argomenti, di vario tipo (sia ragionevoli
che analitici);
anche BENSON utilizza della immagini per fare una differenza tra dimostrazione
deduttiva e argomentazione ragionevole e lo fa per definire la razionalità necessaria
per raggiungere la felicità: definisce la dimostrazione deduttiva lineare come una
catena, gli anelli sono tutto ciò che l’uomo considera importante per essere felice (x
es. amore, serenità, amici, denaro), quando un anello si spezza tutta la catena si
frantuma, ogni anello non serve più a niente;
l’argomentaz. Ragionev. Convergenziale è rappresentata dalla corda dove ogni filo
rappresenta un elemento, occorre imparare ad intrecciare le corde della felicità, se
una filo si spezza la corda si indebolisce, ma non si spezza ed è più facile
riaggiustarla;
la ragionev. è diversa dalla ragione perché è intenzionale, la ragione tende a spiegare
la realtà in maniera fredda e intrinseca; la ragionevolezza cerca di spiegare la realtà in
rapporto all’uomo, valuta l’universale, la ragione cerca di far coincidere l’universale
astratto con l’universale per l’uomo;
la conoscenza messa in atto dalla ragionevolezza non è scientifica deduttiva, ma
come afferma S. TOMMASO è vitale, procede in base alle esperienze, (si consulta ed
ascolta ogni intima melodia del soggetto prima di dare un giudizio; questo consente
all’uomo di valutare tutte le inclinazioni naturali dell’uomo, perché ciò che definisce
l’uomo non è quello che è ma quello che deve essere, le inclinazioni diventano lo
scopo); il Ragionatore riduce il soggetto uguale a tutti gli uomini, il Ragionevole o
Saggio sottomette la ragione all’esperienza, in lui convivono logos (coscienza
intellettuale), ethos (coscienza diventata norma di vita) e pathos (il sentire); la
Saggezza ossia la ragionevolezza esprime l’unità della persona contro l’attuale
conformismo dell’uomo, che lo disumanizza, spersonalizza, lo rende anonimo;
Tra Ragione e Ragionevolezza esiste un rapporto di complementarietà e non di
contrapposizione: la ragionevolezza presuppone la ragione, la ragione senza la
ragionevolezza perde il suo limite; per questo occorre tessere insieme ragione e
ragionevolezza;
la RAZIONALITA’, contrariamente alla ragionevolezza ha a che fare con la
correttezza formale del ragionamento, l’efficacia dei mezzi per raggiungere un fine,
la conferma e il controllo delle opinioni, è orientata verso un fine; ciò che è
ragionevole è razionale, ma ciò che è razionale non è sempre ragionevole.
La RAGIONEVOLEZZA alimenta il dialogo tra le nostr