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Nel mondo antico l’arte era definita come un insieme di regole idonee a dirigere un’attività umana:

allo statuto dell’arte quindi erano riconducibili non solo la poesia ma anche la scultura, la politica,

la medicina, la filosofia, a cui nel ‘700 si è unita la nobile arte della difesa, cioè la boxe. Quest’arte

è alla base del film di Clint Eastwood, in cui è raccontata la storia di un manager di boxe caduto in

rovina e che decide di allenare una ragazza in cerca di fortuna. Tra i due si instaura un rapporto di

rispetto che potrebbe sfociare in amore, probabilmente lo ha fatto, ma è un amore a cui nessuno dei

due ha intenzione di cedere; all’amore si lega la morte, al possesso la perdita, alla felicità il dolore e

sono legami indissolubili. La vera regola non è quella che enuncia il manager (“proteggersi

sempre”) ma è non proteggersi da questa dolente verità.

Capitolo 3. Icone della duplicità

I film analizzati riprendono e sviluppano il tema del doppio in forme differenti.

Femme fatale

Rappresenta un’applicazione della tesi di Gilles Deleuze secondo cui il cinema non è altro che il

tempo; infatti il punto attorno cui il film è costruito va individuato nel passaggio in cui la

protagonista instaura una sorta di dialogo con la televisione, un passaggio che inizialmente

insignificante, assume importanza maggiore perché diventa la base del film di Brian De Palma. Nel

famoso dialogo uno spot pubblicitario chiede agli utenti se sono in grado di prevedere il loro futuro

e la protagonista risponde di esserne certa: quindi filosoficamente parlando il messaggio che il film

desidera lanciare è che se in qualche modo riusciamo a sapere che cosa ci riserva l’avvenire, siamo

in condizione di poter orientare la nostra condotta in maniera tale da influire sul tempo che ci

aspetta, modificandolo. Una tematica molto importante del film è quella del doppio, poiché la

protagonista subisce una sorta di sdoppiamento tramite la sua sosia.

Prova a prendermi

A differenza del padre, vittima del fisco, Frank Abagnale junior ha deciso che non si lascerà

inghiottire dalla società e dai debiti e tenterà di superare le sue difficoltà in tutti i modi. Inizia così a

contraffare assegni e banconote ma nel farlo non si comporta come un falsario, bensì come colui

che svela tutti i meccanismi che sottostanno alle estorsioni di denaro da parte delle banche e degli

istituti di credito. La sua attività truffaldina di Frank junior è un modo come un altro per bilanciare

ciò che è stato tolto ingiustamente al padre: ecco quindi il tema del doppio che si delinea tramite il

padre e il figlio che non solo hanno lo stesso nome, ma perseguono lo stesso obiettivo di rivalsa;

un’altra coppia si forma tra Frank e Carl, l’agente dell’FBI che lo insegue praticamente ovunque

trascurando anche gli affetti; la terza coppia che sviluppa la tematica del doppio è quella

rappresentata da Frank in lotta con se stesso, perché all’inizio del film si trova a combattere contro

la legge mentre al termine della pellicola collabora con gli investigatori federali.

Master&Commander. Sfida ai confini del mare

In questo film Weir indaga su ciò che avviene all’interno di una società chiusa: il microcosmo

analizzato è quello di una nave da combattimento inglese, la Surprise, impegnata nella rincorsa ad

un vascello francese chiamato Acheron. In questa società chiusa sono all’opera alcune regole

inflessibili, anche se a volte difficilmente comprensibili da qualcuno che si trova ad osservarle

dall’esterno; il film tende a sottolineare fino a che punto l’identità di condizioni fra coloro che

appartengono alla stessa comunità sia soltanto apparente. Nel confronto con la nave nemica il

comandante della Surprise si rende conto che l’Acheron rappresenta specularmente se stesso e la

sua ciurma.

La vita che vorrei

Nella tradizione culturale dell’Occidente vi è un ricco e particolare filone di testi dedicati ad

esplorare il rapporto fra la realtà e la rappresentazione della realtà. La vita che vorrei si ricollega

direttamente a questo filone di opere, con alcune peculiarità che meritano di essere attentamente

approfondite: la prima e più importante è costituita dalla radicale abolizione di ogni possibile

distinzione fra il piano della realtà e quello della rappresentazione (tutto il film, nella sua interezza,

si snoda all’interno dell’universo rappresentativo del cinema; tutti i personaggi sbucano dal nulla,

non hanno un passato e spesso non è possibile collegare a loro alcuni dialoghi)

Capitolo 4. Meditatio mortis

I film indagano il mistero della morte, facendone emergere le molte sfaccettature, ma in ogni caso

astenendosi da ogni assolutizzazione.

Buongiorno, notte

Il film riflette sul caso Moro in maniera del tutto nuova: non si tratta di una ricostruzione di

carattere storico né di una da leggere in chiave idologico-politico; la vicenda si snoda più dal punto

di vista espressivo poiché tutti i personaggi sono obbligati a collaudare su se stessi l’impossibilità di

trovare strade di fronte alla morte. La stessa conclusione dell’opera, lasciata aperta a dispetto di

ogni verità storica, fra i preliminari dell’esecuzione e il conseguimento della libertà del prigioniero

lascia il pubblico con il subbio sul destino del leader democristiano. La notte a cui il regista

Bellocchio da il benvenuto è la notte nella quale ci imbattiamo ogni volta che, di fronte ad

autentiche tragedie, cerchiamo di capire e di giustificare, di ricondurre insomma alla razionalità

quello che è successo.

Le invasioni barbariche

La capacità di morire in modo adeguato è la sfida che accompagna da sempre la tradizione culturale

dell’Occidente: a questa capacità però se ne contrappone un’altra riguardante il “prendersi cura

della morte”, inteso come saltuario pensiero della morte ed è proprio questo punto di vista che è

preso in considerazione dal film di Denys Arcand.

21 grammi. Il peso dell’anima

Secondo Leibnitz la causa è ciò che dà ragione dell’effetto, ne dimostra o giustifica l’esistenza e le

determinazioni. La causa è ciò che consente di dedurre l’effetto: interpretare il mondo in una

prospettiva meccanicistica vuol dire concepire che vi sia un nesso necessario che collega fra loro

due eventi, essendo l’uno causa dell’altro. 21 grammi (di Alejandro Inàrritu) muove da un assunto

esattamente opposto ed esplora l’altra faccia del principio leibnitziano. Ciò che emerge dalla

pellicola è un mondo senza luce e senza gioia, popolato da individui sui quali si sente aleggiare la

fredda ala della morte; un mondo senza speranza, perché privo di razionalità.

La passione di Cristo

Nella tragedia, secondo Aristotele, non si deve cercare un piacere qualsiasi ma quello proprio della

tragedia stessa. Mel Gibson in questo film capovolge totalmente questo pensiero e accumula un

numero imprecisato di scene di tormenti e sofferenze, senza alcuna sottrazione, senza lasciare nulla

di implicito, senza mai affidarsi ad alcuna allusione. È una passione priva di qualsiasi redenzione, è

dispendio senza acquisizione, dolore senza riscatto, patimento senza liberazione.

Capitolo 5. Morfogenesi della violenza

I film analizzano il paradosso della violenza, che da un lato produce nuove forme e dall’altro

devasta ogni assetto ordinato.

Gangs of New York

Nel Leviatano Thomas Hobbes descrive i due elementi fondamentali che caratterizzano la

condizione che precede la nascita di uno Stato: da un lato è la diffusione della violenza non come

segno di barbarie primitiva ma come conseguenza della mancanza di forza di tutti, dall’altro

analizza come la guerra che caratterizza uno stato di natura non consiste necessariamente in uno

scontro in atto. Gangs of New York di Martin Scorsese prende in considerazione entrambi gli aspetti

e li pone subito in primo piano: tra le diverse band che circolano sullo stesso territorio si percepisce

uno strato base di violenza pronta ad esplodere: la violenza non soltanto è inevitabile ma risulta

patetico ogni tentativo di eliminarla dalla società poiché è produttiva. Scorsese mostra che a

fondamento della società persiste ciò che ne è all’origine, cioè l’istituzionalizzazione della forza: il

mondo in cui crediamo di vivere è in realtà un mondo che si regge e si alimenta sulla base di una

concentrazione monopolistica della violenza, non della sua estinzione; di conseguenza il tentativo di

modificare le regole fondamentali che presiedono all’organizzazione di questo universo viene a

funzionare concretamente come fattore di squilibrio, e quindi come eversione dell’ordine costituito.

Il film rovescia quindi la concezione di melting pot mostrando una società americana priva di pietà

verso gli estranei.

Mystic River

Il mistico coincide con la convinzione che vi sia un unico principio, e che ad esso ci si debba

comunque affidare senza riserve mettendo da parte le mediazioni e le distinzioni che sono implicite

nell’uso della ragione. La violenza è il principio che totalizza e esprime l’universo descritto dal film

di Clint Eeastwood, una violenza che si coglie fin dalle prime inquadrature già oggettivata nella

degradazione urbana di un sobborgo di Boston, nei discorsi dei personaggi. Mystic River rinvia in

maniera palese alle questioni esplorate da René Girard nel suo “La violenza e il sacro”, in cui il

presunto superamento del sacrificio nella società moderna, la rinuncia alla funzione svolta in

passato dal capro espiatorio implica non la cancellazione effettiva della violenza ma l’assenza di

istituzioni che siano in grado di interdirla.

Elephant

In un saggio Martha Nussbaum rivelava che gli ideali di bene e virtù perseguiti dall’uomo sono

esposti ad un duplice rischio: da un lato possono essere considerati in maniera determinante da ciò

che si chiama abitualmente la “fortuna”, dall’altro un piano di vita razionalmente definito deve fare

i conti con ciò che può contaminare la purezza della virtù e della ragione. Se l’autrice riflette sulla

caducità del bene, Elephant di Gus Van Sant riflette sulla banalità del male: ma bene e male sono

accumunati sia dal fatto che non debbano mai intendersi in senso assoluto, sia dal fatto che se bene

e male non costituiscono una pluralità di stati incompatibili ma tendono a convergere

dinamicamente, ogni scandalo di fronte a questa constatazione dovrà essere rimosso. Ciò che il

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A.A. 2013-2014
6 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Aspasia1989 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof De Caro Mario.