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La genesi dell'atto libero: intelligenza - volontà

Storia di un asino: l'autore immagina un asino che ha fame e si trova esattamente a metà strada tra due mucchi di fieno uguali. Quell'asinello morirà di fame perché essendo attratto in modo uguale da destra a sinistra morirà. L'essere umano non rischia di morire di fame in questa situazione, rischia piuttosto di morire di indigestione. Questo per dire che la volontà è attratta.

Torniamo ad analizzare l'esperimento del marshmellow: cosa è accaduto nella testa di un bambino? Alla fine del processo scatta la deliberazione: l'intelligenza propone alla volontà molti beni, ecco perché il soggetto deve deliberare, deve ragionare per capire quale bene voglio realizzare. Il ragionamento porta al giudizio ultimo pratico, vuol dire che l'ultimo vizio passa l'azione: "mi mangio il marshmellow".

La scelta se non c'è un impedimento,

segue sempre il giudizio ultimo pratico. Perché è importante questo giudizio? Perché questo giudizio fa sì che le nostre scelte, le nostre azioni siano razionali, sensate. Se noi non sappiamo dare una motivazione a quello che facciamo, vuol dire che non c'è libertà, non siamo liberi. Prima di arrivare al giudizio ultimo pratico c'è un giudizio di coscienza (porsi delle domande tipo "è bene fare x?"): c'è da dire che il giudizio ultimo pratico non è detto che sia conforme al giudizio di coscienza. La mia ultima decisione non è detto che sia conforme alla nostra coscienza, a quello che è bene fare. Quindi, riassumiamo il processo di un atto libero: l'intelligenza presenta dei beni alla volontà, avviene la deliberazione, ragioniamo e diamo una valutazione morale e infine un giudizio ultimo pratico. Questo giudizio ultimo pratico può essere conforme o non conforme algiudizio di coscienza. Ci sono delle azioni libere? La libertà non è qualcosa di astratto, ma è sempre impegnata in contenuti. "DOPO LA VIRTÙ. SAGGIO DI TEORIA MORALE" MacIntyre ha pubblicato "Dopo la virtù" nel 1981. È un filosofo scozzese, nato nel 1929, ancora vivente. Si è occupato di filosofia morale, di filosofia politica, di storia della filosofia e della geografia: in particolare l'etica e il contesto sociale in cui si è sviluppato. Ha lavorato molto su Marx. È un pensatore eccentrico. Il testo sostiene l'idea per cui oggi ci troviamo in una situazione critica, paragonabile al periodo dell'Impero romano. Siamo in crisi dei valori e della produttività. La nostra meta finale è quella di argomentare la necessità di recuperare un'etica delle virtù, a cui è legata la premessa di una comunità educante, una comunità.

indispensabile a ciò che viene. Questo obiettivo deve fare i conti con una società pluralista e frammentata: abbiamo la co-presenza di più prospettive etiche porta con sé una molteplicità di idee su che cosa sia la vita buona. Questa società non è solo pluralista ma frammentata, cioè all'interno delle stesse comunità (che potrebbero condividere un'importazione etica) ci sono idee confuse e parziali, sui motivi per cui si ritiene qualche cosa buono. Di fatto, ci troviamo in una situazione in cui si trova la paradossale co-presenza (la presenza contemporanea) da un lato la pretesa di una verità (ciascun individuo pensa di dire il vero) e dall'altro una forte enfasi sulla scelta che è svoltacome fondamento del valore "Perché una cosa vale?" "Perché l'hai scelto?": "È importante che lo voglia tu", ma è parziale "quello che vuoi"

è bene?” Ciascuno ritiene che la sua idea sia vera, ma al tempo stesso ogni scelta etica sia ammissibile, perché ciò che ne fonda il valore sembra essere il fatto che venga scelta. Se due posizioni si contrastano, come possono essere vere? Per esempio, 1962 il governatore di Mississippi che lottava che gli studenti di colore non andassero con i bianchi. Allo stesso tempo Martin Luther King lotta per l’uguaglianza dei neri e bianchi. Si contrastano le idee: o una è falsa, l’altra è vera, o tutte e due sono false, non possono essere vere entrambe. Di fatto convivono queste due cose, ma se ragioniamo non stanno in piedi: eppure, nella società contemporanea riteniamo incoerentemente entrambe le due cose: abbiamo la pretesa di verità e riteniamo che sia la scelta fondale del valore. La tesi di MacIntyre è che noi ci troviamo in una società emotivista: culturalmente c’è l’idea che non si

possageneralmente argomentare sui giudizi di valore: dire che è bene fare questo oppure è fare male questo, richiedereun'argomentazione. Questo corrisponde all'idea che ogni giudizio morale non sia vero né falso, ma è espressione di unapreferenza soggettiva. Questo contesto propone una "spiegazione storica": l'emotivismo è una reazione a un'altracorrente culturale, l'intuizionismo (=idea che ciò che è bene e il valore venga intuito e colta immediatamente senzabisogno di ragionamento; es. la porta gialla è oggetto di intuizione sensibile senza argomentazione). L'intuizionismo èuna reazione a sua volta, come il fallimento dell'Illuminismo: tenta di fondare razionalmente la morale ma non ci riesce,perché perde di vista i contesti sociali e culturali che davano senso a queste proposizioni morali e perché perdono ilconcetto di finalità. Questo quadro ciporterà a un bivio storico di cui non possiamo più far finta di niente: di fatto siamo di fronte a una scelta pratica tra la volontà di potenza di Nietzsche (l'unico che ha avuto coraggio di dire le cose come stanno) oppure recuperiamo l'idea della vita umana come un tutto/un'unità che può fiorire (di Aristotele). Seguendo questo percorso arriviamo alla questione dell'etica delle virtù: in particolare cosa è la virtù e i suoi elementi.

CAPITOLO 1 - UN'IPOTESI INQUIETANTE

È il primo capitolo dell'opera scritto in seguito a una metafora della situazione morale della contemporaneità (concetto della ricerca della verità è esito della scienza), cioè ci troviamo in una situazione in cui utilizziamo ancora delle nozioni morali così come i protagonisti della società descritti nell'esempio utilizzano espressioni (di scienza) che per noisono espressioni morali, che però sono state smarrite le dimensioni sistematiche capaci di dare fondamento a queste espressioni: vale a dire che nella società moderna contemporanea usiamo ancora espressioni morali come vero, buono, cattivo, giusto, si beve, non si beve. Queste sono parole che usiamo costantemente però avendo smarrito quel contesto che dava significato a queste espressioni, le usiamo con molta serietà e convinti, di fatto non ne possediamo più con profondo. Queste espressioni frantumate sono incoerentemente legate tra loro. Ci può essere la logica nel modo in cui le utilizziamo ma questa logica non è ulteriormente fondabile. MacIntyre dice che ognuno sceglie a quale opzione etica aderire. Mancando il contesto di riferimento, alla fine tutte le posizioni, anche quelle opposte tra loro, non risultano ulteriormente fondabili, sono in parte coerenti al loro interno ma non hanno una giustificabilità ultima. Il linguaggio morale contemporaneo.

è la tesi della metafora, è costituito da una serie di frammenti di uno schemaconcettuale più ampio che però sono privati di contesti che ne forniscono un significato: qui ci troviamo privi di alcunistrumenti. Gli strumenti delle scuole filosofiche contemporanee non sarebbero più in grado di accorgersi di questacatastrofe descritta, e quindi sono incapaci di cogliere il problema della situazione moderna-contemporanea. Le scuolefilosofiche sono molto diverse tra loro: filosofia analitica, fenomenologia ed esistenzialismo.

La filosofia analitica è una scuola di pensiero che si è sviluppato nella prima metà del XX secolo, in Inghilterra(prevalentemente poi diffusa): la scuola è volta allo studio del linguaggio nei vari aspetti, privilegiando l’analisi diproblemi specifici rispetto all’elaborazione di sistemi ampi e comprensivi (studia il linguaggio in diversi domini). Questoapproccio concentrato sul linguaggio,

è interessante e MacIntyre arriva a una impostazione di tipo analitico ma non èin grado di rilevare il disordine in cui si trovano le scienze nella metafora, il linguaggio morale nella realtà. Perché? Èconcentrata alla descrizione del linguaggio, fa un interessante studio su esso, non è in grado non tanto di risolvere madi cogliere il problema. Essendo descrittiva, la descrizione del linguaggio è comunque presente, però non è in grado dicogliere l’assenza di questo contesto più ampio in cui i discorsi scientifici o i discorsi morali sono collocati.

L’altra scuola filosofica è la fenomenologia: è una branca della filosofia fondata da Husserl che si occupa studiarefilosoficamente i fenomeni, di come la realtà appare a un soggetto, alla coscienza intenzionale di un soggetto,indipendentemente dalla realtà fisica esterna, il cui valore di esistenza viene messo per così dire.

"tra parentesi". La fenomenologia studia come la realtà appare al soggetto conoscente. L'esistenzialismo, a sua volta, è un movimento filosofico (e in seguito anche letterario) che comprende quegli indirizzi di pensiero che concepiscono la filosofia non come sapere sistematico e astratto, ma come un ambito di impegno del singolo nella ricerca del significato e della possibilità dell'"esistenza", il modo cioè d'essere specifico dell'uomo, caratterizzato dall'irripetibilità e dalla precarietà. Sia la fenomenologia sia l'esistenzialismo hanno dato rapporti interessanti, ma non ci forniscono gli strumenti per cogliere il problema. Le strutture dell'intenzionalità rimangono, il fenomeno può essere studiato, e la ricerca del soggetto all'interno di un certo contesto rimane possibile. Anche qui non si coglie lo schema più ampio. MacIntyre dice che dobbiamo

diversificare gli stadi: il racconto della catastrofe ha riguardato la situazione contemporanea e lo possiamo identificare in tre stadi.

  1. stadio in cui le scienze sono prospere, c'è un sapere, c'è un dibattito, c'è una ricerca di verità.
  2. stadio: il momento della catastrofe che si realizza in modo differente tra la
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A.A. 2021-2022
45 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luciamajdancic di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Colombetti Elena.