Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 199
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 1 Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 199.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 199.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 199.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 199.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 199.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 199.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 199.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 199.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Filosofia morale - Prof. Matteo Galletti - con approfondimento su Aristotele e David Hume Pag. 41
1 su 199
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

La natura delle virtù

Chiariti i rapporti tra virtù e azioni Aristotele prosegue il libro secondo interrogandosi sulla natura delle virtù. Cerca di rispondere alla domanda: che cos’è la virtù?

La natura delle virtù (genere e specie) Aristotele passa a prendere in considerazione la natura delle virtù e per dare una definizione compiuta attinge anche in questo caso all'apparato concettuale sistematizzato nella sua opera Le categorie, e individua tre elementi dell'anima desiderativa che potrebbero essere ciascuna di esse un candidato a essere identificato con la virtù. I tre elementi che Aristotele ricorda sono le passioni, le facoltà e le disposizioni. Le passioni indicano affezioni dell'anima a cui fanno seguito piacere e dolore e tra queste Aristotele indica la brama, collera, paura, ardimento, invidia, gioia, amicizia, l'odio, il desiderio, l'azione, la pietà e così via. Le facoltà invece sono

capacità di provare le passioni; infine, le disposizioni sono gli atteggiamenti per i quali ci comportiamo bene o male rispetto alle passioni: quindi le disposizioni buone consistono nel provare le passioni nella giusta misura. Aristotele dice: quali quale di queste tre capacità dell'uomo è quella che è identificabile con la virtù? Lui ha già detto che noi per le virtù siamo lodati e per i vizi siamo biasimati. Vediamo se possiamo sostenere che la lode è una risposta adeguata a qualcuno di questi tre elementi che Aristotele ha individuato. Per le passioni non sembra che ci sia lo spazio per la lode: infatti c'è un elemento di forte passività nelle passioni, noi non scegliamo di reagire a una certa situazione con ira o con invidia, ma è qualcosa che è scatenato in noi da una certa situazione e dal fatto che abbiamo eventualmente acquisito certi vizi, quindi non è possibile che le passioni.siano oggetto di lode o di biasimo. Infatti nemmeno la capacità di provare passioni è oggetto di lode o biasimo, perché le passioni le proviamo per natura: noi per natura possiamo definirci collerici o tendenti all'emulazione, invece per natura non possiamo esserne né virtuosi né viziosi, ma virtù e vizio sono qualcosa che fa parte del nostro carattere in quanto noi acquisiamo tramite un processo di abituazione; noi siamo capaci di avere vizi o virtù, ma l'acquisizione è un qualcosa che dipende dalla nostra biografia, dal modo in cui noi ci abituiamo ad agire, non è un qualcosa che ha a che fare con la nostra biologia; mentre per le passioni noi dobbiamo riuscire a dominarle ma il fatto di provarle è un qualcosa di naturale. Rimane un unico candidato ovvero la disposizione: Aristotele conclude che le virtù sono disposizioni, e questo secondo lui è il genere delle virtù ossia quella classe.

Generale cui levità appartengono. Individuato il genere delle disposizioni cui le virtù appartengono, si può passare a individuare la specie delle virtù, cioè il tipo di disposizioni che le virtù sono: qui Aristotele si affida a un metodo che in qualche modo ha a che fare con l'esperienza. Egli riesce a individuare la specie delle virtù facendo leva in qualche modo sull'esperienza e anche su considerazioni derivate dal suo naturalismo. Innanzitutto dice che ogni virtù ha un dominio, cioè un raggio d'azione, un contesto o una serie di contesti che presentano delle proprietà comuni, in cui la virtù specifica può manifestarsi esibendo un comportamento eccellente in quell'ambito cioè portando a compimento lo scopo della cosa di cui si prendica la virtù. Ad esempio possiamo parlare secondo lui di una virtù del cavallo, cioè virtù in quanto disposizione del cavallo,

che rende valido un cavallo perché quell'esemplare si comporta bene per il particolare fine considerato: ad esempio un cavallo da battaglia esibisce una certa virtù quando sa compiere in maniera perfetta quei movimenti adeguati alla battaglia. Virtù non ha di per sé una connotazione morale, è eccellenza ma può essere eccellenza nello svolgere una certa opera che non è necessariamente una funzione morale dell'uomo e si parla infatti di virtù/eccellenza dell'occhio per occhio che vede bene. Quando noi parliamo di virtù dell'uomo parliamo di una disposizione per cui l'uomo compie la sua opera in modo eccellente: quindi se noi parliamo di virtù etica parliamo di quella disposizione morale per cui l'uomo riesce a compiere in modo eccellente quell'opera richiesta da quella virtù. Aristotele qui riprende quanto già aveva detto sul giusto mezzo, cioè sulla caratteristica.di essere equidistante dai due estremi, oppure nel modo in cui lo fa la morale, che considera il mezzo come una sorta di punto di equilibrio tra l'eccesso e il difetto, che può variare a seconda delle circostanze e delle persone coinvolte. Quindi, secondo Aristotele, la virtù consiste nel trovare il giusto mezzo tra due estremi, evitando sia l'eccesso che il difetto. Questo mezzo non è un valore fisso, ma dipende dalle situazioni e dalle persone coinvolte. La virtù non è quindi qualcosa di assoluto, ma è relativa e dipende dal contesto. In conclusione, secondo Aristotele, la virtù consiste nel trovare il giusto equilibrio tra l'eccesso e il difetto, evitando gli estremi e cercando il mezzo che si adatta meglio alla situazione.

dell' universalità, e un conto è pensare questa linea nei confronti dell'etica che non gode della stessa precisione della matematica = mentre per la matematica il mezzolo si trova sempre nello stesso modo e sappiamo benissimo sempre dove cade il mezzo, per l'etica le cose stanno differentemente perché il mezzo dipenderà dalle circostanze. Anzi quando noi individuiamo un medio matematico noi potremmo aver individuato un mezzo che dal punto di vista la matematica è certo, ma che dal punto di vista delle cose della vita è del tutto inadeguato perché ad esempio potrebbe essere troppo o troppo poco quando si tratta di prescrivere la quantità di cibo giusta per un individuo, perché la quantità di cibo giusta per un individuo non è quella quantità di cibo individuabile tramite un calcolo matematico: e se io sono una persona che ha un fisico importante la giusta quantità di cibo sarà

diversa da quella che è valida per un individuo che ha un fisico più esile del mio.

Quindi l'equidistanza tra i due estremi sarà diversa nel caso dell'uomo corpulento e dell'uomo esile. Aristotele ci sta ricordando che scegliere nell'ambito dell'etica non può equivalere a un calcolo matematico, non c'è niente di geometrico, di universalistico nell'ambito della sfera morale, ma ciò che è giusto, ciò che è virtuoso dipenderà sempre dalle circostanze. Aristotele dice che se vogliamo suggerire una formula generale per identificare il mezzo, possiamo utilizzare soltanto una formula che è molto generica, che individua il problema ma individua allo stesso tempo la complessità delle scelte che si possono fare nell'ambito delle virtù.

Infatti Aristotele dice: quando è che ci si comporta virtuosamente? Quando è che si sceglie il prova le passioni

quando si deve e nellegiusto mezzo? « Quando sicircostanze in cui si deve e verso le persone che si deve e in vista delfine che si deve e come si deve. Questo significa realizzare il medio e altempo stesso l’eccellenza » in altre traduzioni «provare queste passioniquando è il momento, per motivi convenienti, verso le persone giuste,per il fine e nel modo che si deve, questo è il mezzo e perciò l’ottimo».Quindi il giusto mezzo è una questione se vogliamo di intelligenza pratica che riesce acogliere qual è il momento/il contesto giusto e la reazione giusta a quel momento e a quelcontesto rispetto a un fine e a un certo modo di comportarsi. Per Aristotele comportarsivirtuosamente significa rispondere a una pluralità di variabili che non sono identificabili e132fissabili una volta per tutte nel loro contenuto, ma agire virtuosamente significa anchetrovarsi in una situazione, non c'è niente diperfettamente anticipato, non c'è un calcolo utilitaristico che si può determinare nelle sue caratteristiche generali a priori in modo da applicarlo ogni volta che ci troviamo di fronte all'esigenza di scegliere. In Aristotele non c'è nessun algoritmo. L'etica delle virtù di Aristotele consiste nello sviluppo di certe sensibilità/abilità, sviluppo che si dà nel tempo e che ci consente di raggiungere quel grado di maturazione morale che nella situazione adeguata ci consentirà a sua volta di comportarci nel modo adeguato. Ma c'è in Aristotele la consapevolezza che l'acquisizione di certe abilità nell'ambito della sfera pratica è un processo lento che richiede un coinvolgimento pratico ed è un processo che è codificabile fino a un certo, ma scegliere virtuosamente è qualcosa che si dà nella situazione particolare. Questo però consente comunque ad

Aristotele individua la specie della virtù che è una specie di medietà, ed è difficile essere virtuosi perché mentre c'è un solo modo di ricercare il bene esistono molti modi di errare. Ricordiamoci sempre che questa dimensione di complessità non riguarda soltanto l'essere virtuosi, quindi il comportarsi in modo moralmente buoni, riguarda anche il comportarsi in modi moralmente cattivi: mentre è difficile e in qualche modo è impossibile sapere se nella prossima situazione dovrò comportarmi in un modo o nell'altro perché dipenderà dalle variabili della situazione, ma mentre io so che in certe situazioni il giusto mezzo è quello e quindi c'è un unico modo per essere virtuosi (anche se poi non è vero perché Aristotele farà delle precisazioni successivamente che mettono in discussione questa esattezza), invece noi abbiamo due estremi che sono due modi.

diversi di comportarci in modo vizioso = quindi un solo modo virtuoso ma almeno due modi viziosi di comportarci.
Il secondo libro si conclude sostanzialmente con una enumerazione dei vizi e delle virtù e con alcune considerazioni su
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
199 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MARGRO171097 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Galletti Matteo.