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Giustizia legale, ricostruttiva, restauratrice: in nome del popolo, giustizia di ascolto e
dialogo, dal momento che la parola ha come scopo la riscrittura comune del torto
presunto. I tre poli fondamentali della pratica di giustizia( vittima, colpevole, legge)
devono essere anch’essi ricostruiti e riabilitati, con quella che R. definisce
“competenza della relazione”,ovvero la riabilitazione e rivalutazione di ciascuno dei
componenti del triangolo della pena seguendo l’impulso del dinamismo relazionale:
innanzi tutto bisogna dare soddisfazione alla legge: si deve ripensare la nozione
di interesse della legge in legame con il concetto politico di ordine pubblico. Il
dovere dello stato è quello di proteggere il diritto dei cittadini alla sicurezza,
quindi l’idea trascendente di legge non è separabile dell’idea immanente di una
società da difendere, e questi non sono progetti eterogenei, come non lo sono il
programma di appagamento della legge e quello di mantenimento dell’ordine
pubblico, ma tutti insieme costituiscono l’unità morale di una società.
Si deve poi offrire soddisfazione alla vittima: da un lato si accentua
naturalmente la giusta riparazione dovuta a colui che ha subito il torto, ovvero
rendere all’offeso l’onore. Ricoeur sottolinea però come tale soddisfazione non
sia mai completa: l’appagamento della vittima rischia di non essere abbastanza
umanizzato, nel senso che si mantengono ineliminabili caratteri di
ineguaglianza nei confronti del colpevole, e il filosofo afferma :” rimane sempre
il desiderio di vendetta come punto di rottura dissimulato tra diritto e violenza”.
La soddisfazione del condannato: in questa prospettiva acquistano rilevanza i
progetti di riabilitazione, di inserimento dei detenuti.
Il perdono può guarire? nel processo di riabilitazione il colpevole può far memoria
con il racconto del rapporto violento che ha avuto con la vittima, e questa è l’ultima
rimessa in scena e forse una possibilità diversa, del perdono. Lo scambio delle
memorie tra vittima e colpevole è preannuncio di un’etica della comunicazione, ovvero
di un confronto, una lettura plurale degli stessi eventi, che assume due forme:
condivisione simbolica e commemorazione di eventi fondatori di altre culture
nazionali, o minoranze etniche, e nel caso del colpevole e della vittima esprime un
raccontare altrimenti, in cui la prospettiva è quella della sofferenza, una rimeditazione
sul passato da parte di entrambi. La sofferenza inflitta agli altri è il punto di partenza
di un ordine non più politico, retto dalla giustizia, ma di un livello guidato dall’amore
coniugandolo alla giustizia.
Capitolo 5. Le altre siamo noi
Gender e Women’s studies: storia e problemi studi sulle donne e sulla
differenza sessuale. Indagare il pensiero femminista all’inizio del 3° millennio significa
confrontarsi non solo con una vasta produzione bibliografica, ma anche con un
arcipelago di posizioni, appunto un “prisma”, di grande originalità e forza che può
misurarsi paritariamente con la tradizione filosofica. Negli anni ’70 il movimento e il
pensiero femminista si sono affermati sotto il segno della separazione, della distanza o
indifferenza nei confronti delle istituzioni, crescendo e legittimandosi fuori da tali
contesti. Negli anni ’90 la situazione è mutata, sia perché sono nati centri di donne,
come la Società delle storiche,e la Società delle letterate, sia perché facevano
irruzione giovani studiose che pur non provenendo dal movimento avevano incrociato
il femminismo come universo di studi in cui rinvenivano questioni significative da
approfondire.
Gender e Women’s Studies disegnano l’ambito dell’attività scientifica, di ricerca e
pedagogica espresso dalle forme di rappresentazione delle esperienze femminili,
riflettendo i contributi delle donne allo sviluppo culturale e sociale. Questi studi
rappresentano un punto di riferimento consolidato nelle scienze umane (storia,
letteratura, filosofia, sociologia, pedagogia, psicologia), nelle scienze economiche,
nonché teologiche. Questi studi di ampia produzione sono di notevole fecondità
educativa in quanto, da un lato, il pensiero femminista, femminile, o della differenza
rappresenta uno dei possibili percorsi dell’odierno pluralismo filosofico e culturale, in
quanto afferma una parola nuova e significativa, dall’altro tali ricerche possono anche
sottrarsi alla commercializzazione, sempre presente, della ricerca e dell’insegnamento
universitario, e si possono caratterizzare come laboratorio per rielaborare gli scopi e la
funzione dell’alta formazione, incarnando così una riflessione critica sul soggetto
conoscente e sul suo posto nel contesto istituzionale contemporaneo.
Il pensiero femminista ha affrontato una serie di nodi teoretici come: la crisi della
ragione, la crisi del soggetto, il problema etico-politico, il rapporto con la
Trascendenza.
CRISI DELLA RAGIONE: Luce Irigary, una delle capostipiti del pensiero della
differenza sessuale, smaschera come la tradizione metafisica dell’Occidente sia
di carattere totalmente maschile, e si chiede come pensare il femminile senza
sottometterlo alla logica maschile. La studiosa, partendo dalla critica al
linguaggio e al metodo della scienza che hanno generato un regno senza
soggetto, si propone di recuperare il soggetto dimenticato( in questo caso il
femminile) dietro lo speculum teoretico che per anni lo ha nascosto, all’interno
del quale finora si sono annullate le differenze, e l’approdo sarà un dire diverso,
un linguaggio altro sostanziato di categorie nuove o originarie che sono le
passioni dell’anima. Secondo lei, il soggetto di cui parla la scienza si pone
dinnanzi al mondo dimentico del suo essere anche dentro al mondo; e tale
situazione è maggiormente grave nelle scienze umane, come la psicologia e la
psicanalisi, che pure erano nate come scienze del soggetto e invece hanno
contribuito alla sua perdita, richiudendolo in una gabbia, quella dell’universalità,
spogliandolo dalla propria identità, inghiottendolo nella ripetitività di formule
neutre o morte. Luce Irigary propone un’etica nuova, l’etica della differenza
sessuale, un’etica che determinerà rapporti diversi tra i soggetti, e tra il
soggetto e il mondo. L’impresa non è facile perché si tratta di scuotere il
pensare per tentare di costruire una nuova architettura di pensiero, si tratta di
rifiutare la tradizione di millenni, e la studiosa parla di “riattraversare lo
specchio” che sottende ad ogni speculazione, specchio cieco, che nasconde, nel
quale finora si sono annullate le differenze e le contraddizioni per far riapparire
il rimorso, per consentire quindi alla donna di ritrovare il luogo della sua
autoaffezione. Si tratta di compiere una rivoluzione copernicana, e tale
rivoluzione scuoterà l’apparente sicurezza e immobilità per lasciare spazio non
solo a un dire nuovo, o linguaggio delle donne, ma un pensare diverso.
Per raggiungere l’identità femminile le tappe fondamentali sono le categorie
originarie cioè le passioni dell’anima: il soggetto infatti non è solo logos, ma è
costituito da emozioni e passioni. Lo scopo ultimo sarà la costituzione di
un’etica che inserendo le passioni sempre represse e soffocate rappresenterà
un’etica innovativa. La caratteristica comune è rappresentata dal fatto che tali
passioni – il desiderio, l’ammirazione, la carezza – sono espressioni
paradigmatiche della differenza. Il desiderio ad esempio, esprime il movimento
verso l’altro; l’ammirazione, passione primaria per Descartes, nasce dalla
meraviglia, dal nuovo, e da inizio al movimento. Tale passione si apre verso un
dove, verso una terra sconosciuta, in cui non entrano la convenienza e
l’interesse, ma anzi è luogo di libertà tra soggetto e mondo. Dimensione che
lascia aperta la strada tra fisico e metafisico, tra empirico e trascendentale, tra
cielo e terra. L’ammirazione nasce dallo stupore di fronte a oggetti rari e
straordinari, differenti. Essa, passione primaria indispensabile alla vita e all’etica
esprime la “prima volta”, il novum, la sorpresa meravigliata verso altro da noi,
senza alcuna pretesa di assimilazione o possesso. La carezza sta accanto
all’ammirazione, ed evita l’assimilazione, rispetta le differenze e realizza
l’unione corpo e linguaggio; eros primario, la carezza viene a rappresentare la
nuova nascita, sia per l’uomo che per la donna: a lei infatti è dato uno spazio
per l’identità, una nuova incarnazione, un divenire altro senza ritorno a sé. La
carezza è anche memoria dell’altro e quindi fedeltà etica, attesa e speranza.
Maria Zambrano e il pensiero poetante l’autrice ritiene urgente una
riforma dell’intelletto, ma per farlo non bisogna cercare parole nuove, nuove
identità, nuovi soggetti, in altri termini bisogna solamente riscrivere le parole, le
identità, i soggetti con una tonalità inusuale per il discorso filosofico. Questo
riscrivere con toni nuovi per l’autrice prende il nome di “pensiero poetante” e
si tratta di un tipo di scrittura, metaforica, allusiva, che ha il compito di “definire
una realtà che la ragione non può comprendere ma che può essere captata in
altro modo”. Un pensiero musicale, non logico-razionale, che apre il cammino
all’esperienza umana e non semplicemente come ciò che struttura un ordine. La
conoscenza deve avere le sue radici nella viva esperienza, e il risultato sarà
quel pensiero appassionato di grande e alta densità intellettuale. Il pensare è
essenzialmente decifrare il proprio sentire originale. La contemplazione del vero
non può avvenire nel mondo accecante del logos neutro, astratto, con un
distacco dalla realtà delle sensazioni e delle emozioni, ”delle viscere”. L’essere
umano per non patire più la sua condizione tragica e incompleta deve rinascere,
risvegliarsi, l’autrice parla di “aurora dell’umana coscienza”
CRISI DEL SOGGETTO: rompere con l’imperialismo del soggetto
epistemologico, che di fatto ha creato un mondo senza soggetto. Il pensiero
femminista si è interrogato sull’esistenza, se puo esistere, di una differenza
naturale tra maschio e femmina. Si possono cogliere varie correnti di pensiero
al riguardo: una prima corrente sostiene che le differenze sessuali di
personalità, di funzioni e di potere siano determinazioni culturali, poiché alla
nascita vi è una neutralit&agr